CRATERO

Enciclopedia Italiana (1931)

CRATERO (Κρατερός, Cratĕrus)

Giulio Giannelli

Generale macedone, seguì Alessandro Magno nella grande spedizione contro la Persia. Alla fine dell'anno 330 a. C. successe a Parmenione nelle funzioni di comandante generale dell'esercito, nel qual grado fu in seguito equiparato a lui Efestione. Secondo Plutarco (Alex., 48), sarebbe stato anzi C. a fornire al re quelle rivelazioni che lo indussero a far processare e giustiziare per tradimento Filota, il figlio di Parmenione, e a far uccidere Parmenione stesso.

Seguì ancora Alessandro nelle diverse operazioni attraverso le satrapie orientali del distrutto impero persiano: e alcune ne condusse direttamente egli stesso. Alla spedizione nell'India partecipò col titolo e il grado d' ipparco (Arr., V, 11,3); e il tempestivo intervento delle sue truppe, lasciate in riserva, rese completa la vittoria dei Macedoni sull'esercito del re Poro. Dopo aver curato, per incarico del re, la fondazione delle due città di Nicea e di Bucefala, iniziatosi il ritorno, egli ebbe il comando di quella sezione dell'esercito, inviata attraverso l'Aracosia (Afghānistān meridionale) nella Carmania (Persia di sud-est), per riunirsi quivi con il contingente che il re aveva condotto seguendo la via costiera.

Nelle grandi feste nuziali di Susa, della primavera del 324 (v. alessandro 111 di Macedonia, magno), a C. toccò in sposa la principessa achemenide Amastri, nipote di Dario. Di lì a pochi mesi, il re gli affidò l'incarico di ricondurre in patria i veterani congedati dopo la rivolta di Api, e, quivi giunto, di assumere, al posto di Antipatro (v.), la luogotenenza del regno per la Macedonia, la Tracia e la Grecia.

Alla morte di Alessandro (13 giugno 323), nonostante la sua assenza, Cratero fu eletto reggente del regno; intanto, le sue funzioni vennero assunte da Perdicca, con il titolo di chiliarca. C. proseguì la sua marcia alla volta della Macedonia per congiungersi ivi ad Antipatro, che con grande difficoltà teneva testa alla rivolta dei Greci (v. su ciò Beloch, Griech. Gesch., IV, 11, p. 307 segg.). L'estate del 322 fu impiegata dai due generali macedoni per ridurre all'impotenza le città greche: restavano in armi ancora gli Etoli, quando, in seguito alle notizie arrivate dall'Asia, Antipatro e C. dovettero unire le loro armi a quelle di Antigono (v. antigono monoftalmo) per muovere contro Perdicca, sostenuto, a sua volta, da Eumene. Frattanto, per consolidare l'intesa, una figlia di Antipatro, Fila, era andata sposa a C., il quale fu così costretto a divorziare da Amastri. Sbarcati in Asia, mentre Antipatro marciava alla volta della Cilicia, per minacciare alle spalle Perdicca, C. si volgeva contro Eumene. I due eserciti, forti di circa 20 mila uomini ciascuno, si scontrarono del maggio nel 321, non lontano dalla costa ellespontica. La superiorità della sua cavalleria diede a. Eumene la vittoria; C. cadde sul campo.

Bibl.: J. G. Droysen, Gesch. des Hellenismus, 2ª ed., Gotha 1877; J. Kaerst, Geschichte des Hellenismus, I, 3ª ed., Lipsia 1927; II, 2ª ed., ibid. 1926; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., IV, Berlino-Lipsia 1925 segg.; H. Berve, Das Alexanderreich auf prosopograph. Grundlage, Monaco 1926, II, pp. 220-227; A. Miller, Der Rückzug des Krateros aus Indien, in Festgabe für L. v. Spengel, Würzburg; Geyer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., suppl. IV, col. 1038 segg.

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