COMPOSTE o Composite

Enciclopedia Italiana (1931)

COMPOSTE o Composite (lat. sc. Compositae)

Augusto Béguinot

Vastissima e naturale famiglia di piante Dicotiledoni del gruppo delle Simpetale. Sono piante erbacee, annue o perenni, in tale caso spesso con fusto legnoso persistente, di rado arbusti e alberi. Le foglie sono alterne, ma spesso opposte, come nelle Eupatoriee e nelle Eliantee (ma con eccezioni), intere e piuttosto strette come nelle Gnafaliee, mentre in altre tribù hanno conformazione varia: possono essere amplissime come in Adenostyles e Petasites, o più o meno profondamente frastagliate a lobi arrotondati o a lacinie lineari - capillacee, spesso fortemente spinose come nelle Carduee, picciolate o sessili e non di rado decorrenti lungo il fusto che è alato; non vi sono stipole. L'infiorescenza è a calatide: su un ricettacolo comune, dato dall'espansione del peduncolo alla sommità e recinto da una o più serie di brattee, sono inseriti i fiori in numero vario da 1 a molti, impiantati ciascuno in un piccolo alveolo, nudi o accompagnati da una bratteola o da un ciuffo di peli. Le calatidi assumono svariate disposizioni formando una spiga, un grappolo, una pseudoombrella, ma più spesso un corimbo.

I fiori o flosculi, ora sono tutti ermafroditi e della stessa forma (capitula omogama), ora su uno stesso individuo ve n'ha di maschili e di femminili, separati, monoici, raramente dioici. Spesso in una stessa infiorescenza i fiori del margine o del raggio (raggianti) sono prolungati in linguetta, femminili o neutri, mentre quelli del centro o del disco sono tubulosi, ermafroditi o maschili (capitula heterogama).

In ciascun fiore il calice è aderente all'ovario col lembo rudimentale o nullo, ma d'ordinario terminante con una coroncina di piccole squame (pappo paleaceo), o di peli semplicemente denticolati (pappo peloso), ovvero sfrangiati come le barbe di una penna (pappo piumoso), e possono essere riuniti alla base a formare un peduncolo o rostro che si sfiocca all'estremità costituendo in questo ultimo caso l'apparecchio più perfetto per la disseminazione a mezzo del vento. La corolla è gamopetala e si prolunga in un'espansione detta linguetta, o prosegue a tubo che termina in cinque denti regolari. Gli stami sono 5 inseriti sulla corolla a filamenti liberi, rarissimamente saldati (es. Onopordon), con le antere conglutinate o saldate tra di loro. L'ovario, in origine bicarpellare, è uniloculare e uniovulato e si allunga in uno stilo con stimma bifido, rivestito all'apice di peli che, nel suo allungamento attraverso il tubo delle antere, ne asportano il polline. Il frutto è un achenio indeiscente (sormontato, quando esiste, dal pappo), secco, più di rado carnoso, contenente un solo seme privo di albume.

Il nome fu imposto per la prima volta da Sebastiano Vaillant (Acta Acad. Paris., 1718-1721) a designare tre gruppi di generi di questa famiglia (Cynarocephalae, Corymbiferae e Cichoriaceae) che egli ebbe a definire con grande esattezza. Il nome vuol significare che in siffatti generi quello che sembra il fiore è invece un insieme di fiori spesso diversamente conformati, ravvicinati su un comune ricettacolo a formare un'infiorescenza che si disse a capolino o, più esattamente, a calatide poiché i fiori stessi sono sessili: "conglobati" li disse Giulio Pontedera, professore e prefetto dell'Orto botanico di Padova che nel 1720 pubblicava il secondo lavoro d'insieme su queste piante (Dissertationes botanicae, XI). Nei Fragmenta Methodi Naturalis di Carlo Linneo (1ª ed. 1737) i generi delle Composte sino allora definiti si trovano tutti riuniti nell'Ordo XXI della classe XIX da lui chiamata Syngenesia per le antere riunite in modo da formare un tubo cilindrico attraversato dallo stilo, donde anche il nome di Synanthereae proposto dal Richard; altro sinonimo è quello di Asteracee (v. aster).

Le Composte comprendono circa 13.500 specie distribuite in più che 920 generi e costituiscono la famiglia vegetale più numerosa che si conosca, rappresentata in tutte le regioni del globo, ma specialmente nelle zone temperate. L'Italia possiede 485 specie principali (di cui alcune endemiche) distribuite in 103 generi (A. Fiori, Nuov. Fl. An. d'It., II). La classificazione delle Composte incontrò serie difficoltà poiché tutti i caratteri escogitati non hanno valore assoluto. Ricordiamo fra le antiche quella del Vaillant (accettata integralmente dal De Jussieu), che le distinse in: 1. Cichoriaceae a fiori tutti ligulati ed ermafroditi; 2. Cynarocephalae a fiori di vario sesso ma tutti tubolosi; 3. Corymbiferae a fiori in generale ligulati alla periferia, tubolosi al centro, e quella di Linneo, seguita da molti botanici, che le raggruppò in: 1. Syngenesia aequalia a fiori tutti ermafroditi; 2. S. superflua a fiori del raggio femminili e fiori del disco ermafroditi; 3. S. frustranea con i fiori periferici neutri e gli altri ermafroditi; 4. S. necessaria a fiori del disco maschili e fiori del raggio femminili; 5. S. segregata comprendente i generi in cui ogni fiore ha un involucro distinto.

Fra le classificazioni recenti si ricorda quella del Hoffmann (in A. Engler e Prantl, Nat. Pflanzenfam., IV 5, 1894) che divide le Composte in due sottofamiglie: I. Tubuliflorae, comprendenti piante senza lattice e con fiori periferici non ligulati; 2. Liguliflorae, piante con lattice e con fiori tutti ligulati. Queste ultime hanno una sola tribù, le *Cicoriacee: le prime sono divise in 12 tribù che portano i nomi dei generi più caratteristici o più diffusi: Vernoniee, * Eupatoriee, *Asteree, *Inulee, *Heliantee, *Heleniee, *Antemidee, *Senecioninee, *Calendulee, Arctidee, *Cinaree e Mutisiacee (quelle precedute dall'asterisco hanno rappresentanti spontanei in Italia). Alcuni hanno staccato dalle Composte, erigendole a famiglia propria, le Ambrosiacee, che comprendono, tra l'altro, i generi nostrani: Ambrosia e Xanthium. Il Delpino (Studi sopra un lignaggio anemofilo delle Composte, ecc., Firenze 1871) riuniva le Ambrosiacee ad altri generi della famiglia e proponeva di costituire una sottofamiglia delle Artemisiacee caratterizzata dalle disposizioni di adattamento all'impollinazione anemofila, mentre la massima parte delle Composte sono entomofile; quel lavoro non ebbe seguito, ma rappresenta un geniale tentativo di applicazione di criterî biologici che meriterebbe di essere ripreso e approfondito.

Le Composte forniscono buon numero di piante ornamentali, soprattutto delle tribù delle Eliantee, Asteracee, Eupatoriee, Senecioidee e Antemidee con i generi: Dahlia, Aster, Eupatorium, Ageratum, Chrysanthemum, Calendula, Senecio, Tagetes, Coreopsis. Le specie di questi generi sono l'ornamento comune delle aiole di tutti i giardini e per alcune di esse la coltivazione ha portato a numerose e belle varietà che costituiscono ricche collezioni per gli amatori (Dahlia, Chrysanthemum, Aster). Anche altri generi, meno importanti, forniscono specie ornamentali (Vernonia, Centaurea, Gnaphalium, Leontopodium, Santolina, ecc.). In generale le Composte ornamentali sono piante erbacee, poche sono le frutescenti (Eupatorium, Chrysanthemum, Vernonia).

Anche le applicazioni medicinali delle Composte sono state in passato abbastanza numerose ed ora naturalmente sono diminuite. Le Composte in genere contengono una sostanza isomera dell'amido: l'inulina. Parecchie tribù (Antemidee, Ambrosiee, ecc.) contengono olî essenziali e sostanze aromatiche, altre un latice acre e principî amari (Cicoriacee). L'Arnica montana L. è iscritta in molte Farmacopee, la Calendula officinalis L., varie Achillee, l'Eupatorium cannabinum L., l'Arctium Lappa L., ecc., venivano ritenuti eccitanti, diaforetici, stimolanti, diuretici e febbrifughi. Rimedio ben noto è la Matricaria chamomilla L. Alcune specie di Artemisia hanno azione vermifuga. L'Artemisia absinthium L. o assenzio ha importanza medicinale e industriale, come pure alcune Artemisie alpine conosciute in Piemonte col nome di "genepi". Azione insetticida hanno alcune specie di Chrysanthemum della sezione Pyrethrum.

Le radici di cicoria (Cichorium intybus L.) polverizzate e tostate costituiscono la base di molti prodotti messi in commercio come surrogati economici del caffè. I semi di Helianthus, Onopordon, Maida e Verbesina contengono notevole quantità d'olio, e da noi si ricava appunto un buon olio da ardere dai semi di girasole (Helianthus annuus L.). I capolini di Carciofo (Cynara scolymus L.) e di Onopordon erano un tempo usati per cagliare il latte. L'industria tintoria si serve di parecchie Composte: Carthamus tinctorius L. per tingere in rosso seta, lana, piume, ecc., Serratula tinctoria L. in giallo, Anthemis tinctoria L. in giallo cedrino. Fibre tessili si possono ricavare da Helianthus, da Artemisia vulgaris e da Eupatorium cannabinum. Il succo gommoresinoso di Carlina gummifera L., volg. masticogna, serve in Sicilia e Africa settentrionaie a fare pania per uccellature.

Si mangiano, cucinate in varî modi o crude, le radici di parecchie specie: così quelle tuberose di Helianthus tuberosus (Topinambour) e quelle lunghe e fusiformi di Scorzonera hispanica e S. humilis, di Tragopogon pratense L., T. porrifolium L., Arctium lappa L., Onopordon acanthium L. Si fa, come è noto, grandissimo uso dei capolini e dei giovani polloni di Cynara cardunculus L., specialmente nelle forme coltivate (carciofo, cardo), mentre più raramente vengono consumati quelli di altre Cinaree: Carlina, Silybum, Onopordon, e Cirsium. Le foglie delle Cicoriacee in genere si mangiano cotte o crude in insalata, soprattutto quelle di Cichorium intybus L. (radicchio o cicoria), C. endivia L. (indivia) e Lactuca scariola L. var. sativa Hort. (lattuga) che si coltiva in numerose varietà orticole. Possono essere rese più tenere, bianche e delicate col parziale interramento e legatura o facendole vegetare all'oscuro. Servono più raramente a comporre insalate le foglie di Taraxacum, Crepis, Rhagadiolus stellatus, Reichardia picroides, Sonchus, ecc.

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Matricaria chamomilla

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Carthamus tinctorius

Helianthus tuberosus

Cichorium intybus