SWEYNHEYM, Conrad

Enciclopedia Italiana (1937)

SWEYNHEYM, Conrad

Tammaro De Marinis

Il suo nome è legato all'introduzione dell'arte della stampa in Italia. Lo Sw. era probabilmente un operaio che lavorava con J. Fust (v.) e P. Schoeffer (v.) allontanatosi poi da Magonza dopo l'assedio del 1462. Venne a Subiaco in compagnia di A. Pannartz (v.), forse invitati ambedue dal card. Giovanni Torquemada; a Subiaco stamparono insieme tre volumi, celebri per essere i più antichi documenti della stampa italiana a caratteri mobili. Il primo in ordine di tempo a noi pervenuto, e conseguentemente primo libro stampato in Italia conosciuto, è il De Oratore di Cicerone, privo di note tipografiche, ma impresso prima del 1° ottobre 1465; le 30 linee che compongono la pagina misurano 179 × 105 mm. Segue il cosiddetto "Lactantius" (L. C. F. Lactantius, Opera) che reca la data del 29 ottobre 1465; ha una giustezza di pagina più grande, di 36 linee, che misurano 215 × 130 mm. Terzo è il De Civitate Dei di S. Agostino, del 12 giugno 1467, di formato ancora accresciuto, con 44 linee misuranti 264 × 165 mm. ed impresso su due colonne, riuscito di rara eleganza. Di un quarto libro: Donatus pro puerulis, stampato a Subiaco in 300 esemplari e primo, forse, in ordine di tempo (1464?) non è conosciuto nessun esemplare, ma se ne ricava sicura notizia dalla supplica che i due tipografi rivolsero a papa Sisto IV e da essi inserita come prefazione al vol. V dell'opera Glossa in universa Biblia di Nicolò de Lyra.

Stampato il S. Agostino, lo Sw. e il Pannartz vennero a Roma e, stabilitisi in una delle case dei principi Massimo, pubblicarono non dopo il settembre dello stesso anno, con tipi differenti (un tondo umanistico certo meno bello di quello adoperato a Subiaco), le Epistolae ad familiares di Cicerone; poi, regolarmente, dal 1468 al 1473, una serie di classici latini, gran parte dei quali vedevano per la prima volta la luce. Citeremo Apuleio, Aulo Gellio, Giulio Cesare, Virgilio, Tito Livio, Strabone, Lucano, tutti del 1469, di formato in-folio; nel 1470 apparvero Plinio, Svetonio, Quintiliano e S. Tommaso d'Aquino, poi Silio Italico ed Ovidio (1471); nel 1472 Giustino, Terenzio e Polibio; nel 1473 le Vite di Plutarco, Aristotele e per ultimo Plinio, del 7 maggio. È anche celebre fra le edizioni di Sw. e Pannartz il commento biblico di Niccolò de Lyra su citato, pubblicato in 5 volumi dal 18 novembre 1471 al 26 maggio 1472. Col 1473 i due associati si lasciarono; il Pannartz continuò solo, restando nelle case dei Massimo, mentre lo Sw. si occupò ad incidere le carte della Cosmografia di Tolomeo, lavoro interrotto dopo tre anni dalla sua morte (1477), terminato poi da Arnold Buckinck e stampato il 10 ottobre 1478. (V. anche subiaco).

Bibl.: C. Fumagalli, Dei primi libri a stampa in Italia, Lugano 1875; G. Fumagalli, Lexicon, Firenze 1905, pp. 331-337, e 405-409 (con la riproduzione in grandezza originale della famosa supplica inclusa nel Niccolò De Lyra); D. Marzi, I tipografi tedeschi in Italia, in Festschrift... v. J. Gutenberg, Magonza 1900; J. Schlecht, Sixtus IV. und die deutschen Drucker in Rom, in Festschrift z. 1100. jährig. Jubiläum d. deutschen Campo santo in Rom, Friburgo in B. 1897, pp. 207 segg.; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrh. im Auslande, Monaco 1924; A. W. Pollard, Cat. of Books printed in the XV Century in the British Museum, IV: Subiaco and Rome, Londra 1916; L. De Gregori, La stampa a Roma nel sec. XV, Roma 1933.