Cosenza

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Comune della Calabria (37,86 km2 con 65.623 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata a 238 m s.l.m. all’estremità meridionale del Vallo del Crati, che separa l’altopiano della Sila dalla Catena Costiera, alla confluenza del Busento nel Crati. La pianificazione urbanistica, intervenuta nei primi anni 1970, ha rafforzato la tendenza a uno sviluppo lineare lungo il fondovalle del Crati, determinando una sorta di conurbazione con i centri di Castiglione Scalo e Arcavacata di Rende. L’esodo rurale interno all’area cosentina e la progressiva contrazione dei flussi migratori verso l’esterno hanno determinato, fino al 1981, una crescita demografica tumultuosa (la popolazione è quasi raddoppiata dal 1951), che tuttavia, al censimento del 1991, ha fatto registrare una brusca inversione di tendenza (–17%), proseguita, sebbene meno rapidamente, negli anni 1990, per effetto di processi di decentramento insediativo e funzionale al di fuori del capoluogo. La struttura produttiva è legata al settore primario, con debole industrializzazione (nei rami alimentare, cartario, poligrafico, dell’abbigliamento, dell’arredamento, dei materiali da costruzione) e terziarizzazione per lo più limitata ai servizi banali, nonostante l’impulso fornito dalle ormai consolidate attività di ricerca dell’ateneo locale. Notevole il movimento turistico.

Occupata nel 330 a.C. da Alessandro di Epiro, fu sottomessa dai Romani nel 204 a.C. Subì l’invasione di Alarico, la guerra greco-gotica, fu invasa dai Longobardi di Benevento e poi riconquistata dai Bizantini nel 9° secolo. Risorse in età normanna e sveva e nel 14° sec. con gli Angioini, che la fecero sede dell’amministrazione demaniale della Sila. Nel 1458-59 partecipò alla rivolta dei contadini silani contro gli Aragonesi, subendo una forte repressione. Durante la dominazione spagnola decadde economicamente. L’attività dell’accademia cosentina, fondata nel 16° sec., ebbe notevole influsso sulla cultura del Mezzogiorno. Nel 1799 il patriziato cittadino vi proclamò la Repubblica. C. partecipò ai moti costituzionali (1813; 1829; 1837) e importanti furono i moti mazziniani del 1844 che ispirarono la sfortunata impresa dei fratelli Bandiera.

Provincia di C. È la più settentrionale e la più vasta (6710 km2 con 690.503  ab. nel 2020 e 150 comuni) delle province calabresi e, dopo Crotone, la meno densamente popolata, soprattutto a causa del forte movimento migratorio, attenuatosi nel decennio 1980-90, ma sensibilmente ripreso già verso la fine degli anni 1990 e dal 2000 quando ha riassorbito la flessione del capoluogo. Comprende tre unità geografiche ben definite: la Piana di Sibari, tra il gruppo montuoso del Pollino e l’altopiano della Sila; la Catena Costiera, lungo il Tirreno; e infine il Vallo del Crati. L’agricoltura (cereali, uva da vino, olive, barbabietole, patate, agrumi, ortaggi e frutta) è la principale risorsa economica, pur in presenza di una limitata produttività del lavoro, a causa dell’estrema frammentazione del settore in piccole unità. L’industria riveste un interesse modesto, nei centri maggiori vi sono impianti attivi nei rami alimentare, conserviero, dei materiali da costruzione, della lavorazione del legno. Sono state avviate nel Cosentino iniziative di investimento negoziate fra imprenditori e amministrazioni locali, che rappresentano alcuni fra i più ampi interventi promossi a favore della regione calabrese. Nonostante un appara;to terziario ancorato a strutture tradizionali, il turismo si va potenziando grazie alla valorizzazione delle notevoli risorse paesaggistiche e culturali locali.

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