CIZICO

Enciclopedia Italiana (1931)

CIZICO (Κύζικος, Cyzĭcus)

Doro LEVI
Aldo FERRABINO

Antica città sulla costa meridionale della Propontide; era situata sulle pendici meridionali della penisola, che è unita al continente per uno stretto istmo paludoso, fino al quale si estendeva la città. Di essa restano numerose e sparse rovine presso l'odierna località detta Balkiz. Cizico possedeva, in antico, anche un vasto territorio in Asia Minore, che ad ovest arrivava al di qua del fiume Esepo, fino alle cittadine di Zelea e di Pemaneno, a sud abbracciava la regione dei laghi, a est giungeva fino al Rindaco; nella Propontide le appartenevano le isolette dell'arcipelago vicino, compresa Proconneso. La potenza della città, affermatasi da tempi assai remoti fra tutte le città dell'Asia Minore, è dovuta principalmente alla sua favorevole posizione commerciale, che si dimostra con l'espansione del famoso statere ciziceno in elettro per tutta la Grecia e tutto il mondo antico fino alla metà del sec. IV a. C., quando fu soppiantato dagli stateri d'oro macedoni. Sulle monete di Cizico, fino dai tempi più antichi - dalla fine cioè del sec. VII o dal principio del VI a. C. - troviamo l'emblema della città, il tonno (πηλαμύς), dapprima come segno dominante, poi come elemento secondario a fianco della rappresentazione principale.

Cizico fu colonia di Mileto fondata verso la metà del sec. VIII rinforzata verso il 675 da una colonia di Megara. Soggetta dapprima alla dominazione della Lidia, dopo la caduta di Creso passò con tutta l'Asia Minore sotto il dominio di Ciro; dal quale si liberò durante la ribellione delle città ioniche dell'Asia Minore, ma dopo la sconfitta di queste si sottomise al satrapo della vicina Dascilio. Dopo le guerre persiane entrò nella Lega Attica; se ne staccò prima della battaglia di Abido del 411, e fu rioccupata dopo la vittoria degli Ateniesi presso Cizico e dovette pagare un contributo; dopo diverse vicende fu liberata dal dominio ateniese in seguito alla battaglia di Egospotami, e rimase indipendente, finché ricadde nelle mani dei Persiani per la pace di Antalcida. All'epoca della spedizione di Alessandro, Memnone, generale di Dario, cercò invano d'impadronirsene; dopo vicissitudini varie durante le guerre dei diadochi, passò nel 281 col resto dell'Asia nelle mani dei Seleucidi: nel 218 però riappare come comune indipendente. Stretta in relazioni di amicizia col fondatore della dinastia di Pergamo, Filetero, Cizico mantenne la sua alleanza con questo regno anche più tardi, e in diverse guerre soccorse gli Attalidi. Rimase città libera anche dopo la costituzione della provincia d'Asia; nel 20 Augusto le tolse la libertà; riavutala nel 15, la perdette poi definitivamente soltanto nel 25 d. C., sotto Tiberio. Nel tardo Impero fu spesso minacciata dalle invasioni dei Goti e di altre popolazioni barbariche; più tardi fu metropoli della provincia dell'Ellesponto.

Bibl.: J. Marquardt, Cyzicus und sein Gebiet, Berlino 1836; G. Perrot, Galatie et Bithynie, I, Parigi 1862, p. 84 seg.; Hasluck-Henderson, On the topography of Cyzicus, in Jour. of Hell. Stud., XXIV (1904), p. 135 segg.; F. W. Hasluck, Cyzicus, 1910; Ruge, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, col. 228 segg. Per le monete, vedi E. Babelon, Traité des monnaies grecques et romaines, I, i, p. 486 segg.; I, 2, p. 149 segg.; K. Lehmann-Hartleben, Die antiken Hafenanlagen, in Klio. Beiheft 14, Lipsia 1925, p. 63 segg. e tav. 11.

La battaglia di Cizico. - La battaglia di questo nome avvenne nella primavera del 410 a. C., fra la squadra navale di Atene e quella di Sparta, nel corso della guerra del Peloponneso. La squadra ateniese, comandata da Alcibiade, forte di 80 triremi, si era riunita nel porto di Pario alla radice occidentale di un promontorio che a oriente guarda su Cizico. Partita di là nella notte, si era ormeggiata all'isola di Proconneso, oggi detta Marmara. E finalmente era mossa, sotto la pioggia, contro Cizico col proposito di cacciarne la squadra spartana, forte solo di 60 triremi e comandata da Mindaro. Questi fu sorpreso mentre le sue navi erano al largo. Alcibiade, prontissimo, si getta fra lui e Cizico e gli taglia la ritirata per mare. Era una prima vittoria. Subito dopo, avendo Mindaro ripiegato a ovest sopra una spiaggia del continente asiatico, Alcibiade lascia 60 navi delle sue a fronteggiare le 60 spartane; con 20 sbarca sul continente ad est del punto dove si trova Mindaro e così gli taglia la ritirata anche per terra. Mindaro allora vuota le navi, raccoglie tutti i suoi uomini, e vuole aprirsi un varco su Cizico, contando anche sull'intervento della cavalleria che sta in Cizico agli ordini del satrapo Farnabazo. Sennonché nella mischia violenta Mindaro muore, e la sua morte travolge in fuga il suo esercito, prima ancora che l'intervento di Farnabazo sia stato possibile. La squadra spartana, rimasta priva di uomini, è annientata. La battaglia dimostrò la superiore perizia tecnica degli Ateniesi; ma dimostrò anche che quella perizia non bastava, avendo Sparta per sé le enormi riserve finanziarie della Persia che le permisero di riparare in breve tempo al colpo ricevuto.

Bibl.: Grote, History of Greece (ed. Dent), VIII, ii, Gotha 1904, pp. 1526-1527; A. Ferrabino, L'impero ateniese, Torino 1927, pp. 386-87.

TAG

Battaglia di egospotami

Guerra del peloponneso

Guerre persiane

Impero ateniese

Asia minore