Competitività

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

competitivita

Andrea Boitani

competitività  Capacità di un’impresa di contendere con le concorrenti nella vendita dei suoi prodotti (beni o servizi) in un dato mercato. Il concetto è estensibile alla concorrenza internazionale tra imprese, tra settori economici o anche tra economie nazionali.

Competitività di prezzo e non di prezzo

La c. del prodotto di un’impresa (A) rispetto a quello analogo di un’altra impresa (B) dipende, a parità di qualità percepita dai clienti, dal rapporto tra i prezzi (pA / pB) praticati dalle due imprese sul mercato: tanto più basso è pA relativamente a pB e tanto più risulta competitiva l’impresa A rispetto all’impresa B. Se la qualità dei due prodotti è percepita come differente (per es. a causa di differenze nello stile, nel design, nella consegna, nei servizi post-vendita), la c. dipenderà anche dalla qualità relativa (qA / qB): tanto più alta è qA rispetto a qB, tanto maggiore sarà la c. non di prezzo dell’impresa A nei confronti della B su quel mercato. Considerate le difficoltà insite nella definizione della qualità percepita dei prodotti, la c. non di prezzo presenta notevoli problemi di misurazione diretta.

Competitività di prezzo nei mercati internazionali

Nei mercati internazionali la misurazione della c. richiede di tenere conto del tasso di cambio tra le valute nelle quali sono espressi i prezzi dei beni prodotti in diversi Paesi. Si supponga di avere a che fare con una merce prodotta in due Paesi (Italia e Stati Uniti) e, per semplicità, che i costi di trasporto da un Paese all’altro siano nulli. Il prezzo della merce prodotta in Italia è definito in euro (P) mentre il prezzo della stessa merce prodotta negli USA è definito in dollari (Pdollaro). Per conoscere la c., ovvero la convenienza relativa della merce prodotta nei due Paesi, è necessario convertire i prezzi in una valuta comune. Moltiplicando (P) per il tasso di cambio tra euro e dollaro (e, che indica quanti dollari occorrono per acquistare un euro), il prezzo in euro è convertito in dollari: si ha così il tasso di cambio reale

formula

che esprime correttamente il prezzo relativo della merce prodotta sia negli Stati Uniti sia in Italia. Se ε>1 la merce prodotta in Italia costa di più, quindi è meno competitiva di quella prodotta negli USA; se invece ε<1 la merce prodotta in Italia costa meno, quindi è più competitiva di quella prodotta negli USA.

La variazione della c. di una merce si misura invece con il tasso di variazione del tasso di cambio reale, definibile come la somma algebrica del tasso di variazione del tasso di cambio nominale più il tasso di variazione del prezzo italiano, meno il tasso di variazione del prezzo americano (εˆ=ê+Pˆ−Pdollaroˆ). Se εˆ>0 la merce italiana perde c.; se εˆ<0 la merce italiana guadagna competitività. È possibile rilevare come un aumento del prezzo italiano e un aumento del tasso di cambio (apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro) contribuiscano a peggiorare la c., mentre un aumento del prezzo americano fa aumentare la c. della merce italiana. Ricorrendo sempre alla nozione di tasso di cambio reale, il concetto di c. può essere esteso a insiemi (panieri) di merci in linea generale omogenee. In questo caso non si utilizzano i prezzi nazionali ed esteri delle singole merci, ma gli indici dei prezzi degli insiemi considerati.

Competitività globale

Nel corso degli anni 1990 è andata affermandosi una nuova nozione di c. di un Paese rispetto agli altri, come se questo fosse un’impresa che concorre sui mercati globali. In realtà, come ha notato P.R. Krugman, è assai dubbio che i Paesi siano in competizione tra loro come possono esserlo aziende quali la Volkswagen e la Toyota, per le quali il successo dell’una è in genere a scapito dell’altra; ed è ancora più dubbio che le fortune economiche di un Paese si misurino in base al suo successo in un’ipotetica competizione globale. Nonostante le difficoltà concettuali, il World Economic Forum pubblica ogni anno il Global competitiveness report, che stila una classifica di c. di tutti i Paesi del mondo. Guardando la struttura dell’indice, si può comprendere come esso – più che una qualsiasi ragionevole nozione di c. – cerchi di misurare il ‘clima’ economico-sociale complessivo di ciascun Paese.

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