CORSICA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1994)

CORSICA

J.A. Cancellieri

(franc. Corse)

Grande isola del mare Tirreno settentrionale e regione francese suddivisa in due dip. (Haute-Corse e Corse-du-Sud), che corrispondono pressoché esattamente alle regioni storiche del Cismonte, o Banda di Dentro, e del Pumonti, o Banda di Fuori.La storia medievale della C. si apre nel sec. 5° con l'occupazione dei Vandali di Genserico, che sottrassero l'isola - scarsamente abitata in ragione della povertà del suolo - alla dominazione romana; occupata dai Bizantini nel 534, rimase in possesso dell'amministrazione di Costantinopoli fino al 725, quando passò ai Longobardi. Dopo una confusa fase di transizione che vide la C. più volte colpita dalle scorrerie dei saraceni e contesa tra il papato e Pisa, alla fine del sec. 11° l'isola entrò definitivamente nell'orbita politica, linguistica, culturale e artistica pisana. Già dagli inizi del secolo seguente la C. fu però oggetto delle mire espansionistiche di Genova, che ottenne dapprima il controllo su metà delle sedi episcopali e quindi - dopo l'occupazione di Bonifacio (1195) e la disfatta pisana della Meloria (1284) - il sostanziale dominio dell'isola, conservato, sia pure tra alterne vicende e in forme diverse, per oltre cinquecento anni, fino al 1789, quando l'Assemblea nazionale proclamò l'unione della C. alla Francia.I monumenti civili e religiosi e le strutture insediative dell'Alto Medioevo in C. non sono documentati praticamente da alcuna fonte. Le poche conoscenze e le numerose ipotesi sono dunque il frutto di scoperte fortuite, di una modesta tradizione erudita, di un'archeologia tradizionale attiva, ma condotta con metodi di scavo ormai superati, e, solo da pochi anni, di una ancor timida archeologia scientifica degli insediamenti e delle strutture politiche e religiose, che ha interessato finora un ambito territoriale molto limitato. Sul sito di Castellu a Corte, nel centro dell'isola, è stato per es. indagato un intero insediamento abbandonato verso la fine del 6° secolo.Le origini dell'architettura religiosa corsa nell'Alto Medioevo appaiono oggi rese ancora più oscure da un vivace dibattito di natura archeologica, tuttora aperto. Così il complesso religioso di Mariana, secondo Moracchini-Mazel (1967b), che lo ha scoperto, è da interpretarsi come propriamente paleocristiano e in particolare i mosaici della basilica e del battistero sarebbero databili a suo avviso alla fine del 4° o agli inizi del 5° secolo. Al contrario altri, segnatamente Pergola (1981), hanno proposto una datazione nettamente più tarda, alla fine del sec. 5° o agli inizi del successivo; non riconoscendo nella stratificazione delle città episcopali la traccia delle distruzioni causate dalle invasioni barbariche, questi ultimi studiosi ipotizzano l'esilio, tanto in C. quanto in Sardegna, di vescovi che non avevano abiurato il cattolicesimo e che sarebbero stati quindi i plausibili ispiratori di costruzioni del tipo di quelle di Mariana. Secondo questa ipotesi la prima cattedrale di Mariana, ma anche quella di Sagona e la primitiva chiesa di S. Amanza presso Bonifacio, potrebbero essere attribuite all'inizio del sec. 6°, prima della riconquista bizantina dell'isola, allora dominata dai Vandali.Di eccezionale valore risultano, per la conoscenza dell'architettura religiosa del tempo della ricristianizzazione e dello sviluppo del primo monachesimo, le lettere di Gregorio Magno riguardanti la C. (Ep., I, 52; I, 78; VI, 22; PL, LXXVII, coll. 514, 532, 813). Nel 596 il papa, indirizzandosi a Pietro vescovo di Aleria, ricorda di avere ordinato di costruire nella località detta Nigeuno una basilica e un battistero dedicati ai ss. Pietro e Lorenzo; l'anno seguente Gregorio Magno autorizza lo stesso vescovo al possesso di una residenza episcopale in una chiesa situata in prossimità. La maggioranza degli storici riconosce nelle rovine della chiesa abbandonata di S. Petruculu d'Accia nei dintorni di Quercitello l'edificio costruito per ordine del papa. La base dei muri e una parte dell'abside risalgono alla fase originaria e sono state ritrovate anche le tracce di una cancellata e di una recinzione corale. Moracchini-Mazel (1967a, I, pp. 14-15) assume questa fase del S. Petruculu d'Accia come punto di partenza della sua interpretazione cronologica - fondata unicamente su osservazioni stilistiche e di tecnica costruttiva - di tutta l'arte preromanica e romanica della Corsica. Tuttavia, queste murature sono di una estrema rozzezza: le pietre appaiono frantumate piuttosto che tagliate, salvo che negli angoli, dove l'apparecchiatura è assai accurata; negli edifici della piena epoca romanica, invece, la tessitura muraria presenta grandi lastre di rivestimento sottili, accuratamente accostate le une alle altre a giunto vivo su di un nucleo centrale di conglomerato.L'apparecchiatura muraria della chiesa di S. Giovanni Battista a Prunelli di Fiumorbo, prima pieve corsa conosciuta, è simile a quella di S. Petruculu d'Accia: pietre sommariamente squadrate nella maggior parte dell'edificio, ma ben tagliate nei cantonali e nell'arco trionfale. Altre chiese od oratori sembrano avvicinarsi a questi due esempi di epoca altomedievale in base al confronto tra le murature. Un primo gruppo, compreso tra la metà del sec. 7° e la metà dell'8°, includerebbe S. Quilico a Bisinchi, S. Pietro a Talasani, S. Rocco a Saint-Florent, S. Reparata a Bonifacio, S. Maria e S. Lorenzo a Pietroso, S. Maria ad Alando, S. Lucia a Conca, la prima fase costruttiva della chiesa di S. Giovanni Battista a Carbini, S. Nicolao a Sermano, S. Maria d'Arca a Muracciole, S. Giovanni Battista a Giuncaggio, S. Giovanni Battista pieve di Castello a Ghisoni, S. Michele a Castellare di Mercurio.In un periodo successivo, che potrebbe comprendere i secc. 9° e 10°, le tecniche costruttive cambiarono: si impiegarono pietre di piccolo modulo, tagliate più regolarmente a martellina e disposte per piani di posa successivi che disegnano assise orizzontali di regolarità variabile. Non vennnero più usate pietre frantumate gettate senza alcun ordine nella malta, ma si tagliarono piccoli blocchi quadrangolari, cercando di disporli in filari regolari. È questo il caso, per citare gli esempi più antichi, del S. Salvatore de l'Aquaio a Favalello, di S. Maria a Ortale d'Alesani o del S. Giovanni Battista, pieve di Lota. A S. Giovanni di Venacu a Corte e a S. Maria, antica pieve di Covasina a Serra di Fiumorbo, compare un'elegante disposizione dei conci, che caratterizza anche altre chiese pievane, forse da datarsi intorno al sec. 10°, come S. Maria di Rescamone, pieve di Rostino in valle di Rostino, S. Maria a Moriani o S. Petru Vechju a Pieve nel Nebbiu. A S. Agostino di Chera a Sotta e soprattutto a S. Cervone, pieve di Prato in Ghjuvellina, e a S. Pancrazio, pieve di Casinca a Castellare di Casinca, si afferma la pratica dell'impiego di veri e propri letti di posa orizzontali, che in seguito andò generalizzandosi, creando un sistema valido anche dal punto di vista estetico, basato sull'alternanza di assise di minore e maggiore spessore, fatte di lastre disposte con grande regolarità. Solo verso la fine del sec. 11° venne introdotta la policromia delle fasce orizzontali con lo scopo di sottolinearne gli aspetti decorativi.La decorazione scultorea della C. preromanica è particolarmente grossolana, sia che tenda a sottolineare l'espressività del rilievo, come nell'acquasantiera e nel timpano di S. Maria di Rescamone a Valle di Rostino, sia che rimanga incisa e semplicemente lineare, come nell'arco trionfale di S. Maria Assunta, pieve di Rosulu a Olmeta di Tuda. A S. Maria a Mela e soprattutto a S. Maria Assunta di Santa Maria Siché comparvero, probabilmente alla fine del sec. 9° o nel 10°, le più antiche cornici ad archeggiature e modiglioni di tutta l'isola.Nel corso del sec. 11° fece la sua comparsa in C. il Romanico pisano, che progressivamente - la cronologia proposta da Moracchini-Mazel (1967a; 1972a) è forse troppo rigida - raggiunse una certa maturità. La tecnica muraria andò perfezionandosi nel taglio e nell'apparecchiatura della pietra: le lastre di scisto o di granito si fecero sempre più regolari e i conci degli archi meglio tagliati. Nel caso della Tribuna di Prato in Ghjuvellina tale situazione non è ancora ben definita: l'apparecchiatura è assai accurata, tuttavia i blocchi non sono disposti a giunto vivo, ma prevedono piccole lastre destinate a regolarizzare le assise; la maggior parte dei fori di ponte risulta dallo scostamento di queste ultime. L'esame stilistico delle facciate permette di notare già un reale progresso nella precisione del taglio e delle commessure delle pietre, per es. nella seconda fase costruttiva di S. Maria di Canovaria a Pruno. A S. Quilico d'Olcani e a S. Michele di Sisco sono rimarchevoli la qualità delle absidi con muratura a fasce e la comparsa della policromia. A S. Andrea di Figari anche il taglio della pietra diviene accurato: le lastre di rivestimento sono a giunto vivo, il timpano occidentale è decorato da una croce traforata, l'arco trionfale è a doppio risalto, l'apparecchio murario è assai regolare. In questo monumento la maggior parte dei fori di ponte è costituita da un taglio praticato in un angolo delle lastre di granito; tale sistema non è adottato a S. Giovanni, pieve di Armitu a Calenzana, dove il taglio delle lastre di granito giallo e la loro giustapposizione sono assai regolari, con alternanza di assise di maggiore e di minore spessore.Analoghi progressi della tecnica costruttiva si possono notare nella facciata di S. Maria di Rescamone a Valle di Rostino, a S. Maria, pieve di Ostricone a Palasca, o nella facciata occidentale della chiesa di S. Maria Assunta a Casalta. Nei Ss. Pietro e Paolo, pieve a Lumio, la decorazione dell'abside con un gioco di cerchi e di losanghe a incavo sotto arcature può essere confrontata con quella delle absidi, databili al pieno sec. 11° o alla fine del medesimo, di alcune chiese di Pisa (S. Cristina, S. Piero a Grado e soprattutto la cattedrale).Sebbene sia forse un po' più antica, anche l'abside della chiesa di S. Parteo di Mariana, distante solo qualche centinaio di metri dalla cattedrale di S. Maria Assunta, sembra rivelare un certo progresso nella ricerca di un equilibrio estetico tra i diversi elementi costitutivi della decorazione. L'armonia in questo caso è data dal ritmo delle semicolonne addossate, fra le quali si notano alcuni fusti di colonne antiche, dalla perfetta commessura delle lastre di rivestimento, dalla distribuzione delle aperture, dalla fine cesellatura degli archi e dalla scultura dei capitelli a grandi foglie. Si può inoltre già osservare qui l'impronta dei maestri muratori toscani, evidente in seguito in alcuni dei più prestigiosi monumenti, che recano testimonianza del transito di artisti e maestranze, di architetti e scalpellini, tra Pisa e la Corsica.Il 1119 - anno della consacrazione di S. Maria Assunta detta la Canonica, cattedrale di Mariana, avvenuta in presenza dell'arcivescovo di Pisa - offre per la prima volta un prezioso punto di riferimento per una cronologia su base stilistica dell'arte preromanica e romanica della Corsica. La basilica (lunghezza m. 35), a tre navate coperte a tetto, è orientata a E, al pari della maggior parte delle chiese medievali dell'isola. Le lastre di calcare scistoso, che costituiscono il paramento murario, producono un effetto policromo. La facciata occidentale, di proporzioni equilibrate e d'aspetto sobrio e austero, è fiancheggiata da pilastri posti alle estremità; al centro si apre un portale sormontato da un arco a tutto sesto, i cui conci decorati da motivi geometrici delimitano un timpano privo di decorazione; l'architrave, poggiante su due pilastri, è decorato da motivi a intreccio. La navata centrale, più larga e alta delle laterali, termina verso E con un'abside semicircolare coperta da un semicatino e preceduta dalla campata del coro voltata a botte. Le tre navate sono separate da due file di sette pilastri a base rettangolare, tranne i due orientali cruciformi. L'accesso è consentito, oltre che dal portale occidentale, anche da tre porte laterali; il santuario è illuminato da più file di finestre a feritoia. Un campanile quadrato, oggi pressoché raso al suolo, era in origine accanto al muro meridionale in corrispondenza dell'angolo sud-est. In un secondo tempo l'insieme fu completato sul lato meridionale da un palazzo episcopale e canonicale, da cui appunto il nome di Canonica; gli scavi ne hanno rivelato le fondazioni, costituite da due lunghi corpi di fabbrica disposti ad angolo retto in maniera da ricavare una corte quadrata a ridosso della chiesa.S. Maria Assunta presso Saint-Florent, antica cattedrale della diocesi di Nebbiu, rappresenta, insieme con quella di Mariana, alla quale si avvicina per il partito architettonico, uno dei principali monumenti della Corsica. Menzionata per la prima volta nel 1176 (Moracchini-Mazel, 1967a, I, p. 95), essa differisce dalla Canonica per il materiale completamente monocromo impiegato, il calcare bianco, e per la decorazione più ricca, con sottili semicolonne addossate all'abside al posto dei pilastri, con cornici decorate su tutto il perimetro dell'edificio, con sculture su ciascun lato delle arcate cieche in facciata e sui capitelli delle colonne e dei pilastri che separano le tre navate. Per composizione e grammatica decorativa - a motivi talvolta geometrici talvolta animalistici -, i capitelli del corpo longitudinale dell'antica cattedrale di Nebbiu formano un insieme di una certa originalità, che evoca in qualche misura alcune chiese pisane. Motivi simili sono attestati in questa città nel corso del sec. 12°, soprattutto le serie di crochets e le volute angolari, mentre più rari sono le figurazioni zoomorfe nello stile di Nebbiu, i nodi ofidici e in particolare il leone passante.Nel sec. 12°, nell'ambito di una continuità stilistica assai evidente, compare dunque una netta tendenza all'arricchimento della decorazione. La chiesa di S. Giovanni Battista in valle di Bisughjé presso Grossa, in cui si ritrova un'eccellente tecnica di taglio del granito, presenta una facciata di elegante composizione, che mostra una base modanata, una porta sormontata da un arco rialzato inquadrato da un fregio e un timpano ornato di nove archeggiature cieche, decorate da bacini ceramici oggi scomparsi. Tutt'intorno all'edificio corrono arcature, in cui ogni archetto è realizzato con un solo concio scavato a semicerchio, che poggiano su modiglioni sobriamente decorati con foglie stilizzate, crochets e teste umane. La pieve di S. Giovanni Battista a Carbini, a navata unica ma fiancheggiata da un campanile isolato a N-E dell'abside, offre anch'essa un esempio di accurata tessitura muraria in granito. Un'elegante cornice sottolinea il tetto della navata e dell'abside; nel punto di giunzione degli archi modanati compaiono modiglioni decorati da motivi floreali, oppure da teste animali o umane; restano inoltre alcune tracce di bacini ceramici. Nella facciata occidentale la parte superiore del timpano è sottolineata da un fregio modanato e decorato da due serie di sette arcature poste ai lati della tradizionale croce scanalata sommitale. La chiesa di S. Giovanni Battista, pieve di Tallà a Poggio di Tallano presso Sainte-Lucie de Tallano, presenta un'abside dai modiglioni assai semplici, più sbozzati che scolpiti. Ciò nonostante, alla sommità dei muri perimetrali si staccano crochets, maschere umane o protomi bovine, mentre sotto gli archi delle cornici rimangono tracce dell'originaria presenza di bacini ceramici. A S. Giovanni Battista, pieve di Cinarca a Sari d'Orcino, si ritrovano la stessa qualità della tessitura muraria e la medesima eleganza di proporzioni, sottolineate dai pilastri angolari e dalla cornice decorata di archetti che inquadrano conci tagliati in forma di mezzaluna, con oculi circolari che contenevano bacini ceramici nella zona orientale. La chiesa di S. Maria Assunta a Santa Maria Figaniella presenta sulla facciata occidentale il timpano decorato da sette arcature di dimensioni ineguali, dal profilo leggermente spezzato. La cornice è composta di archetti ricavati da blocchi rettangolari; i modiglioni che aggettano in forte rilievo sono decorati da modanature, motivi geometrici, crochets, serpenti, teste d'ariete e maschere umane. Lo sviluppo in altezza dei portali e il profilo spezzato degli archi lasciano supporre una datazione tarda, forse alla fine del 12° secolo.Fu probabilmente sempre nel sec. 12° che fecero la loro comparsa alcune chiese dotate di un piacevole cromatismo, quali S. Michele, presso Murato, e la Trinità, pieve di Aregno, che inaugurarono una serie di edifici policromi, tra cui chiese o cappelle come S. Rinieri, pieve di Pinu a Montemaggiore, S. Cesario a Cateri, S. Nicolao a Pieve, S. Cesario a Rapale o S. Agostino a Bigorno. Le due chiese di Murato e di Aregno presentano in effetti caratteristiche comuni: in entrambe la policromia dei muri è concepita come un sistema in grado di dare alle facciate un aspetto quasi mosaicato attraverso la fantasiosa giustapposizione di lastre di diversi colori, verdi e bianche o anche nere e bianche. Nella Trinità, al di là di questa libera policromia, occorre notare la ricercata composizione della facciata con l'accentuato sviluppo verticale e la divisione in tre livelli di proporzioni ineguali: quello del portale e dell'arco di scarico, quello centrale, marcato da arcature cieche su pilastri, e infine quello del timpano, segnato da una cornice di archetti su modiglioni sotto i montanti del tetto. A S. Michele, forse la più nota delle chiese romaniche della C. insieme alla Canonica di Mariana, la policromia è ugualmente trattata con grande originalità: nella facciata occidentale e in quella meridionale la metà inferiore del muro appare come una vasta scacchiera irregolare a lastre verdi e bianche o talvolta rosate e gialle. Le parti superiori di queste facciate e l'intero muro settentrionale mostrano invece un gioco di fasce orizzontali alternatamente verdi e bianche. Un campanile in forma di torre, rialzato da un restauro del sec. 19°, si appoggia alla facciata tramite due grosse mensole modanate ed è sorretto da due tozze colonne cilindriche a rocchi alternati verdi e bianchi. La facciata è decorata da tre archi a tutto sesto a conci verdi e bianchi. L'abside e la fronte orientale sono ornate da una cornice i cui archetti poggiano su modiglioni scultorei al di sotto di una grossa fascia ritorta che sottolinea un cornicione scolpito. Queste due chiese presentano inoltre una decorazione scultorea assai ricca, che incornicia anche le finestre. Proliferano qui figure geometriche o floreali, crochets, teste animali o umane sui modiglioni delle cornici, ancor più che nella cattedrale di Nebbiu. Una sorta di bestiario trova posto nelle arcature spesso ornate di fregi, mentre figurazioni istoriate sono riservate ai cornicioni e piccole figure umane si distaccano dalle facciate.A un periodo più tardo, tra la fine del sec. 12° e il 13°, risalirebbero alcune chiese o cappelle con caratteri stilistici differenti. Il partito architettonico conserva ancora la sua bellezza, soprattutto per quel che riguarda il taglio e la messa in opera della pietra, ma architravi e cornici presentano una decorazione che in una ripetitiva schematizzazione ha perduto scioltezza e vigore: un segno più secco e lineare nel trattamento dei motivi scolpiti, insieme al marcato sviluppo verticale di alcune proporzioni architettoniche attestano un'arte tarda, alle soglie del declino. Si nota anche un impoverimento del repertorio iconografico: non si trovano quasi più scene istoriate o cornicioni figurati, ma la semplice ripetizione sui modiglioni o sugli architravi di motivi geometrici o floreali, di maschere umane e di protomi animali. È il caso per es. delle chiese di S. Maria Assunta, pieve di Canari, e di S. Pietro, pieve di Santo Pietro di Tenda, ma anche delle cappelle delle alture a N dell'isola, come S. Nicolao a Pieve, S. Agostino a Bigorno e S. Cesario a Rapale.Il periodo della dominazione genovese ha lasciato tracce monumentali di un certo rilievo solo nella città di Bonifacio, dove, oltre alla cittadella eretta nel corso del sec. 13°, due chiese, Saint-Dominique e Sainte-Marie Majeure, conservano almeno in parte il loro impianto medievale. La prima, le cui forme richiamano gli stilemi del Gotico del Midi, venne iniziata per volere dei Templari nel 1270; passata ai Domenicani nel 1307, fu portata a termine nel 1343. Testimonianza superstite della fase medievale è il corpo longitudinale a tre navate coperte da volte ogivali. La chiesa di Sainte-Marie Majeure, eretta in forme romaniche tra la fine del sec. 12° e gli inizi del successivo, fu probabilmente dotata di una nuova facciata già nel corso del sec. 13°, come starebbero a testimoniare le insegne genovesi presenti sul portale. Il campanile quadrato, articolato su quattro piani, presenta un partito decorativo che richiama soluzioni di ambito aragonese del 14° e 15° secolo.L'unico museo della C. di un certo interesse per l'arte medievale è il Mus.-Palais Fesch di Ajaccio, che conserva una piccola collezione di dipinti italiani del 13° e 14° secolo.

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