GODWIN, conte di Wessex

Enciclopedia Italiana (1933)

GODWIN, conte di Wessex

Reginald Francis Treharne

Appare nel 1018 quale uno dei "duces" inglesi di Canuto; accompagnò Canuto in Danimarca (1019), fu fatto conte di Wessex (1020) e sposò Gytha, una nobildonna danese. La sua ricchezza, abilità ed eloquenza gli procurarono una grande influenza. Quando morì Canuto (1035) G. sulle prime sosteneva le pretese di Hartacanuto, ma in ultimo riconobbe Aroldo Harefoot. Fu implicato nell'assassinio fatto a tradimento di Alfredo Atheling (1036) e dovette giustificarsi con un giuramento all'ascesa al trono di Hartacanuto (1040). L'influenza di G. assicurò la successione pacifica di Edoardo il Confessore (1042) ed egli divenne quindi l'uomo più eminente in Inghilterra; sua figlia Edith sposò il re; i suoi figli Sweyn e Aroldo divennero conti dei Hwiccas e dell'Anglia orientale, e suo nipote Beorn conte della Mercia Danese. Edoardo fece diminuire l'influenza di G. col promuovere i suoi favoriti normanni e G. si alienò le simpatie degl'Inglesi con la sua ingordigia, ambizione e mancanza di scrupoli. La protezione scandalosa accordata al figlio Sweyn sprezzante di ogni legge, e il rifiuto di castigare gli abitanti di Dover per il tumulto contro il francese Eustace de Boulogne, diedero la possibilità a Edoardo, con l'aiuto dei conti di Northumberland e di Mercia, di mandare in esilio nel 1051 G. e i suoi figli. G. si rifugiò presso Balduino, conte di Fiandra, suocero di suo figlio minore Tostig, ma nel 1052 egli raggiunse i figli nella Manica, fece una scorreria sulle coste del Wessex e fece sollevare gli abitanti di Londra, del Kent, del Surrey e del Sussex, che l'acclamarono al ritorno campione degl'Inglesi contro i favoriti normanni. Edoardo, che aveva disgustato i suoi sostenitori inglesi nel 1051, rimase isolato; i Normanni fuggirono, e G. riprese i suoi territorî e la sua influenza, conservandoseli fino alla morte (Winchester, 15 aprile 1053).

Bibl.: Oman, England before the Norman Conquest, Londra 1910; Cambridge Medieval History, III, Cambridge 1922.