COTONE

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

COTONE (XI, p. 676)

Giovanni Treccani

Coltivazione. - La massima parte dei cotoni risente attualmente del maggior sforzo produttivo dovuto al lungo periodo di guerra intercorso fra il 1939 ed il 1945 e si presenta più scadente sia nell'aspetto, sia nella pulizia. Le varie qualità, tanto che si tratti di cotoni a tiglio lungo e finissimo quanto di cotoni a tiglio corto e diametro grossolano, sono per lo più ingombre di numerosi nuclei di fibre morte legate fra loro (neps), che spesso raggiungono la lunghezza di alcuni millimetri. Questi nuclei sono difficilmente eliminabili, anche con i più accurati mezzi di pulizia.

Sebbene si siano sviluppati i sistemi di disinfestazione a base di dicloro-difenil-tricloroetano (DDT) e di altre sostanze irrorate anche mediante aeroplani, si verificano tuttora, sia pure in misura più ridotta, le distruzioni prodotte alle coltivazioni dall'anthonomus grandis.

Nella tabella sono segnate in corsivo le produzioni globali per continenti; gli altri dati riguardano particolarmente alcuni paesi dei continenti stessi, mentre i totali rappresentano la produzione mondiale nel suo complesso.

Indichiamo qui di seguito (in migliaia di q.) le quantità di cotone sodo importato in Italia: 1937 (1654); 1938 (1570); 1939 (1106); 1940 (1073); 1941 (45); 1942 (10); 1946 (1845); 1947 (2059). Per maggiori notizie sul mercato mondiale del cotone, v. anche fibre tessili, in questa App.

Filatura (XI, p. 696). - In questo ultimo decennio, l'attenzione dei tecnici si è rivolta particolarmente all'apertura e pulizia del cotone, agli organi di stiro, alle macchine di preparazione e ai filatoi, allo scopo di ottenere un cotone più aperto e pulito senza danneggiarne la fibra e di ridurre i passaggi di preparazione, con conseguenti minor impiego di personale e consumo di forza motrice.

Si sono ideate e costruite macchine d'apertura e battitura lavoranti in continuità che, con mezzi pneumatici e sensibili regolatori, permettono di ottenere, oltre che una migliore apertura e pulizia del cotone, una tela più regolare da passare alla cardatura; questo sistema è denominato "processo continuo" (single process), ed è già in uso nelle migliori filature. In altre, invece, sui battitoi finitori si è sostituito all'accoppiamento manuale delle tele la distribuzione meccanica del cotone aperto sulla tavola d'alimentazione, mediante macchine caricatrici dotate di regolatori, così da ridurre al minimo l'irregolarità della tela destinata alla carda.

Ai ventilatori singoli del macchinario di apertura e battitura si è sostituito un unico aspiratore centrale, che a mezzo di filtri metallici concentra tutto il pulviscolo del cotone lavorato in un unico locale. Questo impianto centrale di aspirazione offre anche il vantaggio, durante il periodo invernale, di rimandare nel locale di lavoro l'aria calda filtrata, evitando così l'abbassamento della temperatura.

Le carde non hanno subìto modifiche per quanto riguarda la loro funzione cardante; sono state invece migliorate costruttivamente, in modo da sostituire con comandi rigidi parte di quelli con cinghie e corde, meglio rispondenti i primi alle norme per la protezione infortunî operai.

Per gli stiratoi, si nota la tendenza di alimentarli con telette prodotte sulle macchine riunitrici, anziché coi vasi delle carde. Le cilindrate di stiro sono state portate da 4 a 6 cilindri, il che permette una maggiore regolarità del nastro uscente con conseguente riduzione di passaggi.

Nei banchi a fusi, con l'introduzione dello stiro con 4 o più cilindri si è resa possibile l'eliminazione di uno o due passaggi di banchi, a seconda del cotone impiegato e del titolo da filare. Ultimamente, mediante l'adattamento della cilindrata di stiro e della speciale materia che riveste i cilindri superiori, si è potuto ottenere, con un solo passaggio, uno stoppino regolare per alimentare i filatoi. Questo banco a fusi, generalmente banco in fino, è alimentato dai vasi col nastro del 2° passaggio stiratoi: con tale unico passaggio si ottiene un sensibile risparmio di macchine, di mano d'opera e di forza motrice.

Nei filatoi (rings), la tendenza odierna è di aumentare la possibilità di stiro mediante cilindrate a 4 o più cilindri, o cilindrate speciali, con l'applicazione di manicotti di cuoio o rivestimento dei cilindri superiori con materiale speciale; di aumentare lo scartamento e quindi il diametro degli anelli, nonché l'alzata. A seconda del titolo e della qualità del cotone, il filato si produce oggi generalmente su tubetti della lunghezza da mm. 160 a mm. 250 e con diametro delle spole da mm. 38 a mm. 45. Recentemente alcune case costruttrici hanno fornito dei filatoi col carro portafusi mobile, il che permette un "ballone" costante e quindi una tensione regolare del filo durante tutta la formazione della spola, con conseguente minore rottura di fili. L'ultima innovazione è il filatoio alimentato dai nastri dello stiratoio (macchina denominata "Nastrofil"). In esso la cilindrata è composta da 7 coppie di cilindri, che permettono uno stiro da 120 a 200 per i cotoni cardati con tiglio della lunghezza di mm. 28÷32 e da 160 a 250, per i cotoni pettinati con tiglio di mm. 32÷40. La macchina ha la fusiera da un lato solo, mentre dall'altro sono piazzati i vasi col nastro del 2° passaggio agli stiratoi. Su questa macchina è prematuro un giudizio tecnico, essendo tuttora in corso le prove e i relativi adattamenti.

Per i filati cardati (uso lana), generalmente composti di cascami di cotone, la tendenza è quella di abbandonare il self-acting per sostituirlo con speciale filatoio continuo (ring), alimentato dalle cannelle provenienti dalla carda filatrice o da "ciambelle" formate ognuna da un filo che si svolge a defilé.

Nella sperimentazione dei filati si sono ottenuti progressi con l'impiego di autodinamometri che dànno la resistenza in grammi e la elasticità in millimetri del filato (sia unico che ritorto), con lettura immediata su granci.

Nella seguente tabella sono indicate, in quintali, l'importazione e l'esportazione di filati e tessuti di cotone per l'Italia, negli anni 1946 e 1947.

Tessitura (XI, p. 716). - Il telaio automatico si è imposto ormai ovunque, per la tessitura del greggio, nei due sistemi cambio-spola e cambio-navetta; il primo è il più diffuso. I nuovi telai automatici sono tutti senza corona, cioè senza elementi sopra lo strigato, il quale è così completamente libero e visibile. È preferibile che i licci siano comandati in alzata e abbassata, cioè senza bisogno di molle per il ritorno; questi telai, di solito, sono fino a 8 licci e 8 trame ed i migliori sistemi sono quelli che non comportano carrucole e catene, ma solo leve e tiranti.

Anche se muniti di macchina d'armatura (ratière), i nuovi telai automatici sono senza corona; il ritorno dei licci è prodotto da molle, disposte in modo che il loro allungamento sia alquanto minore del movimento dei licci. I moderni telai automatici sono tutti con motore incorporato.

Le velocità utili dei telai automatici si possono calcolare in 170÷180 colpi per pettine da 110 centimetri e in 120÷125 per pettine da 205 centimetri, con filati di buona qualità.

In questi ultimi anni si è molto sviluppata in Italia la produzione dei telai automatici per cotone: rinomate officine hanno organizzato con successo la produzione dei telai anche per l'esportazione.

Le moderne tessiture adottano un'unica spola per tutti i telai e quindi un'unica navetta: la spola più usata misura mm. 30 × 200 ed il tubetto è a 4 anelli, con cono e riserva; la navetta corrispondente è lunga mm. 452, larga mm. 48 e alta mm. 34÷36.

Conveniente è sempre la rispolatura della trama, eseguita su macchine automatiche, in confronto dell'applicazione diretta delle spole di filatura; la spesa per l'avvolgimento su rocche incrociate e successiva spolatura è largamente compensata dal risparmio di manodopera per applicare la spola e togliere il tubetto vuoto, dalla maggiore e miglior resa a telaio e dalla maggiore produzione in filatura, che può impiegare i grandi tubetti di water in luogo dei piccoli di trama. Le spole così preparate con la riserva per il tastatore contengono una quantità maggiore di filato di quelle che provengono direttamente dal filatoio e sono più compatte e meglio rifinite. La velocità dei fusi su queste macchine automatiche raggiunge i 5000 giri al minuto ed una testa serve, di solito, ad alimentare due telai di cm. 110 di pettine.

La roccatura si fa su rocche coniche incrociate con macchine che possono raggiungere, secondo la qualità ed il titolo dei filati, i 500 m. di avvolgimento al minuto; si dà la preferenza a quelle che logorano meno il filato. La produzione per operaia non è data dalla velocità di avvolgimento, ma dalla grandezza della spola di filatura. Si calcola che occorra una testa d'incannatoio a ogni telaio da cm. 110 di pettine per ordito e trama.

L'orditura si fa ovunque ormai a mezzo di orditoi a grande velocità, muniti di cantra a rocche incrociate e arresto elettrico automatico; velocità utile fino a 300 e più metri al minuto. Un orditoio, con doppia cantra, può alimentare circa 300 telai (altezza media cm. 110 di pettine).

Buoni orditoi, cantre e rocchettiere si fabbricano in Italia; le spolettiere automatiche invece sono ancora di produzione estera.

Nella fase di imbozzimatura (v. appretto, in questa App.), per gli orditi greggi si usa in Italia, per lo più, l'asciugamento diretto su tamburi di rame riscaldati; da qualche tempo ci si orienta verso l'asciugamento ad aria calda (già in uso per i filati colorati), sistema che lascia il filato più rotondo e più elastico; con le moderne macchine ad aria calda, si può raggiungere e anche superare la produzione di quelle a tamburo (kg. 300 di catena incollata all'ora). In America, al contrario, si propende ancora per l'asciugamento diretto su tamburi di rame, eseguito con macchine perfezionate.

Per l'operazione di incorsatura oggi trovano largo impiego, anche in Italia, le macchine con le quali una sola operaia provvede simultaneamente a passare i fili di ordito nei licci, nelle lamelle del guardia-ordito e nel pettine; produzione circa 1000 fili all'ora. Sempre più usate le macchine annodatrici.

Organizzazione tecnico-economica di una tessitura (XI, p. 727). - In tutto il mondo ferve lo studio per trovare sistemi di produzione sempre più perfetti ed economici, dato l'alto costo della manodopera. Per i tessuti comuni di cotone (tele e madapolam), fabbricati in Italia con titoli medî di filato (fino al 32), prima della seconda Guerra mondiale si calcolava che sul prezzo totale del prodotto il 65÷70% era rappresentato dal costo della materia prima (cotone sodo) e il 30÷35% dalle spese di lavorazione. Attualmente, per gli stessi tessuti, la materia prima grava in ragione del 30÷35% e le spese di lavorazione del 65÷70%.

Notevole influenza ha sul costo di lavorazione dei manufatti il numero dei telai che viene affidato ad ogni operaia, che prima della guerra era stabilito in metri 17,60 di pettine a paga normale, mentre nel dopoguerra tale limite non è ancora stato raggiunto. Per l'Italia la retribuzione contrattuale giornaliera di una filatrice, nella provincia di Milano, è passata da L. 9,09 nel 1938 a L. 995,65 nel 1947 e quella di una tessitrice da L. 10,18 a L. 995,65.

Per la rifinitura dei tessuti di cotone, che ha fatto molti progressi in questi ultimi anni, v. appretto, in questa App.

Per i fabbricati di filatura e tessitura si adotta in generale il sistema della doppia campata in cemento armato a grandi vetri. Per le filature, una misura comune è di m. 7 tra le colonne con la campata di m. 12. Per le tessiture, tenuto conto che i subbî dell'ordito hanno ora un diametro di cm. 60, lo spazio tra le colonne deve essere di m. 4,50 (oppure il doppio), in luogo di m. 3,50÷3,80 delle vecchie tessiture, in modo che tra un telaio e l'altro possa passare comodamente il carrello porta-subbî; l'ampiezza della doppia campata è naturalmente determinata dall'altezza dei telai.

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