COSTANTINA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi COSTANTINA dell'anno: 1959 - 1994

COSTANTINA (v. vol. II, p. 872)

F. Baratte

È probabilmente da confermare, malgrado fosse stato avanzato qualche dubbio, che C. corrisponda all'antica Cirta, già capitale del re indigeno Siface, trasformata in colonia latina da Cesare nel 46 a.C. dopo la battaglia di Tapso (e affidata a P. Sittius, un avventuriero originario di Nocera, e ai suoi seguaci, i Sittiani), e in colonia romana da Ottaviano, con il nome di Colonia Iulia luvenalis Honoris et Virtutis Cirta.

Inserita fino ad Adriano nella provincia d'Africa, fu poi sottomessa all'autorità del legato della Legio III Augusta, di stanza a Lambesi. Ebbe uno statuto molto particolare (e ben attestato epigraficamente): fino alla metà del III sec. d.C. fu a capo di una sorta di confederazione, la Respublica quattuor coloniarum Cirtensium, con altre tre città: Rusicada, Chullu, Milev. Alla fine del III sec. d.C., Cirta divenne capitale della provincia di Numidia Cirtensis, creata da Diocleziano. Fu poi Costantino a dare il proprio nome alla città (Constantino)·, la provincia allora assunse il nome di Numidia Constantiniana. Rimasta dapprima estranea alla dominazione vandala, C. fu poi riunita (455 d.C.) al regno di Genserico; dopo la riconquista bizantina, fu sede del dux Numidìae.

Nuove precisazioni sono rese possibili da scavi archeologici effettuati in alcune zone, dallo studio delle epigrafi e di alcune classi di materiali, dal riesame di opere di viaggiatori dei secoli scorsi, come il Delamare, e di informazioni fornite da geografi arabi del Medioevo, come al-Bakrīe al-ldrīsī.

Conosciamo, p.es., in maniera più precisa il tipo di culto che si prestava presso il santuario punico di el-Hofra, di cui sono state pubblicate alcune stele, datate esattamente al regno di Massinissa, mentre altre - più rare - presentano iscrizioni greche o latine. Il santuario sembra quindi aver attirato non soltanto la popolazione indigena, che venerava Ba'al e Tanit, ma anche alcuni coloni di cultura greca e/o romana, che identificavano queste divinità con Kronos/Saturno e Caelestis. Della città preromana si sono rinvenuti inoltre resti di un quartiere di abitazione a NE, sulla collina di Sidi Msid, non lontano da altri avanzi poi coperti da costruzioni di età romana; dalla parte opposta, in località Sidi Miṣid, sono stati riportati alla luce resti di un piccolo santuario vicino a una fonte, oggetto di venerazione ancora nell'età moderna; da vari luoghi, inoltre, provengono ceramica e monete.

Per quanto riguarda l'età romana, interessante è un'epigrafe che elenca gli elementi della decorazione del presunto Capitolium. Altre: iscrizioni, nonché testi letterari, menzionano foro, santuari, terme, teatro, anfiteatro, un arco e inoltre numerose statue in marmo, in bronzo e anche in argento, frutto - spesso - della munificenza di ricchi abitanti: si sono effettivamente rinvenuti resti di un arco tetrapilo e di un edificio termale, nonché - all’esterno della città - tratti di acquedotto. Ma soprattutto - sempre all'esterno della città - si sono scoperti avanzi di grandi residenze, decorate con mosaici, in località Kudiat Ati (trionfo di Nettuno degli inizi del IV sec. d.C., ora al Louvre) e, più di recente, sulla collina di Sidi Miṣid (grande pavimento con nuotatori, che ricorda alcuni esemplari pompeiani).

Il cristianesimo sostiene un ruolo importante a C.: nel 256 la città è già sede episcopale; suoi rappresentanti partecipano al concilio di Cartagine; agli inizi del IV sec. essa è decisamente donatista. I testi menzionano diversi luoghi di riunione (una domus e una casa maior) così come un’area martyrorum. Il verbale di un processo di confisca dei beni di una chiesa di Cirta, nel corso delle persecuzioni del 303, ne descrive il «tesoro»: libri sacri, vasellame liturgico prezioso, lucerne, abiti. Infine due basiliche erano state individuate in passato, una a Sidi Mabruk, l'altra in una moschea della casba, con pavimentazione a mosaico.

Bibl.: A. Delamare, Exploration scientifique de l'Algérie pendant les années 1840-1845, Parigi 1850, tavv. CXIII-CLIX; H. G. Pflaum, Inscriptions latines de l'Algérie, II, Parigi 1957, pp. 40-41; M. Leglay, Saturne africain. Monuments, II, Parigi 1966, pp. 22-31; A. Berthier, Une mosaïque solaire à Constantine, in Mélanges Carcopino, Parigi 1966, pp. 113-124; id., Du mot Numidia accolé aux noms antiques de Constantine, in AntAfr, III, 1969, pp. 55-67; F. Baratte, Le tapis géométrique du triomphe de Neptune de Constantine, in MEFRA, LXXXV, 1973, pp. 313-334 ; A. Berthier, Un habitat punique â Constantine, in AntAfr, XVI, 1980, pp. 13-26; G. Picard, Une mosaïque pompéienne à Cirta, in RA, 1980, pp. 185-187; A. Beschaouch, Le territoire de Sicca Veneria (El-Kef), Nouvelle Cirta, en Numidie Proconsulaire (Tunisie), in CRAI, 1981, pp. 105-122; A. Berthier, La mosaïque de Sidi M'cid (Constantine), in L'Aquitaine. Actes du 104e Congrès National des Sociétés Savantes. Bordeaux 19J9, Parigi 1982, pp. 87-97; J. Gascou, Pagus et castellum dans la confédération cirtéenne, in AntAfr, XIX, 1983, pp. 175-207; F. Bertrandy, M. Sznycer, Les stèles puniques de Constantine, Parigi 1987.