COMPOSIZIONE

Enciclopedia Italiana (1931)

COMPOSIZIONE

Ildebrando Pizzetti

Musica. - Se, genericamente, comporre significa, come si trova scritto in tutti i lessici, mettere insieme, comporre musica vorrà dunque dire mettere insieme suoni differenti. Non, però, un suono sopra l'altro, ma uno di seguito all'altro; ché, infatti, un accordo da sé (un accordo, che è appunto la risultante e l'effetto di più suoni posti uno sull'altro) non dice ancora nulla, e non acquista valore, significato, espressione, se non in rapporto all'accordo che lo precede e, quando non sia stato un accordo conclusivo, a quello che lo segue.

Comporre musica è dunque mettere insieme suoni differenti, siano essi multipli, cioè accordi, o singoli; armonia, cioè, o melodia. La quale ultima però non nasce e non vive nuda, se non apparentemente, ma nasce sempre da armonie che esistono anche se non realizzate. Ma è ovvio che come il mettere insieme parole non è ancora fare poesia, così il mettere insieme suoni non è ancora far musica.

Facendo propria una definizione formulata dal Ruskin per l'architettura, il D'Indy ha creduto poter dire, anche per la musica, che "comporre è ordinare elementi differenti"; dalla qual definizione appare chiaro che se mettere insieme suoni differenti è già com-porre, l'arte è poi nel saperli ordinare; così che ognuno di essi, e ogni gruppo di essi e - per estensione - ogni successione di accordi, ogni melodia, ogni modulazione, e via dicendo, sia messa al suo giusto posto, là, cioè, dove possa parere più a posto.

Si può dunque consentire con chi afferma che l'arte del comporre musica è l'arte di saper costruire. Con la quale definizione non si vuole però intendere che, essendo la composizione la realizzazione compiuta dall'intuizione del musicista, l'armonia e il contrappunto e la fuga non siano che studî preparatorî, introduttivi al comporre. Studî preparatorî in quanto lo studente non faccia che applicare in essi e per essi regole generali; anch'essi possono però essere, ed anzi sono, arte vera e propria, cioè vera e propria composizione, sempre che ogni loro elemento, e per così dire ogni loro parola, sia ordinata perché il tutto abbia una forma e un senso.

Nella scuola l'insegnamento della composizione è regolato in quanto imitazione e riproduzione di forme tradizionali, lungamente sperimentate e dimostrate da esempî insigni: mottetto e madrigale, canzone e forme di danza, fuga e corale, variazione, tempo di sonata, e altre ancora. Ed è giusto che così si faccia, ma è proprio di una buona didattica il cominciare a considerare composizioni anche i contrappunti a due parti, e far comprendere allo scolaro che anche un contrappunto a due parti, per giustificare la sua costruzione e la fatica di costruirlo, deve essere composizione, cioè arte.

Bibl.: Cfr. specialmente: H. Riemann, Grosse Kompositionslehre, Berlino-Stoccarda 1902-03; V. D'Indy, Cours de composition musicale, Parigi 1912. V. anche: S. Copertini, Studio per la determinazione d'una nuova forma musicale italiana, Milano 1930.

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