COLONIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

COLONIA (X, p. 819)

Amedeo TOSTI

Le distruzioni prodotte dalla guerra sono larghissime e sparse in tutti i quartieri della città; più di metà delle abitazioni è rasa al suolo o gravemente colpita. Di conseguenza i suoi abitanti che erano 768.352 nel maggio 1939 sono scesi nell'ottobre del 1946 a 489.812 con una diminuzione del 36,3%, la maggiore avutasi in città tedesche nel periodo bellico. Dal quarto posto, tra le città tedesche, per numero di abitanti, è ora passata al sesto dopo Lipsia ed Essen (v. Germania, in questa App.). La città fa parte ora della zona di occupazione britannica (Nord Rheinland -Westfalen).

Colonia fu, insieme con Düsseldorf, uno dei principali obbiettivi di un vasto movimento offensivo che, ai primi di febbraio 1945, il gen. Eisenhower lanciò, con la 1a e la 9a armata americane, dalla linea della Roer verso quella del Reno. Dopo una vasta preparazione aerea, che si protrasse per più giorni, l'azione ebbe inizio il mattino del 23 febbraio col passaggio della Roer da parte di grossi contingenti di fanteria americana, i quali riuscirono a stabilire sull'opposta sponda del fiume tre teste di ponte, a Gevenich, Selgerdorf e Birkesdorf. L'avanzata delle truppe alleate seguitò quindi a svilupparsi con ritmo irresistibile, così che nella giornata del 27 già le avanguardie di esse si trovavano a non più di una quindicina di chilometri da Düsseldorf e da Colonia.

Ormai i Tedeschi, vistisi irreparabilmente battuti, cominciavano a ritirarsi al di là del Reno, non senza però gravi perdite di truppe e di materiali; il 2 marzo, già il fiume veniva raggiunto dagli Alleati nella zona di Colonia, i cui sobborghi venivano occupati nella giornata del 5; il giorno seguente, la 1a armata americana entrava nella città.

Danni di guerra. - Le devastazioni arrecate dalla guerra ai monumenti artistici di Colonia sono particolarmente gravi. Della cattedrale un largo tratto della facciata sopra la porta principale è stato sfondato e parzialmente demolito uno dei pilastri della torre settentrionale. Numerose campate delle volte, delle navate e del transetto sono crollate; ed i matronei del lato settentrionale del coro sono quasi completamente scomparsi. Le altre chiese più importanti della città hanno sofferto distruzioni estesissime, spesso irreparabili: S. Maria in Campidoglio, le chiese degli Apostoli, di S. Severino, di S. Cuniberto, di S. Orsola, la chiesa dell'Assunzione, della quale la sola facciata barocca rimane intatta. Danni un po' meno gravi presentano la chiesa di S. Andrea che potrà essere riportata al suo stato originale, S. Gereone, il cui interno è stato distrutto da un incendio, S. Maria Lyskirchen, la chiesa di S. Martino Grande, di cui le parti meno colpite sono le tre conche absidali e la porta principale, S. Pantaleone, con la zona occidentale discretamente conservata. Si sono invece salvate le opere d'arte mobili delle chiese, che erano state tempestivamente evacuate, nonché le preziose collezioni del Wallraf-Richartz-Museum, del Museo civico industriale e del Museo Diocesano, che, tutti e tre, sono andati distrutti.

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