TOMMASI-CRUDELI, Corrado

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TOMMASI-CRUDELI, Corrado

Francesca M. Lo Faro

Nacque a Pieve Santo Stefano (oggi in prov. di Arezzo) il 31 gennaio 1834, primogenito di Pietro, medico (1804?- Firenze 1880) e di Elisa Gatteschi (1808-1893), possidente, ambedue di Poppi.

Il cognome di famiglia era Tommasi, ma lui e i suoi fratelli (Eugenio, Stefano e Adele) usarono dopo il 1866 il doppio cognome Tommasi-Crudeli, per disposizioni testamentarie (Goretti, 2002, p. 12).

Già prima del 1841 i suoi genitori si trasferirono a Firenze. Nel 1854 conseguì la laurea in medicina a Pisa e poi tornò in famiglia, in piazza degli Agli 907. Dal novembre 1857 al febbraio 1859 fu tirocinante a Parigi all’hôpital de la Charité, dove alcuni luminari (Guillaume Duchenne, Pierre Briquet e Pierre Rayer) applicavano l’elettricità a scopo terapeutico. I casi clinici più interessanti osservati, relativi soprattutto a malattie professionali provocate da intossicazione da metalli pesanti, furono oggetto di un saggio – inviato il 30 maggio 1858 al Collegio medico fiorentino come verifica dei suoi studi – pubblicato col titolo Di alcune applicazioni terapeutiche della elettricità d'induzione del dottor Corrado Tommasi, Firenze 1859 (estr. da Lo Sperimentale. Giornale critico di medicina e chirurgia, s. 4, III (1859), pp. 293-323 e 389-411). La 'faradizzazione muscolare', cioè l’applicazione a scopo terapeutico della elettricità, era praticata a Firenze anche da Jsacco Gallico (1822-1869) e da Pietro Pellizzari (1823-1892), con cui Tommasi collaborò.

Nella primavera del 1859 si arruolò col fratello nel corpo di volontari dei Cacciatori degli Appennini come chirurgo. Non ebbe tuttavia modo di prendere parte al conflitto; sua madre, Elisa Tommasi, aveva convinto la facoltosa marchesa Teresa Bartolommei ad equipaggiare i Cacciatori, in buona parte toscani. Alla vigilia della spedizione dei Mille, in accordo con il barone Ricasoli, contribuì al reclutamento dell’esercito meridionale, collaborando con Giuseppe Dolfi e Agostino Bertani. Il 9 giugno 1860, imbarcato sulla nave Franklin, salpò da Calambrone con altri 800 volontari toscani che presero parte alla seconda spedizione di Sicilia (la scena fu immortalata in un dipinto di Cesare Bartolena, conservato al Museo civico di Livorno) sbarcando vicino Palermo. Nominato capitano medico, il 17 luglio si scontrò con i borbonici a Corriolo. Il 20 luglio partecipò alla battaglia di Milazzo e poi, a Messina, fu ferito leggermente alla testa. Proseguì la campagna sino ai fatti d’arme del Volturno e Capua, meritando la medaglia d’argento al valor militare e la nomina a maggiore onorario del 77° reggimento di fanteria. Rassegnò poi le dimissioni, disgustato da ingiuste promozioni concesse da Giacomo Medici.

Alla proclamazione del Regno d'Italia, aderì a Firenze alla loggia Concordia, destinata a divenire la più importante organizzazione massonica della città. Tramite i componenti della loggia strinse rapporti con Giuseppe Garibaldi (che gli scrisse da Caprera il 17 febbraio 1862; cfr. Goretti, 1995, p. 26). Non prese però parte alla spedizione d’Aspromonte, luogo in cui Garibaldi fu ferito da una pallottola al malleolo destro, ma visitò più volte l’illustre ammalato a Varignano, nel golfo della Spezia, dove era stato trasportato. Il 9 ottobre 1862 Tommasi firmò un referto con cui criticava le cure mediche sino a quel momento apprestate (Relazione medica sullo stato attuale della ferita del gen. Garibaldi, in Lo Zenzero. Giornale politico popolare, 12 ottobre 1862). Su consiglio suo e dei suoi colleghi (Emilio Cipriani e Ferdinando Zannetti, chirurghi toscani appartenenti alla loggia Concordia) Garibaldi acconsentì ad essere operato a Pisa, ringraziandolo poi da Caprera, il 6 agosto 1863 (Goretti, 2002, p. 37). Nello stesso 1863 Tommasi divenne docente di istologia patologica nell’Istituto di studi superiori di Firenze, dove fin dal gennaio 1860 aveva avuto l’incarico di dissettore.

Il 30 aprile 1862, ad una ricoverata dell’ospedale di Santa Maria La Nuova applicò l’elettricità d’induzione come aveva appreso a Parigi da Duchenne (cfr. Sopra un caso di paralisi muscolare progressiva della lingua, del velo palatino e delle labbraMemoria letta alla Società medico-fisica fiorentina nella seduta del 22 giugno 1862, in Lo Sperimentale. Giornale critico di medicina e chirurgia, s. 4, X (1862), pp. 158-176). Non pare che Tommasi abbia aperto ospedali a Palermo e ad Alcamo, come attestano alcuni biografi (Goretti, 2002, p. 5); forse è da smentire anche la sua frequentazione di Claude Bernard, che era invece in contatto con Salvatore Tommasi, professore di clinica medica a Napoli.

A Firenze, nel maggio 1864, Tommasi fu tra i fondatori dell'Associazione per la tutela dei diritti costituzionali, che considerava la monarchia costituzionale l’unica forma di governo adatta alle esigenze geopolitiche dell’Italia; Il Temporale divenne poi portavoce ufficiale di questa associazione, da lui indicata anche col nome di Società dei diritti costituzionali.

Nel 1865 vinse il concorso per la cattedra di anatomia patologica all’Università di Palermo e divenne redattore, nel gennaio 1866, della Gazzetta clinica dello spedale civico di Palermo, diretta da Enrico Albanese, anche lui medico di Garibaldi in Aspromonte; vi collaborava il direttore della clinica medica, Carlo Maggiorani, con il quale Tommasi-Crudeli (ormai si faceva chiamare così) condivideva convinzioni scientifiche e politiche. Ambedue, nel 1870, si trasferirono a Roma e scrissero sul malandrinaggio siciliano analitiche indagini, di grande fortuna editoriale (C. Maggiorani, Reminiscenze antropologiche della Sicilia, estr. da Atti della Reale Accademia dei Lincei, XXV, (1871-1872), pp. 1-11; C. Tommasi-Crudeli, La Sicilia nel 1871, Firenze 1871). A Palermo Tommasi-Crudeli fu testimone della rivolta del Sette e mezzo (16-22 settembre 1866) e della concomitante epidemia di colera: due emergenze che erano per lui sanitarie, morali e politiche. Ne scrisse alla marchesa Bartolommei, il 14 e 19 novembre 1866 (lettere poi pubblicate con il titolo Nuovi documenti dell’insurrezione palermitana del 1866, in Giornale di Sicilia, 17-18 luglio 1910 e 16-17 luglio 1910). Sue considerazioni politiche – indirizzate in forma epistolare al vescovo anglicano di Argyll Alexander Ewing (1814-1873), suocero di un parente della moglie – trovarono spazio sul Times del 16 aprile 1870.

Tommasi-Crudeli considerava il colera contagioso (fatto non da tutti ammesso, all’epoca); nominato direttore del servizio sanitario di Palermo, creò una lavanderia municipale, usata per igienizzare biancherie degli ospedali. L’innovativa profilassi gli valse la medaglia al valor civile e la cittadinanza onoraria. L’importanza dell’igiene come presidio contro il colera, già riconosciuta a Monaco da Max von Pettenkofer, fu fatta propria da Tommasi-Crudeli; egli studiò la propagazione del colera in relazione coi movimenti di truppe. Analisi di tipo geologico sulla permeabilità del terreno gli permisero di mettere in relazione la diffusione della malattia con le infiltrazioni di acque nere nelle condotte di acqua potabile. Non poté comunicare al congresso di Weimar (28-29 aprile 1867) i risultati di queste sue ricerche, che proseguì occupandosi di canalizzazione urbana e di qualità delle abitazioni popolari, tema di conferenze all’Università di Palermo (rispettivamente 23 febbraio e 1 marzo 1868).

Nel 1868 rimase vedovo della prima moglie Bianca Fortini, malata di tisi da tre anni. Sconvolto dalla perdita, ebbe a suo fianco l’amico Giacomo Medici (suo futuro cognato), mentre Marco Colacchioni, figlio di primo letto della defunta, nato il 3 agosto 1860, andò a vivere dai nonni in Toscana (B. Croce, Accenni politici in un carteggio inedito di Silvio Spaventa. Documenti, in Atti della Reale Accademia di scienze morali e politiche di Napoli, LVI (1933), pp. 3-39, e in partic. p. 29).

Il 20 aprile 1865 Tommasi-Crudeli consegnò degli Studi anatomo-patologici sull'avvelenamento acuto per fosforo (in Rivista Clinica di Bologna, 9, 30 settembre 1868, p. 257). Il 3 marzo 1869 tenne una conferenza il cui testo, tradotto in inglese, fu stampato, preceduto da una lunga prefazione anonima – forse scritta dallo stesso Tommasi-Crudeli – in cui venivano sottolineate le analogie del sistema costituzionale in Italia e in Inghilterra (The state of education in Italy, in The Contemporary Review, XI (1869), pp. 375-391).

Nel 1870, dopo Porta Pia, fu chiamato ad insegnare anatomia patologica nella facoltà medico-chirurgica di Roma. Con decreto 28 ottobre 1870 gli furono affidate la fondazione e la direzione dell’Istituto anatomico e fisiologico; a tal fine ottenne dall’ospedale di Santo Spirito l’uso del museo e dell’annesso anfiteatro anatomico (laboratorio di anatomia patologica). Il suo assistente fu Augusto Valenti. Il 27 agosto 1872 divenne professore ordinario e nel 1876 sdoppiò la sua cattedra in patologia generale e anatomia patologica. Nominato accademico dei Lincei e membro del Grande Oriente d'Italia con il grado 32, partecipò alla XI Riunione degli scienziati italiani, che si tenne a Roma dal 20 al 29 ottobre 1873. L’anno successivo prese un anno di aspettativa dal lavoro e poi, il 2 marzo 1875, assieme ad altri soci fondatori, approvò gli statuti dell'Accademia medica di Roma. Mancano notizie per gli anni 1877 e 1878: forse proprio allora conobbe all’estero Rudolf Wirchow, che a fine secolo fu suo ospite a Roma. L’8 giugno 1879, alla salita del Pincio, partecipò all’assemblea generale del Comitato centrale della Croce rossa italiana.

Nel 1880 prese parte al Congresso internazionale di igiene di Torino, materia che insegnò a Roma dal 1881. Alla cattedra fu annesso l'Istituto di igiene sperimentale, che diresse sino al 1886 (quando fu collocato a riposo) avendo per assistente e successore Angelo Celli.

Negli stessi anni lavorò a una serie di conferenze, studi e pubblicazioni sul clima di Roma e sulle bonifiche dell'agro romano: era infatti convinto che l’incidenza della malaria fosse influenzata dalla distribuzione delle acque del sottosuolo, dalla putredine, dall’ambiente fangoso in cui proliferavano germi. Proprio da una coltura di fango prelevata dal pantano di Caprolace isolò, assieme al microbiologo Albrecht Edwin Klebs, un bacillo che chiamò bacillus malariae. La scoperta ebbe eco straordinaria nel mondo scientifico ma, dopo qualche anno, fu smentita da Ettore Marchiafava e Angelo Celli, suoi allievi, e da Camillo Golgi.

Tommasi-Crudeli fu anche un parlamentare: deputato per quattro legislature (eletto per la prima volta nel collegio di Cortona l’8 novembre 1874), senatore per otto anni (proposto da Giolitti, nomina convalidata il 29 novembre 1892) fu esponente della destra ma votò anche proposte di legge avanzate dalla sinistra parlamentare. Ebbe in alta considerazione l’esercito, in conformità alla politica imperialista coeva. Alla Camera intervenne su questioni attinenti l’efficienza, l’equipaggiamento e la sanità delle forze armate. Auspicò la costruzione di una linea ferroviaria appenninica che avrebbe offerto vantaggi ai movimenti di truppa; il 21 marzo 1875, sostenne l’obbligo del servizio militare da parte dei ministri di culto e si oppose a certe loro pretese (temeva che le caserme diventassero seminari); il 7 giugno 1875, favorevole ai progettati provvedimenti di pubblica sicurezza in Sicilia, propose la creazione di un corpo di polizia siciliano, che supponeva più efficiente; nel giugno 1890 espresse la necessità di potenziare le scuole di cavalleria e pretese che l’elemento militare fosse più largamente rappresentato tra i componenti del Consiglio ippico; il 13 dicembre 1888 presentò i nuovi regolamenti per la limitazione delle malattie sifilitiche (diffuse nelle caserme e in marina) e, facendo seguito alla riforma sanitaria crispina, auspicò la regolamentazione della prostituzione.

In Aula discusse ovviamente anche la questione delle bonifiche antimalariche: presentò interrogazioni sulle condizioni igienico-sanitarie della colonia penitenziaria delle Tre Fontane (22 gennaio 1883 e successivi) e sui lavori di bonifica negli stagni di Ostia e Maccarese (11 dicembre 1888). Le relazioni tra Stato e Chiesa gli furono pretesto per commemorare, il 5 maggio 1875, il prozio Tommaso Crudeli, illustre perseguitato dall’Inquisizione e dignitario massone. Nominato membro della Commissione di inchiesta sulla coltivazione del tabacco, fu pure incaricato di elaborare una nuova classificazione delle malattie (1881-1883). Alla Camera fece anche interventi sulla condizione dell’università italiana, argomento che ben conosceva essendo stato a fasi alterne, fin dal 1871, prima membro straordinario e poi effettivo del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Gli Atti del Parlamento italiano contengono i suoi interventi, che talvolta furono dati alle stampe singolarmente. Con decreto del 7 giugno 1896 venne nominato grand’ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.

Gli ultimi anni di vita di Tommasi-Crudeli furono contrassegnati da una lunga malattia. Cominciò ad assentarsi dalle sedute alla Camera fin dal dicembre 1891. Il 20 febbraio 1893 subì un attentato dinamitardo e pochi giorni dopo, il 24 febbraio, suo fratello Eugenio si suicidò. L’altro fratello, Stefano, cominciò ad avere guai giudiziari e il 12 febbraio 1899 venne rimosso dall’impiego. Il colpo per lui più duro fu però la morte della seconda moglie, Sophia Ingham-Whitaker (1842-1899) con cui si era sposato con rito protestante il 19 gennaio 1871 (R. S. Withaker, Whitaker of Hesley and Palermo, London 1907, p. 12).

Corrado Tomamsi-Crudeli morì il 30 maggio 1900 nella sua casa di Roma, in via Cesare Balbo 5.

Le esequie si tennero in città ma fu seppellito a San Miniato a Firenze, in ossequio alle sue ultime volontà. Il 19 giugno il presidente del Senato, Giuseppe Saracco, ne fece l’elogio funebre. Principale suo erede fu il suo omonimo nipote, figlio di Eugenio, che fu medico igienista di una certa fama.

Opere

La Trichina Spiralis e la malattia prodotta da essa, Torino 1863; Prelezione al corso d’Istologia patologica letta dal prof. Corrado Tommasi il giorno 2 luglio 1864, nello Spedale di Santa Maria Nuova in Firenze, Firenze 1864; Il cholera di Palermo nel 1866. Relazione, Palermo 1867; Apparecchi e strumenti dell’arte medica. Preparazioni anatomiche, in L’Italia alla esposizione universale di Parigi nel 1867, Parigi e Firenze 1868, pp. 177-182; Prolusione al corso di anatomia patologica nella Regia Università di Roma il giorno 19 dicembre 1870, Roma 1870; L’Università di Roma, pensieri di alcuni direttori di stabilimenti scientifici italiani, Roma 1871 (scritto con P. Blaserna); La Sicilia nel 1871, Firenze 1871; Discorso pronunziato alla camera […] nella discussione del progetto di legge sui provvedimenti straordinari di pubblica sicurezza e sopra l'inchiesta parlamentare in Sicilia, Roma 1875; Sommario delle lezioni di anatomia patologica  fatte durante l’anno 1874-75 dal prof. C. T. C. compilate dagli studenti G. Ferraresi e F. Legge, I-II, Roma 1876; Discorso dell’ex deputato […] agli elettori politici del Collegio di Cortona tenuto in Lucignano il 29 ottobre 1876, Firenze 1876; Istituzioni di anatomia patologica, I-II, Torino 1884; Il clima di Roma. Conferenze fatte nella primavera del 1885 inaugurando l’Istituto di igiene sperimentale, Roma 1886 (in seguitoThe climate of Rome and the roman malaria, London 1892); La prostituzione di Stato in Italia. Lettera [...] al signor Emilio De Laveleye, Roma 1891 (trad. francese, Bruxelles 1891); Sulla coltivazione indigena del tabacco, Roma 1891.

Fonti e bibliografia

L. Mercantini, Sul ritratto di Bianca Tommasi Crudeli. Lettera a Michele Gordigiani in Firenze, Palermo 1868; Annuario per l’anno scolastico 1900-1901, Roma 1901 (necrologia); S. Goretti, C. T. C. (1834-1900). Un garibaldino conservatore della Terza Italia, Pieve S. Stefano 1995; C. T. C. tra volontariato garibaldino e impegno politico. Documenti, a cura di S. Goretti, Udine 2002; G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia dalla peste nera ai giorni nostri, Roma-Bari 2005; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi, Torino 2006; Carlo Maggiorani. Politica e medicina nel Risorgimento, a cura di C. Canonici - G. Monsagrati, Roma 2012; L. Meneghello, Jacob Moleschott: a transnational biography, Bielefeld 2017, pp. 359-367.

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