Cilento

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Regione storico-naturale della Campania meridionale (2400 km2 con circa 150.000 ab.), compresa fra la pianura del Sele (e precisamente il fiume Solofrone) a N, il fiume Bussento a S, il Vallo di Diano a E, e affacciata, a O, sul Mare Tirreno. Il nome deriva da cis Alentum (al di qua dell’Alento, fiume che sbocca tra Ascea Marina e Casal Velino, rispetto al principato longobardo di Salerno), per cui il C. storico ha estensione alquanto inferiore all’attuale. Il territorio è montuoso (alt. max 1899 m, nel Monte Cervati), costituito da calcari cretacei e dolomie, ricoperti (tranne che a N e NE) da argille, arenarie e molasse, e ricco di fenomeni carsici. Notevole, in passato, la copertura boschiva (lecci e faggi). La struttura insediativa è imperniata su alcuni poli urbani minori (Agropoli, Vallo della Lucania, Sapri) e si sviluppa con andamento lineare lungo i margini costiero e interno, mentre, nell’area centrale, segue in parte i corsi d’acqua e le strade principali, ma soprattutto asseconda la morfologia del rilievo (centri sommitali, di dorsale, di pendio), richiamando anche l’attrazione esercitata, nel passato, dai luoghi del potere civile ed ecclesiastico (rocche, monasteri). L’evoluzione demografica ha pesantemente risentito dell’esodo migratorio, che ha frenato a lungo la crescita della popolazione: 90.000 ab. nei primi anni del 19° sec., 115.000 all’unità d’Italia e neppure 120.000 al censimento del 1901, quando ben 47.000 persone risultavano emigrate nel ventennio precedente. In epoca recente, si è manifestata la tendenza a una pur modesta concentrazione urbana, specie su Agropoli, mentre il diffuso fenomeno dei rientri ha fatto avvertire, anche nel C., qualche effetto positivo. L’agricoltura rimane arcaica e condizionata dalla polverizzazione fondiaria, mentre le poche grandi aziende mantengono carattere estensivo. Fra le oasi di coltura specializzata (ortaggi, frutta), si segnala la valle dell’Alento. L’industria, a eccezione di qualche impianto legato all’enologia e alla tradizionale attività peschereccia, si limita a lavorazioni artigianali, nei rami calzaturiero, tessile, dell’abbigliamento e dell’arredamento. Il fenomeno turistico, affermatosi fin dagli anni 1960 con carattere esogeno, ha comunque favorito l’occupazione nel settore terziario, pur se molto spesso stagionale, innescando, peraltro, problemi di equilibrio ambientale e di pianificazione urbanistica. Gli assi di grande comunicazione ferroviaria e autostradale corrono marginalmente al C., contribuendo, in assenza di una rete viaria interna, all’isolamento della regione.

Per il Parco nazionale del C. e Vallo di Diano ➔ Cilento e Vallo di Diano, Parco nazionale del.

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