COSTANZO I Cloro

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

COSTANZO I Cloro (C. Flavius Valerius Constantius)

D. Faccenna
R. Calza

Imperatore romano. Fondatore della dinastia dei secondi Flavî.

Nato nell'Illirico (non si conosce l'anno preciso), nel 289 sposa la figliastra di Massimiano, Flavia Massimiana Teodora, da cui ebbe sei figli. Precedentemente aveva avuto a Naisso da Flavia Elena il futuro Costantino il Grande. Adottato da Massimiano, è Cesare il 1° marzo 293 con la diocesi della Gallia. All'abdicazione di Massimiano, 1° maggio 305, viene proclamato Augusto. Muore poco dopo, nel luglio 306, ad Eboracum (York, Britannia) a 56 anni circa; è sepolto forse a Treviri ed ha la consacrazione (Divus Constantius).

La tradizione letteraria (Malalas, xii, 313, 4, p. 77, Schenk) quasi nulla ci ha tramandato sull'aspetto di C., tranne che egli era di alta statura, magro, dal fine naso. Lattanzio (De mortib. persecut., cap. 20, 1) aggiunge che era di salute cagionevole, dal colorito pallido; ebbe infatti il soprannome di Chlorus negli scrittori bizantini.

Dalle monete scelte di Maurice (i, tav. iii) seguendo strettamente il criterio base della sua ricerca, cioè considerando le emissioni delle zecche dipendenti direttamente dall'imperatore, l'effigie di C. risulta ben determinata: testa forte, più alta che larga, occhi grandi, naso lungo e curvo al centro, separato dalla fronte per una caratteristica incavatura, l'arco delle sopracciglia accentuato, mento massiccio sporgente, barba e capelli tagliati corti alla moda tetrarchica. Questi medesimi tratti, ma più appesantiti, invecchiati, compaiono nelle monete emesse dopo l'innalzamento di C. ad Augusto e per la sua consacrazione (R. Delbrück, Ant. Porphyrwerke, p. 124 s., tav. 58, 5, medaglione aureo del 306, Treviri; J. J. Bernoulli, p. 200, Münztaf., vii, 16, medio bronzo, Divus Constantius con capo velato).

Il ritratto si differenzia nettamente da quello degli altri imperatori tetrarchici, mentre mostra indubbia somiglianza con le effigi dei discendenti Flavî.

L'identificazione del ritratto di C. tra i monumenti della plastica, costretta a basarsi soltanto sulle monete, pur prestandosi queste ad un esame in modo del tutto favorevole, resta attualmente ancora nel campo delle ipotesi e delle probabilità. Scarsa utilità iconografica per la quasi totale distruzione del volto ha la identificazione proposta per due monumenti ufficiali del 303 d. C., la base dei Vicennalia nel Foro Romano e l'arco di Galerio a Salonicco, mentre convenzionali rimangono i tratti dei volti dei tetrarchi nei gruppi di porfido di Venezia e della Biblioteca Vaticana. Il Delbrück identificò; C. nel ritratto marmoreo, velato capite, del Museo Torlonia di Roma, rinvenuto nel 1825 nel circo di Massenzio sulla via Appia. Seguirono questa identificazione il Bernoulli, il Graeven, lo Hönn. Recentemente essa è stata respinta da R. Calza e da H. P. L'Orange. Quest'ultimo, invece, seguito da F. Poulsen, riconosce C. nel cosiddetto Massimino Trace a Berlino, e in una testa marmorea di Copenaghen: due repliche, provenienti ambedue da Roma, di un originale perduto. Ed invero esistono tratti comuni tra queste e le effigi sulle monete. La verisimiglianza di tale identificazione viene rafforzata dalla parentela fisionomica di questo tipo con quelli degli altri imperatori Flavî (cfr. la testa di Berlino con quella bronzea dei Conservatori: H. P. L'Orange, Studien, fig. 164). Per quanto la proposta avanzata dal L'Orange presenti più elementi convincenti, tuttavia la identificazione del ritratto di C. rimane un problema aperto.

L'identificazione, del Bruzza, di C. nella figura a destra di quella centrale sul frammento di tazza di vetro nell'Antiquarium Comunale di Roma rappresentante i vicennali di Diocleziano, è respinta da H. Fuhrmann. D'altro canto il ritratto è di per sé molto poco significativo per il tipo pressoché identico nelle tre figure conservate.

Il dittico di Londra con la consecratio non rappresenta C. (secondo quanto sostenne il Graeven), ma Antonino Pio, come ha dimostrato il Delbrück.

Monumenti considerati. - Ritratto nel Museo Torlonia: R. Delbrück, Ant. Porphyrwerke, p. 125 ss., tav. 62 a d; Monum. Torl., tav. 159, n. 611; J. J. Bernoulli, ii, 3, pp. 200, 208 s.; H. Graeven, Heidnische Diptychen, in Röm. Mitt., xxxviii, 1913, p. 302; K. Hönn, Konstantin d. Gr., Lipsia 1945, tav. vii; R. Calza, Una statua imperiale del IV sec. nel Museo Ostiense, in Bull. Com., lxxii, 1946-49, p. 87 ss., nota 23, figg. 4 e 5; H.P. L'Orange, Zum römischen Porträt für konstantinischer Zeit, in Symbol. Osl., Suppl. iv (Serta Rudbergiana), 1931, p. 40, n. 3; Studien, p. 105, nota 1; Massimino Trace di Berlino: H. P. L'Orange, Studien, p. 32, n. 10, figg. 76, 78, p. 104, Kat. n. 32. Testa marmorea a Copenaghen: H. P. L'Orange, Studien, p. 32, n. 11, p. 104 s., Kat. n. 33; Arndt-Bruckmann 56o; F. Poulsen, Célèbres visages inconnus, in Rev. Arch., xxxvi, 1932, p. 73 ss., fig. 21. Frammento di tazza vitrea nell'Antiquarium Comunale di Roma: L. Bruzza, in Bull. Com., x, 1882, p. 188 s., tav. xx; H. Fuhrmann, Studien zu den Consulardiptychen verwandten Denkmälern, 1. Eine Glasschale von d. Vicennalienfeier Const.s des Gr. zu Rom im Jahre 326 n. Ch., in Röm. Mitt., liv, 1939, p. 161. Dittico di Londra: H. Graeven, op. cit., p. 271 ss., tav. vii; R. Delbrück, Consulardiptychen, 1929, p. 227, n. 59.

(D. Faccenna)

Si potrebbe riconoscere C. C. sui due tondi N-O-E dell'Arco di Costantino, nell'immagine finora ritenuta di Licinio. Appare infatti più giustificata e logica, sul primo monumento glorificante la vittoria del giovane imperatore, la presenza del padre defunto, proclamato da poco Divo dal figlio e rappresentato in atto di sacrificare ad Ercole e ad Apollo, i due dèi tutelari proprî della dinastia Erculea e della gens Flavia. Come figlio adottivo di Massimiano, C. C. era infatti chiamato Herculius.

I volti, sebbene rielaborati per trasformarli in quelli di personaggi contemporanei al monumento, accentuando la grave solennità e la velata melanconia conforme ad una immagine postuma, non trovano alcun confronto con il volto di Licinio, mentre invece nel mento rotondo e sporgente, nella curva del naso maschio e volitivo, nell'osso frontale pesante e prominente e nella forma sinuosa della bocca richiamano indubbiamente le effigi monetali di C. Cloro. Non si deve tralasciare lo sguardo volto in alto ed il nimbo intorno al capo, particolarità salienti e proprie della numismatica della famiglia costantiniana.

Se si accoglie l'identificazione del ritratto sull'arco, si può riconoscere il volto dell'imperatore anche in una testa colossale di Stoccolma, che nella sagoma architettonica monumentale e nell'intensità degli accenti plastici, con intonazione astratta e patetica, rievoca l'immagine di C. Cloro divo con riferimento alle monete della consecratio. Impostato su un piano più pacato e più naturalistico appare sempre lo stesso personaggio in un ritratto del Museo Chiaramonti (inv. n. 527), trovato nei pressi della Basilica del Foro di Ostia, datato dal L'Orange agli anni 305 circa e che per l'ovale, lo sguardo febbrile degli occhi infossati, la forma particolare del naso, della bocca e del mento, si accosta notevolmente al volto dell'imperatore noto oltreché sulle monete, soprattutto dai tondi citati dell'Arco di Costantino. Deve essere ritenuta non antica, invece, una testa in bronzo del museo di Monaco, che appare in molte pubblicazioni come immagine di C. Cloro.

Bibl.: E. De Ruggiero, Diz., II, s. v. Constantius Chlorus (E. Ferrero); Pauly-Wissowa, IV, 1901, cc. 1040 ss., s. v. Constantius, n. 1 (O. Seeck); K. Hönn, Konstantin der Grosse2, Lipsia 1945, p. 82 ss.; L. Cantarelli, Per la storia dell'imepratore C. C., in Mem. Pont. Acc., I, 1923, p. 31 ss.; J. Babelon, C. C. et la tetrarchie, in Gazette des Beaux Arts, VIII, 1932, p. 11 ss.; J. Maurice, Numismatique Constantinienne, I, Parigi 1908, p. 34 ss., tav. III; J. J. Bernoulli, Die Bildnisse der römischer Kaiser, II, 3, Stoccarda 1894, p. 199 s.; R. Delbrück, Antike Porphyrwerke, Berlino 1932, p. 121 s., p. 124 ss., tav. 58, 4-6; tav. 62; R. Delbrück, Spätantike Kaiserporträts von Constantinus Magnus bis zum Ende des Westreichs, Berlino 1933, p. 10 ss., fig. 1; H. P. L'Orange, Studien zur Geschichte des spätantiken Porträts, Oslo 1933, p. 104 ss.; id. e A. von Gerkan, Der spätantike Bildschmuck des Konstantinsbogen, Berlino 1939, pp. 165-183.

(R. Calza)