BERGIO, Claudio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERGIO, Claudio

Johnn A. Tedeschi

Pastore valdese, nacque a Sampeyre nel marchesato di Saluzzo. Le scarse notizie rimasteci sul B. si riferiscono esclusivamente ad alcuni avvenimenti drammatici risalenti agli anni 1560-1563. Egli fu uno dei partecipanti alla stipulazione della famosa pace conclusa a Cavour tra i Valdesi e il duca Emanuele Filiberto il 5 giugno 1561, pace nella quale venne riconosciuta per la prima volta a una minoranza religiosa la possibilità di esercitare pubblicamente un culto diverso da quello del sovrano o della maggioranza dei sudditi. Il B. firmò il trattato in qualità di "ministro di Tagliaret ", come ministro, cioè, della comunità valdese di Torre Pellice.

Sebbene non sappiamo quando egli iniziasse lì il suo ministero (G. Jalla, Histoire de l'église de La Tour., Torre Pellice 1902, pp. 157 s., suggerisce l'anno 1560), sicuramente prese parte alle campagne promosse dai Valdesi tra l'ottobre del 1560 e il giugno 1561 contro le truppe del conte della Trinità. L'editore della Histoire des Martyrs di Crespin (Toulouse 1889, III, p. 138) identifica nel B. il "ministro di Tagliaretto" che a stento scampò alla morte nel corso delle ostilità (episodio narrato dal Lentolo, p. 190).

Nonostante le importanti concessioni ottenute dai Valdesi a Cavour - l'ampio perdono per la sollevaíione armata contro il legittimo sovrano (sollevazione che Calvino aveva condannato) e la specifica indicazione dei luoghi nei quali i Valdesi avrebbero potuto pubblicamente e impunemente praticare il loro culto -, un'ala intransigente dei Valdesi sosteneva che migliori condizioni avrebbero potuto esser ottenute in seguito alle loro vittorie militari e si dichiarava insoddisfatta della loro sottomissione e della fiducia che i rappresentanti valdesi avevano mostrato nei riguardi delle promesse del duca.

è molto probabile che una lettera della "Compagnie des Pasteurs" di Ginevra, datata 12 luglio 1561, nella quale vengono condannati i fautori della linea estremista, fosse originata dal rapporto sulla situazione fatto personalmente dal B.; egli, a quella data, si trovava infatti a Ginevra, per chiedere assistenza finanziaria in favore dei Valdesi di Piemonte fortemente danneggiati dalle guerre: prima tappa di un viaggio nei centri del protestantesimo nordico.

Calvino accolse calorosamente il B. e il suo compagno Raimondo Capriolo (un "anziano" della sua parrocchia), promise loro l'invio di fondi e li fornì di una calda lettera di presentazione datata 14 luglio per i ministri di Zurigo. Analoga calorosa accoglienza ebbero i due inviati valdesi a Neuchâtel ove furono ascoltati con benevolenza di fronte al Consiglio e ricevettero la promessa di una raccolta di fondi. Di ancor più grande rilevanza per il successo della loro impresa fu il fatto che a Neuchâtel. il venerabile e illustre riformatore Guglielmo Farel, nonostante la rispettabile età di settantadue anni, si unì a loro per accompagnarli per il resto del viaggio. A Bienne il Consiglio promise di promuovere tra i cittadini una raccolta di fondi a cui avrebbe poi aggiunto un contributo del tesoro pubblico: l'intera somma sarebbe stata inviata a Neuchâtel per essere quindi trasmessa a Ginevra. A Basilea il B. e i suoi compagni non si fermarono dato che il Consiglio non era in sessione e si recarono subito a Mülhausen ove godettero della protezione del pastore Conrad Finck. Nella prima settimana di agosto ritornarono a Basilea: qui furono benevolmente accolti dall'influente Simone Sulzer che pronunciò a favore della loro causa una efficace orazione dinanzi al Consiglio allora in sessione. Ciò ebbe l'effetto di procurare loro non solo la promessa di un'assistenza finanziaria, ma anche presentazioni per Strasburgo, per vari principi tedeschi e persino per il duca e la duchessa di Savoia.

Il Farel accompagnò i due piemontesi anche nella successiva tappa del loro viaggio: una puntata in Germania con sosta a Stoccarda e Tubinga, dove furono accolti il 25 agosto da Pier Paolo Vergerio, nonostante la sua aperta disapprovazione (espressa in una lettera al duca Cristoforo di Württemberg del 26) circa gli sviluppi determinatisi nel movimento valdese nel corso degli ultimi otto anni (probabilmente il Vergerio si riferiva all'accentuato avvicinamento valdese a Ginevra). Senza rallentare il ritmo del loro viaggio i tre inviati giunsero il 30 dello stesso mese a Zurigo dove presentarono la raccomandazione di Calvino e ricevettero da Bullinger promesse di appoggio e lettere. Il 3 settembre erano di nuovo a Neuchâtel: qui, in virtù degli sforzi di Christofilo Fabri, il B. ricevette la somma di 246 libbre dal conto del defunto Pierre de Vingle, il quale nel 1535 aveva stampato la Bibbia Olivetana con un ingente sussidio da parte dei Valdesi del Piemonte. Inoltre il Fabri inviò a Pierre Viret, allora a Ginevra, una lettera nella quale si proponeva di vendere i restanti volumi usciti dalla tipografia del Vingle a favore dei bisognosi valdesi "eri deduction du reste de 800 écus qu'ils fournirent pour imprimer la Bible de 1535 ". Il B. - scriveva il Fabri - sarebbe giunto a Ginevra entro breve tempo fornito delle carte necessarie. Non sappiamo se il Viret accettò la proposta. L'8 settembre il B. era a Ginevra per ringraziare il Consiglio della generosità dimostrata e dell'aiuto prestato. Aveva, tuttavia, un'ulteriore richiesta da sottoporre: che il ministro e i diaconi della Chiesa italiana di Ginevra fossero autorizzati ad agire come intermediari per la trasmissione dei fondi da lui non ricevuti direttamente nel corso del suo viaggio affrettato e che in breve sarebbero confluiti a Ginevra per proseguire poi verso le valli piemontesi. Calvino non solo aderì alla sua richiesta, ma aggiunse "un petit present de 50 écus ".

Le donazioni affluirono a Ginevra nel corso dell'autunno, come viene testimoniato, ad esempio, da una lettera inviata a Calvino da Strasburgo a firma di Girolamo Zanchi e Guglielmo Houbraque, con cui veniva annunciata la partenza di un certo italiano, Giacomo Campagnola, con i fondi destinati ai Valdesi e raccolti tra gli evangelici di Lorena. Il 31 dic. 1561 il pastore Stefano Noel scriveva al Consiglio di Ginevra per esprimere la gratitudine delle comunità valdesi.

L'ultima notizia riguardante il B. consiste in una lettera da lui scritta il 10 maggio 1563 dalla sua parrocchia di Villar Pellice a Nicolò Balbani, ministro della chiesa italiana a Ginevra. Si tratta di una richiesta di pastori e catechisti da inviare nei villaggi di Villar e Bobbio: il che sta a dimostrare ancora una volta la dipendenza degli evangelici valdesi da Ginevra la "ville église ".

Il B. morì probabilmente nel corso dello stesso anno, dato che il suo nome non compare tra quelli dei partecipanti ai sinodi di Angrogna (15 sett. 1563) e di Villar (18 apr. 1564), nel corso dei quali l'antico pensiero e le originarie istituzioni valdesi vennero riformulati e riorganizzati in linea con le idee calviniste. Rappresentante di Villar era lo spagnolo Juan Perez, il cui ritorno nelle valli era stato richiesto dal B. nella lettera al Balbani.

Fonti e Bibl.: Il trattato di Cavour è pubbl. in G. Jalla, Storia della riforma in Piemonte, Firenze - Torre Pellice 1914, I, pp. 172-176; R. De Simone, Tre anni decisivi di storia valdese, Roma 1958, appendice n. 46, pp. 283-288; S. Lentolo, Historia delle grandi e crudeli persecutioni, a cura di T. Gay, Torre Pellice 1906, pp. 220-224. Un intero fascicolo del Boll. della Soc. di studi valdesi, LXXXI, (1961), n. 110, è dedicato al trattato di Cavour. Fonti per il viaggio dei B. sono le lettere di Farel, Calvino, Sulzer, Grataroli, Bullinger, Vergerio e Zanchi contenute nelle seguenti collezioni: Calvini Opera, a cura di G. Baum-E. Cunitz-E. Reuss, Brunsvigae 1878-79, XVIII, nn. 3442, 3473, 3518; XIX, n. 3592; XXI, p. 759; Correspondance de Théodore de Bèze recueillie par H. Aubert…, III, 1559-1561, Gèneve 1963, pp. 125, 130 s.; Briefwechsel der Brüder Ambrosius und Thomas Blaurer 1509-1567, a cura di T. Schiess, III, Freiburg i. Br. 1912, pp. 629 s., 636, 658; Bullingers Korrespondenz mit den Graubundnern, a cura di T. Schiess, II, Basel 1905, p. 322; Briefwechsel zwischen Christoph Herzog von Württemberg und Petrus Paulus Vergerius, a cura di E. Kausier-T. Schott, Tübingen 1875, pp. 283-286. Parti degli interventi del B. davanti al Consiglio di Ginevra (estratte dai Registres) sono pubblicate in G. Jalla, Storia…, I, p. 198, e in G. A. Gautier, Histoire de Genève, Genève 1901, IV, p. 329. Una lettera inviata dal Consiglio di Bienne (relativa alla visita del B.) a Ginevra, datata 29 ag. 1561, è conservata nell'Arch. di Stato di Ginevra, Portfeuille historique, n. 1706. L'originale della lettera del B. al Balbani è conservato nella Bibl. pubbl. e univ. di Ginevra ms. Lat. 197, mentre una copia si trova nella Bibi. Naz. di Firenze, Guicciardini, 6-8-89: è stata pubblicata da E. Comba, in La rivista cristiana (1886), p. 93, e in G. Jalla, Storia…, I, pp. 220 s. Cfr. anche G. Peyrot, Influenze franco-ginevrine, in Ginevra e l'Italia, Firenze 1959, pp. 215-85; G. Jalla, Synodes Vaudois, in Bull. de la Soc. d'hist. vaudoise, XX (1903), pp. 96 ss.

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