Cirene

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(gr. Kυρήνη) Antica città della Libia da cui prende nome la Cirenaica.

Sua eponima è la ninfa Cirene; figlia di Ipseo re dei Lapiti della Tessaglia, rapita da Apollo che la trasportò in Libia, là dove sarebbe sorta la città a lei sacra; ad Apollo diede il figlio Aristeo

C. fu fondata verso il 630 a.C., secondo la tradizione da coloni greci di Thera, guidati da Batto. Fu retta per circa due secoli da monarchi che portarono alternativamente i nomi di Batto e Arcesilao. Ucciso l’ultimo di essi, Arcesilao IV (440 ca.), C. si dette un ordinamento repubblicano. Fu sottomessa ad Alessandro Magno (331), ma dopo la sua morte nacquero disordini che provocarono l’intervento di Tolomeo I, che sanzionò la sua sottomissione all’Egitto. In seguito vi furono periodi durante i quali C. fu separata dalla corona d’Egitto pur restando nell’orbita tolemaica. Sotto il dominio romano (dal 75) la città perse progressivamente importanza: inclusa da Diocleziano nella Libia Superior, alla fine del 4° sec. era in completo abbandono.

Il primo insediamento è da individuare sull’acropoli, circondata da mura poligonali. La seconda fase riguardò la zona dell’agorà (6°sec. a.C.); nel 2° sec. la città si estese verso E, con una pianificazione omogenea di isolati disposti ortogonalmente, dove sorse il ginnasio. Il quartiere della collina si organizzò attorno al tempio di Zeus, costruito prima del 515, periptero, octastilo con cella tripartita, oggetto di numerosi restauri nel corso della storia. Il complesso più importante era però costituito dal santuario di Apollo, su una terrazza ai piedi dell’acropoli, che comprendeva un grande tempio arcaico (6° sec.), dorico, periptero, esastilo, modificato in epoca augustea, e radicalmente riedificato da Adriano, oltre a templi dedicati a Latona, Iside, Ecate e altre divinità. Sotto Traiano la zona NE del santuario fu occupata dalle terme. L’agorà, posta al centro dell’abitato, verso il 4° sec. a.C. ebbe un processo di regolarizzazione e monumentalizzazione; un foro quadrangolare circondato da colonne doriche (Cesareo), l’affiancò nel 1° sec. d.C.

In un’unica stele scoperta nell’agorà sono riuniti, insieme col senatoconsulto Calvisiano, cinque editti di Augusto indirizzati ai Cirenei ( editti di C.), di sommo interesse per la conoscenza della giustizia civile e penale nelle province e per lo studio dei rapporti tra queste e Roma all’inizio dell’Impero.

A Cirene nacque il filosofo Aristippo (circa 435-360 a.C.), fondatore della scuola filosofica di derivazione socratica e sofistica, detta scuola cirenaica. Partendo dal concetto socratico del bene che, una volta conosciuto, non può non attrarre a sé il volere, Aristippo concludeva che bene fosse quel che attrae la volontà, e perciò il desiderabile e il piacevole, ponendo nel piacere il fine dell’azione. Tale edonismo era tanto più rigido, in quanto Aristippo, conformemente agli insegnamenti del sofista Protagora, intendeva per piacere quello del senso e del momento, nella cui attualità appariva del tutto risolubile il problema pratico. La filiazione socratica della scuola si rivela anche nei motivi di affinità che, pur nell’evidente contrasto, la collegano ai cinici. Come il cinico tendeva alla sufficienza di sé, così il cirenaico mirava all’αὐταρχία, al dominio di sé pur nell’appagamento del desiderio. Insieme i cirenaici si trovavano a concordare con i cinici nella svalutazione di ogni realtà che sovrastasse al puro interesse individuale, legge, famiglia, stato ecc. Comune a entrambe le scuole era, infine, il sostanziale disinteresse per il problema religioso, che in quella cirenaica giunse all’ateismo proverbiale di Teodoro e al razionalismo di Evemero; mentre, per il suo rigorismo ascetico, il cinismo non era esposto all’approdo al pessimismo, cui giunse il cirenaico Egesia, il ‘consigliere del suicidio’.

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