DADDI, Cosimo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

DADDI, Cosimo

Andrea Muzzi

Nacque presumibilmente a Firenze dopo la metà del sec. XVI: nel 1575 era già a Volterra a dipingere le armi del Comune sulle spalliere delle sedie del Consiglio (Cinci, 1885). Questa notizia - insieme alla recente attribuzione (Lazzarini, 1981) della Madonna col Bambino fra i ss. Bartolomeo e Giovanni Battista della chiesa di S. Bartolomeo a Sasso Pisano, datata 1575 - conferma quanto scrive il Baldinucci, secondo il quale il pittore fu condotto a Volterra dal vescovo di questa città Guido Serguidi. Infatti il Serguidi fu nominato nel 1574 (prima, era preposto alla metropolitana fiorentina) ed entrò solennemente nella sua diocesi alla fine dello stesso anno: è credibile quindi che il trasferimento del D. da Firenze avvenisse proprio al seguito del prelato. Bisogna ricordare, comunque, che all'arrivo del Serguidi nella città sono collegate molte iniziative di arricchimento artistico che porteranno, fra l'altro, a commissioni di pitture al Naldini, al Balducci, a Santi di Tito e ad altri artisti fiorentini, alcuni dei quali, come il secondo, soggiorneranno a Volterra per qualche tempo. Naldini, d'altra parte, era stato, secondo il Baldinucci, maestro del Daddi.

Nel 1589 il D. era di nuovo a Firenze dove, secondo il Baldinucci, partecipò all'esecuzione degli apparati per l'ingresso di Cristina di Lorena, sposa a Ferdinando I, dipingendo una grande storia a terr.pera della quale non conosciamo il soggetto (finita poi nel salone della guardia della granduchessa Vittoria), e inoltre alcune figure di Profeti, nel duomo, tra i finestroni del tamburo della cupola, tutte opere perdute. Sempre dal Baldinucci sappiamo che per Cristina di Lorena l'artista affrescò nel cortile della villa medicea della Petraia le Storie di Goffredo di Buglione, antenato di Cristina, alla presa di Gerusalemme (Borea, 1977). Il Baldinucci attribuisce inoltre una di queste storie. senza precisare quale, al Cigoli, e gli affreschi sono oggi talmente malridotti e ridipinti da rendeme difficile un esame stilistico. È molto probabile, che la decorazione risalga al 1590 circa quando la villa fu ristrutturata, e degli stessi anni deve essere la volta affrescata della cappella raffigurante la Gloria dello Spirito Santo (gentile segnalazione di Silvia Meloni Trkulja) finora riferita genericamente al Poccetti, ed a questo in effetti confrontabile per l'invenzione, ma da attribuirsi invece al Daddi.

In quest'opera infatti il pittore manifesta, con qualche garbo, i caratteri formali che gli saranno propri per tutta la sua attività: certe profilature dei volti alla Naldini, le movenze degli angeli che gettano fiori, e i tratti quasi caricaturali di alcune figure (la vecchia dietro s. Caterina da Siena).

Del periodo fiorentino vanno inoltre ricordati: la Madonna del Rosario della chiesa di S. Martino a Bagnolo presso l'Impruneta (scomparsa in tempi recenti, ma che dal Carocci, 1907., sappiamo datata 1590) citata dal Baldinucci come opera che riscosse l'apprezzamento dei membri dell'Accademia del disegno; e il Crocifisso fra la Madonna e s. Giovanni, e in basso i ss. Pietro e Andrea della chiesa di S. Andrea a Morgiano presso Firenze, firmato e datato 1595.

La residenza stabile del'D. a Volterra è accertabile per tutto il resto della sua vita, attraverso documenti e testimonianze pittoriche, a partire dal 1596, anno in cui restaurò (Lessi, 1981) la Madonna del Cavallaro, un affresco di tabernacolo trasportato nella chiesa di s.; Alessandro. Nel 1600 dipinse nel palazzo dei Priori la lunetta della sala del secondo piano, con Madonna col Bambino ed i ss. Giusto e Ottaviano, e nel 1602venne pagato per alcuni festoni ed altri lavori (Cinci, 1885); infine nel 1614, a prova del, suo definitivo inserimento, risulta ammogliato con Maria di Francesco di Giovanpaolo di Volterra (Giachi, 1786). Sei anni dopo fu protagonista di una vertenza con l'Accademia del disegno per non avere eseguito una decorazione, commissionatagli fra il 1602 e il 1608, della Compagnia di S. Michele, forse identificabile con l'Oratorio attiguo alla chiesa di S. Michele (Salvagnini, 1976). Il D., oltre ad essere a Volterra un prolifico pittore religioso, fu impiegato come artista "tuttofare": dal restauro di affreschi, come si è visto, all'esecuzione di festoni, stendardi per compagnie, drappelloni e "ritratti somigliantissimi" (Baldinucci). Con due tavole di soggetto tipicamente volterrano, la S. Attinia e la S. Greciniana della chiesa di S. Alessandro, eseguite nel 1597 (Lessi, 1981), inizia la serie di quadri eseguiti a Volterra.

Di tali opere si dà un elenco: Visitazione di s. Elisabetta nella chiesa di S. Lino (firm. e dat. 1597) e quella in S. Giusto (nella parte superiore della tavola, con raro collegamento iconografico: angeli intorno all'ostensorio), Angelo annunziante fra angeli musicanti (firm. e dat. 1599) e Andata al Calvario nell'oratorio di S. Antonio abate alla Ripa; Crocifisso fra la Madonna e s. Giovanni e due santi inginocchiati nella chiesa di S. Francesco; Storie della vita di Cristo, Presentazione della Vergine e Matrimonio-mistico di s. Caterina, tele inserite nelle lunette della chiesa di S. Lino (nella Disputa al tempio, Autoritratto con cartiglio in mano, firm. e dat. 1618), e nella volta affreschi, molto ridipinti, con Storie di s. Lino.

L'attività artistica del D. è caratterizzata, fin dalle prime opere note, da un monotono repertorio di composizioni, svolte in un'atmosfera dimessa e con forte semplificazione formale, aspetti questi che ricordano certi sviluppi della bottega del Naldini, in particolare del Balducci.

Di queesto ultimo si deve ricordare, per gli influssi sul D.: lo Sposalizio mistico di s. Caterina da Siena (1591 circa; Prato, Pinacoteca com.), in esso si trovano, infatti, oltre agli angeli musicanti o che gettano fiori, simili a quelli del D. nella contemporanea Gloria dello Spirito Santo della Petraia, quei personaggi dimessi e melanconici a cui sembra riferirsi il D. nella Visitazione di s. Elisabetta di S. Lino o in quella di S. Giusto. Un cambiamento in tale formula semplificata è però avvertibile nelle più tarde lunette della chiesa di S. Lino, se si guarda alla maggiore complessità compositiva e ai più decisi contrasti chiaroscurali, elementi stilistici che documentano l'ingenuo tentativo del D. di aggiornarsi forse ai fatti artistici secenteschi della vicina Firenze.

Il D. morì a Volterra (Pisa) durante la pestilenza del 1630.

Dal Baldinucci emerge un giudizio critico anqora oggi condivisibile: "Questo artefice non fu sempre simile a se stesso: perché in vecchiaia, e talvolta ancora ne' migliori tempi della gioventù, fece vedere qualche opera di sua mano non del tutto perfetta". E queste Parole sono le più benevole per definire comunque la modesta levatura artistica del D., al di sotto sicuramente della medietà artistica riscontrabile nel suo tempo, sebbene venga riconosciuto, sempre dal Baldinucci, come il primo maestro del ben più famoso Baldassarre Franceschini detto il Volterrano.

Fonti e Bibl.: F. Baldinucci, Notizie de' prof. del disegno... [1681-1728], III, Firenze 1846, pp. 485 ss.; A. F. Giachi, Saggio di ricerche sopra lo stato antico e mod. di Volterra, ... Firenze 1786, p. 206; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1809], a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 154; A. Cinci, Dall'archivio di Volterra mem. e documenti, Volterra 1885, p. 20; G. Carocci, I dintorni di Firenze, IIFirenze 1907, pp. 159, 324; Una tela del D. in pessime condizioni, in Volterra, IX (1970), 7-8, p. 5 (una Madonna col Bambino fra due santi vescovi nella chiesa di Roncolla presso Volterra: a giudicare dalla riproduzione, di dubbia attribuzione); L. Valori, Il "pittore teologo", ibid., XII (1973), 2, p. 7; G. Salvagnini, Manteristi toscani. C. D., volterrano di Firenze, ibid., XIV (1976), II, pp. 6 s.; E. Borea, La Quadreria di don Lorenzo de' Medici (catal.), Firenze 1977, p. 16; E. Carli, Volterra nel Medioevo e nel Rinascimento, Pisa 1978, pp. 103, 107 s.; F. Lessi-U. Bavoni, Arte a Volterra, Pisa 1980, pp. 28 s.; n. 21 (sull'Angelo annunziante dell'oratorio di S. Antonio alla Ripa, con la data sbagliata 1559); M. T. Lazzarini-F. Lessi, C. D.: S. Attinia e S. Greciniana, in Momenti dell'arte a Volterra (catal.), Pisa 1981, pp. 33 s.; 40 s.; G. Burigana, scheda minist. 09/00156395 dell'11 dic. 1982 della pittura di S. Andrea a Morgiano presso Firenze; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 254; Diz. encicl. Bolaffi d. pittori.. ital., IV, p. 102.

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