CUBA

Enciclopedia Italiana (1931)

CUBA (A. T., 153-154)

Giuseppe CARACI
Pino FORTINI
Gaetano FRICCHIONE
Carlo DE ANGELIS
Luigi GRAMATICA
Francesco TOMMASINI
Salvatore BATTAGLIA
*
Gaspare BIONDO

È la più grande delle Antille e una delle maggiori e più ricche e importanti isole del Nuovo Mondo. La superficie della repubblica che ha nome da Cuba, e che all'isola propria altre ne riunisce di minori, disposte sul suo contorno, misura 114.524 kmq., quattro volte l'area della Sicilia. Cuba si allunga press'a poco da NO. a SE. per 1275 km., dal Capo S. Antonio al C. Maisí, a mezzo circa l'ingresso dal Mar Caraibico al Golfo del Messico, tra il C. Sable e il C. Catoche. Le sue coordinate estreme sono: 19°48′ e 23°12′ N.; 74°2′ e 84°59′ O. La larghezza media è di 96 km., ma si restringe fino a 49,5 (istmo di Mariel). Tuttavia l'imbasamento da cui emerge l'isola è assai più largo; se fosse sollevato di poco meno che cinquanta m., l'Isola dei Pini (3057 kmq.) farebbe tutt'un blocco con Cuba, la cui parte occidentale assumerebbe un'ampiezza di circa 200 km., come nell'estremità di SE. Sul lato atlantico l'isola si collega alla piattaforma delle Bahama; più sensibile è il distacco dalla Florida, dallo Yucatán e da Haiti, più sensibile ancora il precipitare dell'imbasamento verso mezzodì, dove tra Cuba e Giamaica la sonda tocca 6412 metri.

Esplorazioni. - Colombo approdò a Cuba, non lungi dall'attuale Nuevitas, il 28 ottobre 1492, due settimane dopo aver scoperto il Nuovo Mondo, e costeggiò il lido verso NO., probabilmente fino a 78° O. Incerto se fosse approdato a Cipango (Giappone) o al vero e proprio continente asiatico, mandò un'ambasceria nell'interno alla ricerca del Gran Khan, che penetrò per 12 leghe entro terra, ben accolta dai nativi, senza trovare però né l'oro né le grandi città che si sperava di scoprire. Il 5 dicembre raggiunse la punta E. di Cuba, cui pose nome C. Alfa e Omega, principio e fine della terraferma da lui supposta d'Asia. Tornato all'isola nel secondo viaggio (1494), ne percorse la costa meridionale fino a Santiago (aprile) e poi (maggio) fino al C. de la Cruz; seguì la costa di SO., scoprì l'Isola dei Pini (Evangelista), e abbandonò Cuba nel giugno, per non farvi più ritorno. Colombo ebbe forse conoscenza della forma insulare di Cuba, che è già nella carta di Juan de la Cosa (1500), ma la prima circumnavigazione fu compiuta solo nel 1508 da Sebastiano de Ocampo. La colonizzazione seguì rapida per opera di Diego de Velázquez (1465-1524), che vi andò nel 1511 con 300 volontarî, fra i quali era il Cortés. La prima città fondata dagli Spagnoli fu Baracoa (1512). Colombo aveva battezzata l'isola Juana, in onore dell'erede al trono spagnolo (morto nel 1497); il nome Cuba deriva dalla città omonima, l'attuale Puerto de Nuevitas. L'isola fu poi detta anche Fernandina, Santiago e Ave Maria. Sebbene fosse presto riconosciuta nei suoi tratti essenziali, la sua esplorazione scientifica è relativamente recente: anche essa, come quella di tante altre regioni, s'inizia con il nome del Humboldt. L'occupazione americana e i rapporti poi stabilitisi con gli Stati Uniti hanno fatto convergere sull'isola l'attenzione di molti studiosi, sì che oggi Cuba è uno dei territorî del Nuovo Mondo meglio conosciuti anche dal punto di vista scientifico.

Geologia e morfologia. - Nonostante i rapporti con i territorî vicini, l'isola si presenta anche geologicamente e morfologicamente del tutto a sé. Lo zoccolo, che consta di rocce ipogeniche (graniti, serpentini, basalti), affiora in più parti, dovunque l'erosione ha asportato per intero il mantello protettore delle formazioni recenti. Di quello gli strati più antichi, che risalgono al Paleozoico (Silurico e Carbonico), compaiono su piccoli lembi; a S. di Nuevitas, a O. di Pinar del Río, tra Cienfuegos e Trinidad. Data la debole altezza del rilievo che fa da displuvio fra Atlantico e Mar Caraibico, lo spartiacque è di regola piuttosto incerto: dove è meglio accentuato, corrisponde a una serie di emergenze serpentinose povere di fossili, ma ricche di sostanze minerali utili. Infracretacico e Giurassico appaiono tanto nelle due estremità orientale e occidentale, quanto nella regione attorno a S. Clara e in quella tra L'Avana e Matanzas: i calcari a rudiste poggiano in più luoghi sopra un'arenaria monogenica che li lega al sottostante antico piedistallo granitico. Senza confronto più diffusi i calcari bianchi eocenici e in generale i terreni terziarî: le assise mesozoiche, depostesi trasgressivamente da O. verso E., furono sottoposte, dopo una serie di corrugamenti e di disturbi, a un lungo ciclo erosivo che le ridusse a penepiano. In seguito si ebbe un'ingressione marina, e durante questa, dall'Eocene in poi, si costituì, per lenta e regolare sedimentazione, quell'ampio e potente mantello calcareo, i cui lembi dànno ancora, si può dire, il tono al paesaggio cubano. Un nuovo piegamento si produsse alla fine del Cenozoico, accompagnato da dislocazioni con le quali va posto in rapporto il sollevarsi della Sierra Maestra, nell'estremità meridionale dell'isola, dove l'entità di questi disturbi sembra essere stata maggiore. Più evidente vi è, a ogni modo, il succedersi a scaglioni dei diversi livelli (fino a otto); il più basso è coperto da caratteristiche concrezioni madreporiche (il cosiddetto soboruco); i più alti, che si mantengono intorno ai 100 m., trovano analogia nelle terrazze intagliate sulla costa settentrionale fra Matanzas e L'Avana. Altre prove di questi sollevamenti si hanno nelle valli giovani incastrate entro valli più antiche (provincia di Oriente) e più chiare ancora nella linea di spiaggia settentrionale. Da Cárdenas a Nuevitas una lunga e quasi ininterrotta catena di isole e di scogli corallini forma, dinanzi alla riva, una bassa trincea, e dietro a questa si scaglionano indentature costiere a mo' di tasca: baie che si allargano all'interno e comunicano con il mare attraverso aperture relativamente anguste e profonde (L'Avana), talora digitate o lobate. Forme queste che corrispondono evidentemente a valli sommerse, del tipo delle rías, più o meno compiutamente ingombre da alluvioni. Ma anche le altre parti dell'isola presentano esempî del genere, non esclusa la costa meridionale (Guantánamo, Santiago). Sui due lati estremi di questo versante il lido procede piatto e paludoso e trova la sua continuazione naturale nei lembi che lo frangiano anche a notevole distanza verso l'esterno: così nell'Isola dei Pini al nucleo più resistente, che non emerge del resto oltre i 150 m. sulla sua base, si è saldata, a S., una striscia depressa, che ricorda per l'origine e i caratteri la penisola di Zapata.

La copertura calcarea, intaccata dall'erosione subaerea e più ancora da quella sotterranea per il largo sviluppo dei fenomeni carsici, tuttora attestato in più parti (doline, caverne; idrografia sotterranea), venne a poco a poco quasi completamente asportata, rimanendo in posto, a ricordarne la presenza, deboli rilievi - arrotondati in alto, ripidi sui fianchi - che prendono localmente nomi diversi (cerros, colinas, lomas, ecc.: caratteristici fra tutti i mogotes della sierra di Guaniguanico, all'estremità O., monoliti e blocchi calcarei isolati, o in gruppi apparentemente senza ordine, che intagliano nel cielo netta la loro sagoma geometrica, sollevandosi bruschi sul piano circostante come quinte di uno strano scenario, separati talvolta da profondi e angusti passaggi.

Verso l'esterno, e quasi senza interruzione, si allargano distese di deposizioni alluvionali costiere, dove i fiumi divagano in acquitrini (ciénagas), appena emergenti sullo zoccolo. Le maggiori si hanno lungo la costa meridionale, massima quella di Zapata, tra il Golfo di Batabanó e la Baia di Cochinos. Verso l'interno assumono localmente sviluppo le formazioni eluviali, costituite da terreni residui del tipo della terra rossa, pianeggianti o lievemente ondulati, cui corrispondono anche aree senza deflusso al mare.

Rilievo. - Cuba può dirsi così un frammento del rilievo delle Antille quasi totalmente ridotto a penepiano: soltanto alle due estremità si hanno zone montuose, che coprono però in complesso appena un quinto dell'isola. Di queste la più cospicua è la meridionale: oltre alla Sierra Maestra, che ne forma l'elemento precipuo e raggiunge nel Pico Turquino (2560 m.) l'altezza maggiore di Cuba, vi compaiono una serie di rilievi, dalle sommità piatte e allargate (inferiori però dovunque ai 1000 m.), che riempiono tutto il triangolo compreso fra le baie di Nipe, di Guantánamo e il C. Maisí, e, oltre il Río Cauto, l'ondeggiamento collinare della regione di Holguín. La Sierra Maestra si sviluppa dalla Baia di Guantánamo fino al C. de la Cruz, per una lunghezza di circa 250 km., formando un bastione continuo parallelo alla costa e alto in media dai 1300 ai 1500 m. Risulta di una massa di rocce scistoso-metamorfiche e precipita ripida sul mare, mentre declina più lentamente a N. sulla vallata del Río Cauto.

A O. un basso allineamento di rilievi si disegna a poca distanza dalla costa del Golfo del Messico, complessivamente indicato come Sierra de los Órganos. Le altezze, assai modeste (Pan de Guajaibón, m. 760), vanno decrescendo verso il Mar delle Antille: dal lato opposto il contorno colonnare con cui i più resistenti lembi calcarei si sollevano sulla base mesozoica largamente messa a nudo, giustifica la denominazione per chi, venendo da N., approdi sul litorale di Pinar del Río.

Clima. - La caratteristica più spiccata del clima cubano è l'uniformità della temperatura nell'anno, e da anno ad anno. L'escursione media annua oscilla tra 2°,8 e 8°,9, mantenendosi di regola intorno a 5°. L'isoterma di 250, che attraversa l'isola da Pinar del Río a Oriente, può essere assunta come temperatura media annua. Il mese più caldo, l'agosto, segna circa 27°, il più freddo, il gennaio, 21°,5. Le differenze più sensibili si hanno tra la costa N. e l'interno o la costa S.: la prima è, d'estate, la meno calda e, d'inverno, la più tiepida, per effetto soprattutto dell'aliseo di NE. e di E. che soffia tutto l'anno. La forma dell'isola - nessun punto dell'interno dista più di 80 km. dalla costa -, la situazione e la natura del rilievo fanno sì che le influenze marittime si facciano sentire dovunque; perciò massimi e minimi assoluti si contengono anch'essi entro limiti non eccessivi.

Netta è la divisione dell'anno in due stagioni, di cui quella piovosa, che va da maggio a ottobre, corrisponde alla nostra estate (verano), con un massimo di precipitazioni in settembre-ottobre, e l'altro in maggio-giugno: in questo periodo si concentra all'incirca il 70% della pioggia che cade durante l'anno. L'altra stagione è relativamente asciutta, ma la mancanza di precipitazioni è in qualche modo compensata dalla forte umidità relativa (invierno). In complesso le aree più umide corrispondono alla parte centro-occidentale (1900 mm. annui), le meno umide alla costa settentrionale delle provincie dell'Avana e di Pinar del Río. La media delle precipitazioni annue dell'isola si aggira sui 1400 mm. L'Avana registra 121 giorni piovosi all'anno e di questi 75 durante il verano.

Idrografia. - Nessuno dei numerosi corsi d'acqua che scendono sui due versanti N. e S. al Mar delle Antille e al Mar Caraibico può, naturalmente, assumere importanza per lunghezza di corso e massa d'acqua. Dove più l'isola si allarga, si ha l'unico fiume un po' notevole, il Río Cauto, che divaga nell'ampia valle di Bayamo; è lungo 240 km. e navigabile dalla foce entro terra per circa 100. Non pochi degli altri corsi d'acqua hanno regime irregolare, torrentizio o addirittura carsico (Moa); non rare sono le sorgenti, in specie lungo la frangia nord-orientale dei cayos.

Vegetazione. - Originariamente larghe aree di Cuba erano rivestite di foreste, ridotte però a poco più del 40% della superficie totale alla fine del secolo scorso. Il processo di disboscamento è continuato con ritmo anche più celere negli ultimi anni, e si può calcolare oggi che meno di 1/5 dell'isola abbia conservato il primitivo mantello di boschi. Alcuni di questi, che davano essenze di gran pregio, hanno dovuto cedere di fronte all'invasione delle colture, in special modo di quella della canna da zucchero, a tal segno, che nel complesso dell'esportazione totale i prodotti forestali entrano per una percentuale del tutto trascurabile (0,2%), mentre il legname figura già tra gli articoli d'importazione (2,5%). Le maggiori riserve boschive si trovano sul versante settentrionale della Sierra Maestra.

Condizioni economiche. - Nei primi tempi della colonizzazione la principale risorsa di Cuba era l'allevamento del bestiame bovino, che trovava e trova in parte ancora su larghi spazî suolo adatto al suo sviluppo. Attualmente si contano circa 4 milioni di capi, ma si tratta per lo più di bestiame da tiro, e perciò è considerevole la parte fatta nelle importazioni alle carni da macello.

È caratteristico dell'agricoltura cubana che essa sia destinata essenzialmente alle esportazioni: l'isola potrebbe produrre grandi quantità di cereali, ma si preferisce far posto a colture più rimuneratrici e percib i prodotti alimentari assorbono oltre 1/3 in valore delle merci importate.

L'area coltivata copre all'incirca il 20% del totale: per quasi la metà dedicata alla canna da zucchero, su cui è sostanzialmente imperniata la fortuna dell'isola. Introdotta nel 1523, questa coltura vi trovò facile e felice adattamento, ma solo alla fine del secolo XVIII s'inizia quel grande sviluppo, che doveva, anche grazie a una sapiente organizzazione, dare a Cuba il primato nella produzione zuccheriera del mondo. Sebbene i suoi progressi fossero stati subito notevoli, sì che anche innanzi la conquista dell'indipendenza l'economia cubana riposava in sostanza su questa monocoltura, la maggiore prosperità si ebbe come conseguenza delle profonde innovazioni introdotte con l'intervento del capitale nord-americano: la coltivazione è stata perfezionata e industrializzata, diminuito il numero e accresciuta l'ampiezza delle aziende, e aumentato il reddito mediante la concentrazione del lavoro estrattivo in centrali (ingenios) costruite e gestite con criterî moderni. Queste ultime si sono andate progressivamente riducendo di numero anch'esse, mentre il centro della produzione tende a spostarsi sempre più verso E.: nell'ultimo quinquennio oltre i 4/5 del raccolto si debbono alle provincie orientali e quasi 1/3 al solo Camagüey. Il totale dello zucchero prodotto prima della metà del secolo scorso non toccava il 1/2 milione di tonnellate annue, ma superava il milione innanzi la fine del secolo stesso, crescendo ancora più rapidamente in seguito: quasi 2 milioni nel 1911, 31/2 milioni allo scoppio della guerra mondiale, oltre 5 milioni nel 1925. Il quinquennio 1924-29 ha segnato in media poco meno di 5 milioni di tonnellate annue.

Particolarmente favorevole allo sviluppo della coltura stessa è stata ed è la vicinanza del vastissimo mercato nordamericano, il quale assorbe da solo la quasi totalità dello zucchero cubano (98,3%), che copre oltre la metà del fabbisogno di quel mercato.

Lo zucchero rappresenta circa l'82% in valore dell'esportazione da Cuba; gli tien dietro a grande distanza il tabacco, che supera di poco 1/10 del valore stesso. Le vegas che lo producono, e che coprono appena 1/10 della superficie coltivabile, si concentrano soprattutto nei distretti di Vuelta Abajo, Semi Vuelta, Partido, Remedios e Oriente, nelle provincie di Pinar del Río, L'Avana e Oriente: in complesso la qualità decresce di valore e la quantità aumenta da O. verso E. Il tabacco più pregiato si raccoglie nel Vuelta Abajo, ma la produzione maggiore si ha in Remedios, che abbraccia l'intera provincia di S. Clara e la parte occidentale di quella di Camaguey. Il tabacco di Semi Vuelta è richiesto per la preparazione delle miscele, quello di Oriente quasi soltanto come ripieno. Il totale di 513.540 balle segnate nel 1924 si ripartisce così: Remedios 50,8%, Vuelta Abajo 34,4%, Partido 7,0%, Oriente 4,7%, Semi Vuelta 3,1%, ma è da tener presente che il peso delle balle varia da distretto a distretto, aumentando da O. (80 libbre per balla) a E. (190 libbre), con il decadere della qualità. Certo non più di 1/5 della popolazione dell'isola si dedica a questa coltura, la cui importanza è assai maggiore che non appaia dalle cifre della produzione, per gli alti prezzi che raggiungono le qualità più ricercate e per la meritata fama che i sigari e le sigarette cubane hanno conquistata nel mondo dei fumatori. Nel quindicennio precedente alla guerra il tabacco costituiva il 22,6% dell'esportazione totale: la cifra si riduceva al 16% nel 1914 e al 6% nel 1920, quando lo zucchero saliva al 91%. Nel 1926 era dell'11% ma va notato che il consumo locale è cresciuto di oltre il 60% nell'ultimo ventennio (circa 750 milioni di lire all'anno). L'esportazione del 1928 segna:

vale a dire un valore complessivo di poco meno di 40 milioni di dollari, dei quali il 60% pagato dagli Stati Uniti, il 10% dalla Spagna, l'8,5% dall'Inghilterra, il 6% dall'Argentina. Fra gli altri paesi, l'Italia occupa uno degli ultimi posti (50 mila dollari all'anno, 550 mila sigari Avana nel 1925).

La coltura del caffè, una volta importante, non ha potuto reggere la concorrenza sudamericana, e dopo la metà del sec. XVIII decadde rapidamente; al principio del sec. XX si era ridotta a meno di i 1/4 del periodo 1895-98, mentre pure potrebbe almeno provvedere al consumo interno. Negli ultimi anni ha tuttavia segnato una leggiera ripresa (produzione: 35 milioni di libbre nel 1926-7).

Largo sviluppo sarebbe consentito anche alla frutta, data soprattutto la vicinanza degli Stati Uniti, ed è certamente strano che l'isola sia costretta a importarne. Ananassi, noci di palma, banane e aranci sono coltivati tuttavia in più parti di Cuba: buon successo hanno avuto i tentativi fatti in questo campo nell'Isola dei Pini. Importante era una volta (1895-1905) la produzione delle banane, estese sopra il 9% della superficie coltivabile, ma il prodotto non figura ora più fra gli articoli destinati all'esportazione.

Cuba non manca neppure di ricchezze minerarie. Minerali di ferro di buona qualità si trovano fra i calcari bianchi della Sierra Maestra, ove l'estrazione e il trattamento assumono una certa importanza (circa 1500 tonnellate annue, quasi totalmente destinato all'esportazione). La provincia di Oriente, la meglio favorita sotto questo riguardo, ha dato anche larghi quantitativi di rame (miniere di El Cobre: 35 mila tonn. in media l'anno), il quale si estrae ora in maggior copia dalla provincia di Pinar del Río (Matahambre e Viñales: 30 mila tonnellate annue); il terzo posto come importanza è tenuto dal manganese (oltre 100 mila tonnellate annue negli ultimi tempi); seguono oro, cromo, e specialmente asfalto (Chapapote). Le coste si prestano in molti luoghi alla creazione di grandi saline. Maggiori speranze di quanto non fosse da aspettarsi in realtà aveva fatto concepire la ricerca del petrolio: discrete riserve tuttavia si trovano non lungi dall'Avana (Guanabacoa).

Nonostante la relativa abbondanza di minerali, le industrie si limitano al trattamento della canna da zucchero e del tabacco, quest'ultimo quasi esclusivamente compiuto nella capitale. La metà della popolazione attiva è occupata nell'agricoltura, circa 1/6 nei traffici e nei trasporti, 1/5 nelle industrie, mentre appena il 4% nelle professioni.

Commercio e comunicazioni. - Il commercio si avvantaggia grandemente della felice posizione dell'isola e anche dell'eccellente rete ferroviaria, che misura in complesso circa 5 mila km., senza contare gli 8700 di tronchi locali, che servono alle piantagioni e che hanno preso un enorme sviluppo soprattutto nelle provincie orientali. Le importazioni hanno luogo per oltre 3/4 attraverso L'Avana; per contro le esportazioni si distribuiscono abbastanza regolarmente nei numerosi porti scaglionati lungo tutto il perimetro dell'isola. Nel commercio dello zucchero la palma è tenuta da Nuevitas, lo sbocco del Camagüey; seguono Matanzas, Cárdenas, Sagua, Caibarién e L'Avana sulla costa settentrionale, Júcaro, Cienfuegos e Manzanillo a SO., Guantánamo e Santiago a mezzodì.

Le importazioni constano per la maggior parte di prodotti alimentari (38% nel 1927), manufatti (12%), carbone (5%), olî minerali e prodotti chimici (5%), macchine, metalli, ecc.; le esportazioni, come si è detto, prima di tutto ed essenzialmente di zucchero (82%; oltre 265 milioni su 324; tabacchi 11%), miele, frutta, rame, manganese, cuoi, cereali, alcool, spugne e piccole quantità di asfalto, legname, fibre tessili, cera, confetture e tartaruga. La partecipazione dei diversi stati a questo commercio è chiarita dalla seguente tabella, la quale permette di rendersi conto delle conseguenze prodotte dalla crisi della guerra mondiale.

Il commercio con l'Italia non raggiunge cifre molto notevoli: 2350 pesos in media nel quinquennio 1924-28 all'importazione dell'Italia in Cuba, contro 600 mila all'esportazione.

Marina mercantile. - È costituita da 66 navi (tonn. lorde 45.270), così ripartite: 43 piroscafi per tonn. 36.658; 5 motonavi per tonn. 1434; 18 velieri per tonn. 7178. La più grande compagnia di navigazione è la Empresa naviera de Cuba, che esercita servizî merci, passeggeri e postali fra Avana e Giamaica-San Domingo-Haiti-Porto Rico. Il traffico marittimo di Cuba è quindi principalmente esercitato dalle bandiere estere, fra le quali vuole affermarsi quella degli Stati Uniti. Infatti nell'inverno 1928-29, la compagnia britannica di navigazione Cunard avendo posto in linea un transatlantico fra New York e Cuba provocò una guerra di tariffe con la Ward Line degli Stati Uniti. Cuba è anche collegata agli Stati Uniti mediante un servizio di ferry-boats; nel giugno 1929 fu inaugurato un nuovo servizio fra L'Avana e New Orleans mediante il modernissimo ferry Seatrain (4 ponti e 95 vagoni per ponte).

Popolazione. - All'epoca della scoperta si calcola che la popolazione di Cuba non toccasse i 250 mila abitanti (alcuni hanno dato cifre molto maggiori, che non sembrano però attendibili), ma la cattiva amministrazione spagnuola fece sì che gl'Indiani fossero pressoché estinti intorno al 1550 (l'ultimo cacicco indiano morì nel 1558). La tratta degli schiavi, iniziata nel 1521, vi portò all'incirca un milione di Negri, la più parte dalla costa occidentale dell'Africa e anche dal litorale di Zanzibar, molti dei quali avevano acquistato la libertà prima ancora dell'abolizione della schiavitù (1880). Verso la metà del sec. XIX i Bianchi erano ancora in minoranza, ma la continua immigrazione di Europei, le guerre civili, il barbaro trattamento fatto alle popolazioni di colore dagli Spagnoli ridussero sempre più il numero dei Negri, sebbene sia difficile calcolare con esattezza la proporzione delle mescolanze prodottesi nella popolazione cubana. Queste naturalmente variano da provincia a provincia: gl'individui di colore, che rappresentano il 27,7% del totale per l'intera Cuba, si riducono al 18,6% nella provincia di Camagüey, mentre sono il 43% in quella di Oriente, il 53% nel distretto di Santiago, il 66% nel municipio di Guantánamo, il 74% in quello di Alto Songo. A L'Avana essi rappresentano appena il 2% del totale. Inutile dire che i dati ufficiali impongono in proposito qualche riserva.

La popolazione totale dell'isola, per quanto è possibile ricavare dalle fonti, si è accresciuta nel modo che mostra la seguente tabella:

Vi è un chiaro parallelismo tra l'aumento della popolazione e lo sviluppo delle risorse naturali dell'isola: il ritmo di accrescimento, disturbato dalle guerre civili, riprende più vivace dopo la conquista dell'indipendenza; nel periodo degli ultimi trent'anni la popolazione è più che raddoppiata: di fronte al debole progresso delle provincie di Pinar del Río e di Matanzas, stanno le alte cifre segnate da quelle orientali e, naturalmente, anche dal nucleo urbano dell'Avana, la cui popolazione era nel 1907 appena la metà dell'odierna. Di questo incremento, però, solo una parte è dovuta all'eccedenza delle nascite e al migliorato tenor di vita dell'isola; l'apporto maggiore è dato pur sempre dall'immigrazione transoceanica, la quale tende a diminuire la proporzione degl'individui di colore. Durante il periodo 1921-30 si può calcolare che circa 80 mila individui in media, annualmente, si sono trasferiti in Cuba; il contingente più numeroso è dato dagli Spagnoli, provenienti la maggior parte dalle provincie settentrionali e dalle Canarie.

La popolazione vive distribuita press'a poco in parti uguali nelle campagne e in centri superiori a 1000 abitanti, ma la percentuale relativa a questi ultimi nell'isola in generale (44,7%) risulta da estremi sensibilmente lontani: minima nella provincia di Pinar del Río (19,6%), massima, s'intende, in quella dell'Avana (76,9%), data la presenza del maggior nucleo abitato dell'isola, che con i suoi sobborghi concentra circa il 18,5% del totale della popolazione cubana. I luoghi abitati superiori a 5 mila anime sono oggi una cinquantina, per oltre la metà concentrati nelle tre provincie orientali, verso cui tende a spostarsi il centro di popolazione dell'isola.

Oltre alla capitale, L'Avana, che, per il suo sviluppo e i sempre più intimi rapporti con i vicini Stati Uniti, ha sorpassato ormai da un pezzo la semplice funzione di centro locale, affermandosi fra le più belle e ricche metropoli del Nuovo Mondo, più di una città dell'isola ha segnato negli ultimi anni un progresso notevole: Santiago (75 mila ab.), la vecchia capitale, capoluogo delle provincie orientali, che trae vita da un vasto distretto minerario; Matanzas (60 mila ab.), allo sbocco sul Mar delle Antille d'una delle regioni agricole meglio evolute; Camagüey (50 mila ab.), al cuore di una zona da poco aperta alla coltura in grande della canna da zucchero; Cienfuegos (50 mila ab.), la Perla del Sur, il più attivo dei porti sul Mar Caraibico e centro anch'essa di una zona zuccheriera delle più fiorenti.

La divisione amministrativa e la popolazione dell'isola risultano dalla tabella in cima alla pagina seguente.

Ordinamento dello stato. - Cuba è una repubblica retta sul modello degli Stati Uniti. Il presidente è nominato da un collegio elettorale per 6 anni e non è rieleggibile al termine del suo mandato; egli nomina i ministri, che può rimuovere a suo giudizio; sanziona, promulga ed esegue le leggi e può emettere decreti legislativi; dirige le relazioni estere e conclude i trattati, che devono essere approvati dal senato, ma non può sciogliere il congresso. Il congresso è costituito dalle due camere: il senato, con 4 rappresentanti (6 a partire dal 1931) per provincia, eletti da speciali commissioni elettorali, per 6 anni (9 a partire dal 1933); e la camera dei rappresentanti con 128 membri, eletti, a suffragio diretto dai cittadini che hanno almeno 21 anno, per 6 anni.

Forze armate. - Esercito. - Su una popolazione di tre milioni e mezzo circa di abitanti, Cuba ha una forza bilanciata di 10.919 uomini, a reclutamento volontario, e un bilancio militare di circa 200 milioni di lire su 2 miliardi del bilancio generale. Costituiscono l'esercito: 4 battaglioni di fanteria; 2 sezioni mitragliatrici e 1 sezione trasporti; 6 reggimenti di cavalleria; 3 battaglioni di artiglieria da costa, una sezione mitragliatrici e una sezione trasporti; i batteria di artiglieria da campagna; 2 batterie di artiglieria da montagna; 1 compagnia zappatori del genio; 1 compagnia ferrovieri del genio; 1 compagnia telegrafisti; 1 compagnia telefonisti; una sezione di aviazione.

Marina. - La marina militare cubana comprende attualmente un incrociatore, Cuba, varato nel 1911, di 2055 tonn. e 18 nodi; un incrociatore-scuola Patria, varato nel 1911, di 1200 tonn. e 16 nodi; cinque cannoniere sulle 200 tonn. e 12-14 nodi; sette vedette per la sorveglianza costiera fra le 30-300 tonn. e i 12-16 nodi; tre motoscafi da 70 tonn., varati nel 1917-18. Il programma navale, approvato nel 1925, contempla la costruzione, in 10 anni, di un incrociatore da 5000 tonn., uno da 2500 tonn., 8 cannoniere da 900 tonn., 8 cannoniere da 200 tonn. Il personale della marina comprende 132 ufficiali e 1050 tra sottufficiali e comuni.

Finanze. - Le finanze di Cuba, eccezionalmente prospere nel 1919 e colpite poi da gravi crisi nel '20 e '21, migliorarono rapidamente dopo la riforma introdotta dal presidente Zayas. Un prestito di 50 milioni di dollari fu lanciato nel gennaio 1923 sul mercato britannico e il prestito di guerra di 10 milioni di dollari fu liquidato; l'esercizio 1922-1923 si chiuse in avanzo e i risultati degli ultimi esercizî in migliaia di pesos rivelano la costanza di questo miglioramento:

I principali capitoli di entrata sono i dazî doganali, l'imposta fondiaria, le lotterie nazionali e le poste e telegrafi; le spese principali sono quelle erogate per l'istruzione pubblica, la difesa militare e il debito pubblico.

L'unità monetaria cubana è il peso oro, corrispondente al dollaro americano, istituito con legge del 7 novembre 1914; la moneta americana ha però corso legale. La coniazione dell'oro è illimitata; quella dell'argento non può superare il valore di 12 milioni di pesos; il limite della coniazione del nichel è fissato dal potere esecutivo.

L'ammontare complessivo della circolazione al 30 giugno 1929 corrispondeva a 138 milioni di dollari americani di cui 33,5 di moneta cubana (23,8 in pesos oro e il resto in moneta divisionaria di argento e di nichel), e 104,5 di moneta americana (93 milioni in biglietti di banca e il resto in moneta metallica). Il debito della repubblica di Cuba al 30 settembre 1929 era di 143 milioni di dollari, di cui 74 di debito estero, soprattutto verso gli Stati Uniti, e 69 di debito interno.

Organizzazione ecclesiastica. - Il primo vescovado di Cuba, fondato nel 1518, ebbe come residenza Baracoa. Soltanto tre anni dopo questa città rinunciava all'onore di capitale civile e religiosa in favore di Santiago, la quale, pur essendo suffraganea di S. Domingo, si mantenne per quasi tre secoli unica diocesi, e di più estese la sua giurisdizione alla Florida e alla Louisiana. La creazione della nuova diocesi di San Cristóbal de la Habana, a cui furono assegnate le tre provincie occidentali, e fino al 1793 le due provincie continentali, data dal 1786. In compenso di tale smembramento Santiago fu pochi anni dopo (1803) eretta in arcivescovado e costituita metropoli. Leone XIII nel 1903 eresse le due nuove diocesi di Cienfuegos e di Pinar del Río, assegnando loro come territorio rispettivo le provincie civili di Santa Clara e di Pinar del Río unitamente all'Isola dei Pini. Nel 1912 Pio X erigeva in diocesi le provincie di Matanzas e di Camagu̇ey; e Pio XI sdoppiava la provincia ecclesiastica di Santiago, erigendo a metropoli L'Avana, o San Cristóbal de la Habana e assegnandole come suffraganee le due diocesi di Matanzas e di Pinar del Río, restando le altre due, Cienfuegos e Camagüey, suffraganee di Santiago. L'Avana inoltre dal 1925 è residenza della Delegazione apostolica di tutte le Antille.

Specialmente dopo che gli Stati Uniti d'America s'impadronirono dell'isola, il numero dei protestanti vi si è accresciuto considerevolmente e la Chiesa episcopale stabilita negli Stati Uniti vi ha costituito una diocesi.

Bibl.: Oltre alle pubblicazioni ufficiali (fra queste un ottimo annuario) edite a cura della Sección de Estadística annessa alla "Secretaría de Hacienda" della Repubblica, cfr. soprattutto: F. Poey, Memoria sobre la Historia Natural de Cuba, L'Avana 1851-60; R. De La Sagra, Historia física, política y natural de la isla de Cuba, Madrid 1842-63 (in 14 voll., opera ancora capitale); J. De La Pezuela, Diccionario geográfico, estadístico, histórico de la Isla de Cuba, Madrid 1863-66, voll. 4; J. A. Wright, Early History of Cuba, Londra 1917; A. Mitjans, Estudio sobre el movimiento científico y literário de Cuba, L'Avana 1890; J. W. Spencer, Geographical Evolution of Cuba, in Bull. geolog. Soc. of America, VII (1896), pp. 67-94; D. J. Brinton, The Archaeology of Cuba, Colombo 1898; R. T. Hill, Cuba and Porto Rico, New York 1898; R. P. Porter, Industrial Cuba, New York 1899; T. W. Vaughan e A. C. Spencer, The Geography of Cuba, in Bull. Americ. Geogr. Soc., XXXIV (1902), p. 105 segg.; H. H. S. Aimes, History of Slavery in Cuba, New York 1907; M. Gutiérrez-Lanza, El clima de Cuba, Washington 1916; G. C. Musgrave, Cuba: the Land of Opportunity, Londra 1919; C. M. Trelles, Biblioteca geográfica cubana, Matanzas 1920; L. Valdés Roig, El comercio exterior de Cuba, L'Avana 1920; M. Harrington, Cuba before Columbus, New York 1921; R. H. Whitbeck, Geographical relations in the development of Cuban agriculture, in Geogr. Review, XII (1922), pp. 223-40; D. S. Whittlesey, Geographical Factors in the Relations of the United States and Cuba, ibid., pp. 241-56; S. Massip, Estudio geográfico de la isla de Cuba, L'Avana 1925; O. L. Fassig, Rainfall and temperature of Cuba, Washington 1925; H. B. Williams, The isle of Pines, in Foreign Affairs, III (1925), pp. 689-91; H. H. Bennet, The Soils of Cuba, Washington 1928; J. E. Foscue, Rainfall Map of Cuba, in Monthly Weather Review, LVI (1928); L. H. Jenks, Our Cuban Colony: a Study in Sugar, New York 1928; T. P. Terry, Guide to Cuba, Boston 1929.

La carta migliore finora apparsa, che abbracci tutta l'isola, è ancora quella - al milione - del Service Géographique de l'Armée françaie. Della grande carta internazionale, anch'essa al milione, furono pubblicati solo i due fogli di Santiago de Cuba (f. 18), e dello Yucatán (f. 16), che lasciano scoperta tutta la parte centrale dell'isola.

V. tavv. XV-XVIII.

storia.

La conquista effettiva dell'isola, come si è accennato (v. sopra, Esplorazioni), avvenne solamente 19 anni dopo che Colombo vi era approdato, per merito di Diego Velázquez, che inviato dal governatore di S. Domingo, Diego Colombo, s'impadroniva dell'isola (1511). Fiacca fu la resistenza oppostagli dalle poche tribù indigene, ove si eccettui il tentativo del cacicco Hatuey, che scontò con la vita la sua audacia. Soggiogati gl'indigeni, i conquistatori cominciarono l'opera colonizzatrice. Da Cuba anzi partivano spedizioni per l'esplorazione e la conquista dell'America Centrale: nel 1517 quella di Juan de Grijalva, che scopriva lo Yucatán; sulla fine del 1518 quella, più celebre, del Cortés che muoveva alla conquista del Messico.

L'isola fu costituita in governatorato ed ebbe per centro, dal 1550, l'Avana e all'Avana fu anche più tardi, nel 1580, istituita la capitaneria generale. Nel 1607 Cuba fu divisa amministrativamente in due regioni: una avente per capitale l'Avana e l'altra Santiago, entrambe dipendenti politicamente dal Consiglio delle Indie, giudizialmente dall'Audiencia di S. Domingo, mentre militarmente la regione di Santiago dipendeva dall'Avana.

Le nuove cittaduzze cubane erano amministrate sul modello del sistema municipale della vecchia Castiglia; perciò, agli ufficiali municipali era affidata l'amministrazione delle comunità, mentre a quelli fiscali si dava l'incarico di salvaguardare gl'interessi del regio erario e della corona. Sebbene il re, allo scopo di favorire la colonizzazione, si mostrasse largo nel concedere terre ai coloni e alle comunità, l'isola, come tutto il nuovo continente conquistato dalle armi spagnole, apparteneva infatti di pieno diritto al patrimonio della corona. Le autorità ecclesiastiche godevano di ampie facoltà e di privilegi. Le funzioni giudiziarie erano esercitate dagli stessi ufficiali municipali, sotto il controllo degli organi supremi che rappresentavano il monarca: l'Audiencia e le cancellerie.

Mancava naturalmente, in quel periodo, una qualsiasi attività politica; ma erano continue le lotte per la distribuzione di terre e encomiendas e le controversie fra le varie autorità. Particolare importanza assumeva per l'isola la lotta contro il contrabbando, contro i pirati, soprattutto francesi, temibilissimi specie verso la metà del sec. XVII. Solo nel 1697, grazie al trattato conchiuso in quell'anno fra la Spagna, la Francia e l'Inghilterra, essi furono definitivamente allontanati dalle coste dell'isola.

Ma durante la guerra anglo-spagnola (1762) una squadra inglese fu mandata, agli ordini dell'ammiraglio lord Albemarle, per conquistare l'isola. E infatti, il 30 luglio 1762 le forze inglesi assediarono l'Avana, che capitolò il 13 agosto. Conchiusasi la pace (10 febbraio 1763, in Versailles) gl'Inglesi lasciarono Cuba il 6 luglio di quell'anno, avendo ottenuto in cambio la cessione della Florida.

Si giunge così all'inizio del sec. XIX, quando anche Cuba si rivendica a libertà. Ché, quantunque gli eventi di Spagna del 1802 avessero fatto rinnovare ai coloni la fedeltà alla dinastia spagnola, e le autorità dell'isola si fossero riunite il 17 luglio 1808 per protestare contro l'usurpazione di Giuseppe Bonaparte, già s'avvertiva come il dominio spagnolo incontrasse ormai forti opposizioni. Il negro José Antonio Aponte, che voleva emancipare gl'indigeni, accusato di cospirare contro la monarchia, fu giustiziato insieme con altri otto cospiratori (1812) e intanto si acuiva l'antagonismo fra i creoli e gli Spagnoli residenti nell'isola. Il separatismo, aspirazione dei creoli, non poteva essere scongiurato né dall'eguaglianza dei diritti concessi dalla costituzione del 1812, né dalla libertà di commercio accordata da Ferdinando VII il 10 febbraio 1818.

I patrioti si raccolsero in società segrete; una di esse, fondata nell'isola, Los soles y rayos de Bolivar, raccolse i primi proseliti e formulò il primo programma di libertà. Nel Messico gli emigrati cubani costituirono la Junta promotora de la libertad (1825); il 16 marzo 1826 caddero a Cuba i primi martiri. F. de Aguero y Velasco e A. Manuel Sánchez, impiccati per ordine del generale Vives. Quelle agitazioni determinarono la promulgazione d'un ordine reale che investiva il capitano generale di facoltà dittatoriali, aprendosi così il periodo cruento del dispotismo militare spagnolo, con l'accentramento nelle sole mani del capitano generale dei poteri amministrativi, militari e giudiziarî. Cuba, che era stata rappresentata fino allora da quattro deputati alle Cortes, rimase praticamente isolata dalla madre patria; e tale isolamento fu aggravato vieppiù dalla riforma apportata alla costituzione spagnola (1837), in base alla quale, dovendosi per il futuro governare le colonie d'"Ultramar" con leggi speciali, quella rappresentanza alle Cortes fu abolita e si creò invece un ministero, detto appunto d'"Ultramar". Cuba rimase in pieno arbitrio dei capitani generali, che, lungi dal capire i tempi e dal consigliare tempestivamente le riforme, si preoccupavano soltanto di servire il fisco.

Ma gli eventi maturavano. In Matanzas (1844) veniva fucilato il poeta indigeno Gabriel de la Concepción Valdés, conosciuto con lo pseudonimo di "Plácido"; contemporaneamente trovavano la morte Santiago Pinienta e Andrea Dodge. Nel 1849 in Camagüey si fondava la Sociedad Libertadora; e l'anno appresso il generale venezolano Narciso López, sbarcato con un pugno di cospiratori dal vapore Créole, assediava e conquistava Cárdenas, il 19 maggio, giorno in cui per la prima volta sventolò la bandiera della estrella solitaria. Preso e condannato (1851), Narciso López pagava con la vita il suo tentativo.

La lotta della popolazione cubana per sottrarsi alla dominazione spagnola, fu incoraggiata e sostenuta sempre più apertamente dagli Stati Uniti, i quali aspiravano ad annettersi l'isola e che fin dal 1825 avevano fatto un primo tentativo di comperare l'isola. Nel 1848 il ministro degli Stati Uniti a Madrid fu autorizzato ad offrire alla Spagna 100 milioni di dollari. In aperto contrasto con precise dichiarazioni del segretario di stato degli Stati Uniti Everett, che nel 1852 aveva affermato come gli Stati Uniti non avrebbero mai contestato il diritto della Spagna su Cuba, il cosiddetto Manifesto di Ostenda, firmato nell'ottobre 1854 dai ministri degli Stati Uniti a Londra, a Parigi e a Madrid, dichiarava che Cuba "per la sua situazione geografica e per altre considerazioni derivanti da essa, era altrettanto necessaria agli Stati Uniti quanto ciascuno dei suoi membri attuali"; accennava ai pericoli che sarebbero derivati agli Stati Uniti da un'insurrezione a Cuba; asseriva che gli Stati Uniti avrebbero mancato al loro dovere consentendo che Cuba si africanizzasse; raccomandava quindi di comperare possibilmente Cuba al più presto; concludeva che, se la Spagna avesse rifiutato il prezzo offerto (120 milioni di dollari) e se Cuba, in possesso della Spagna, avesse minacciato la pace interna della "diletta Unione", gli Stati Uniti a giusta ragione avrebbero potuto strapparla alla Spagna. Il manifesto fu aspramente criticato in Europa e non fu accolto bene nemmeno negli Stati Uniti.

Nel periodo fra il 1850 e il 1868, vi furono a Cuba continue lotte fra il partito riformista, specialmente reclutato tra i creoli, e il partito conservatore, che si componeva soprattutto di Spagnoli. La situazione si andò a poco a poco aggravando anche per la crisi economica e per il dissesto finanziario. Nel 1868 scoppiò l'insurrezione, detta "guerra dei dieci anni": contro gli Spagnoli presero insieme le armi i fautori dell'autonomia, quelli dell'indipendenza e quelli dell'unione agli Stati Uniti, capitanati da Carlos Manuel de Céspedes, Francisco Vicente Aguilera e altri. A un dato momento sembrò che gli Stati Uniti si decidessero a intervenire; ma poi essi si limitarono a offrire di nuovo di comperare l'isola. Durante la guerra morì nel 1873, in conseguenza di ferite, il capo degl'insorti, Ignacio Agramonte, detto "il Washington cubano", che fu sostituito da Máximo Gómez. Nel gennaio 1878 giunse nell'isola come nuovo governatore spagnolo, il generale Martínez Campos, il quale riuscì ad accordarsi coi ribelli: fu firmato il patto di Zanjón, che concedeva l'amnistia per i fatti di guerra, prometteva l'abolizione della schiavitù, riforme nel governo e l'autonomia coloniale. Dopo la pacificazione si ebbe una nuova rivolta, la cosiddetta "piccola guerra" del 1879-80, capitanata da Calixto García che fu repressa senza molte difficoltà. La soppressione graduale della schiavitù fu decretata con la legge del 13 febbraio 1886; nel 1893 fu proclamata dal generale Calleja la completa eguaglianza civile dei Bianchi e dei Negri. L'importazione dei coolies dalla Cina era cessata fin dal 1871.

Il governo spagnolo non mantenne le promesse di riforme. La costituzione della metropoli fu bensì proclamata nell'isola, ma la rappresentanza di Cuba alle Cortes di Madrid fu sempre composta in grande maggioranza di coloni spagnoli anziché d'indigeni. A ciò si aggiunga il fatto che la cessazione della reciprocità doganale con gli Stati Uniti, in vigore dal 1891 al 1894 con grande vantaggio dell'isola, provocò vivo malcontento, accresciuto dal fatto che la Spagna importava a Cuba le sue merci in franchigia, mentre imponeva forti dazî su quelle cubane che entravano nel suo territorio. Tutte le spese per mantenere l'ordine erano poi messe a carico del bilancio locale e i varî progetti d'autonomia, presentati alle Cortes, arenarono. Tutti questi motivi di malcontento produssero una nuova insurrezione che scoppiò nel febbraio 1895 e che ebbe come capi Máximo Gómez, José Martí, Antonio Maceo, Calixto García e come programma il "manifesto di Montecristi" (25 marzo 1895). Furono sospese le garanzie costituzionali e il governo spagnolo spedì nell'isola rinforzi col maresciallo Martínez Campos, sostituito in seguito a numerosi insuccessi dal generale Valeriano Weyler, noto per la sua energia e la severa repressione durante le insurrezioni precedenti. Egli pensò d'isolare gl'insorti con trincee, reticolati e block-haus, mentre poi, per evitare i favoreggiamenti, riunì in "campi di concentramento", divenuti tristemente famosi, i non combattenti, che vi patirono grandemente per la fame e le epidemie. Quest'ultimo provvedimento suscitò grande indignazione e fu sfruttato negli Stati Uniti da quanti desideravano l'annessione di Cuba. Ma i mezzi forti ottennero scarsi risultati, mentre gli Stati Uniti, pur alimentando di sottomano la rivolta, si dolevano dei danni che essa cagionava al loro commercio. Il ministero liberale Sagasta, che assunse il potere in Spagna nell'ottobre 1897, sostituì il Weyler col mare ciallo Blanco e proclamò un governo autonomo presieduto da José Maria Salvez; ma gl'insorti respingevano la riforma. Il 6 dicembre il presidente degli Stati Uniti, Mac Kinley, mentre confermava di voler dar tempo alla Spagna per attuare le riforme annunziate, ammise implicitamente. il principio dell'intervento e criticò l'opera del generale Weyler. Gli Stati Uniti inviarono nel porto dell'Avana prima l'incrociatore Montgomery e poi la corazzata Maine, suscitando la concorde protesta degli Spagnoli. In seguito all'esplosione (15 febbraio 1898) del Maine, per cause rimaste misteriose, gli Stati Uniti il 21 aprile fecero presentare a Madrid un ultimatum con cui chiedevano la rinunzia ai diritti su Cuba e lo sgombro dell'isola. Il governo spagnolo ruppe senz'altro i rapporti. La breve guerra che ne seguì si concluse con la capitolazione di Santiago e con la completa distruzione, da parte degli Americani, della flotta spagnola comandata dall'ammiraglio Pascual Cervera y Topete ancorata nella rada. Col trattato di Parigi (10 dicembre 1898) la Spagna rinunciava a Cuba e ammetteva anche che l'isola fosse occupata dagli Stati Uniti. Poiché gli Stati Uniti avevano dichiarato di non voler altro che la pacificazione dell'isola, lasciandola poi libera di governarsi da sé, fu costituita a Cuba un'amministrazione civile, in cui gl'indigeni ebbero la maggioranza dei posti: si fecero riforme varie, si curò la pubblica istruzione, si eseguirono opere pubbliche, si migliorarono le condizioni sanitarie. Una costituente che siedette all'Avana dal 5 novembre 1900 al 21 febbraio 1901, elaborò una costituzione, modellata su quella degli Stati Uniti ma con un maggiore accentramento. Il governo di Washington ottenne però che nella costituzione fossero introdotte alcune aggiunte (emendamento Platt), le quali riconoscevano i diritti e gl'interessi degli Stati Uniti; fra l'altro rimaneva stabilito che gli Stati Uniti potessero avere basi navali nell'isola (stabilite poi a Bahía Honda e a Guantánamo) e che era loro concessa facoltà d'intervenire per proteggere l'indipendenza cubana.

Il primo congresso di Cuba si riunì il 5 maggio 1902. Tomás Estrada Palma fu eletto presidente della repubblica. Nell'agosto 1906 scoppiò un'insurrezione dei liberali contro il partito moderato. Il presidente Estrada rieletto l'anno precedente, vedendosi sopraffatto, invocò l'intervento degli Stati Uniti. Le truppe federali sbarcarono di nuovo nell'isola; fu costituito un governo provvisorio, che cessò nel gennaio 1909. Il liberale generale José Miguel Gómez fu allora eletto presidente della repubblica cubana e rimase in ufficio sino al maggio 1913, allorché fu sostituito dal conservatore Mario G. Menocal. Il ritorno al regime normale fu purtroppo accompagnato dal riaccendersi delle aspre lotte politiche che provocarono anche l'intervento degli Stati Uniti.

Durante la guerra mondiale Cuba, seguendo gli Stati Uniti, dichiarò guerra (7 aprile 1917) alla Germania, ma non partecipò alle operazioni militari. Dopo la guerra, le elezioni presidenziali del 1920 videro la lotta fra il liberale dissidente Alfredo Zayas e il liberale Gómez: fu eletto il primo che entrò in funzione il 20 maggio 1921. Dopo un periodo di grande prosperità nel 1919, la cosiddetta "danza dei milioni", l'isola traversò una grandissima crisi che fu superata col concorso del capitale degli Stati Uniti, i quali riconobbero la sovranità di Cuba anche sull'isola dei Pini. Nelle elezioni del 1924 Zayas, in lotta con Menocal, sostenne il candidato liberale, generale Gerardo Machado, il quale fu eletto ed entrò in funzione il 20 maggio 1925 e governò con molta energia. Dopo la revisione della costituzione dell'11 maggio 1928, che prolungò la durata dei poteri presidenziali da quattro a sei anni, egli fu rieletto in via eccezionale, senza competitori, per il periodo dal 20 maggio 1929 al 19 maggio 1935.

Bibl.: A. v. Humboldt, Essai politique sur l'île de Cuba, Parigi 1826; F. de Arango y Parreño, Obras, voll. 2, Avana 1888; C. de Sedano y Cruzat, Cuba desde 1850 à 1873, Madrid 1875; J. Ahumada, Mem. hist., política de la isla de Cuba, Avana 1874; Halstead, The story of Cuba, New York 1898; A. G. Robinson, Cuba and the intervention, New York 1905; J. I. Rodriguez, Idea de la anexión de la isla de Cuba à los Estados Unitos de América, Avana 1900; J. M. Collahan, Cuba and international relations, Baltimora 1898; V. Weyler, Mi mando en Cuba, Madrid 1911; L. Rollin, Cuba en 1929: Trente ans d'indépendance à l'ombre des États-Unis, in L'Europe nouvelle del 27 aprile 1929, che riproduce anche i trattati fra gli Stati Uniti e Cuba.

Letteratura.

Per tre secoli, dalla conquista fino a tutto il '700, Cuba non offre alcuna manifestazione letteraria, sebbene i primi indizî culturali si avvertano fin dall'istituzione dell'università dell'Avana (1728), tenuta dai domenicani fino al 1842. Un tardo risveglio è promosso da immigranti realisti, che dalle vicine terre percorse dalla fiamma rivoluzionaria si rifugiano a Cuba, ove il governo è più tenace: Manuel de Zequeira (1760-1846) e Manuel Justo de Rubalcava (1769-1805), entrambi di educazione classica e rispettosi della migliore tradizione spagnola, infondono con la loro lirica sana disciplina alla fantasia e serietà intellettuale. Nel giornale letterario El Papel periódico essi esercitarono una salutare influenza, sebbene nuovi orientamenti umani e civili già si annunziassero nella vita dell'isola. Uno spirito più libero e una rinnovata scuola si affermano soltanto con il Real Collegio del Seminario (1737): José Agustín Caballero (1771-1835), Félix Varela y Morales (17881853), José de La Luz y Caballero (1800-62), l'uno discepolo dell'altro, vi propugnano dalla stessa cattedra, anche mediante la stampa periodica (El Habanero, El Mensajero Semanal, Revista bimestre cubana, fondate negli Stati Uniti durante la proscrizione), la filosofia dell'esperienza, combattendo la scolastica fino allora imperante e minando le basi dell'autorità politica. A formare questa atmosfera spirituale e a viverla con una più intensa esperienza è consacrata la vita di José María Heredia (1803-1839), il primo grande lirico cubano. La sua poesia (1825-36), segnata dall'anelito nazionalista e tempratasi negli ardimenti rivoluzionarî e nella nostalgia degli esilî, è tutta pervasa di melodiche amarezze e di titaniche aspirazioni. Nella sua giovinezza romantica, chiusasi senza la maturità degli anni, si rifrange la più pura coscienza dell'America latina, che aspira alla propria autonomia. Questa volontà di lotta e questo senso d'inquietudine, che si profilano nello sfondo agitato della patria invano protesa alla conquista delle libertà civili e politiche, sono il lievito del pensiero cubano. José Antonio Saco (1797-1879) ne investì l'aspetto pratico: propugnando l'emancipazione degli schiavi, l'abolizione della tratta dei Negri, le idealità liberali, e combattendo infine l'annessionismo americano, suscitò il primo grande ideale sociale e politico, e organizzò attorno al suo pensiero i primi partiti e le prime lotte nazionali. Gli furono compagni e validi continuatori: José Morales Lemus (1808-1871), Nicolás Azcárate (1828-1894) e il più giovane Rafael Merchán (1844-1905), insieme collaboratori di El Siglo, giornale di riforma pacifica, e poi, durante la cieca reazione spagnola, propugnatori generosi della rivoluzione. Le risonanze del loro pensiero si comunicarono, quando non ne furono precedute, nel canto dei poeti, come Joaquín Lorenzo Luaces (1826-1867) con La caída de Misolonghi (1855) e con le sue numerose liriche, atteggiate a una compostezza formale ma anche agitate da un'interiore energia; e soprattutto Juan Clemente Zenea (1832-1871), la cui vita passa da un esilio all'altro, fino alla condanna a morte: l'idealizzazione della sua Cuba nel poema allegorico di Fidelia e l'accorata elegia dei Cantos de la tarde e dei Nocturnos sono l'espressione più vigorosa di quello stato d'animo diffuso da un capo all'altro dell'isola.

Con gli stessi intenti, ma in un campo più strettamente culturale, spese nobilmente la vita il venezolano Domingo Del Monte (1804-1854), direttore dell'Accademia dell'Avana. Poeta egli stesso e uomo d'azione, fece della propria arte il più efficace strumento di educazione civile e letteraria, insegnando il gusto per la tradizione e indicando le prime vie per un'ispirazione più concreta e più indigena. In questa traccia fu seguito da una ricca fioritura lirica d'intonazione popolare e folkloristica: Ramón Vélez de Herrera (1808-1886), si adeguò alla vita creola e ne cantò con pittorica attenzione il patrimonio umano e le caratteristiche dell'ambiente José Jacinto Milanés (1814-1863), di varia ispirazione e di fantasia fertile e cangiante, contemperò l'influenza di Espronceda e di Zorrilla con una più sana simpatia per il mondo leggendario e paesistico della sua terra; mentre Francisco Pobeda y Armenteros (1796-1881) rappresenta meglio, con la sua vita errabonda e con la sua poesia incolta e irregolare, la figura del Trovador cubano, come fu chiamato in patria. Nella loro poesia ritorna nostalgicamente il canto del guajiro, il contadino spagnolo che ha obliato le sue origini europea per la terra a cui consacra la sua fatica e il suo sogno. S'immette così un contenuto nuovo, attinto al di là degli schemi letterarî, nella vita immediata dell'isola, che, idealizzata nella lirica, è narrata con psicologica concretezza nella prosa: accanto al Francisco di Anselmo Suárez y Romero (1818-1878) che descrive l'amore insoddisfatto di due giovani negri, schiavi nel corpo ma sognatori nello spirito, si afferma il romanzo di Cirilo Villaverde (1812-1894) che alternò, nell'ansia della proscrizione, la fede patriottica e la passione dello scrittore. Cecilia Valdés, a cui dedicò l'intera vita (la 1ª parte apparve nel 1839 e la 2ª nel 1882), è il libro d'arte più organico intorno alla vita dell'isola. Sulla trama drammatica dell'amore di un umile mulatto si dispiegano tutti gli ambienti sociali e le più intense passioni dell'anima cubana, lungo il torbido e doloroso Ottocento. Affiora così nella vita letteraria l'appassionata e vigorosa psicologia della razza indigena: e un meticcio, Gabriel de la Concepción Valdés (1809-1844) è il poeta più triste e più originale di quest'epoca. Nelle sue liriche, firmate con il pseudonimo di "Plácido", sembra presentirsi la sua tragica e iniqua morte e pare conchiudersi il dolore della propria schiatta e della patria delusa. L'alternativa di eroiche ribellioni e di violente reazioni, con cui si svolgeva la temperie civile dell'isola, confinava gli spiriti nel campo della letteratura. La poesia cubana infatti assume sempre un contenuto ideologico, che suggella con pensosa nobiltà quei sogni che parevano soffocati dalla soggezione politica. Informata a un'alta coscienza morale è l'opera di Ramón de Palma y Romay (1812-1860), che dal male della società s'innalza all'idea della Provvidenza, seguendo l'insegnamento del Manzoni di cui tradusse anche, e diffuse con successo popolare, l'ode del Cinque Maggio. E nel travaglio delle idealità etiche e patriottiche si consumò la vita di Rafael María de Mendive (1821-1886), che corre febbrilmente le vie dell'esilio e ne riflette nella poesia la drammatica esperienza. Il romanticismo byroniano è la sua prima e più cara educazione, che però si rinnova in cospetto delle urgenti necessità della patria e dinanzi alla contemplazione della stupenda natura cubana: nella sua apoteosi l'anima del poeta ritrova la luce della pace. Nella lirica di Ramón Zambrana (1817-1866) le bellezze misteriose dell'isola acquistano un significato simbolico e un valore cosmico: elementare e schietto è invece José Gonzalo Roldán (1822-1856), in El Aguacero, il poema del campo e della tempesta; più delicato e più lirico si rivela Felipe López de Briñas (1822-1877) che in La música del bosque e nel Canto sáfico tenta le armonie degli spettacoli naturali. Questi, immersi nella psicologia dell'uomo, ritornano nelle leggende di José Fornaris (1827-1890), abbondante descrittore dell'indiano primitivo, sebbene l'abuso di questi temi lo trascini sovente nel manierato e nel falso. Ne seguirono la moda, con le stesse qualità, Juan Cristóbal Nápoles Fajardo (1829-1862) nei suoi Rumores del Hormigo (1856), un po' saturi di colori e di elementi idiomatici, e, tra gli altri, Miguel Teurbe Tolón (1820-1857), con le Leyendas cubanas (1856), dopo le quali l'esilio gli dettò El laúd del desterrado, liriche calde di passione nazionalista. Il paesaggio tropicale, esuberante di tonalità luminose, si proietta nell'opera multiforme di Diego Vicente Tejera (1848-1903) e nei quadri descrittivi di Enrique José Varona (nato nel 1849). Entrambi svolgono una larga azione nella vita intellettuale di Cuba: il primo, più poeta, trasse dalle armi e dalle lotte un senso di malinconia per le cose e per gli uomini; l'altro invece, più combattivo, accompagna le vicissitudini della sua terra con una fervida e ininterrotta propaganda, fino a che l'ultima rivoluzione del 1895 parve realizzare le profezie che egli aveva dettato nella Revista cubana, in La Patria e nei suoi Artículos y discursos (1890). È un manipolo di scrittori votati alla causa nazionale che piegano l'arte all'educazione patriottica e derivano dalla stessa tensione spirituale vigore fantastico: Ramón Roa (1844-1912), Ramón Mesa (1861-1911), Manuel de La Cruz (1861-1896); Antonio Bachiller y Morales (1812-1889), e Manuel Sanguily (1848-1925), letterati e politici; e i fratelli Antonio Sellén (1839-1889) e Francisco Sellén (1838-1907), di temperamento essenzialmente lirico, che dall'esilio echeggiarono e tradussero Goethe, Heine, e Byron. Ma il "poeta e apostolo" dell'indipendenza cubana è José Martí (1853-1895), vissuto nell'assidua ricerca della patria, nomade per le libere terre d'America e d'Europa, ma sempre di ritorno ai confini di Cuba con la speranza di varcarli tra le armi vittoriose della rivoluzione: quando già sognava di presiedere la repubblica della patria risorta, moriva colpito dal piombo spagnolo. Se nella prosa riflette i segni del dramma morale che lo travagliava senza tregua, nella lirica invece pare distaccarsi dalle contingenze pratiche per contemplare in una sfera di serenità; i suoi canti profetici e le sue elegie d'amore rappresentano la più schietta poesia cubana. Gli si può avvicinare Julián del Casal (1863-1893), spirito solitario e disdegnoso, ma ugualmente assorto in un ideale di bellezza poetica, a cui consacrò la brevissima e infelice esistenza. Con lui Cuba ha il più originale rappresentante del "modernismo".

Conchiusosi il ciclo delle lotte civili e raggiunto il sogno della realtà nazionale, il pensiero cubano si orienta verso le correnti culturali predominanti in Europa, perdendo quel suo carattere di fede accesa e di lirismo tormentoso. L'opera narrativa di Jesús Castellanos (1879-1912), la novella di ambiente di Alfonso Hernández Catá (nato nel 1885), di Arturo Montori, di Carlos Loveira, l'attività critica di José María Chacón y Calvo, di Carlos de Velasco (1884-1923), del poligrafo José Manuel Carbonell y Rivero, e di molti altri educatisi con serietà di dottrina, inseriscono le voci dell'anima cubana entro la vita letteraria delle altre nazioni.

Bibl.: A. Mitjáns, Estudio sobre el movimiento cientifico y literario de Cuba, Avana 1890; nuova ediz. col titolo di Historia de la literatura cubana, Madrid 1919; J. Toribio Medina, La imprenta en La Habana, Santiago de Chile 1904; C. M. Trelles, Bibliografía cubana de los siglos XVII e XVIII, Matanzas 1908; id., Bibl. del siglo XIX, voll. 8, ivi 1911-15, e Bibl. del siglo XX, voll. 2, ivi 1916-1917; M. Menéndez y Pelayo, Historia de la poesía hispano-americana, Madrid 1911, I, pp. 213-289; J. M. Chacón y Calvo, Ensayos de literatura cubana, Madrid 1922; M de la Cruz, Literatura cubana, in Obras, III, Madrid 1924; J. J. Remos y Rubio, Historia de la literatura cubana, Avana 1925; Evolución de la cultura cubana, la più ricca raccolta dovuta a J. M. Carbonell y Rivero, voll. 18, Avana 1928. Antologie: Antología de poetas hispano-americanos, a cura di M. Menéndez y Pelayo, Madrid 1895; Arpas cubanas, Avana 1904; Las cien mejores poesías cubanas, a cura di J. M. Chacón y Calvo, Madrid 1922; La poesía moderna en Cuba (1882-1925), a cura di F. Lizaso e J. A. Fernández de Castro, Madrid 1926; Parnaso Cubano, a cura di V. Riva Abreu, Barcellona 1927.

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