CONGO BELGA

Enciclopedia Italiana (1931)

CONGO BELGA (Congo Belge; Belgisch Congo: A. T., 118-119)

Attilio MORI
Giovanni NEGRI
Giuseppe COLOSI
Luigi GRAMATICA
F. L. GANSHOF

Così si designa oggi il territorio dell'antico "Stato indipendente del Congo" creato nel 1885 per iniziativa di Leopoldo II del Belgio e in seguito al suo atto di cessione passato nel 1908 sotto il diretto dominio del Belgio e costituito in colonia.

Sommario. - Morfologia (p. 133); Clima (p. 134); Flora (p. 134); Fauna (p. 135); Etnografia (p. 135); Condizioni economiche (p. 136); Comunicazioni (p. 139); Demografia (p. 140); Ordinamento della colonia (p. 140); Organizzazione ecclesiastica (pag. 141); Storia (142).

Morfologia. - Il territorio del Congo Belga si estende nell'Africa equatoriale occidentale tra le latitudini di 5°20′ nord e 13°30′ sud e le longitudini di 12°10′ e 30°31′ est, comprendendo quasi la totalità del bacino del gran fiume, da cui toglie il nome, a valle del lago Moero, eccettuata la regione sulla destra del fiume, dalla confluenza dell'Ubanghi a un punto a 130 km. a valle dello Stanley Pool, e quella delle alte valli degli affluenti di sinistra del Cassai. I suoi confini sono indicati, in parte da linee naturali, in parte da tracciati convenzionali secondo gli accordi intervenuti con gli stati coloniali limitrofi. La frontiera, cominciando da SE., e procedendo da sud a nord, è rappresentata dal meridiano di 29°50′, partendo dal parallelo di latitudine australe di 13° sino all'incontro del Luapula, e poi dal corso del Luapula stesso sino al lago Moero; dalla riva occidentale di detto lago sino all'imbocco del Luvua; da questo punto una linea retta piegando a est va al Tanganica, che raggiunge a circa 50 km. dal suo punto più meridionale, indi il confine segue l'asse del lago sino allo sbocco del Rusisi che risale; quindi procede verso nord sino alla sua uscita dal lago Kivu, che attraversa in direzione di nord-est, e passando per il M. Mufumbi, raggiunge il fiume Ishaska, lo segue sino alla sua foce nel Lago Edoardo e, sempre procedendo verso nord, risalito il fiume Lubiliha, per la vetta del Ruvenzori (P. Margherita) segue il Semliki sino al Lago Alberto. La linea di confine divide quasi per metà il lago lasciandone al Congo Belga la parte occidentale; poi da un punto a est di Mahagi Port presso il punto di uscita del Nilo raggiunge la linea di displuvio tra il bacino del Nilo e quello del Congo, seguendola sino all'incontro del 5° parallelo di lat. nord, oltre il quale raggiunge il fiume Bomu, ramo principale dell'Ubanghi, e quindi il corso dell'Ubanghi stesso sino alla sua foce nel Congo. La linea di frontiera è quindi segnata dal corso del gran fiume, ma nell'ultimo tratto se ne stacca, per comprendere anche una zona a destra di esso. Il confine meridionale è segnato dalla riva S. del Congo fino quasi a Matadi; poi raggiunge in linea retta il corso del Cuango, che risale, per seguire quindi una linea convenzionale che lascia all'Angola gli alti corsi di varî affluenti di sinistra del Cassai, poi il corso di questo fiume, infine una linea che segue all'incirca lo spartiacque fra il bacino del Congo e quello dello Zambesi. Il Congo Belga confina perciò a est con la Rhodesia Settentrionale, per una frontiera di 1065 km.; col Territorio del Tanganica (mandato britannico; 455 km.); col territorio del mandato belga del Ruanda-Urundi (610 km.); col protettorato britannico dell'Uganda (685 km.). A nord con il Sudan Anglo-Egiziano (500 km.) e con l'Africa Equatoriale Francese (1185 km.). A ovest con l'Africa Equatoriale Francese (1540 km.) e con il territorio portoghese di Cabinda (160 km.) e la costa dell'Atlantico (40 km.). A sud con la portoghese Angola (2135 km.) e ancora con la Rhodesia Settentrionale (1000 km.). Complessivamente la frontiera congolese si sviluppa su 9375 km., di cui 40 sul mare, 455 sul Tanganica e 170 sul Lago Alberto (dei quali laghi veramente parte dello specchio appartiene alla colonia) racchiudendo un'area di 2.385.120 kmq., pari a circa 80 volte quella del Belgio e a circa 1/13 di tutta l'Africa. Comprendendovi anche il Ruanda Urundi, antico territorio coloniale germanico affidato per mandato al Belgio, e per la sua natura di mandato della categoria C riunito amministrativamente al Congo Belga, l'area di questo si accrescerebbe di 53.200 kmq. Ma di questo territorio sarà detto alla voce relativa.

Limitandoci al solo Congo Belga entro i suoi limiti giuridici, si può dire che la massima parte del suo territorio, costituita dalla vasta conca solcata dal fiume nella sua sezione centrale, sia pianeggiante. Solo sui margini orientale, settentrionale e meridionale che recingono la grande conca, appaiono le forme rilevate caratteristiche dell'altipiano africano, e verso nord-est anche le grandi montuosità che su quello si elevano. La sommità del Ruvenzori (P. Margherita, m. 5125), che è posta come vedemmo sul suo confine, rappresenta la vetta più elevata di tutto il Congo Belga. Così la cresta montana che a sud dell'Equatore limita verso ovest le conche occupate dal Lago Edoardo, dal Kivu, dal Tanganica, sviluppandosi su una lunghezza di 700-800 km., supera in varî punti i 2000 m., degradando rapidamente verso ovest nell'altipiano ondulato solcato dagli affluenti di destra del Congo, dall'imbocco del Lukuga, emissario del Tanganica, a quello dell'Aruwimi. Nella parte meridionale della regione del Catanga, si mantiene in generale a un'altitudine di circa 1000 m., sopraelevandosi col Kaomba sino a 1700; e a un'altitudine simile si mantiene la regione di spartiacque nilo-congolese solcata dall'Uellé, raggiungendo sul Baginzi, lungo il confine sudanese, i 1220 m., mentre i Monti di Cristallo, attraverso i quali si apre la gola del Basso Congo, si mantengono intorno agli 800 m. La vasta conca dal fondo pianeggiante presenta un'altitudine che va da circa 600 m. alle Cascate di Stanley, a 300 m. allo Stanley Pool.

Per quanto riguarda l'idrografia continentale del Congo Belga si rimanda a quanto fu già detto circa il corso del fiume, nel cui bacino la colonia rientra quasi integralmente, se ne togli quella piccola parte che affacciandosi sui laghi Edoardo e Alberto appartiene al bacino del Nilo e per la quale vedi alle voci relative.

Clima. - Il Congo Belga, compreso per la totalità della sua estensione nella zona intertropicale, anzi per la maggior parte in quella che si usa chiamare equatoriale, gode del clima proprio di detta zona, caratterizzato da elevata temperatura, da forte umidità e da abbondanti precipitazioni. Tuttavia per il fatto che, in conseguenza della particolare conformazione del continente africano, l'equatore termico è notevolmente spostato verso nord, esso non lambisce il territorio congolese, mentre il maggiore protrarsi di tale territorio verso sud gli fa godere della mitigazione che l'influenza oceanica e quella delle correnti fredde provenienti dalle regioni antartiche apportano alla parte dell'Africa compresa nell'emisfero australe, nella quale appunto la colonia maggiormente si estende. D'altro canto occorre tener conto dell'influenza dell'altitudine, la quale si fa sentire notevolmente nell'altipiano del Catanga e nelle estreme regioni occidentali del Tanganica e del Kivu. Data pertanto la vastissima estensione del territorio congolese e la sua diversa continentalità, non si possono sintetizzare in un'espressione unica le condizioni climatiche della regione. In via generale si può tuttavia dire che il clima del Congo Belga è caratterizzato da una temperatura inferiore a quella dell'equatore termico (30°); da limitate escursioni diurne e annue; da una forte umidità, tanto assoluta quanto relativa; da una pronunciata radiazione solare, data la piccola inclinazione dei suoi raggi, attenuata peraltro dalla nebulosità tanto più notevole quanto più il sole si approssima allo zenit; da una debole pressione barometrica. Alcuni dati offerti per le stazioni situate in posizioni più caratteristiche varranno a chiarirne meglio le condizioni. A Banana, alla foce cioè del Congo (6° lat. sud), i valori estremi osservati furono di 34°,2 per la massima e di 16°,6 per la minima; la media delle massime di 28°,9, quella delle minime di 21°,0; le precipitazioni annue di 650 mm.; l'umidità media di 78%. A Léopoldville, sullo Stanley Pool (293 m. s. m.; 4° 19′ 36″ lat. sud), si ebbero rispettivamente come estremi assoluti 36°,6 e 15°,7; come media annua delle massime 30°,8 e delle minime 20°,3. A Coquilhatville, sull'Equatore, a 330 m. s. m. e a 900 km. dalla costa, la media delle massime annue fu di 28°,8 e quella delle minime di 21°, mentre gli estremi assoluti raggiunsero rispettivamente 34°,5 e 17°,5. Alle Cascate di Stanley, a 428 m. s. m. e a 1600 km. dalla costa, si hanno valori poco diversi, tanto come medie annue (28° e 22°) quanto come estremi assoluti (33° e 20°). A Luluabourg sul fiume Lulua (Cassai), a 5°56′ lat. sud e a 620 m. s. m. e 1100 km. dalla costa, si sente maggiormente l'influenza della continentalità, con escursioni annue e diurne assai più forti, onde si ebbero estremi assoluti di 39° e di 12°,8 e medie annue di 32° e 19°. Quanto alle precipitazioni, si può dire che in tutte le stazioni interne la media annua si mantenga intorno ai 1500-2000 mm. L'insalubrità generale della regione, particolarmente del Basso Congo, dovuta alle malattie endemiche che il clima favorisce, va sempre più attenuandosi per effetto delle misure profilattiche, delle prescrizioni igieniche e dell'assistenza sanitaria curate con grande impegno dal governo della colonia, secondato dall'opera delle diverse missioni religiose e dalla Croce rossa belga; tali provvidenze dànno benefici risultati e facilitano sempre più l'adattamento dei Bianchi all'ambiente climatico.

Flora. - Malgrado la sua enorme estensione il bacino del Congo, ben delimitato da una cerchia di montagne e di altipiani e dominato da condizioni climatiche relativamente poco variate, presenta, su larghi tratti almeno, una notevole uniformità di vegetazione. Le nozioni che possediamo in proposito permettono tuttavia di distinguervi due distretti distinti; distretto del Congo inferiore e bacino del Congo propriamente detto. Nel distretto inferiore del Congo la vegetazione, pure partecipando del carattere generalmente guineense della flora della regione, non ne presenta la particolare rigogliosità che lungo le sponde del fiume o nelle isole al disotto di Boma. In diretto contatto coi corsi d'acqua sta una densa formazione di mangrovie intercalata da una palma speciale (Phoenix spinosa); immediatamente verso l'interno segue una zona ove abbondano grandi esemplari della Palma oleifera (Elaeis guineensis) di Pandanus candelabrum e dell'orchidea Lissochilus giganteus, formante grandi cespugli; poi una steppa magra, sparsa di colossali Adansonie (Baobab) e Ficus oltre ad Anona senegalensis, Sterculia tomentosa, Sanseviera cylindrica, e a specie di Aloe. A nord, sino a Stanley Pool, su entrambe le sponde del fiume, alle aree con alte erbe si alternano anche estese formazioni di Pteridium aquilinum e, nelle steppe, sono frequenti Apocinacee arbustacee (Landolphia, Carpodinus) i rizomi delle quali ramificantisi e sviluppantisi per 15-30 m. ad una profondità di m. 1,53 dal suolo, forniscono abbondante latice ricco di caucciù. La foresta è annunziata, in questa zona inferiore, dalle fitte boscaglie, caratterizzate da una leguminosa a grandi fiori ornitofili (Camoensia maxima), che occupano i valloni di tutti gli affluenti; e comincia poi ad assumere importanza al disopra di Boma.

Il carattere forestale e guineense della vegetazione diventa poi decisivo nel bacino propriamente detto del Congo. Oltre alla citata palma oleifera, l'area di distribuzione della quale, estranea all'Africa nord-orientale, coincide con quella delle formazioni forestali atlantiche, sono caratteristiche del distretto la Raphia vinifera, la Cola (Sterculia) acuminata, stimolante largamente usato dalla popolazione, tanto che l'area su cui cresce deve ritenersi artificialmente ampliata, la Vernonia conferta, Composita arborescente dalle grandissime foglie, interessante perché è una delle prime colonizzatrici delle aree di ricostituzione boschiva, la Musanga Smithii, numerose Combretacee, parecchie specie di Ficus (F. Wildemanniana, cordifolia, furcata, ecc.) e di Coffea (20, delle 35 specie possedute dal genere). È necessario insistere sulla particolare fisionomia della foresta equatoriale africana. Quantunque estesa a superficie sterminate lungo i fiumi principali, la rete dei loro affluenti e le numerose lagune che essi collegano e diffusa anche più o meno a distanza dalle raccolte acquee superficiali, sulle alluvioni e sulle ondulazioni poco accentuate di questa immensa regione, essa si mantiene sempre assai meno ricca e meno vigorosa delle foreste pluviali dell'America Meridionale. Se poi ci allontaniamo notevolmente dai corsi d'acqua, la foresta rivestente i dossi più estesi e solcati dagli alvei, spesso molto infossati, delle correnti minori, è spesso intercalata da aree di savana, cioè di una formazione xerofila erbacea di Graminacee e Ciperacee (Andropogon, Aristida, Chloris, Eragrostis, Panicum, Pennisetum, Cyperus, Kyllingia, ecc.) intercalate di erbe e suffrutici appartenenti a svariate famiglie e sparse di piante arboree isolate appartenenti essenzialmente alla famiglia delle Mimosee (Acacia).

Verso l'interno del continente, la flora del bassopiano del Congo trapassa gradatamente a quella dell'Africa centrale nei distretti montuosi situati a nord e nord-est del bacino, nelle zone cioè dell'Ubanghi e delle sorgenti del Baḥr el-Ghazāl, stendentisi fino al pianoro di Lendu a occidente del lago Alberto. Schweinfurth e più recentemente Chevalier, ìianno esplorato botanicamente queste regioni nelle quali noi troviamo ancora la palma oleifera colla Raphia monbuttuensis, la palma liana Ancystrophyllum secundiflorum e altre specie congolesi (Musanga Smithii, Myrianthus arboreus, Kicksia latifolia). Ne sono inoltre caratteristiche parecchie Scitaminee (Trachyphrynium, Clinogyne, Thalia, Costus, Aframomum ecc.) ed una Cicadea, Encephalartos niamniammensis - la ricchezza in liane epifite e felci, in genere superiore a quella delle steppe a parco dei distretti medî e inferiori del Baḥr el-Ghazāl.

Fauna. - Grande è la ricchezza faunistica del Congo. Nelle sue foreste vivono lo scimpanzé (Anthropopithecus troglodytes) e il gorilla, il quale però è limitato alla metà settentrionale della regione. Benché abbondino i carnivori, vi manca la iena, così comune in tutta l'Africa, e il leone compare solo alla periferia della regione. Si trovano però ovunque gli sciacalli. Il Congo è un regno dei grossi erbivori: l'elefante vi è più che altrove diffuso, e vi presenta una sottospecie caratteristica, l'Elefante acquatico (Elephas africanus Frausseni). Le giraffe abbondano; la curiosa Okapia (Okapia Johnstoni) è esclusiva della regione e sembra accantonata in una piccola area a nord-ovest del lago Victoria; fra i bufali segnaliamo il Buffelus pumilus; i cervi vi fanno difetto, ma sono sostituiti da numerose antilopi. I rinoceronti si trovano solo nella porzione orientale; varî cinghiali appartenenti a generi africani e l'ippopotamo sono diffusi in tutto il territorio. Vivono nel Congo dei curiosi rosicanti, gli Anomaluridi, che a simiglianza degli scoiattoli volanti sono forniti di un patagio che serve da paracadute. Le talpe dorate (Chrysochloris) si trovano solo nella parte meridionale della regione. Gli sdentati sono rappresentati semplicemente dai pangolini. Notevole è un sirenio, il Trichecus senegalensis, che s'inoltra nelle acque del fiume Congo fino a gran distanza dalla foce.

La fauna ornitologica congolese, assai ricca e varia, presenta i caratteri generali dell'Africa equatoriale. Una particolare menzione meritano le galline di faraone ben rappresentate da varie specie. Mancano gli struzzi. Numerosi sono i rettili e gli anfibî; mancano però gli anfibî urodeli.

Una delle più tristi caratteristiche del Congo è data dall'abbondanza delle glossine. Questo genere di ditteri è diffuso in tutta l'Africa intertropicale; nel Congo vivono la Glossina palpalis, la G. morsitans, la G. fusca, la G. tachinoides. La Glossina morsitans trasmette principalmente il Trypanosoma Brucei, fatale al bestiame; la G. palpalis trasmette all'uomo il Trypanosoma gambiense, agente patogeno della malattia del sonno. L'area occupata da quest'ultima specie comprende i bacini del Niger e del Congo e le terre limitrofe estendendosi ad est fino a circondare il lago Victoria e il Tanganica: tutta quest'area corrisponde a quella della malattia del sonno benché la frequenza di questa sia specialmente notevole in alcuni focolai, fra cui è noto l'Uganda.

Etnografia. - La popolazione indigena del Congo belga è costituita da tre diversi elementi: Bantu, Negri Sudanesi e Pigmei. I Bantu sono i più numerosi e occupano quasi tutta la regione, meno la parte nord-est, ove sono stabiliti i Sudanesi, mentre i Pigmei sono sparsi in piccoli aggruppamenti nel folto delle zone forestali interne. I Bantu sono suddivisi in varî rami, dei quali il principale sarebbe costituito dai Nkundu-Mongo, stabiliti a sud del grande arco formato dal corso medio del fiume. A questo ramo principale, segnalato per la sua abilità nella lavorazione del ferro, si riattaccano altri aggruppamenti minori: i Mayombe e i Kacongo, stabiliti nella regione costiera e da secoli entrati in rapporti con gli Europei, specialmente con i Portoghesi mercanti di schiavi; i Bateke, sulla destra del fiume, ove esercitano la navigazione e la pesca; i Bangala, tra il Congo medio e l'Ubanghi, e altri numerosi popoli dediti all'agricoltura ovvero guerrieri o cacciatori. I Bantu congolesi si mostrano incostanti e impulsivi, di facile immaginativa, portati alle discussioni e animati da un alto sentimento personale. Non privi di certo senso artistico, che esplicano nelle arti figurative e nella musica; non conoscono la scrittura, ma usano certi segni convenzionali (incisioni su pietra, bastoncini, cordicelle) che permettono di conservare la memoria delle cose. Praticano tutti culti feticisti e hanno fede nella magia. Base della loro costituzione sociale è la famiglia, di solito poligama, e alla quale appartengono in molti casi anche gli schiavi, tali per nascita o per preda bellica ovvero per mancato pagamento di debiti; ma la schiavitù è in genere praticata con molta mitezza. Gli abitanti vivono aggruppati in villaggi che ubbidiscono all'autorità di un capo, il cui diritto è ereditario. La proprietà del suolo è collettiva e le singole famiglie non ne hanno che il godimento. L'agricoltura è rudimentale; i suoi prodotti (farinacei, frutta, erbaggi) contribuiscono all'alimentazione insieme coi prodotti della caccia e della pesca (v. alla voce negri). I Congolesi sono avidi della carne e prima dell'insediamento dei Belgi il cannibalismo era largamente praticato; sono portati all'uso delle bevande alcooliche e al fumo in cui il tabacco sempre più si sostituisce alla canapa riconosciuta come assai perniciosa; amano gli ornamenti personali e praticano il tatuaggio; ma il loro abbigliamento, già ridottissimo, va sempre più accordandosi con gli usi europei.

I Negri Sudanesì sono stabiliti nel bacino dell'Ubanghi e dell'Uellé che essi invasero in tempi assai recenti provenendo dalle zone steppiche o del nord-est, arrestati nel loro progressivo avanzarsi dalla folta foresta congolese. Si distinguono fra essi gli Asandè (v.) e i Mangbetu. Più progrediti e socialmente meglio organizzati dei Bantu, essi opposero una maggiore resistenza agl'invasori europei, che dovettero dapprima guadagnarsi il favore dei capi e poi validamente combatterli. Quanto ai Pigmei, che dicemmo sparsi in piccoli aggruppamenti nel folto della foresta, sarebbero il residuo destinato a scomparire di una popolazione aborigena ricacciata dall'invasione dei Bantu.

Per tutte le notizie riguardanti le popolazioni che vivono nel territorio del Ruanda-Urundi vedi alla voce relativa.

Produzioni e condizioni economiche. - Il territorio del Congo Belga, coperto per notevole parte dalla folta foresta equatoriale, dalle foreste a galleria che si sviluppano particolarmente lungo il corso dei grandi fiumi, e, nelle zone più elevate e meno favorite dalle precipitazioni, da savane e da steppe, fornisce con la sua vegetazione spontanea una grande sorgente di ricchezza, che la colonizzazione europea ha cercato e cerca di sviluppare, introducendo nuove colture più rimunerative e disciplinandone meglio lo sfruttamento. Fra le produzioni della vegetazione spontanea forestale occupò sino a pochi anni addietro il primo posto il caucciù, che si ricavava da varie piante arboree e da liane e la cui raccolta, fatta con metodi primitivi, era imposta agli indigeni come un obbligo onerosissimo, che suscitò proteste, non sempre forse disinteressate e non fu l'ultima causa che determinò la fine dell'antico "Stato Indipendente". Oggi la produzione del caucciù è ottenuta particolarmente dalla coltivazione dell'hevea, introdotta dal Brasile, che dà una gomma assai più pregiata. Ma la sua produzione è limitata, onde nel 1926 l'esportazione totale del caucciù fu di poco più che 1000 tonn., per un valore di 20 milioni di fr., discesa a 14 milioni nel 1928, rappresentando poco più dell'1%, dell'esportazione totale. Come produzione vegetale il primo posto è, senza confronto, tenuto oggi dalla palma da olio. La preziosa pianta si trova più o meno sparsa su tutto il territorio della colonia, dove l'uomo inconsapevolmente ne provocò la disseminazione e dove i coloni bianchi cercano oggi di estenderla sempre più con metodi razionali. Vastissime concessioni, specialmente nell'Alto Congo, vi sono adibite e importanti stabilimenti sorsero anche per l'estrazione dell'olio, affidati tutti a industriali inglesi. L'esportazione, tanto della mandorla (palmista) quanto dell'olio estrattone, è andata grandemente crescendo dopo la guerra. Essa fu nel 1926 di 70.425 tonn. per le mandorle e di 18.447 tonn. per l'olio; ciò che rappresentò un valore complessivo di 172 milioni di franchi; valore salito a 235 milioni nel 1928, onde esso occupa il primo posto nell'esportazione totale dei prodotti vegetali. Il secondo posto è tenuto dalla gomma coppale, alla cui raccolta attendono gl'indigeni nelle foreste delle zone palustri, ricercandola anche nei depositi lasciati dalle radici e dai tronchi di alberi già da gran tempo scomparsi; nel 1928 se ne esportò per un valore di 32 milioni. Una coltura da poco introdotta, ma destinata a un grande avvenire, è quella del cotone, iniziata appena nel 1914 e da allora sempre più sviluppata nella regione dell'Uellé. La sua coltivazione è affidata agl'indigeni, sotto la direzione di agronomi europei. Essa non richiede irrigazione e trova nelle condizioni di suolo e di clima della colonia un ambiente atto al suo rapido incremento. Nel 1928 il cotone esportato rappresentò un valore di 103 milioni. Altre coltivazioni proprie dei climi tropicali e che furono introdotte, sebbene ancora con modesto frutto, su una notevole estensione del Congo Belga, sono quelle del caffè e del cacao. Il caffè, che del resto si trova anche allo stato selvatico nella foresta congolese, oltre a provvedere al consumo interno, fu esportato nel 1926 per quasi 227 mila quintali, per un valore di oltre un milione e mezzo, salito a 5 milioni nel 1928. Ottimo successo ha avuto anche la coltivazione del cacao, che fu introdotta particolarmente nella regione dell'Equatore e alla quale si sono applicate varie società concessionarie: nel 1928 se ne esportò per un valore di oltre 8 milioni di franchi. Sarebbero inoltre da ricordare la canna da zucchero, l'agave sisalana, il kapok e altre piante industriali, di cui i coloni procurano d'introdurre la coltivazione e di estenderla insieme con quella delle piante alimentari: cereali, legumi, banane, che servono al consumo interno tanto degl'indigeni quanto dei coloni. Ma il campo sfruttabile della produzione vegetale, data la grande estensione della colonia e le sue condizioni climatiche, è ancora immenso e suscettibile pertanto d'uno sviluppo ben altrimenti considerevole.

L'allevamento del bestiame prima dell'occupazione belga aveva un'importanza del tutto trascurabile, specialmente per quanto riguarda i bovini allevati solo nelle regioni di alte terre del confine nord-orientale. Abbastanza diffuso invece l'allevamento delle capre, delle pecore, del pollame, limitato peraltro al consumo locale. I coloni hanno cercato e cercano di dare sviluppo a questi allevamenti, combattendo anche le malattie che attaccano il bestiame nelle regioni dell'Africa intertropicale. Un prodotto animale di grande importanza, ma fornito dalla caccia e non dall'allevamento razionale, è l'avorio, di cui il Congo Belga è oggi il principale paese rifornitore. La caccia all'elefante per averne l'avorio è praticata largamente tanto dagl'indigeni quanto dai coloni e dà un raccolto medio di oltre 200 tonn. La caccia è libera per gl'indigeni che si giovano largamente dell'elefante anche per l'alimentazione, ed è soggetta a tasse elevate per gli Europei. S'invocano provvedimenti atti a limitare l'abbattimento del prezioso pachiderma, che minaccia di venire distrutto come è avvenuto già in altre colonie.

Ma la grande ricchezza che in questi ultimi anni si è palesata per la colonia, superando ogni aspettativa, è quella costituita dai suoi giacimenti minerali, il prodotto dei quali supera oggi la metà del valore della sua esportazione totale. Questi prodotti sono rappresentati principalmente dal rame, dall'oro, dai diamanti e dalle pietre preziose in genere, dal radio, dallo stagno e in minor proporzione dal ferro, dal carbone, dal petrolio, ecc. Il rame è fra tutti incomparabilmente il prodotto di maggiore importanza. La presenza di cospicui giacimenti di questo pregiato minerale, che gli indigeni già conoscevano e sapevano trattare, incominciò sino dai primi anni ad attirare l'attenzione e l'interessamento dei Belgi; ma fu solo nel 1911 che si iniziò il loro regolare sfruttamento per opera della Union Minière du Haut Katanga, che ha sede a Bruxelles, divenuta oggi una delle imprese di massima produzione cuprifera del mondo. Le sue concessioni si estendono nella regione del Catanga meridionale tra l'8° e il 12° parallelo di lat. sud, da Elisabethville e dal Kafubo (affluente del Luapula) al lago Kisali (confluenza del Lufira con il Lualaba), ove sorsero impianti grandiosi per la riduzione del minerale cuprifero e degli altri minerali metallici che la concessione racchiude e che la Società escava e riduce. La produzione della Union, che nel 1912 fu di appena 2500 tonn., pervenuta con qualche oscillazione a 30.500 nel 1921, è andata poi sempre rapidamente crescendo sino a raggiungere le 100.000 tonn. nel 1928. Essa impiega oltre 2000 agenti bianchi, fra i quali numerosi italiani, e circa 16.000 operai indigeni. Istituzioni varie, educative, di assistenza, ospitaliere e di ricerche scientifiche, sono sorte a vantaggio di questo numeroso personale e per meglio promuovere l'incremento di questa fiorentissima industria estrattiva. Altri giacimenti cupriferi vennero riconosciuti e ne fu iniziato lo sfruttamento. L'esportazione del rame greggio, che nel 1926 fu di 79 milioni di tonn. per un valore di oltre 268 milioni, raggiunse nel 1928 quello di 519 milioni e mezzo, pari cioè al 43% del valore dell'esportazione totale. L'oro si ritrova in varie parti della colonia; ma la concessione più importante è quella di Kilo-Moto, che si estende su un'area di 75.000 kmq. da Niangara al Lago Alberto. La sua produzione, di 1359 kg. nel 1913, è salita a 3645 nel 1926. Altre concessioni sono in esercizio nella Provincia Orientale e nel Catanga meridionale. L'esportazione dell'oro, in costante aumento, rappresentò nel 1928 il valore di quasi 80 milioni di franchi. La colonia racchiude considerevoli giacimenti di diamanti la cui raccolta fu iniziata nel 1907. Tali giacimenti si trovano principalmente nella regione dell'alto Cassai e del Nepoko (Uellé); la loro produzione raggiunse nel 1927 quasi un milione di carati, per il valore di 175 milioni di franchi, ciò che pose il Congo Belga al terzo posto fra i paesi diamantiferi del mondo. Un'importanza considerevole ha anche la produzione dello stagno, che si ricava dai giacimenti di cassiterite dell'altipiano di Manika e del Luvua (Catanga). La loro produzione, alla quale attendono varie società concessionarie, raggiunse nel 1927 le 1300 tonn., pari a circa 1/10 della produzione mondiale. A queste produzioni minerali più importanti dobbiamo aggiungere quella del ferro, di cui si hanno giacimenti numerosi ma ancora solo parzialmente sfruttati; del cobalto, che si trova spesso unito al rame nei giacimenti del Catanga; del carbone, di cui vi sono cospicui giacimenti nella regione del Tanganica e nel Catanga, per ora solo parzialmente sfruttati per il consumo interno; del petrolio, di cui pure si rinvennero giacimenti in più luoghi; del radio, cui attende la Union Minière, che presentemente ne produce alcune decine di grammi; del sale, che si estrae a Nyangwe e sulle rive del Tanganica, ecc. Tutta questa produzione mineraria, così varia e così pregiata, di cui la messa in valore si può dire iniziata appena nell'ultimo ventennio, mostra la potenzialità economica veramente straordinaria del magnifico dominio coloniale che il piccolo regno del Belgio s'è creato. All'ulteriore sviluppo di queste ricchezze contribuisce, e più ancora contribuirà con il suo estendersi, nonostante la crisi temporanea che in questi momenti (1930) si palesa, la vasta rete di comunicazioni che la natura già offre e che l'opera dell'uomo ha saputo già in parte integrare.

Colonizzazione. - L'opera di colonizzazione che il Belgio ha intrapreso in questo suo immenso e ricchissimo dominio coloniale, continuandovi e sviluppandovi anche con maggiore larghezza di concetti quella dello Stato Indipendente, è regolata da norme stabilite nella carta coloniale, che disciplinano la proprietà terriera e mineraria e le relative concessioni. Le terre occupate e abitate dagl'indigeni sono ritenute di spettanza delle rispettive collettività. Lo stato peraltro si riserva il diritto assoluto di proprietà del sottosuolo, come pure dei corsi d'acqua, anche non navigabili. Costituiscono proprietà privata tanto dei Bianchi quanto degli indigeni immatricolati, i terreni regolarmente registrati e delimitati. Sono proprietà dello stato le terre non occupate ed esse possono essere alienate per vendita o date in affitto dalle autorità coloniali sino all'estensione di 500 ettari; per concessioni superiori occorre l'approvazione del governo centrale. Il governo belga ha cercato di restringere e di limitare le concessioni di eccessiva estensione, superanti anche un milione di ettari, fatte già dallo Stato Indipendente, allo scnpo che i concessionarî possano meglio curarne la messa in valore. Speciali convenzioni intervennero con due grandi organizzazioni: il Comitato del Catanga e il Comitato nazionale del Kivu. Al Comitato speciale del Catanga, costituito nel 1900, venne riconosciuta per 99 anni, con facoltà di rinnovo, la gestione dell'insieme delle terre e delle miniere della regione del Catanga per un'area di circa 450.000 kmq. Sino al 1910, oltre alla messa in valore di questo immenso territorio, fu affidata al Comitato anche l'amministrazione pubblica; ma dopo di allora venne avocata dallo stato. Il Comitato non si occupa direttamente dello sfruttamento della concessione, ma funziona come ente intermediario d'iniziativa, provvedendo a cedere terreni e miniere mediante vendita o affitto a concessionarî che s'impegnino a coltivare le terre o a promuovervi l'allevamento o a sfruttare le miniere. Di più recente origine è il Comitato nazionale del Kivu, costituito nel 1928, che si propone di mettere in valore i vasti territorî adiacenti al lago Kivu e quelli compresi tra il Lualaba e il Tanganica, e al quale spetta di assumere anche la costruzione e l'esercizio della rete ferroviaria e della navigazione lacuale. Il Comitato del Kivu è riconosciuto come personalità giuridica distinta dalla colonia e s'impegna a prendere cura del benessere morale e materiale delle popolazioni.

Comunicazioni e commercio. - Le comunicazioni nella colonia sono assicurate principalmente dall'estesa rete idrografica, costituita dal corso principale del Congo e da quello dei suoi numerosi affluenti, che complessivamente ragguaglierebbe lo sviluppo di 12.257 km., di cui 1724 per il Congo medio, da Léopoldville a Stanleyville, accessibili a piroscafi di 500 tonn., 3184 km. sul Lualaba e il Sankuru, per battelli di 150 tonn., e il resto per imbarcazioni minori. La Union Nationale des transports fluviaux (Unatra), costituita nel 1925, esercita il traffico sul Congo con grossi piroscafi provvisti d'ogni comodità. Varî tronchi ferroviarî servono opportunamente a collegare i varî tratti dei fiumi dove le rapide ne impediscono la navigabilità e a dare accesso ad alcuni territorî più segregati.

Il principale tronco ferroviario è costituito dalla linea Matadi-Léopoldville, che serve a raggiungere dall'estuario congolese, accessibile alle grandi navi oceaniche, lo Stanley Pool, ove comincia la navigabilità del fiume nel suo corso medio: questa ferrovia, propugnata dallo Stanley sino dall'inizio dell'azione belga nel Congo, fu aperta al traffico il 1° luglio 1898 e richiese la spesa di 82 milioni di franchi. Essa ebbe uno sviluppo di 400 chilometri, superando alla stazione di Thysville (743 m.) una differenza di livello di 730 m. con pendenze che non eccedono il 45‰. Lo scartamento della linea è di m. 0,765; ma sono in corso i lavori per aumentarlo, come già ne fu variato il tracciato a fine di diminuirne le pendenze e le curve e renderla più atta a soddisfare le esigenze del costante aumento del traffico; si pensa anche a elettrificare la linea usufruendo dell'energia idroelettrica delle cascate. Altri tronchi importanti sono quelli da Stanleyville a Ponthierville (chilometri 125), da Kindu a Kongolo e da Kabalo a Albertville, che valgono a superare le Cascate di Stanley, le Portes d'Enfer, e a collegare il corso del Lualaba (Congo) col lago Tanganica; la ferrovia del Catanga, che partendo da Bukama, ove cessa la navigabilità del Lualaba, raggiunge Elisabethville, e si riallaccia alla ferrovia della Rhodesia (ora la ferrovia da Bukama è stata prolungata fino a Port Francqui, presso la confluenza del Cassai col Sankuru). Altri tronchi minori intesi a facilitare le comunicazioni del vastissimo territorio sono aperti al traffico o in corso di costruzione. Insieme con queste ferrovie si costruirono numerose strade camionabili, le quali tendono a ridurre sempre più il penoso obbligo del portaggio, che costituì un tempo una delle maggiori piaghe del Congo determinandone lo spopolamento.

Servizî di navigazione sono altresì istituiti sui laghi Tanganica, Alberto, Edoardo, Kivu, Moero, Leopoldo II, agevolando le comunicazioni interne e quelle con la Rhodesia, con il Territorio del Tanganica, con l'Uganda. Le comunicazioni internazionali per via marittima sono assicurate da varie linee regolari di piroscafi, che congiungono i porti di Banana (alla foce dell'estuario), di Boma (nell'estuario stesso a 87 km. nell'interno) e di Matadi (63 km. da Boma, ove cessa la navigazione marittima e principia la ferrovia per Léopoldville), con Bordeaux, con Lisbona e con gli altri principali porti europei. Nel 1928 entrarono nel porto di Boma 315 navi, di cui 223 di lungo corso, e in quello di Banana 326 navi, di cui 214 di lungo corso. Uno speciale accordo concluso il 15 marzo 1921 con il governo britannico concede nel porto marittimo di Dar es-Salaam e in quello di Kigoma sul lago Tanganica una "base" per il traffico mercantile belga verso il Congo.

La colonia è collegata con un cavo telegrafico alla rete internazionale, ed è coperta da una rete telegrafica interna di 3940 km. e da una rete telefonica di 3607 km. con 102 stazioni. Vi sono inoltre 20 stazioni radiotelegrafiche. I servizî di corrispondenza e di trasporto aerei si sviluppano su una rete di 6720 km.

Quanto al commercio, in via di grandissimo sviluppo, determinato dall'accresciuta produzione interna e dal conseguente aumento dei consumi, esso è passato da 390 milioni di fr. per le importazioni nel 1923 a 1624,5 milioni nel 1928, mentre le esportazioni sono salite da 552 a 1227 milioni. Nelle importazioni prevalgono i prodotti fabbricati (tessuti, calzature, prodotti chimici e farmaceutici, tabacco confezionato, ecc.) e per 7/10 provenienti dal Belgio, cui seguono a grande distanza la Gran Bretagna, la Francia, ecc. Nelle esportazioni il primo posto è tenuto, come vedemmo, dal rame, cui seguono le noci e l'olio di palma, i diamanti, il cotone, l'oro, la coppale, lo stagno, il rame cobaltifero, il caucciù, ecc. Il Belgio ne assorbe per circa la metà, e l'altra metà viene assorbita dai paesi dell'Africa australe, dal Territotio del Tanganica e dagli Stati Uniti.

Demografia e centri abitati. - La popolazione del Congo Belga è stimata complessivamente ascendere a circa 10 milioni di ab., ciò che corrisponderebbe a una densità media di soli 4 ab. per kmq. Gl'indigeni regolarmente recensiti nel 1928 erano 8.419.181; i Bianchi al 1° gennaio 1929 erano 23.276; il rimanente sta a rappresentare la popolazione indigena sfuggita al censimento. Dei Bianchi circa i 2/3 (15.900) erano Belgi e gli altri appartenenti a varie nazionalità europee; prevalentemente Portoghesi, Italiani, Inglesi, Francesi, ecc. La popolazione bianca è andata rapidamente crescendo specialmente dopo la guerra e dopo lo sviluppo preso dalle industrie estrattive nel Catanga. Nel 1913 i Bianchi nella colonia erano solo 5926, di cui 3551 Belgi; gl'Italiani erano 268. Nel 1927 i Bianchi erano saliti a 18.169, di cui 11.898 Belgi, 1368 Portoghesi, 981 Italiani, 844 Inglesi, 523 Francesi, 476 Greci, 443 Americani, ecc. Il censimento degl'Italiani all'estero eseguito nello stesso anno dava per i connazionali regnicoli viventi nella colonia la cifra di 801, di cui 518 stabiliti nella provincia del Catanga, 191 nel Congo-Cassai, 58 nella Provincia Orientale e 34 nella provincia dell'Equatore. La colonia italiana data dalla costruzione della ferrovia del Basso Congo e si trova generalmente in buone condizioni. Nel censimento degl'Italiani all'estero non si fa accenno alla presenza di ufficiali e funzionarî italiani in servizio del governo coloniale; ma è noto come il loro numero sia assai rilevante e come specialmente vi figurino i medici. Secondo i dati del 1926, che ragguagliavano la popolazione europea a 15.240 unità di cui 9638 Belgi, la popolazione bianca era così ripartita: Provincia del Congo-Cassai, 5223, di cui 3269 Belgi; Provincia dell'Equatore, 1559, di cui 925 Belgi; Provincia Orientale, 1635, di cui 962 Belgi; Provincia del Catanga, 5861, di cui 3809 Belgi.

Capitale della colonia fu sino al 1927 Boma. Oggi è Léopoldville, che insieme con Kinshasa, suo quartiere orientale, forma una grande città coloniale moderna, provvista di tutti gli agi e le comodità, che si sviluppa per oltre 8 km. di lunghezza senza soluzione di continuità sullo Stanley Pool e sulla riva sinistra del Congo a valle dello stagno, con una popolazione bianca di 2645 abitanti. Ivi risiedono il governatore della colonia, le rappresentanze consolari straniere, nonché i principali istituti scientifici, educativi, assistenziali, finanziarî ed economici della colonia. A Kinshasa sorge, sullo Stanley Pool, il grande porto ove fa capo la navigazione fluviale per il medio e l'alto Congo. Boma (v.), l'antica capitale, sulla riva destra dell'estuario, conserva la sua importanza economica come porto marittimo, come sbocco della ricca regione del Mayumbe e come capoluogo del distretto del Basso Congo. La sua popolazione bianca è di 2420 abitanti. Banana, allo sbocco dell'estuario, riva destra, è particolarmente un posto di pilotaggio per le navi che debbono penetrare nell'estuario e un posto di sorveglianza sanitaria marittima. Matadi, donde parte la ferrovia per Léopoldville, deve al suo porto, in via di grande sviluppo, e al traffico ferroviario la sua importanza economica. Ma il centro abitato più importante è oggi Elisabethville, capoluogo della provincia del Catanga nel distretto dell'Alto Luapula, al centro della grande produzione mineraria; di sviluppo del tutto recente, essa è una città importante provvista di tutti i comodi della vita; è stazione della grande ferrovia del Catanga e collegata con aviolinea a Leopoldville. Stanleyville, capoluogo della Provincia Orientale, posta sull'alto Congo è considerata come una delle più pittoresche città della colonia. Conta una popolazione bianca di 498 ab. ed è un centro commerciale notevole come punto di partenza della ferrovia dei grandi laghi. Coquilhatville (330 m. s. m.), capitale della Provincia dell'Equatore, è un importante centro di navigazione fluviale ove converge il commercio dei prodotti della vegetazione tropicale, specialmente della coppale. Altri centri importanti sono Luebo, alla confluenza del fiume omonimo con il Lulua, capoluogo del distretto del Cassai, con 1053 Bianchi; Albertville, sul Tanganica, punto terminale della ferrovia dei grandi laghi e porto lacuale, centro di vita commerciale notevole e in via di sempre più rapido sviluppo, con 730 ab. bianchi; Niangara, capitale del distretto dell'Alto Uellé, centro della produzione del cotone e del caffè, con 448 ab. Citiamo ancora i due considerevoli centri indigeni di Kasongo, capitale del distretto del Maniema, sulla destra del Lualaba, a circa 40 km. a monte dell'antico mercato arabo di Nyangwe, e anch'esso centro dell'influenza araba, con 385 ab. bianchi; Kabinda, capitale del distretto del Lomami (Catanga), a 800 m. s. m., grande centro commerciale indigeno e sede di numerose missioni religiose, con 466 ab. bianchi.

Ordinamento della colonia. - Il Congo, dopo il suo passaggio allo stato belga, è retto da una Carta coloniale promulgata il 15 novembre 1908. In base a questa è stabilito che la colonia ha una personalità propria distinta da quella della metropoli, retta da leggi particolari e con bilancio separato. Il re esercita il potere esecutivo per mezzo del ministro delle Colonie o di quello degli Esteri quando si tratti di affari internazionali. Al re pure spetta il potere legislativo esercitato a mezzo dei ministri responsabili. Un Consiglio coloniale, composto di 14 membri, per metà di nomina regia e per metà di nomina parlamentare, e presieduto dal ministro delle Colonie, ha potere soltanto consultivo per l'emanazione delle leggi e dei decreti. Nella colonia il re è rappresentato da un governatore generale e dai governatori di provincia, dai quali dipendono tutti i funzionarî coloniali. L'amministrazione della giustizia è esercitata dai tribunali di polizia, di distretto, da tribunali di prima istanza, con sedi rispettivamente a Boma, Léopoldville, Coquilhatville, Luebo, Buta, Stanleyville, Elisabethville e Albertville. Funzionano inoltre due corti d'appello, a Léopoldville e a Elisabethville.

L'insegnamento è praticato, oltre che dalle numerose scuole di vario tipo istituite dalle differenti missioni religiose, tanto cattoliche quanto evangeliche, dalle scuole governative per indigeni e per Europei. Si calcola che oltre 150.000 indigeni vengano educati nelle scuole della colonia e vi ricevano un'istruzione di carattere particolarmente professionale. Una commissione permanente, presieduta dal procuratore generale della corte d'appello di Léopoldville, è incaricata di vegliare alla protezione degl'indigeni e al loro miglioramento morale e materiale.

La colonia mantiene un piccolo esercito, il cui effettivo ascende a circa 17.000 uomini, composto esclusivamente d'indigeni, comandati da ufficiali e sottufficiali europei reclutati nei quadri dell'esercito belga. I soldati indigeni sono reclutati per volontariato e per leva fra gli uomini dai 16 ai 30 anni. L'esercito congolese, che comprende tutte le specialità e tutti i servizî accessorî, è posto sotto il comando d'un colonnello residente a Boma; a lui spetta tanto la difesa del territorio, quanto il servizio di polizia.

La colonia ha, come si è detto, una propria personalità amministrativa e quindi un proprio bilancio, che normalmente non grava sul bilancio della metropoli, salvo le spese del funzionamento del Ministero e del Consiglio delle colonie. Le entrate sono rappresentate dalle imposte di ricchezza mobile, che in misura variabile dal 10 al 17% colpiscono tutti i redditi delle società, capitalisti, esercenti, professionisti e impiegati pubblici o privati stabiliti nella colonia; da un'imposta di testatico, variabile da 2 a 50 franchi, gravante sugl'indigeni in proporzione dei loro redditi; e da altre minori. Le entrate maggiori sono peraltro fornite dalle dogane, che colpiscono con diritti variabili tanto le importazioni quanto le esportazioni. L'unità monetaria stabilita nel 1927, diversa da quella belga, è il franco congolese, equivalente a gr. 0,0418 di oro fino e cioè a circa lire it. 0,53. Quasi tutte le merci esportate pagano un diritto fisso del 3% ad valorem. Solo l'avorio lavorato paga in ragione di 10 franchi per ogni 100 grammi. Per le importazioni diritti doganali sono variamente stabiliti in base al peso, numero e valore delle mercanzie introdotte. Le spese sono rappresentate dai servizî amministrativi, interessi e ammortamento del debito pubblico, igiene, istruzione, lavori, ecc. Nel 1929 il bilancio ordinario importò un'entrata e una spesa di 575 milioni, con in più 385 milioni di spese straordinarie, coperti con prestiti e destinati alle spese di primo impianto, specialmente ferroviarie e stradali.

La colonia si divide amministrativamente in 4 grandi provincie, divisa ciascuna in un certo numero di distretti (22 in tutto), i quali alla loro volta si suddividono in territorî (oltre 200 per tutto il Congo) e questi in chefferies. Alla testa delle provincie stanno i governatori provinciali; alla testa dei distretti, i commissarî distrettuali; alla testa dei territorî, gli amministratori territoriali alla testa delle chefferies, i capi indigeni riconosciuti dal governo. I centri che comprendono un notevole numero di Bianchi sono costituiti in "distretti urbani" retti da speciali commissarî, i quali, assistiti da appositi comitati urbani composti di cittadini belgi che vi hanno residenza, provvedono all'amministrazione del centro urbano.

Diamo i nomi e i dati statistici delle singole provincie.

Provincia del Congo-Cassai, area 494.800 kmq. Comprende il distretto urbano di Léopoldville e i distretti del Basso Congo (capitale Boma); del Cuango (Bandundu); del Cassai (Luebo); del Sankuru (Lusambo).

Provincia dell'Equatore, area 558.720 kmq. Comprende i distretti dell'Equatore (capitale Coquilhatville, capitale della provincia); del Lago Leopoldo II (Inongo); di Lulonga (Basankusu); del Bangala (Lisala); dell'Ubanghi (Libenge).

Provincia Orientale, area 771.520 kmq. Comprende i distretli di Stanleyville (capitale Stanleyville, capitale della provincia); dell'alto Uellé (Niangara); del Basso Uellé (Buta); dell'Aruwimi (Basoko); del Maniema (Kasongo); dell'Ituri (Irumu); del Kivu (Rutshuru).

Provincia del Catanga, area 560.080 kmq. Comprende i distretti dell'Alto Luapula (capitale Elisabethville, capitale della província); del Tanganica-Moero (Albertville); del Lomami (Kabinda); del Lulua (Sandoa).

V. tavv. XI-XVIII.

Organizzazione ecclesiastica. - Tutte le missioni del Congo Belga appartengono al tempo moderno, e prima fra tutte è quella dei Padri Bianchi che per impulso del card. Lavigerie, attraversato il territorio del Tanganica, vennero a stabilirsi sulla sponda occidentale del grande lago e vi iniziarono quella crociata antischiavista che, se riuscì solo in parte, non fu per difetto di buone intenzioni in chi la organizzò.

Il posto, dipendente dapprima dal vicariato apostolico del Tanganica, divenne nel 1880 un provicariato e poi nel 1886 il vicariaio apostolico del Congo superiore con residenza principale a Baudoinville. Frattanto il re Leopoldo II, per dare un impulso più vigoroso alle missioni congolesi, aveva ottenuto che esse fossero riservate agl'istituti religiosi del Belgio o naturalizzati nel Belgio. In seguito a ciò venne eretto il vicariato apostolico del Congo Indipendente affidato ai missionarî detti di Scheutveld, i quali fecero centro della loro attività Léopoldville. Questo vicariato fu in qualche modo la matrice donde trassero origine tutte le circoscrizioni missionarie nelle quali la vastissima colonia ormai si trova divisa. Cosi, per es., nel 1892 si formò la missione di Cuango, nel 1898 quella dell'Uellé, nel 1901 quella del Cassai superiore, nel 1904 la missione di Stanley Falls, nel 1910 quella del Catanga, e nell'anno successivo le due dell'Ubanghi e di Matadi e nel 1919 quella di Nuova Anversa. Frattanto l'Uellé si divideva nelle due missioni dell'Uellé occidentale e orientale (1911) e più tardi l'Uellé occidentale nella missione del nord e del sud (1920); dal Cassai si staccava nel 1911 la missione del Catanga settentrionale e nel 1922 quella del Lulua e Catanga; dal territorio di Nuova Anversa si staccavano le missioni di Coquilhatville (1924), di Basankusu (1926) e di Bikoro (1930); dal Catanga, nel 1925, quella del Luapula superiore; dalla missione di Stanley Falls quella di Lago Alberto e recentemente quella di Ituri (1929). Ormai tali circoscrizioni, computando tra esse quella del Congo superiore, sono in numero di 20, tra cui 9 vicariati apostolici, 9 prefetture e due missioni indipendenti. Eccone la lista con il nome presentemente assegnato a ciascuna circoscrizione e con l'indicazione della Congregazione missionaria a cui la cura ne è affidata:

Vicariati apostolici: 1. Léopoldville; 2. Cassai superiore; 3. Nuova Anversa (missionarî di Scheut); 4. Niangara, già Uellé orientale (PP. Domenicani); 5. Buta, già Uellé sud-ovest (PP. Premonstratesi); 6. Congo superiore (PP. Bianchi); 7. Stanley Falls (Preti di S. Quintino); 8. Matadi (PP. Redentoristi); 9. Cuango (PP. Gesuiti).

Prefetture apostoliche: 1. Basankusu (missionarî di Mill Hill); 2. Bondo, già Uellé nord-ovest (PP. Crociferi); 3. Coquilhatville (Missionarî di Issoudun); 4. Catanga (PP. Benedettini della Congregazione belga); 5. Catanga settentrionale (PP. dello Spirito Santo); 6. Lago Alberto (PP. Bianchi); 7. Luapula superiore (PP. Salesiani); 8. Lulua e Catanga (PP. Francescani); 9. Ubanghi (PP. Cappuccini).

Missioni indipendenti: 1. Ituri, affidata ai PP. Agostiniani dell'Assunzione; 2. Bikoro, afficlata ai PP. Lazzaristi.

A queste missioni, che si ripartiscono il Congo Belga, si possono aggiungere anche i tre vicariati apostolici di Ruanda, di Urundi e di Kivu, tra i quali è stato diviso il territorio che fece già parte del protettorato dell'Africa orientale tedesca e che nel 1919, sotto il nome di Ruanda-Urundi, venne dalla Società delle Nazioni concesso in mandato al Belgio. I tre vicariati sono affidati alle cure di quel ramo della congregazione dei PP. Bianchi che, stabilito nel Belgio, recluta colà i suoi membri.

Quanto alla popolazione cattolica dclle Missioni più o meno propriamente appartenenti al Congo Belga, l'Agenzia Fides n. 249 (febbraio 1931) dava le cifre di 700.000 neofiti e 500.000 catecumeni. Va inoltre segnalata l'istituzione della delegazione apostolica del Congo Belga (genn. 1930), della quale primo titolare è stato nominato mons. Giovanni Dellepiane, arcivescovo di Stauropoli.

Bibl.: Oltre le opere generali sull'Africa o le relazioni dei viaggiatori, si possiedono numerosissime monografie sul fiume e la regione congolese. Per il periodo 1880-1895 v. A. J. Wauters, Bibliographie du Congo 1880-1895. Catalogue méthodique de 3800 ouvrages, brochures, notices et cartes relatifs à l'histoire, à la géographie et à la colonisation du Congo, Bruxelles 1895. Ad essa fa seguito: Th. Simur, Bibliographie Congolaise de 1895 à 1910, in Revue Congolaise, 1912. V. inoltre: A. Delcommune, Notre Colonie restera-t-elle belge ou deviendrat-elle internationale? Notre voyage au Congo en 1920, Bruxelles 1920; id., L'avenir du Congo Belge menacé. Bilan des dix premières années (1909-1918) d'administration coloniale, Bruxelles 1920; S. Danse, Carnet de route d'Elisbethville à Boma par le Lomami le Kasai et le Bas Congo, Elisabethville 1923; P. Daye, L'empire Colonial belge, Bruxelles 1923; id., Le Congo Belge, Bruges 1927; M. Robert, Le Congo physique, Bruxelles 1923; id., Le Katanga physique, Bruxelles 1927; Le Congo Belge (La Vie Technique industrielle et Coloniale), Parigi 1924; Wauters, Le Congo au travail, Bruxelles 1924; Chalux, Un an au Congo Belge, Bruxelles 1925; D. Fraser, Through the Congo Bassin, Londra 1927; A. Michels e N. Laude, Notre colonie: Géographie et notice historique, Bruxelles 1928; J. Ceerinckx, Index économique du Congo Belge, ibid. 1928. Per la storia della colonia, v. anche P. Daye, Les conquêtes africaines des belges, Parigi e Nancy 1918; Ch. de Lannoy, L'organisation coloniale belge, Bruxelles 1913; Les campagnes coloniales belges (pubbl. dallo Stato maggiore belga), Bruxelles 1927; J. Pirenne, Coup d'oeil sur l'histoire du Congo, Bruxelles 1924; E. Vandervelde, La Belgique et le Congo, Parigi 1911. V. anche i seguenti periodici belgi: Annales du Musée du Congo; Bulletin de la Société belge d'études Coloniales; Illustration Congolaise; Bulletin Agricole du Congo Belge; Congo, Revue générale de la Colonie Belge; Bulletin de la Soc. R. de Géogr. de Bruxelles; Mouvement Géographique, ecc. - Per la cartografia si vedano i fogli della Carta d'Africa 1 : 2.000.000 pubblicati di concerto tra il Service Géographique de l'armée di Parigi e il General Staff britannico; quelli della Carta Internazionale del mondo a 1 milionesimo; quello a 1 : 500.000 pubblicato dalla Société Internationale Forestière et minière du Congo (La "Forminière") e la carta del Catanga, alla scala di 1 : 200.000 del Comité Spécial du Katanga.

Storia.

Le origini della storia del Congo Belga si riannodano alle grandi scoperte africane della metà del sec. XIX, che avevano attirato verso l'Africa l'attenzione di Leopoldo II del Belgio. Nel 1876 egli riunì a Bruxelles una Conferenza geografica internazionale per lo studio dell'Africa orientale: l'anno dopo fu costituita colà una Associazione internazionale africana. Pure nel 1877 Stanley raggiungeva l'Atlantico dopo avere esplorato tutto il corso del Congo. Leopoldo II lo fece subito assumere al servizio del Comitato di studî dell'alto Congo, che creò nel 1878. Stanley riprese i suoi viaggi e, con un gruppo di ufficiali belgi, risalì il fiume, occupò il suo corso, e stabili nella maggior parte del suo bacino il potere effettivo dell'Associazione internazionale del Congo, della quale gli Stati Uniti riconobbero l'autorità fin dal 1884. L'appoggio della Germania e quello della Francia permisero al re di superare l'opposizione del Portogallo. Una conferenza internazionale, promossa a Berlino da Bismarck, proclamava, nell'atto generale del 15 novembre 1884, l'esistenza d'uno stato del Congo; il re del Belgio ne accettava la sovranità l'anno appresso.

Leopoldo II, che aveva sostenuto egli stesso gran parte delle spese di quelle esplorazioni, ottenne nel 1890 un inteivento finanziario del suo paese a favore dello stato del Congo; da parte sua legava per testamento il Congo al Belgio, autorizzandolo ad annetterselo dopo dieci anni.

Tra il 1885 e il 1900 si verificò specialmente una triplice attività: l'estensione dell'occupazione, la creazione di vie di comunicazione, la lotta contro la tratta degli schiavi. L'estensione dell'occupazione procedeva di pari passo con l'esplorazione di nuove regioni dell'Africa centrale, opera in maggior parte di ufficiali dell'esercito belga; tra queste operazioni si deve mettere in prima linea quella che il capitano Bia, il tenente Francqui e il geologo Cornet compirono nel 1892 al Catanga, di cui rilevarono i ricchi giacimenti di rame. La lotta contro il commercio degli schiavi, iniziata dopo la conferenza antischiavista di Bruxelles (1889-1891), prese la forma d'una vera guerra contro i negrieri arabi e durò per due anni (1892-1894). La "campagna araba" fu seguita quasi immediatamente da un'altra serie d'operazioni militari in direzione del Sudan che se non raggiunsero gli obiettivi desiderati, e cioè l'occupazione delle posizioni sul Nilo, contribuirono tuttavia ad assicurare allo stato del Congo, verso nord, la frontiera dell'Ubanghi (trattato franco-congolese del 14 aprile 1894).

Per rendere possibile lo sfruttamento del Congo, era indispensabile collegare con una ferrovia il Basso Congo marittimo col corso navigabile dell'Alto Congo che si trovava separato dal primo dalla regione delle Cateratte. Dopo difficoltà inaudite, la via Matadi-Stanley Pool fu costruita tra il 1890 e il 1898 sotto l'alta direzione del tenente colonnello Thys. Ancora una volta, lo stato belga era intervenuto finanziariamente per assicurare la realizzazione di questo lavoro d'interesse pubblico. Lo sviluppo economico del Congo accelerò, in conseguenza della nuova ferrovia, il suo ritmo. Sembra che specialmente nello sfruttamento del caucciù alcune società concessionarie e senza dubbio anche agenti dello stato si fossero resi colpevoli di abusi in pregiudizio degl'indigeni. Questi fatti provocarono in alcuni paesi una violenta campagna di protesta, specialmente in Inghilterra, dove le critiche furono esagerate al punto da assumere spesso carattere di vere calunnie. Tutto ciò affrettò l'annessione del Congo allo stato belga: il 15 novembre 1908 una legge faceva dello Stato del Congo una colonia belga.

D'allora in poi, sono trascorsi venti anni senza che la pace interna sia stata seriamente turbata. Essi sono stati messi specialmente a profitto dell'amministrazione, in vista della creazione di nuove vie di comunicazione, delle quali la più importante è la ferrovia, inaugurata nel 1928, che unisce il Catanga al Cassai, e quindi al Basso Congo, con notevole vantaggio per l'industria del rame nel Catanga.

All'inizio della guerra mondiale la colonia fu assalita sulla frontiera orientale da contingenti armati dell'Africa orientale tedesca. Questi assalti furono respinti e nel 1914 e 1915 le truppe belghe parteciparono con le truppe francesi alla conquista del Camerun e assicurarono con le truppe inglesi la difesa della Rhodesia; infine, nel 1916, un corpo d'operazione belga, collegato con truppe inglesi conquistava la maggior parte dell'Africa orientale tedesca. Dopo la guerra una frazione di quella colonia, cioè i territorî di Ruanda e dell'Urundi, furono assegnati per mandato al Belgio dal Consiglio supremo degli alleati (agosto 1919).

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