Lorrain, Claude Gellée detto le

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Pittore e incisore (Chamagne, Toul, 1600 - Roma 1682). Fu tra i più grandi iniziatori della pittura di paesaggio, in particolare del genere del 'paesaggio classico'. Le opere di L., che fu particolarmente attento agli effetti della luce, raffigurano una natura serena e maestosa, percorsa da elementi achitettonici o piccole figure di carattere mitologico (Narciso ed Eco, 1644, Londra, National Gallery; Lo sbarco di Cleopatra, 1647, Parigi, Louvre). Esercitò un significativo influsso sullo sviluppo della pittura di paesaggio inglese del Settecento.

Vita

Le notizie biografiche trasmesse da J. von Sandrart e da F. Baldinucci, sebbene talvolta discordi, lo attestano a Roma nel 1613 aiuto e allievo di A. Tassi, dal quale apprende le prime nozioni di disegno. Attento alle soluzioni paesaggistiche di A. Elsheimer e P. Brill, in quegli stessi anni cominciò a sperimentare l'incisione prediligendo, per le sue qualità pittoriche e per lo stimolo derivato dalle opere di J. Callot, la tecnica dell'acquaforte. Dopo un breve soggiorno a Napoli, dove ebbe modo di studiare con l'incisore e paesaggista tedesco G. Wals, si recò in Lorena lavorando, tra il 1625 e il 1626, con C. Duruet agli affreschi (perduti) nella chiesa di Nancy. Stabilitosi (1627) definitivamente a Roma, si dedicò con J. von Sandrart ad una serie di studi dal vero sull'atmosfera e sugli effetti della luce, poi rielaborati interpretando il tradizionale paesaggio classico attraverso le più dirette esperienze nordiche.

Opere

Dopo un primo esordio come decoratore prospettico (affreschi distrutti nei palazzi Crescenzi e Balestra-Altieri) si volse esclusivamente alla pittura di paesaggio. Della prima produzione si ricordano: Paesaggio pastorale, circa 1628, Houston, Museum of modern art; Veduta del porto di Genova, circa 1630, Louvre; l'acquaforte La Tempesta, 1630, Londra, British Museum. Le sue opere, dai toni nostalgici ed evocativi, raffigurano marine e vedute di campagna talvolta animate da grandi architetture e piccole figure che rivelano soggetti biblici e mitologici, in una natura sovranamente calma, dominata da una luminosità intensa e dolce (Veduta di Delfi, circa 1640, Roma, Galleria Doria Pamphili; i già citati Narciso ed Eco, 1644, e Lo sbarco di Cleopatra, 1647; Cacciata di Agar, 1668, Monaco, Alte Pinakothek; la serie del Mattino, Meriggio, Crepuscolo e Notte all'Ermitage; ecc.). Nella maggior parte dei suoi paesaggi terrestri si trova comunque l'acqua, lago o fiume, proprio per gli interessanti spunti che questo elemento offriva alle sue ricerche sulla luce. Protetto da Urbano VIII e da Clemente IX, fu particolarmente apprezzato in Italia e in Europa dove le sue opere, ampiamente diffuse, svolsero un ruolo significativo nello sviluppo della pittura di paesaggio inglese del 18º secolo. Notevolissimi, oltre alle incisioni, i numerosi disegni (di cui restano circa 1200 esemplari, in parte anche al Louvre) che presentano rapidi schizzi e impressioni luministiche e prospettiche. Particolarmente importante per seguire lo svolgersi della sua attività è il Liber Veritatis nel quale, dal 1635, annotò ogni sua opera accompagnandola con dettagliate notizie circa la data, il committente, il luogo a cui essa era destinata, ecc.

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