COME

Enciclopedia Italiana (1931)

COME (gr. κώμη "villaggio")

Angelo Segrè

Agglomerazione rurale priva di organizzazione politica, contrapposta a città-stato, πόλις, dalla quale la come dipende. Essa designa tanto il territorio quanto gli abitanti di esso. Le popolazioni greche prima di essersi organizzate in πόλεις erano organizzate in κῶμαι. Questa organizzazione κατὰ κώμας, κωμηδόν, lasciava a ogni κώμη la sua indipendenza politica, tanto è vero che ciascuno di questi villaggi nell'Attica prima di Teseo aveva il suo pritaneo e i suoi magistrati, come ci testimonia Tucidide (II, 15).

Però ben presto per la difesa dei villaggi sorsero castelli sulle colline (πόλις, πτολίεϑρον, ἄστυ), che dominavano la regione circonvicina pianeggiante. Ampliatosi il villaggio ai piedi della πόλις sino a raggiungere il castello, πόλις designa così il castello come il villaggio, per cui si viene a distinguere nei tempi più recenti la città alta, ἀκρόπολις, dal resto della πόλις. Più κῶμαι costituiscono un demo. In un primo tempo conservarono la loro indipendenza per gli affari interni e si coalizzavano solo per le imprese di interesse comune, costituendo così quei συστήματα δήμων (Strab., VIII, 336-37) del tipo delle tetrapoli, pentapoli, tricomie e tetracomie, dalle quali spesso sono sorte più tardi città (πόλεις). La città sorge in forza della fusione di gruppi di villaggi, come e demi. La fusione (simpolitia, o sinecismo) ha effetti politici e religiosi, ai varî pritanei si sostituisce quello d'uno solo delle come o demi che vengono assorbiti. L'organizzazione in come e demi rimane tuttavia nella città greca, ma priva d'importanza politica. Le come conservano i loro santuarî e le loro feste.

Dopo la costituzione delle città-stato greche, basate sul sinecismo, nelle regioni più progredite della Grecia viene a sparire l'organizzazione politica dei villaggi, che rimane invece nei paesi più arretrati.

Nelle città greche troviamo non di rado un'antinomia fra gli abitanti della città e quelli dei villaggi. Nei villaggi intorno alle città abitano i villani, i servi, i pastori, ecc.; nelle città le persone di maggior riguardo. Di solito, nel caso di sinecismo, quando una città assorbe l'altra, la costringe a distruggere le sue fortificazioni e la riduce nella condizione di come. Poteva anche accadere che una città vinta dovesse smantellare le sue fortificazioni e dissolversi in villaggi, (διοικισμὸς εἰς κώμας o κατὰ κόμας).

Greci e Romani si sforzano d'introdurre le città presso i barbari che essi soggiogano. Cosi fecero i Romani in Occidente, per es. presso i Galli. I villaggi (pagi, vici, attribuii, contnbuti, συμπολιτευόμενοι) di solito furono riuniti in una circoscrizione territoriale διοίκησις, intorno a una città capoluogo. In Egitto il paese è diviso in nomi, questi alla loro volta in toparchie e queste ancora in κῶμαι. A capo della come è il comarca.

Bibl.: H. Francotte, La polis grecque, Paderborn 1907, pp. 221 segg.; Schöffer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. i segg., s. v. Demoi; H. Swoboda, ibid., s. v. Kome, ibid., suppl. 4°, col. 950 segg.; Kornemann, Polis und Urbs, in Klio (1905), p. 72 segg.; Stadtstaat und Flächenstaat des Altertums, in Neue Jahrb. f. k. Altertum, XXI (1918), p. 203 segg.; Fougères, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire d. antiq. gr. et rom., I, pp. 852-59, s. v. Come; C. Schuchhardt, Hof, Burg und Stadt bei Germanen und Griechen, in Neue Jahrb. f. class. Altertum, XI (1908), p. 305 segg.; Busolt, Griechische Staatskunde, 3ª ed., I, Monaco 1920, p. 145 segg.; II, Monaco 1926, pp. 633 segg., 767 segg.; R. Pöhlmann, Aus Altertum und Gegenwart, 2ª ed., 1910, p. 145 segg.

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