CORASMI

Federiciana (2005)

Corasmi

Bruna Soravia

Il termine indicava all'origine una popolazione di stirpe iranica stanziata nel territorio chiamato classicamente 'Chorasmia' (Khwārazm in arabo) lungo il basso corso del fiume Oxus (odierno Amu Darya), corrispondente in parte all'attuale Uzbekistan. Provincia dell'Impero achemenide, poi sasanide, il Khwārazm fu conquistato dagli arabi nel 93 A.H./712 A.D., subendo una radicale islamizzazione religiosa che non impedì tuttavia la sopravvivenza di dialetti iranici e di culti zoroastriani fino al sec. XI. All'inizio di questo stesso secolo, il Khwārazm passò sotto il controllo di vari dominatori turchi che subentrarono ai reggenti locali, i Khwārazm-shāh: tale cambiamento provocò l'assorbimento quasi completo della lingua e dell'etnia locale in quelle dei nuovi dominatori, e il passaggio della provincia nell'orbita del dominio selgiuchide. Nel sec. XII, uno dei governatori per conto del sultano selgiuchide si rese autonomo, dando vita a una dinastia locale, il cui capo assunse il titolo tradizionale di Khwārazm-shāh. La scomparsa dei selgiuchidi orientali, con la morte del sultano Sanǧar, nel 1157, permise l'ascesa militare dei Khwārazm-shāh, che iniziarono a espandere il proprio territorio, inglobando nel loro esercito le popolazioni turche dei territori dal lago di Aral al Mar Caspio, pur essendo nominalmente vassalli dei mongoli Khān Karakhitay. Alla fine del sec. XII, il Khwārazm-shāh Tekish (1172-1200) iniziò l'espansione verso ovest, in Iraq, e verso est, in Khurasan e nelle steppe dell'attuale Turkmenistan, nominalmente come emissario dei Khān Karakhitay, travolgendo quello che restava del regime selgiuchide occidentale. Nel 1199, il califfo abbaside al-Nāsir (1180-1225) fu costretto a riconoscere la sovranità del Khwārazm-shāh nella parte di territorio iracheno occupata, ma invocò contro la nuova potenza militare l'aiuto del principato ghuride. I ghuridi invasero il Khurasan e vi s'installarono, e solo diversi anni dopo il figlio di Tekish, ῾Alā al-Dīn Muḥammad, riuscì a respingerli, portando i confini del suo Regno alla massima espansione, dalla Transoxiana all'Indo, al Mar Caspio, all'Iraq settentrionale.

Mentre i mongoli premevano sui confini orientali del territorio corasmiano, ῾Alā al-Dīn Muḥammad riprese, nel 1218, l'avanzata verso ovest, deciso a marciare su Baghdad: sapendo che il califfo era ormai privo di alleati, egli ottenne dai giureconsulti del Khwārazm una fatwa che autorizzava la destituzione di al-Nāsir, che egli intendeva sostituire con un califfo di orientamento sciita, ma i rigori dell'inverno e l'avanzata dei mongoli fermarono tale progetto. Nel giro di due anni, l'orda mongola di Genghiz Khān occupò la capitale, Urgenč, e i principali centri del territorio corasmo: il Khwārazm-shāh morì in fuga col suo esercito, mentre i mongoli occupavano definitivamente la regione.

Dopo il 1220, la storia dei corasmi è soprattutto una storia di bande militari pronte ad allearsi con il migliore offerente e famose per l'efferatezza con la quale trattavano le popolazioni locali. Il figlio di ῾Alā al-Dīn, Ǧalāl al-Dīn Mingburnu, si dedicò a scorrerie dalle rive dell'Indo al territorio curdo, mettendosi al servizio, fra gli altri, del califfo abbaside e, nel 1227, dell'emiro ayyubide di Damasco, al-Mu῾azzam, contro al-Malik al-Kāmil del Cairo (il che dovette probabilmente indurre quest'ultimo a ricercare l'alleanza di Federico II). Dopo la sua morte, nel 1231, i corasmi continuarono brevemente a giocare un ruolo negli avvenimenti militari dell'epoca, fino al famoso massacro compiuto nel 1244 ai danni dei cristiani che abitavano a Gerusalemme, dopo essere stati richiamati in Siria dal sultano ayyubide al-Malik al-Sālih. Tale evento fu la causa dell'effimera riconciliazione fra Innocenzo IV e Federico II, che si sarebbe impegnato a recarsi in Terrasanta in cambio dell'annullamento della scomunica (la crociata fu poi intrapresa, cinque anni più tardi, da re Luigi IX di Francia).

fonti e bibliografia

États, sociétés et cultures du monde musulman médiéval, a cura di J.-Cl. Garcin, I, Paris 1995, pp. 142-144.

Encyclopédie de l'Islam, 19682, s.v. Djalāl al-Dīn Khwārazm-Shāh (J.A. Boyle), Khwārazm (C.E. Bosworth), Khwārazm-Shāhs (C.E. Bosworth).

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