Costellazione

Enciclopedia Dantesca (1970)

costellazione

Giovanni Buti-Renzo Bertagni

Il termine vale " aggruppamento di stelle " sulla sfera celeste e ricorre in Pd XIII 20, XV 21, e Cv IV XXI 7. D. inoltre considera l'insieme delle stelle dell'ottava sfera: Dico che lo Cielo stellato ci mostra molte stelle: ché, secondo che li savi d'Egitto hanno veduto, in fino a l'ultima stella che appare loro in meridie, mille ventidue corpora di stelle pongono, di cui io parlo (Cv II XIV 2). Queste 1022 stelle il cui numero è irrilevante rispetto alle nostre conoscenze, gli antichi credevano fossero poste tutte nella superficie interna della stessa sfera (l'ottava) e che perciò si trovassero a uguale distanza dal centro della terra (mentre sappiamo che sono a distanze enormemente diverse da noi e fra di loro). Le stelle più luminose e i più grandi raggruppamenti di stelle - detti c. - visibili a occhio nudo, furono ben conosciuti dagli antichi, che dettero loro figura e nome tuttora vigenti. Queste c. secondo Tolomeo si distribuiscono in tre zone principali: 12 nella zodiacale, 21 nella boreale o artica, 15 nell'australe o antartica. La più importante è la zona dello Zodiaco, una fascia celeste di 360°, larga 18°, 9° a nord e 90 a sud dell'eclittica: più importante perché è legata all'eclittica (cioè alla circonferenza percorsa dal sole nel suo giro annuo attorno alla terra) e quindi alle stagioni - e alla vita agricola - e anche ai mesi, in quanto lo Zodiaco è diviso in 12 parti, perché 12 sono i giri del cielo che la luna compie mentre il sole compie il suo.

D. ricorda pressoché tutte le c. dello Zodiaco, ma naturalmente più volte le più famose come l'Ariete e la Libra, nelle quali l'eclittica s'incontra con l'equatore perciò segnano i due equinozi, e il Cancro e il Capricorno, nelle quali l'eclittica più si allontana dall'equatore e segnano così i due solstizi. L'Ariete è il più ricordato perché con questa c. si trova congiunto il sole durante la settimana del viaggio di D. (25-31 marzo o 8-14 aprile). Importanza singolare hanno i Gemelli, in quanto D. è nato al tempo in cui il sole è congiunto con essi (1/3 di maggio - 2/3 di giugno) e ne ha subito particolarmente l'influsso: e appunto nei Gemelli approda quando giunge all'ottava sfera (Pd XXII 112-120).

Delle c. boreali D. ricorda naturalmente le Orse - la Maggiore, che chiama anche il Carro, e la Minore - e, con allusione mitologica, Boote (Pd XXXI 31-33). Delle c. australi, che D. contempla per la maggior parte del suo viaggio in quanto resta tre dì e tre notti nel Purgatorio, le dice più belle e brillanti di quelle del nostro cielo, senza ricordarne alcuna per nome: e probabilmente si è parlato invano dagli studiosi della Croce del Sud (Pg I 22-24).

Costellazione e Segni. - Utile è un accenno al rapporto fra c. e segni, che implica una diversa impostazione dei calcoli relativi all'astronomia dantesca - a cominciare dalla data del viaggio - e una diversa valutazione della validità scientifica dei dati che D. ci ha forniti. Quando D. dice che durante il suo viaggio il sole era nell'Ariete (e direttamente o indirettamente lo dice assai spesso), intende nella ‛ costellazione ' o nel ‛ segno ' dell'Ariete? I segni sono i 12 scomparti dell'estensione di 30° ciascuno (360°:12=30°) in cui è diviso lo Zodiaco, a partire dal punto equinoziale di primavera o ‛ punto gamma '. Le c. sono i gruppi di stelle che occupano quegli scomparti. A causa della precessione degli equinozi le c. hanno cambiato lentamente posizione: sicché oggi l'Ariete è nello scomparto del Toro e in quello dell'Ariete ci sono i Pesci, poiché tutte le c. sono slittate di 30º a est rispetto ai tempi antichi. Al tempo di D. i gradi dello slittamento erano 20 secondo l'astronomo dantista F. Angelitti. Il problema è se D. ha tenuto conto di tale slittamento. Diremmo grosso modo che i dantisti-scienziati propendono per il sì, i dantisti-letterati per il no (per questo cfr. G. Della Valle, Il senso geografico-astronomico, Faenza 1869, 150-151; F. Angelitti, Sulla data del viaggio dantesco, Napoli 1897, 40; M. Porena, Inferno, Bologna 1946, 15; I. Capasso, L'astronomia nella D. C., Pisa 1967, 23).