Creativita

Dizionario di Medicina (2010)

creatività


Sul piano generale la c. è una capacità potenziale della mente di cogliere i rapporti e le connessioni tra le cose, le parole, le idee e le esperienze, in modo originale e inusuale rispetto al pensiero abituale o tradizionale. In psicologia, e soprattutto nel campo della psicologia gestaltica, la c. si esprime in intuizioni dinanzi a situazioni nuove o impreviste, e si manifesta come abilità nel trovare soluzioni efficaci rispetto a problemi da risolvere. Nella teoria psicoanalitica la c. è analizzata nell’ambito della sfera degli affetti ed è caratterizzata dal dinamismo tra processi consci e inconsci. Per Sigmund Freud la c. si fonda su meccanismi di difesa dalle pulsioni (➔) originarie. Le pulsioni si configurano come generatrici di angoscia, ma possono essere trasformate, per opera della censura del processo secondario o dell’Io e del Super-Io, in forme psichiche superiori realizzabili nell’universo dei simboli. Tale meccanismo difensivo, in grado di trasformare e convertire pulsioni originarie inaccettabili in produzioni simbolico-espressive accettabili, è chiamato sublimazione (➔) e Freud lo considerava la base della c. artistica in quanto ne riconosceva l’aspetto di processo psichico elaborativo. Alla sublimazione si affiancano, come necessari ed efficaci complementi per la costruzione creativa, i meccanismi di difesa inconsci della condensazione e dello spostamento, analoghi agli stessi meccanismi che sul piano del linguaggio e del discorso corrispondono alle figure retoriche della metafora e della metonimia. Nel saggio Il poeta e la fantasia (1907) Freud rileva una connessione tra il gioco infantile e il processo creativo dell’arte poiché, in entrambe le sfere, l’aspetto ludico e lo sviluppo delle componenti sublimative consentono la trasformazione di impulsi conflittuali e di tensioni inconsce in modalità costruttive, rendendo così realizzabile, in forma metamorfica, la soddisfazione del desiderio interdetto dalla censura. Considerata in una cornice più ampia, relativa agli sviluppi della teoria psicoanalitica dopo Freud, la c. si esprime non solo come esperienza intrapsichica individuale ma anche come espressione di processi interpsichici, interpersonali e transpersonali.

Creatività nella psicoanalisi post-freudiana

Nell’ambito del modello teorico messo a punto da Melanie Klein la c. si collega agli impulsi aggressivi, ritenuti presenti fin dalla primissima infanzia e ascrivibili alla cosiddetta posizione schizoparanoide, una fase molto precoce dello sviluppo psichico nella quale opera la fantasia di aver portato un attacco distruttivo verso l’oggetto, o di averne subito uno analogo da parte di un fantasmatico oggetto persecutore. Il processo creativo secondo la Klein sarebbe frutto di un percorso elaborativo molto complesso, che origina da uno stato di mancanza e di sofferenza legata all’aggressività e alla colpa. Tale elaborazione è definita riparazione (➔), e avviene con lo sviluppo della posizione depressiva in cui si accetta il dispiacere di aver procurato danno agli altri o a sé stessi, e con questa nuova consapevolezza si può procedere, realmente o simbolicamente, ad avviare opportune azioni riparative.

Creatività, gioco e sviluppo psichico

Nell’ambito teorico kleiniano il gioco, come tentativo di restaurare l’oggetto danneggiato o perduto (nella fantasia o nella realtà), costituisce la prima manifestazione esternalizzata del processo elaborativo-riparativo, costruttivo e creativo, e consente il prevalere delle pulsioni libidiche su quelle distruttive, favorendo la capacità di distinguere tra la realtà psichica interna, di carattere fantasmatico, e la realtà esterna. Donald W. Winnicott vede nel gioco un fattore primario e autonomo dei processi di sviluppo psichico, e non una motivazione dipendente da mancanza o da angoscia o derivata dal bisogno di soddisfare altre esigenze. Considerato in tal senso, il gioco contribuisce in modo fondamentale al sorgere e allo svilupparsi della psiche. Winnicott, infatti, concepisce la c. come un prodotto del rapporto dinamico tra i processi di maturazione psicologici e fisiologici e le esperienze relazionali; perciò la c. è intesa come espressione di una fase di passaggio nello sviluppo affettivo, definita con il concetto di spazio transizionale, a sua volta occupato da oggetti transizionali (➔), che permette al bambino un passaggio graduale da uno stato di indifferenziazione tra me e non-me all’acquisizione di una capacità di differenziare lo spazio interiore dallo spazio esteriore. Sotto questo aspetto, la posizione di Winnicott è anche molto vicina agli sviluppi più recenti delle neuroscienze contemporanee e mostra anche come le potenzialità creative possano venire danneggiate, frenate o addirittura inibite in rapporto a condizioni relazionali, ambientali o fisiologiche non sufficientemente buone.

Recenti sviluppi nello studio psicoanalitico della creatività

Nella seconda metà del secolo scorso Wilfred R. Bion ha posto l’accento sulle caratteristiche della c. scientifica e sul ruolo del gruppo nello sviluppo della c., mentre Ignacio Matte Blanco si è occupato dei processi creativi in generale e in partic. della c. artistica, esplorando le affinità e le differenze individuabili tra i procedimenti relativi a quest’ultima e quelli che conducono alla scoperta scientifica. Matte Blanco ritiene che, sul piano generale, la c. sia un prodotto della modalità ‘bi-logica’ di funzionamento della mente, ossia una combinazione variamente articolata del sentire in modo affettivo- emozionale, detto simmetrico, e del pensare in modo logico-razionale, detto asimmetrico.

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