CONCEZIONE IMMACOLATA

Enciclopedia Italiana (1931)

CONCEZIONE IMMACOLATA

Pietro Pisani

. È nella dottrina cattolica il privilegio, tutto proprio della Vergine Maria, "di essere stata, fin dal primo istante del suo concepimento, in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, preservata immune da ogni macchia del peccato originale".

Con le parole surriferite è espressa la definizione dogmatica pronunziata da Pio IX nella costituzione Ineffabilis Deus dell'8 dicembre 1854, con la quale si dichiarava questa dottrina come rivelata da Dio. È il suggello apposto dalla Chiesa a una affermazione che, per quanto fondata sulla S. Scrittura e confermata dalla tradizione cristiana sia latina sia greca, era stata per sette secoli oggetto di vivaci controversie nelle università cattoliche e diversamente interpretata dai varî dottori della Chiesa.

Non deve confondersi il privilegio della concezione immacolata con quello della concezione verginale. Questo riguarda l'atto iniziale per cui Maria Vergine divenne madre del Divin Verbo, ossia il concepimento di Gesù nel seno di Maria per opera dello Spirito Santo; il primo invece si riferisce al concepimento di Maria stessa nel seno di sua madre. Queste due realtà, come si vede, sono completamente diverse.

Nella definizione del privilegio è accentuata l'importanza del momento; vale a dire, Maria non fu liberata dal peccato originale nel corso della gestazione, ossia prima della sua nascita, ma fu semplicemente preservata immune, cioè non contrasse affatto colpa, perché fin dal primo istante del suo concepimento fu ripiena di grazia: di quella grazia santificante, la cui privazione costituisce l'essenza del peccato originale in tutti gli altri discendenti di Eva. Gli antichi teologi distinguevano due momenti, per dir così, fisiologici della concezione: la concezione attiva e passiva, iniziale e consumata. Ora, il primo istante cui si riferisce la definizione del privilegio di Maria è il termine della generazione, la concezione passiva: il momento cioè in cui l'anima si unisce al corpo determinando l'esistenza della persona umana. Non si tratta pertanto di modificare il corso della generazione umana, ma di rompere ogni solidarietà dell'uomo con Adamo nel peccato; al qual fine è necessario e sufficiente un decreto per cui Dio eccettua l'anima di Maria dalla legge comune del peccato originale, restando escluso ogni influsso dell'atto generativo.

Da quel che si è detto appare chiara la differenza tra il privilegio di Maria e quello di Giovanni Battista, la cui anima, secondo la dottrina degli stessi teologi, fu santificata da un previo stato di colpa dalla presenza di Gesù nella Visitazione.

Il dogma della Concezione Immacolata è implicito nella S. Scrittura e nella tradizione cristiana. I principali testi scritturali cui si riferisce la citata bolla e su cui insistono i teologi sono due: il passo del Genesi, III, 15, conosciuto sotto il nome di Protovangelo, in cui Dio, nell'atto di maledire il serpente seduttore, annunzia che essa (secondo la volgata latina, cioè la donna: il testo ebraico, altre versioni antiche e alcuni scrittori cristiani leggono esso, cioè il figlio della donna) gli schiaccerà il capo; e quello di Luca, I, 28, dove l'angelo Gabriele annunzia alla Vergine l'Incarnazione. Che entrambi questi testi si riferiscano al privilegio della Concezione Immacolata di Maria e lo comprovino, è dottrina comune dei Padri e degli scrittori ecclesiastici, sulla cui autorità si appoggia l'interpretazione autentica data di essi nella bolla Ineffabilis Deus.

Invano si cercherebbe negli scritti dei Padri, sia greci sia latini, un'affermazione esplicita del privilegio di Maria in termini perfettamente equivalenti a quelli in cui è espressa la definizione dogmatica. La maggior parte dei Padri greci esalta in forme liriche le perfezioni di Maria: la purezza incontaminata, l'integrità, la divina maternità, chiamandola per antonomasia "la tutta santa" (ἡ παναγία) e abbondando in espressioni che si presentano come il presagio di una verità le cui successive affermazioni, che si fanno sempre più chiare nel corso dei secoli, dovevano culminare nella definizione dogmatica; tuttavia si citano alcuni Padri, fra cui lo stesso Origene, i quali ritenevano che Gesù Cristo fosse morto anche per i peccati di Maria.

La tradizione cristiana relativa alla Concezione Immacolata è pure confermata dalla festa solenne celebrata in suo onore presso le cristianità dell'Oriente, dove sembra risalire al sec. V. In Occidente essa compare la prima volta in alcuni monasteri d'Inghilterra e di Normandia, donde si propagò più o meno rapidamente in tutta Europa a seconda del prevalere dell'una e dell'altra corrente nelle controversie provocate dalla sua introduzione. Nella chiesa ortodossa greca essa ha poca importanza, e continua a venire designata col nome di "Concezione di S. Anna", con manifesta allusione alla concezione attiva.

Testimonianze di Padri erano pure invocate dagli avversarî del dogma; ma esplicite controversie cominciarono quando i canonici della cattedrale di Lione introdussero nel proprio coro la festa della Concezione Immacolata (1140): contro questo fatto S. Bernardo protestò (Epist., 174, in Patr. Lat., CLXXXII, colonna 332), osservando fra l'altro che la santificazione suppone la concezione e che però è ad essa posteriore. Gli fu risposto con un opuscolo attribuito a Ugo di S. Vittore, nel quale si sosteneva che le era riservata da Dio prima della caduta di Adamo. S. Bernardo fu seguito da S. Pier Damiani, Pier Lombardo, Alessandro d'Ales, S. Bonaventura e Alberto Magno. Si schierarono con i difensori del privilegio Raimondo Lullo, Duns Scoto, John Baconthorpe, Gersone e Nicolò Cusano, per ricordare soltanto i più insigni. Quanto a S. Tommaso d'Aquino, è certo che i maestri domenicani del sec. XIV si credettero autorizzati a combattere il privilegio in omaggio alla sua dottrina (cfr. Többe, Die Stellung des hl. Thomas zu der unbefl. Empfängniss, Ratisbona 1892). In ogni caso, l'opposizione si spiega col fatto che nel sec. XIII non appariva fissato chiaramente l'oggetto della disputa. Se il significato della parola "concezione" fosse stato fissato in termini inequivocabili come nella bolla Ineffabilis Deus, o come, due secoli prima, nella costituzione Sollicitudo omnium Ecclesiarum di Alessandro VII (8 dicembre 1661), la dottrina di S. Anselmo, propugnata più tardi dalla scuola francescana con a capo Duns Scoto, avrebbe forse trovato nella scuola tomistica fautori convinti.

Queste dispute ebbero un'eco nel concilio di Basilea (1438-39) nel quale il privilegio, impugnato, fra altri, da Giovanni di Montenegro, allora generale dei domenicani, e da Giovanni di Torquemada, fu strenuamente difeso da Giovanni de Contreras, detto il Segovia. Nel 1483 Sisto IV (const. Grave nimis) proibiva sotto pena di scomunica ai partigiani dell'una sentenza di tacciar di eresia i fautori dell'altra. Il concilio di Trento (17 giugno 1546) confermò le disposizioni di Sisto IV, dichiarando inoltre "non essere nelle intenzioni del concilio di comprendere nel decreto relativo al peccato originale la beata e immacolata Vergine Maria, madre di Dio". A questo decreto si richiama Pio IX nella bolla Ineffabilis Deus. A sedare gli animi contribuirono le apparizioni dell'Immacolata a Lourdes, le celebrazioni in occasione del 25° e, più, del 50° anniversario della definizione e le innumerevoli pubblicazioni intese o ad illustrare la bolla o a diffondere il culto dell'Immacolata Concezione.

Prima ancora di essere un dogma l'Immacolata Concezione fu da secoli una fonte sovrana dì ispirazioni d'arte. Fra i sommi pittori basti qui ricordare il Tintoretto, Correggio, Tiepolo, Sassoferrato, Rubens, Murillo, Ribera.

Bibl.: Del dogma dell'Immacolata Concezione trattano, più o meno diffusamente, la maggior parte dei teologi nei trattati De Verbo incarnato, De peccato originali, De Deo redemptore, ecc., come: Palmieri, Tract. de peccato orig. et de immaculato B. Mariae V. conceptu, 2ª ed., Roma 1904; L. Billot, De Verbo incarnato, XLI, Roma 1904; J. Pohle, Lehrbuch der Dogmatik, 4ª edizione, II, Paderborn 1909. Ve ne sono tuttavia che ne fanno argomento di speciali trattazioni, come, ad es., G. Perrone, De immaculato Deiparae semper Virginis conceptu commentarius, voll. 2, Napoli; Mgr. Malou, l'Immaculée conception, Bruxelles 1857; Mgr. Ullathorne, The immaculate conception of the Mother of God, 2ª ed., Westminster 1904; L. Kösters, Maria, die unbefleckt Empfangene, 1905; A. M. Lepicier, Tractatus de B. V. Maria matre Dei, II, 3ª ed., Parigi 1906; X. Le Bachelet, L'immaculée conception, Parigi 1909.

Cfr. inoltre, A. Schaefer, Die Gottesmutte rin der hl. Schrift, Münster 1887; G. Arendt, De Protoevangelii habitudine ad immacul. Deiparae conceptionem, Roma 1904; A. Ballerini, Sylloge monumentorum ad mysterium Immac. Conceptionis spectantium, Roma 1854-56; card. Gousset, La croyance générale et constante de L'Église touchant l'immaculée conception de la B. V. Marie, Parigi 1855; Th. Livius, The blessed Virgin in the Fathers of the first six centuries, Londra 1893; V. Sardi, La solenne definizione del dogma dell'immacolato concepimento di Maria SS., Roma 1904; E. Neubert, Marie dans l'Église anténicéenne, Parigi 1908; M. Jugie, L'immaculée conception dans la tradition grecque, in Notre-Dame, I, Parigi 1911; P. Tacchi Venturi, Gli atti e documenti della definizione dell'Immacolata, in Civ. Catt., IV (1905), pp. 52-63; Per la storia del domma dell'Immacolata ai tempi di Benedetto XIV, ibid., pp. 513-527, 655-74; Atti del Congresso mariano tenuto in Roma l'anno 1904, cinquantesimo anniversario della definizione, ecc., Roma 1905. Si aggiungano le opere di J. Turmel pubblicate sotto gli pseudonimi di G. Herzog e di L. Coulange e messe entrambe all'indice, cioè: La Sainte Vierge dans l'histoire, Parigi 1908 e La Vierge Marie, ivi 1925.

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