Condizionamento

Universo del Corpo (1999)

Condizionamento

Archie B. Levey

Il condizionamento è un aspetto dell'apprendimento scoperto da I.P. Pavlov, che si fonda su specifiche reazioni sensoriali, dette riflessi. Il condizionamento avviene - in sede sperimentale - presentando, in breve successione, due stimoli, solo il secondo dei quali produce una reazione. Dopo alcune ripetizioni dei due stimoli associati, anche lo stimolo neutro, cioè quello che non produceva reazione, ottiene la stessa risposta dell'altro. Lo studio del condizionamento ha avuto vari sviluppi; si possono distinguere un condizionamento classico, uno strumentale e uno operante.

Al volgere del 19° secolo le spiegazioni scientifiche del comportamento animale erano fermamente ancorate al concetto di riflesso innato, secondo il quale una qualsiasi attività poteva verificarsi solo in risposta a uno stimolo esterno. Il fisiologo russo I.P. Pavlov, avendo notato durante uno studio sul sistema digerente dei cani che essi salivavano non solo quando veniva presentato loro del cibo, ma anche quando si aspettavano soltanto di riceverne, si basò su questa osservazione per elaborare una nuova descrizione teorica, che consentì di spiegare con il concetto di riflesso una gamma di comportamenti più ampia di quanto non avvenisse nel passato. Il meccanismo proposto da Pavlov è quello del riflesso condizionato, una connessione del sistema nervoso non predeterminata nella struttura corporea dell'animale, ma invece 'condizionale' agli eventi che l'animale esperisce nel suo ambiente.

La natura essenziale del condizionamento classico può essere compresa considerando l'esperimento di base sul quale la metodologia si è fondata: l'animale riceve uno stimolo, che si sa essere neutro, subito prima di uno stimolo che invece produce una reazione. Il primo viene di solito indicato come stimolo condizionato (SC), il secondo come stimolo non condizionato (SNC). Dopo alcune ripetizioni dei due stimoli associati, l'animale darà allo stimolo condizionato la stessa risposta che prima dava a quello non condizionato. Esempi di stimoli associati sono il suono di una sirena abbinata alla somministrazione di carne in polvere o un cambiamento nell'illuminazione accompagnato a un leggero soffio d'aria negli occhi. Nel primo caso i cani emettono saliva al suono della sirena, nel secondo battono gli occhi al cambiamento di illuminazione. Di solito è necessario un certo numero di presentazioni degli stimoli per consolidare o rinforzare la nuova risposta. Lo SC viene considerato uno stimolo neutro se esso non produce né una risposta particolare né un comportamento prevedibile. Per contro lo SNC deve determinare con regolarità una modificazione nel comportamento, che prende il nome di risposta non condizionata (RNC): per es. la salivazione (o un altro comportamento consumatorio) in seguito alla presentazione della carne in polvere o il rapido riflesso di chiusura delle palpebre nel caso del soffio d'aria. La nuova risposta, detta risposta condizionata (RC), viene fornita in seguito alla presentazione dello SC ed è simile alla RNC, ma non identica, sebbene essa debba, con alcune interessanti eccezioni, mostrare chiaramente una somiglianza adattiva con la risposta originale.

Con alcune limitazioni, qualunque stimolo in grado di indurre ripetutamente in un soggetto la stessa risposta può essere usato come SNC. Analogamente, qualsiasi stimolo distinguibile e neutro (secondo la definizione data sopra) può essere usato come SC. Il condizionamento è stato dimostrato praticamente in tutti i Vertebrati e anche in organismi così primitivi da non possedere nessuna forma di sistema nervoso. Negli organismi inferiori gli stimoli, sia condizionati sia non condizionati, e le risposte devono essere molto semplici. Nelle specie superiori invece gli stimoli di ambedue le categorie possono essere molto più complessi, come per es. le reazioni aggressive o di paura degli animali. Per quanto riguarda l'uomo, si possono aggiungere stimoli mediati verbalmente e risposte che non implicano un comportamento osservabile dall'esterno. Entrambi possono includere preferenze e attitudini verbalizzate, aspettative sociali, emozioni soggettive e così via.

tabella

Il condizionamento è dunque una particolare forma di apprendimento in cui al soggetto vengono presentati due stimoli diversi ed esso deve imparare che tra questi esiste un'associazione prevedibile. I modi in cui questo abbinamento può essere effettuato sono numerosi e danno origine a un'ampia varietà di procedure di condizionamento, alcune delle quali sono rappresentate in tabella. Rispetto alla procedura di condizionamento classico, sono stati introdotti alcuni aggiustamenti e alcune importanti variazioni, che alterano i parametri di base dell'esperimento. Infatti, una delle principali caratteristiche dell'esperimento originale consisteva nel fatto che il comportamento del soggetto non influenzava la presentazione dello stimolo. Una prima modificazione è consistita nel rendere lo SNC dipendente da una qualche azione del soggetto, in altre parole nell'assegnare al soggetto un compito. Questo gruppo di procedure, largamente conosciute come condizionamento strumentale, ha in comune la caratteristica che a ogni prova il soggetto deve fornire una risposta che gli assicuri la consegna di una ricompensa o gli eviti una punizione. In una famiglia correlata di procedure, nota come condizionamento operante, la presentazione della ricompensa dipende dalla frequenza con cui viene prodotta una certa risposta. Nel concetto di ricompensa è implicito quello di rinforzo ed è questo secondo termine a essere usato comunemente. Il condizionamento strumentale e il condizionamento operante rappresentano le due famiglie di procedure più importanti e la maggior parte delle varianti presentate in tabella può essere attribuita a una di esse. Il tratto comune di tutte queste procedure, che rappresenta anche il carattere distintivo del condizionamento, consiste nel fatto che il soggetto deve imparare l'esistenza di una relazione prevedibile tra due eventi.

Per molti anni i vari fenomeni del condizionamento negli animali hanno dato vita a complesse teorie, oltre che a strenue controversie teoriche, che hanno fortemente stimolato la ricerca su questi argomenti, peraltro facilitata dal fatto che condurre la sperimentazione sugli animali è relativamente conveniente ed economico. Per contro, l'approccio al condizionamento nell'uomo è stato guidato dal tentativo di trovarne delle applicazioni al comportamento: il condizionamento inizialmente fu considerato cioè come un mezzo in grado di influenzare il comportamento e i modelli animali vennero applicati acriticamente poiché sembravano offrire una semplice psicologia dello stimolo-risposta (S-R), capace di spiegare il comportamento umano. Una conseguenza di questo tipo di approccio è stata la scarsità di esperimenti innovativi sul condizionamento nell'uomo, con l'unica eccezione rappresentata dallo studio di una ben definita risposta corporea, cioè l'aumento dell'attività delle ghiandole sudoripare del palmo della mano che si accompagna a eventi che suscitano sorpresa o terrore. Questa risposta 'elettrodermica' è quasi unicamente umana e molto di quanto si conosce sul condizionamento nell'uomo è basato su di essa.

Un importante campo di applicazione del condizionamento è stato il trattamento di un'ampia gamma di disturbi clinici. Il suo meccanismo centrale, che è in relazione con l'acquisizione di nuove risposte e la modificazione o la scomparsa di vecchi schemi comportamentali, lo rende infatti un efficace strumento per il trattamento di disturbi emozionali e comportamentali. Durante gli anni Sessanta emersero due scuole che ebbero un notevole successo, grazie anche alla loro attenta analisi dei comportamenti trattati: una si basava sul principio del condizionamento classico, l'altra su quello del condizionamento operante. La prima, chiamata terapia comportamentale, ha sviluppato tecniche innovative per il trattamento delle fobie, basate in parte sull'identificazione di queste come comportamenti di evitamento, soggetti quindi ai principi del condizionamento; per lungo tempo gli schemi di comportamento nevrotico che implicano risposte emotive condizionate e disturbi comportamentali, quali l'enuresi, hanno rappresentato l'obiettivo delle tecniche di condizionamento; tali tecniche sono state poi rielaborate sulla base di una più sofisticata analisi dei meccanismi di condizionamento e di una più attenta definizione delle loro componenti (RC, RNC, SC e SNC). La seconda scuola, nota come modificazione comportamentale, ha avuto l'obiettivo di modificare l'incidenza di alcune classi di comportamento, considerate desiderabili o indesiderabili su base amministrativa o clinica, applicando le tecniche del rinforzo operante. Altri campi in cui sono state impiegate tecniche di condizionamento sono stati la cura delle tossicodipendenze e dell'alcolismo mediante l'estinzione o l'avversione dello stimolo, la riduzione dello stress e il trattamento di un certo numero di malattie psicosomatiche. Inoltre le tecniche di condizionamento sono state associate ad approcci di tipo più strettamente cognitivo, al fine di elaborare trattamenti ben disegnati e flessibili in grado di coprire una vasta gamma di problemi clinici. Uno sviluppo recente è stata la scoperta che pazienti che avevano subito danni cerebrali con conseguente amnesia mostravano una risposta al condizionamento. Tale studio è solo all'inizio, ma contiene le premesse per un miglioramento delle tecniche di terapia e riabilitazione. Se le risposte al condizionamento nell'uomo dipendono da eventi neurali molto primitivi, in un certo senso residui dei loro predecessori filogenetici, è possibile che essi possano consentire l'accesso al cervello quando funzioni più complesse sono deteriorate a causa di malattie o di danni cerebrali. Se ciò si rivelerà esatto, le tecniche di condizionamento troveranno un'ulteriore importante applicazione pratica nell'uomo.

Parallelamente all'enfasi riservata alle applicazioni del condizionamento umano, notevole interesse hanno suscitato le differenze individuali nella risposta al condizionamento. Osservazioni condotte sugli animali durante gli esperimenti di Pavlov portarono all'identificazione di diversità di temperamento tra gli individui, attribuite a differenze di 'forza' e di 'stabilità' del sistema nervoso. Alcuni ricercatori russi, applicando questi principi al condizionamento umano, svilupparono un elaborato sistema di misurazione della risposta condizionata, secondo parametri di velocità, durata, flessibilità e variabilità di un'ampia serie di risposte scheletriche e autonome; queste misure venivano poi utilizzate per classificare gli individui secondo categorie di temperamento, giudicate rilevanti in campo occupazionale e industriale. Nel mondo occidentale l'enfasi fu invece posta su alcune componenti della personalità, quali ansia, rigidità, impulsività e introversione, che furono studiate principalmente utilizzando tecniche basate sulla risposta elettrodermica e oculare. Tutti questi studi presumono che esista una dimensione di base di condizionabilità, indipendente dai sistemi di risposta e dai paradigmi sperimentali, affermazione tuttavia difficile da giustificare, poiché negli individui la correlazione tra i diversi sistemi di risposta non è elevata. Studi condotti sui substrati neurali del condizionamento hanno fornito le prove di un esteso coinvolgimento di numerose aree cerebrali e forse non è sorprendente che essi non possano essere ridotti a una singola dimensione. Per es. è stato dimostrato che il condizionamento di risposte emotive si basa su strutture centrali dipendenti dall'integrità dell'amigdala, mentre le risposte motorie scheletriche necessitano che a essere intatto sia il cervelletto. Osservazioni di questo tipo scoraggiano la visione secondo la quale esisterebbe una dimensione unitaria alla base delle risposte al condizionamento. Nonostante queste riserve, comunque, numerosi studi hanno dimostrato l'esistenza di variazioni interindividuali all'interno di specifici sistemi di risposte; per es. è stato osservato che i soggetti classificati come introversi sulla base dei test psicologici tendono a essere condizionati più facilmente di quelli classificati come estroversi.

Se nel passato non si sono affermate teorie sul condizionamento umano, a parte quelle sviluppate nell'ambito della letteratura sull'apprendimento animale, la recente crescita d'interesse verso i fattori cognitivi implicati nel condizionamento nell'uomo ha sollevato nuove questioni teoriche, centrate sul ruolo della coscienza delle condizioni di stimolo da parte del soggetto e sull'influenza di questa conoscenza sulla risposta condizionata. La definizione di coscienza è molto difficile: se è ovvio che il condizionamento non potrebbe avvenire se il soggetto non fosse cosciente dei nuovi stimoli, l'aspetto interessante del problema riguarda il grado in cui il soggetto è capace di verbalizzare, sulla base di un'esperienza conscia, una conoscenza stabile degli eventi stimolo. Il fatto che il condizionamento sia una forma di apprendimento molto primitiva, presente anche negli organismi più semplici, potrebbe suggerire che nell'uomo esso possa avvenire senza il coinvolgimento dei centri nervosi superiori; tuttavia la tendenza verso l'unità omeostatica di tutte le funzioni corporee fa ritenere improbabile che i meccanismi più semplici operino in isolamento. Attualmente non abbiamo ancora una risposta chiara a queste domande, anche se l'evidenza sperimentale sembra indicare che la risposta al condizionamento sia influenzata da fattori cognitivi, pur in maniera non prevedibile.Sin dall'inizio, la maggior parte degli studiosi del condizionamento ha ritenuto di trovarsi di fronte a un modello di ciò che accade in natura, una sorta di microcosmo che riproduce in laboratorio i comportamenti adattivi che consentono agli organismi di sopravvivere. Nella pratica del laboratorio, naturalmente, gli eventi stimolo sono controllati dallo sperimentatore che può quindi essere considerato colui che causa le relazioni tra gli eventi. Poiché ciò che viene effettivamente appreso non è facilmente specificabile, si è giunti alla formulazione di un gran numero di teorie in competizione tra loro: potrebbe non sembrare rilevante che ciò che il soggetto apprende sia una correlazione tra i diversi stimoli ambientali, o un comportamento appropriato, o un'immagine del mondo esterno, o una ristrutturazione di quello interno, o uno specifico legame nel sistema nervoso (come ritenuto da Pavlov) o un'aspettativa generalizzata, ma queste sono le questioni più importanti perché costituiscono le basi per ogni spiegazione teorica, in grado di estendere anche la comprensione del nostro corpo.

Bibliografia

Cognitive processes and Pavlovian conditioning in humans, ed. G. Davey, New York, Wiley, 1987.

d.a. lieberman, Learning: behaviour and cognition, Pacific Grove (CA), Brooks-Cole, 19932.

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i.p. pavlov, Conditioned reflexes, Oxford, Oxford University Press, 1927.

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