Conchiglia

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Involucro più o meno resistente e sviluppato, che sta a difesa del corpo dei Molluschi e dei Brachiopodi. È una secrezione del mantello che avvolge tutto o in parte il corpo, oppure può essere ridotta di mole, e nascosta nello spessore del mantello. La materia che compone la c. è distribuita in strati sovrapposti, dei quali il più vecchio è esterno, il più giovane interno. In parecchie specie si ha internamente uno strato di madreperla, ed esternamente lo strato dei prismi. Al di sopra di questo si trova molte volte uno strato cuticolare sottile ( epidermide) o spesso ( periostraco, o epiflosi). Il periostraco e lo strato dei prismi sono generati dal margine del mantello; lo strato di madreperla invece è formato con il contributo di tutto l’epitelio esterno del mantello. Le c. possono aver aspetto porcellanaceo, con uno spesso strato di madreperla, vetroso, corneo, quando sono formate di sostanza prevalentemente organica ecc. Sono formate in massima parte di carbonato di calcio (90-95%) oltre che di fosfato di calcio e di sostanza organica chiamata conchiolina, una scleroproteina simile alle chitine, C30H48O11N9.

La conchiliologia è la branca della zoologia sistematica che studia le c., in quanto strumento di classificazione dei Molluschi (fossili e viventi) che le hanno prodotte.

Nei tempi preistorici le c. furono spesso adoperate come gioielli e ornamenti. Presso molti popoli di interesse etnologico, che utilizzavano le c. anche come monete, l’uso ornamentale delle c. aveva spesso pure un’intenzione profilattica, fatto questo che lascia supporre identico significato per ciondoli, collane, armille di c., tanto abbondanti nel Paleolitico superiore e nei tempi successivi.

I popoli moderni ricorrono alle c. per la madreperla e le perle, per la fabbricazione di calce o di concimi. L’uso ornamentale delle c. oggi è limitato alla fabbricazione di cammei o di altre produzioni del genere. La scuola di lavorazione del corallo di Torre del Greco insegna anche a lavorare le c., specialmente quelle a tipo porcellaneo. C. di Bischofs­hofen Rozze pietre bivalvi, rinvenute nelle antichissime miniere di rame omonime, presso Salisburgo, che si suppone fossero usate, in epoca preistorica, per la fusione del metallo.

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