Conoscente

Enciclopedia Dantesca (1970)

conoscente

Domenico Consoli

. Participio presente di ‛ conoscere ', ben attestato nella lirica due-trecentesca, è usato da D. come aggettivo, anche in posizione predicativa, spesso seguito dalla preposizione ‛ di ' (la preposizione ‛ al ' di Cv I VI 2 è in dipendenza da servo e non da c.).

Ha il valore predominante di " consapevole ", " informato " di qualche cosa: quando lo figlio è conoscente del vizio del padre, e quando lo suddito è conoscente del vizio del signore (Cv III X 7); Fiore CXXVII 6.

Nelle nove occorrenze di Cv I V 5 e 6, VI 1, 2, 6, 8, 9 e 11, VII 1, un contesto dove si discute la questione se il commento latino alle canzoni sarebbe stato servo c. al signore volgare, il vocabolo dimostra la stessa oscillazione semantica subita dal verbo da cui deriva (V. CONOSCERE 2) nei medesimi capitoli sopra indicati.

Può anche significare " riconoscente ", e in tal caso nell'unico esempio di Cv II VI 4 è seguito da inver: se ello è beneficio, esso che lo riceve si mostri conoscente inver lo benefattore.

Corrisponde piuttosto ad " avveduto ", in Fiore CXCIII 2 S'i' fosse stata, per l'anima mia, / ben savia in giovanezza e conoscente; analogamente al v. 7.

Incerto è il senso del vocabolo in Fiore LV 5 E s'ella a prender [forse il presente del v. 1] non è conoscente, dove potrebbe valere secondo l'opinione del Parodi " riconoscente " oppure " educata ", " avvezza ". Il Petronio spiega in altro modo: se ella " non è tanto intelligente da saperti comprendere e accettare ".

Mantiene invece l'originario valore verbale in Rime dubbie XXIV 2, e regge di conseguenza il complemento oggetto: Saper vorria da voi, nobile e saggio, / ciò che per me non son ben conoscente. Per la costruzione ‛ esser c. ' v. M. Corti, Studi sulla sintassi della lingua poetica avanti lo Stiluovo, in " Atti e Mem. Accad. La Colombaria " XVIII [1953] 275.