COMITAGI

Enciclopedia Italiana (1931)

COMITAGI (neologismo balcanico, formatosi verso la fine del sec. XIX dalla parola francese comité e dal suffisso turco gi, passato in parecchie lingue della penisola balcanica per indicare una professione, una corporazione o una categoria di persone)

Oscar Randi

Nel 1893 un macedone bulgaro, Ioce Delcev, costituì a Salonicco, in antitesi al Comitato "Unione e progresso" dei Giovani Turchi, l'Organizzazione rivoluzionaria macedone interna (Vtrešna makedonska revoljuciona organizacija), abbreviata comunemente in V. M. R. O., oppure anche, dalla stampa europea, in O. R. I. M., con un programma di stretta autonomia nello stato turco, però sotto il protettorato delle grandi potenze. Un anno dopo, in un congresso di Slavi macedoni tenuto a Sofia, i numerosi comitati di beneficenza locali, istituiti dalla propaganda nazionale dell'esarcato bulgaro, si federarono in una Organizzazione rivoluzionaria esterna, che aveva anch'essa un programma di autonomia per tutti i paesi che una volta avevano appartenuto al regno bulgaro, ma faceva capo a Sofia. I Greci vi opposero subito il Sillogo ellenomacedone. In conseguenza di questa triplice propaganda, la Macedonia fu invasa negli anni che seguirono, fino al 1900, da una fitta rete di comitati rivoluzionarî, che misero in piedi, contro il governo turco e contro i maomettani in generale, numerose e pericolose bande armate, dette dalla voce pubblica di comitagi.

L'azione terrorista, spietata e vendicativa dei comitagi è innestata nella storia rivoluzionaria e guerresca della Macedonia e dei Balcani in tutti i sei lustri del secolo presente. La prima fiammata generale, bulgara e antiturca, fu quella della rivolta del 15 maggio 1903, detta di "Ilinden" o giorno di S. Elia, promossa dall'organizzazione interna, ma che fu soffocata presto nel sangue, perché non solo i Greci si erano dimostrati indifferenti e gli Albanesi ostili, ma anche perché i Bulgari stessi non erano stati concordi. Nella V. M. R. O. si formarono due correnti: "verhovisti" (aderenti del Comitato supremo fondato a Sofia nel 1895) fautori dell'annessione alla Bulgaria, e "centralisti" (aderenti del Comitato centrale, in Macedonia), fautori dell'autonomia macedone, considerata il mezzo migliore per risolvere il problema balcanico.

La diplomazia europea intervenne con la gendarmeria internazionale (1904-1908); ma la situazione della Macedonia si complicò e peggiorò per l'entrata in scena dei comitagi serbi e valacchi (aromeni). La Serbia, che fino al 1878 non aveva pensato alla Macedonia, dopo il cambiamento dinastico e politico del 1903, specialmente per l'influenza del ministro Pašić, organizzò, sul modello dei Bulgari e in antagonismo con questi, le bande serbe. I Serbi chiamano i loro comitagi komite e quelli albanesi kaciaki. La Turchia, per difendersi, aumentando la confusione, riconobbe nel 1905 anche la nazionalità valacca (cuzovalacca), accordando scuole e chiese nazionali aromene; per cui in questo periodo i comitagi bulgari, greci, serbi, aromeni e albanesi intensificarono le stragi, oltre che dei Turchi, anche fra loro. Le misere popolazioni, taglieggiate da tutte le parti, ebbero un breve riposo nel 1908 in conseguenza della rivoluzione dei Giovani Turchi e delle illusioni di affratellamento costituzionale; ma la preparazione delle guerre balcaniche (1912-1913) fece di Sofia, Belgrado, Atene e Bucarest tanti centri di organizzazione, aperta o nascosta, di nuove bande di comitagi. I quali ebbero una parte notevolissima nelle due guerre balcaniche, come bande irregolari in appoggio degli eserciti operanti contro i Turchi (quindi anche contro gli Albanesi) nella prima guerra di liberazione, poi contro i Bulgari nella seconda interbalcanica. L'azione dei comitagi rifiorì nella guerra mondiale, con scopi e vicende alterne; parve essere liquidata dai trattati di pace; ma la spartizione della Macedonia fra Serbi e Greci diede nuova esca al nazionalismo e al non mai assopito spirito rivoluzionario dei Bulgari macedoni. Dal 1919 al 1929 i comitagi, ridivenuti principalmente bulgari, si fecero sentire con intermittenza. La V. M. R. O. lotta contro la Iugoslavia e contro la Grecia con un programma d'irredentismo, e contro la Bulgaria, per premere sul governo che spesso, per ragioni di opportunità internazionale, mostrò di anteporre altri problemi a quello macedone.

La V. M. R. O. ha oggi un programma di autonomia e di libertà assoluta; perciò è alimentata da tutti i Macedoni del vecchio stampo, i cosiddetti "Makedonštvujući", nazionalisti bulgari, ma autonomisti fanatici, e gode le simpatie anche delle altre nazionalità, principalmente degli Aromeni. È organizzata rigidamente col Congresso, quale organo deliberativo, col Comitato centrale, quale organo esecutivo e col Comitato nazionale, quale organo di propaganda. Sarebbe molto più forte, se non fosse dilaniata dalle lotte fra "centralisti" e "federalisti".

Dal Comitato centrale dipendono i comitati regionali (provinciali) e da questi i distrettuali, che poi vanno a finire nelle čete (bande), formate di solito di 12 comitagi, comandati da un capobanda (četnik), che rappresentano l'unità minima di combattimento. Per le operazioni maggiori vengono formate bande di 60 uomini, comandati da un voivoda. Gli statuti sono stati tenuti sempre segreti; poco però devono essersi modificati nel corso degli anni, come non è stato mai mutato il metodo di combattimento. La V. M. R. O. vuole raggiungere col terrore e col sangue quello che le è stato sempre negato in via legale. I comitagi, tutti eguali nei diritti e nei doveri, sanno di esporre la vita e non temono di perdere la testa; l'unica cosa di cui hanno paura e vergogna è la vendetta dei compagni, traditi o delusi da un atto di vigliaccheria. I giovani (più di 20.000) vengono educati a vivere una vita ascetica. Vengono reclutati da tutte le regioni soggette allo straniero; prima però di ottenere ricetto all'estero, devono dimostrare di aver esaurito tutti i mezzi di lotta sul posto e di essere fuggiti solamente per essere più utili alla causa. Nel momento dell'azione ogni comitagi viene mandato a operare nel suo luogo nativo; in questa maniera rivedono i parenti e vengono protetti e salvati più volentieri. Anche la propaganda morale, all'interno e all'estero, funziona bene a mezzo di biblioteche, libri, giornali e opuscoli, che vengono distribuiti a profusione e gratis. I mezzi finanziarî sono di vario genere: quote sociali, reddito dei giornali, trattenimenti di beneficenza, erogazioni straordinarie, più volte segrete, oblazioni molto generose dei profughi in America. I programmi nazionali e politici dei varî comitagi si incrociano in modo che la loro attuazione non sarebbe possibile senza la distruzione degli elementi eterogenei. Diplomaticamente fanno parte del problema delle minoranze, che i comitagi preferirebbero risolvere in via di fatto. Si è calcolato che per opera dei comitagi sono perite finora più di 100.000 persone.

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