ODETS, Clifford

Enciclopedia del Cinema (2004)

Odets, Clifford (propr. Odet, Clifford)

Guido Fink

Drammaturgo e scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico statunitense, nato a Filadelfia il 18 luglio 1906 e morto a Los Angeles il 14 agosto 1963. Figura centrale e di massimo spicco del cosiddetto teatro politico americano degli anni Trenta, per il quale fu autore di testi memorabili, scrisse per il cinema eloquenti e metaforiche storie di ascese e cadute, talora ambientate nel mondo dello spettacolo, alternandole a sceneggiature di commedie o di film d'avventura.

Figlio di genitori ebrei di modeste condizioni economiche, emigrati dalla Romania (la madre) e dalla Russia (il padre), O. (che modificò il nome da Odet in Odette negli anni in cui fu aspirante attore, infine in Odets), lasciò anzitempo la scuola, nel 1923, per seguire, a New York, la propria vocazione d'attore. Scritturato per piccole parti in teatri minori o alla radio, ebbe poi ruoli, sia pure secondari, in lavori più importanti e in quegli stessi anni avviò la stesura delle sue prime opere. Il 1935 si rivelò l'anno cruciale nella sua carriera: il 10 febbraio Waiting for Lefty (ispirato alle tensioni e alle difficoltà di organizzare a Filadelfia uno sciopero generale promosso dal sindacato tassisti) debuttò al Civic Repertory Theater, insieme a una serie di sketch e improvvisazioni del genere allora chiamato agit-prop. Questo testo, presentato poi in una sorta di doppio programma con l'altra opera di O., Awake and sing, fu rappresentato dalla più famosa e apprezzata compagnia del momento, il Group Theatre. Può essere significativo osservare che questi lavori contenevano già una serie di allusioni e di riferimenti sarcastici al mondo del cinema, quasi a suggerire la compresenza al loro interno di un doppio piano di lettura o meglio di un 'altro' testo racchiuso tra ironiche virgolette. Tuttavia la quasi inevitabile tentazione di approdare a Hollywood era forte e O. vi si trasferì effettivamente, a dispetto del rischio del 'tradimento' e dell'integrazione, e vi lavorò come sceneggiatore per film non sempre eccelsi né socialmente impegnati, sposando una famosa diva del cinema internazionale, Luise Rainer, e finendo per autoprocessarsi e condannarsi nei suoi lavori teatrali. Come accadde in due delle sue commedie più angosciose: Golden boy (1937), storia di un ragazzo ebreo che, spezzando il cuore dei genitori, diventa un campione di boxe e finisce schiacciato dal 'sistema', e The big knife (1949), parabola di un divo del cinema ricattato da malvagi funzionari, costretto a lavorare in prodotti mediocri da lui disprezzati e infine suicida. Entrambe queste opere, come molte fra quelle di O., furono trasformate in omonimi film di successo, il primo uscito nel 1939 (Passione) con la regia di Rouben Mamoulian, il secondo nel 1955 (Il grande coltello), in una versione ancora più cupa, diretta da Robert Aldrich, anche se in entrambi i casi affidati ad attori diversi da quel John Garfield per cui O. li aveva scritti originariamente.

Nella sua prima sceneggiatura scritta a Hollywood per la Paramount, The general died at dawn (1936; Il generale morì all'alba), film d'avventura diretto da Lewis Milestone in cui appare brevemente anche come attore, O. aveva cercato di inserire battute su 'contadini oppressi' e sull''imminente risveglio di milioni di cinesi', mentre il protagonista O'Hara (Gary Cooper) dichiarava apertamente la propria fede nella democrazia. Tuttavia gran parte delle battute originarie furono eliminate dalla copia definitiva. I vari progetti a cui lavorò ‒ fra i quali Castles in Spain, ispirato a un romanzo antifranchista di I. Ehrenburg, poi rifatto da William Dieterle con script e titolo diversi (Blockade, 1938, Marco il ribelle) ‒ gli furono per lo più tolti di mano e più tardi vennero affidati ad altri. E anche se in una bella sceneggiatura come quella di Humoresque (1946; Perdutamente) di Jean Negulesco si avvertono echi di Golden boy e diversi riferimenti autobiografici, è per lo meno curioso che invece non vi appaiano, rispetto al romanzo originario di F. Hurst e alla prima versione cinematografica muta realizzata da Frank Borzage nel 1920, riferimenti a quel mondo degli emigrati ebrei e della cultura yiddish che in genere avevano ispirato a O., fin dai tempi di Awake and sing, le sue pagine più autentiche.

Nonostante un rapido viaggio in Europa per la prima londinese di Golden boy, e alcuni ritorni a New York ‒ per es. nel 1941 per la prima di una sua nuova commedia, Clash by night, dalla quale Fritz Lang avrebbe tratto un film dall'omonimo titolo (1952; La confessione della signora Doyle) ‒, O. era ormai californiano e hollywoodiano, anche se si era separato dalla Rainer nel 1939, per poi sposarsi nel 1943 con Bette Grayson. Amareggiato dalle persecuzioni anticomuniste che lo avevano preso di mira fin dal 1947, pressato da difficoltà economiche e di fronte alle prove della sua appartenenza al partito addotte dal regista Elia Kazan e dall'attrice Ginger Rogers, si rassegnò infine nel 1952 a confessare e a collaborare con gli inquirenti, sia pure evitando di denunciare altri colleghi. In compenso alcune delle sue commedie di questi anni meno fervidi e meno combattivi gli valsero notevoli affermazioni. È il caso di The country girl (1950), commovente (ma forse sopravvalutata) storia della moglie eroica di un attore finito e alcolista, poi interpretata sullo schermo da Grace Kelly (1954; La ragazza di campagna), per la regia di George Seaton; e di una riduzione della vicenda biblica di Noè, The flowering peach (1954), che secondo G. Miller, uno dei critici più attenti di O., chiude simbolicamente il discorso ebraico e familiare drammaticamente aperto ai tempi giovanili e ribelli di Awake and sing.Mentre resta destinata a suscitare insoddisfatta curiosità la notizia per cui O. sarebbe stato l'autore del primo abbozzo di sceneggiatura del film di Frank Capra It's a wonderful life (1946; La vita è meravigliosa), va invece ricordato che nei suoi anni hollywoodiani si cimentò anche con la regia cinematografica: nel 1944 portando sullo schermo, come regista e sceneggiatore, un romanzo di formazione del gallese R. Llewellyn, apparentemente assai lontano dal suo mondo, con il titolo None but the lonely heart (Il ribelle), con Ethel Barrymore e Cary Grant; nel 1959 dirigendo in modo efficace, anche se impersonale, una sorta di courtroom drama o di vicenda poliziesca ambientata in corte d'assise, The story on page one (Inchiesta in prima pagina) interpretato da Anthony Franciosa e Rita Hayworth. Ma esaminando questi e altri suoi testi per il cinema, forse la sola occasione in cui è possibile ritrovare la vena e l'asprezza del giovane O. è offerta dalla sceneggiatura, e dai dialoghi al vetriolo, di un sottovalutato film di ambiente giornalistico-newyorkese, Sweet smell of success (1957; Piombo rovente), diretto dal regista scozzese Alexander Mackendrick.

Bibliografia

R.B. Shuman, Clifford Odets and the Jewish context, in From Hester Street to Hollywood: the Jewish-American stage and screen, ed. S. Blacher Cohen, Bloomington (IN) 1983, pp. 85-105.

G. Weales, Odets the playwright, London-New York 1985.

R. Cooperman, Clifford Odets. An annotated bibliography, 1935-1989, Westport 1990.

W.W. Demastes, Clifford Odets: a research and production sourcebook, New York 1991.

G. Miller, Critical essays on Clifford Odets, Boston 1991.

G. Fink, Non solo Woody Allen: la tradizione ebraica nel cinema americano, Venezia 2001, pp. 113-28.

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