Con

Enciclopedia Dantesca (1970)

con

Tullio De Mauro

. Preposizione di notevole frequenza, che appare soprattutto nella forma piena semplice con (seguita o no da articolo determinativo), più di rado nella forma articolata col, e apocopata co, solo sporadicamente nelle forme co', coi, cogli, colla, collo. Ben rappresentate, rispetto a epoche più recenti, sono le forme enclitiche ‛ meco ' ‛ teco ' ‛ seco ' e, sporadicamente, ‛ nosco ' e ‛ vosco ' (per una più specifica trattazione di queste, v. le rispettive voci).

La preposizione c. si connette generalmente a nomi (aggettivi, sostantivi, pronomi) e solo raramente a forme nominali del verbo: un infinito introdotto da c. si ha per es. in Vn XXII 4 mi ricopria con porre le mani spesso a li miei occhi. Il sintagma introdotto da c. funge da modificatore del verbo nella maggior parte dei casi; meno rappresentati sono gli usi adnominali: Rime LI 4 la Garisenda / torre... co' risguardi belli; If IV 86 Mira colui con quella spada in mano.

L'opposizione rispetto ai sintagmi introdotti da ‛ sanza ', ‛ senza ' permette di attribuire alla generalità dei sintagmi introdotti da c. un valore fondamentalmente unitario (per taluni usi eccezionali, v. § 5): cioè il sintagma introdotto da c. designa generalmente un elemento che partecipa, inerisce a ciò che è denotato dal verbo o dal nome modificato. Questo valore generale di partecipazione si specifica in diverse accezioni a seconda della contingenza fraseologica in cui il sintagma è calato. Della distinzione di queste accezioni possiamo dare diversi tipi di giustificazione: qui ci limiteremo a dire che ciascuna accezione è riconoscibile perché ammette uno stesso tipo di possibili sintagmi sostitutivi ed esplicativi. Vi sono sintagmi introdotti da c. sostituibili da sintagmi esplicativi introdotti da ‛ in compagnia a ' (o ‛ di '), ‛ unitamente a ' (le locuzioni sostitutive sono riducibili a un semplice ‛ a ' in dipendenza di verbi indicanti ‛ congiungere ', ‛ unire ' e simili, o a un semplice ‛ insieme a ' in dipendenza da nomi indicanti ‛ congiunzione ', ‛ unione ' e simili). Accanto a questa prima determiniamo in modo analogo altre quattro accezioni: 2. c. sostituibile da ‛ in concomitanza a ' (o ‛ di '); 3. c. sostituibile da ‛ mediante '; 4. c. seguito da sostantivo sostituibile dall'avverbio del rispettivo aggettivo denominale (‛ c. gioia ' sostituibile da ‛ gioiosamente ') ovvero da locuzioni come ‛ avendo ', ‛ tenendo ', ‛ mostrando ' più il sostantivo (‛ c. mal viso ' sostituibile da ‛ avendo, mostrando mal viso '); 5. c. sostituibile da ‛ comparando a ', ‛ in rapporto a ', ‛ quanto a '.

Le cinque classi di possibili sostituzioni determinano cinque accezioni che corrispondono ai complementi tradizionalmente denominati di compagnia e unione, di circostanza, di mezzo

e strumento, di modo, maniera e qualità, di comparazione o confronto. Qui di seguito diamo un quadro dei vari usi, rinviando, per analisi più minuziose e complete, alla trattazione delle strutture grammaticali del volgare di D., in Appendice.

1. Complemento di compagnia e di unione. La preposizione introduce il nome di una persona o altra entità che in compagnia del soggetto compie l'azione indicata dal verbo: Vn III 7 e con essa mi parea che si ne gisse verso lo cielo; XII 10 2 con lui vade a madonna davante; XXII 3 donne con donne e uomini con uomini s'adunino; Rime civ 80 cader co' buoni è pur di lode degno; XLIV 2 chi con meco parla; Cv I I 13 e ad una mensa con li altri simili impediti s'assetti; III v 12 a li quali [Garamanti] venne Catone col popolo di Roma, la segnoria di Cesare fuggendo; If XXII 13 e 15 Noi andavam con li diece demoni. / Ahi fiera compagnia! ma ne la chiesa / coi santi, e in taverna coi ghiottoni; Pg XXIX 41 Uranìe m'aiuti col suo coro; Pd VIII 34 Noi ci volgiam coi principi celesti; Detto 324 tu co lle' t'imbrache. Talora il c. designa un rapporto di semplice astanza, non di attiva compartecipazione all'azione: If XXI 103 quel demonio che tenea sermone / col duca mio. A questi sensi sono prossimi quelli del c. sostituibile da ‛ unitamente a ' (riducibile al semplice ‛ a ' in rapporto a verbi del tipo ‛ unire ', ‛ congiungere '): Vn III 3 e pareami con tanta letizia; XLI 1 e manda' lo a loro co lo precedente sonetto accompagnato, e con un altro che comincia...; Cv I I 13 e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane; XII 5 [il volgare] è congiunto con le più prossime persone; III V 6 la terra col mare era bene lo mezzo di tutto; If VIII 68 e 69 s'appressa la città c'ha nome Dite, / coi gravi cittadini, col grande stuolo; Pg X 34 L'angel che venne in terra col decreto. Quando i verbi (o i sostantivi) designano attività come il combattere e simili, il rapporto di compartecipazione all'azione designato dalla preposizione si carica di sensi tali che il c. risulta sostituibile da ‛ contro ': Rime XL 3 vitando aver con voi quistione; XCI 101 'l buon col buon non prende guerra; If XVIII 108 una muffa / ... che con li occhi e col naso facea zuffa; Pg i 122 là 've la rugiada / pugna col sole.

2. Complemento di circostanza. La preposizione introduce il nome di una circostanza dell'azione verbale: Cv II VIII 15 lo vedemo con ombra d'oscuritade; Pg XXIX 2 Cantando come donna innamorata, / continuò col fin di sue parole: / ‛ Beati quorum tecta sunt peccata! '. L'indicazione di tale circostanza può assumere valore concessivo: Vn XXIII 19 14 e con tutta la vista vergognosa / ch'era nel viso mio giunta cotanto, / mi fece verso lor volgere Amore.

Tale valore riappare nella locuzione ‛ c. tutto che ': Vn XXIII 13 E con tutto che io chiamasse questo nome, la mia voce era... rotta dal singulto del piangere; Rime CII 62 con tutto ch'ella mi sia petra, / mi dà baldanza.

3. Complemento di mezzo e strumento. La preposizione introduce il nome (o una proposizione infinitiva) indicante lo strumento, il mezzo, la materia mediante cui un soggetto compie un'azione: Vn V 4 Con questa donna mi celai alquanti anni e mesi; XXIII 6 non solamente piangea ne la imaginazione, ma piangea con li occhi, bagnandoli di vere lagrime; Rime LXIX 10 donava salute / co gli atti suoi quella benigna e piana; CIV 51 s'asciuga con la treccia bionda; Cv I II 9 le misure del falso mercatante, che compera con l'una e vende con l'altra; II V 4 Questo nostro Salvatore con la sua bocca disse; III VI 6 [gli angeli] fabbricano col cielo queste cose di qua giuso; IV XIV 11 rispondere si vorrebbe non con le parole ma col coltello a tanta bestialitade; If III 111 batte col remo qualunque s'adagia; VII 112 e 113 Queste si percotean non pur con mano, / ma con la testa e col petto e coi piedi, / troncandosi co' denti a brano a brano; Pg i 50 Lo duca mio... / con parole e con mani e con cenni / reverenti mi fé le gambe e 'l ciglio; Pd X 30 col suo lume il tempo ne misura; Fiore I 1 Lo Dio d'amor con su' arco mi trasse. Come si è accennato, il c. introduce talora un'infinitiva: Vn XXII 4 alcuna lagrima talora bagnava la mia faccia, onde io mi ricopria con porre le mani spesso a li miei occhi; If XIII 71 credendo col morir fuggir disdegno.

Talora l'indicazione del mezzo si confonde con l'indicazione di una modalità dell'azione (Cv I IV 13 conviemmi che con più alto stilo dea, ne la presente opera, un poco di gravezza): entrambe le classi di sostituzione (‛ mediante ' e ‛ tenendo ') sono plausibili e il complemento di mezzo sfuma così nella successiva categoria.

4. Complemento di modo e qualità. La preposizione introduce un nome specificante una modalità connessa all'attuarsi dell'azione verbale (o al sussistere di una cosa: il c. di modo è spesso adnominale): Vn XII 5 Che è ciò, segnore, che mi parli con tanta oscuritade?; XII 12 15 Con dolze sono... / comincia erte parole; XXII 9 2 Voi che portate la sembianza umile, / con li occhi bassi, mostrando dolore; Rime XLVII 11 con lealtà in piacer d'Amor l'adovra; LI 4 la Garisenda / torre miraro co' risguardi belli; Cv I V 5 con fatica e con gravezza procede nel suo servigio; II XI 3 rade volte la [tornata] puosi con l'ordine de la canzone; If IV 86 Mira colui con quella spada in mano; VII 57 questi resurgeranno del sepulcro / col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi; XVIII 116 vidi un col capo sì di merda lordo, / che non parëa s'era laico o cherco; XXIII 61 Elli avean cappe con cappucci bassi; Pg IX 20 un'aguglia nel ciel con penne d'oro; Fiore XVII 2 Venusso... / venn'a Bellaccoglienza col brandone; XX 13 'l basciai con molto gran tremore; Detto 289 mi disse, e con mal viso.

5. Complementi di comparazione e confronto, di relazione e limitazione. La preposizione introduce il termine di un paragone: Pg IX 116 d'un color fora col suo vestimento. Essa introduce anche un termine in rapporto a cui si compie l'azione o anche un limite dell'azione: Pg II 12 va col cuore e col corpo dimora; Vn XIX 14 67 esser palese / solo con donne e con omo cortese; Pg X 49 i' mi mossi col viso. Probabilmente appunto questo valore di limitazione può ravvisarsi in If X 35 ed el s'ergea col petto e con la fronte.