CHILE

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

CHILE (X, p. 55; App. I, p. 409; II, 1, p. 573; III, 1, p. 361)

Pier Luigi Beretta
Renato Piccinini
Ruggero Jacobbi

Popolazione. - Secondo l'ultimo censimento effettuato nell'aprile del 1970, la popolazione cilena ammontava a 8.784.820 ab., ripartiti nelle 25 province in cui è suddiviso amministrativamente il territorio della repubblica. Alla metà del 1972 la popolazione cilena era stimata in poco più di 10 milioni di abitanti. Il coefficiente di accrescimento demografico annuo è stato del 14‰ nel periodo 1963-71; il coefficiente di natalità, nel 1970, è stato del 29,6‰; quello di mortalità del 9,4‰ (mortalità infantile 78,8‰).

Le città cilene, non capoluoghi di provincia, con una popolazione di oltre 50.000 abitanti, erano nel 1970 le seguenti: Coquimbo (52.700), San Bernardo (56.990), Puente Alto (65.100), Arica (87.700), Talcahuano (148.300), Viña del Mar (182.000).

Condizioni economiche. - Non è possibile separare l'evoluzione economica recente del C. dagli avvenimenti che ne hanno travagliato la vita politica negli ultimi anni. Il settembre del 1973 ha segnato una netta divisione tra due periodi che si possono schematizzare rispettivamente in un tentativo di socializzazione progressivo dell'economia (dal novembre 1970 all'agosto 1973) e poi da un ritorno accelerato a una forma particolare di liberalismo accompagnato da misure coercitive. Gl'indici per settori economici hanno registrato un regresso generale: facendo pari a 100 il 1965, l'agricoltura è discesa a 95,7, la produzione mineraria a 80,1, l'industria a 89,7 e i servizi a 96,2. Pur rimanendo invariata l'utilizzazione del suolo (colture 6,1%; prati e pascoli 14,8%, foreste 27,3% del territorio nazionale; il resto incolto e improduttivo), la produzione di frumento dagli 11,7 milioni di q del 1972 è scesa a 7,5 milioni di q nel 1973. Analogamente sono diminuite le produzioni del granoturco (85.000 ha e 28 milioni di q), dell'avena (84.000 ha e 11,1 milioni di q), del riso (26.000 ha e 860.000 q), delle patate (79.000 ha e 7,3 milioni di d. La coltivazione della barbabietola da zucchero (30.000 ha e 12 milioni di q) e la frutticoltura hanno mantenuto i livelli abituali di produzione.

Anche la vitivinicoltura si mantiene su buoni livelli: 125.000 ha di viti, 8,1 milioni di q di uva e 5,2 milioni di ettolitri di vino nel 1972. Poco rilevanti rimangono le colture industriali del tabacco, della canapa e del lino. L'allevamento del bestiame è sviluppato soprattutto nelle province centrali del paese e il patrimonio zootecnico nel 1972 contava oltre 3 milioni di bovini, 7 di ovini, 1 milione di suini. Lo sfruttamento forestale nel settore meridionale del paese ha fruttato oltre 8 milioni di m3 di legname (faggi e conifere). La pesca è molto attiva (1,2 milioni di t di pesce sbarcate nel 1971), e così la caccia alla balena (base a Corral presso Valdivia).

Il settore più ricco dell'economia cilena rimane quello minerario: la produzione di rame, sotto il controllo della CODELCO (Corporación del Cobre), è stata di 691.000 t nel 1970, 708.300 t nel 1971, 716.800 t nel 1972 e 741.651 nel 1973, prodotte per quasi due terzi dalle miniere di Chuquicamata (36%), El Salvador (11%), El Teniente (24%). La produzione del nitrato è stata di 829.000 t nel 1971, quella di petrolio (pozzi di Punta Delgada e Cerro Maniantales), che copre solo il 30% del fabbisogno nazionale, di 2 milioni di t nel 1973, oltre a 8 miliardi di m3 di gas naturale. Altri prodotti minerari sono l'argento (16.700 kg nel 1971), lo zolfo (109.000 t nel 1970), minerali di ferro (5,6 milioni di t nel 1972 dai giacimenti di El Loco, Carmen, Cerro Imán, Bandurrias), carbone (1,3 milioni di t nel 1972, dalle province di Arauco, Valdivia e Magallanes).

La produzione di energia elettrica è stata di oltre 8,5 miliardi di kWh nel 1971, con una potenza installata di 2.133.000 kW (50% idrici). Nuovi grandiosi impianti idroelettrici sono prossimi a entrare in funzione a Laja (centrali di El Abanico e El Toro) e sul fiume Maule.

Nel settore industriale prevalgono le industrie produttrici di beni di consumo: le più importanti sono quelle alimentari (molini, zuccherifici, carni conservate). Nel campo della siderurgia, oltre alla produzione, già indicata, delle raffinerie di rame, l'industria del settore ha prodotto 580.000 t di acciaio nel 1972. Un certo rilievo hanno l'industria della carta (223.000 t di pasta di cellulosa nel 1972) e l'industria tessile che lavora lana nazionale e cotone di importazione.

Comunicazioni e commercio estero. - Le comunicazioni, problema fondamentale per la vita economica cilena data la particolare configurazione del territorio, contano 8415 km di ferrovie, 70.000 km di strade e una flotta mercantile di 138 navi con una stazza lorda di 383.000 t, impegnata soprattutto nel traffico marittimo di cabotaggio lungo la costa. In costante sviluppo è il traffico aereo per assicurare rapidi collegamenti fra le diverse zone di un paese così esteso in lunghezza.

Le principali voci di esportazione sono rappresentate dal rame (657 milioni di dollari USA nel 1972), dal minerale di ferro (44,5 milioni di dollari) e dal salnitro (24,5 milioni), diretti soprattutto verso Stati Uniti (17,3%), la Gran Bretagna (14,4%) e il Giappone (13,6%). Le importazioni sono costituite principalmente da macchinari, veicoli e prodotti chimici, provenienti dagli Stati Uniti (38,5%), dalla Rep. Fed. di Germania (10,3%) e dall'Argentina (10,2%).

Bibl.: P. Cunill, Geografía de Chile, Santiago 1965; W. Weischet, Chile. Seine länderkundliche Individualität und Struktur, Darmstadt 1970; H. San Martin, Geografía humana de Chile, Santiago 1972; J. G. Galdames, Chile: un país andino del Pacifico sur, ivi 1972; H. Gutierrez Roldan, La población de Chile, Parigi 1975.

Storia. - Il presidente J. Alessandri (1958-1964), prevalso di misura sul socialista Allende, affrontò il compito di risollevare l'economia cilena. Lo sforzo per potenziare l'industrializzazione andò tuttavia a discapito dell'agricoltura, mentre le esportazioni di rame affrontavano una rovinosa concorrenza internazionale. La situazione finanziaria indusse il governo a imporre misure di austerità, con il blocco dei salari. Il costo della vita risultò quadruplicato nel giro di pochi anni, colpendo, ovviamente, le classi meno abbienti. La fine del mandato di Alessandri, trascorso in relativa calma, trovò il paese in preda all'inquietudine.

Per le elezioni del 1964, era scontata la sconfitta del candidato conservatore, J. Durán, dopo la delusione della presidenza Alessandri. Due forti gruppi si accingevano a dare la scalata al potere: il Frente de Acción Popular (FRAP), coalizione socialcomunista capeggiata da S. Allende, che prometteva la "transizione al socialismo", e i democratici cristiani che riproponevano il prestigioso nome di E. Frei. Le promesse elettorali non si discostavano, in sostanza, l'una dall'altra: terra ai contadini, voto agli analfabeti, nazionalizzazione delle miniere di rame (totale per Allende, parziale per Frei), abolizione dei monopoli. Frei era considerato un fedele amico degli SUA mentre Allende proclamava la sua simpatia per F. Castro. Le elezioni (4 settembre) registrarono la netta vittoria, per la prima volta nella storia dell'America latina, di un partito nuovo, il democratico cristiano, nato negli anni Trenta (Falange nazionale), allineato a sinistra nel quadro delle tradizionali alleanze politiche e ispirato agli appelli di Leone XIII e di Giovanni XXIII, nonché alle teorie di filosofi cattolici quale J. Maritain e del gesuita belga, lungamente vissuto in C., R. Vekemans. Il movimento non era però legato al clero, respingeva sia il comunismo che il capitalismo e si batteva per un rinnovamento sociale, revolución en la libertad, nell'ambito della legalità.

Frei dovette subito affrontare la diffidenza del Congresso, in cui il suo partito si trovava in netta minoranza, mentre il paese presentava una situazione economica deprimente: inflazione galoppante, insufficienza della produzione agricola, penuria di alloggi, cattive condizioni dell'allevamento. Le elezioni congressuali del marzo 1965 rappresentarono un trionfo per la democrazia cristiana che vide i suoi seggi alla Camera aumentare da 23 a 82. Frei poté così procedere alla "cilenizzazione" delle miniere di rame che erano quasi interamente in mano a società nordamericane. Si prevedeva il raddoppio della produzione del metallo nel giro di sei anni. La "cilenizzazione" avvenne alla fine del 1966, dopo lunghi dibattiti al Congresso, e fu seguita da un accordo con il Perù, il Congo e lo Zambia per l'unificazione dei prezzi. Ma nel 1967 un calo nella richiesta mondiale del prodotto provocò una crisi facendo naufragare il piano sul quale Frei aveva basato i suoi preventivi. La coraggiosa riforma agraria, che toccava gl'interessi dei latifondisti, dovette superare un'accanita opposizione, durata oltre due anni, in sede legislativa. La legge, approvata il 16 luglio 1967, fu trionfalmente accolta dalle masse, mentre i ricchi proprietari terrieri si sentivano defraudati e i radicali di sinistra accusavano il governo di truffa in favore degli agrari. Si prevedeva, comunque, che entro il 1972 non meno di cento mila famiglie avrebbero avuto la loro proprietà rurale. Le espropriazioni furono subito avviate sotto il controllo della CORA (Corporazione della Riforma Agraria) e i contadini ebbero i loro sindacati.

In politica estera, il pragmatismo del presidente Frei conciliò il mantenimento di buone relazioni con Washington con la critica dell'intervento statunitense nella Repubblica Dominicana (aprile 1965); l'appoggio all'OAS con l'opposizione al progetto di una forza armata interamericana; la pressione per un ritorno di Cuba in seno all'OAS col ristabilimento dei rapporti diplomatici con l'URSS. D'altra parte, Frei portò a soluzione annose questioni di frontiere con l'Argentina, con la quale avviò una maggiore collaborazione economica. Nel 1965 egli effettuò viaggi in Italia, Francia, Inghilterra e Germania occidentale, allacciando importanti contatti e ricevendo calda accoglienza. I risultati delle riforme, tuttavia, apparivano inevitabilmente lenti. Stretto nella lotta degli estremismi, forte alla Camera ma tenacemente avversato al Senato (che nel 1965 gli rifiutò il permesso di recarsi negli SUA per incontrarsi con Johnson), Frei incominciò a perdere la fiducia delle masse impazienti. Le elezioni municipali del 1967 diedero alla democrazia cristiana solo il 36,5% dei voti (il 42,3% nel 1965) mentre gli altri partiti si rafforzarono. I risultati ottenuti erano innegabili - 1224 haciendas espropriate, terre distribuite a 30 mila famiglie, 260 mila abitazioni costruite, triplicato il numero delle scuole, arginata l'inflazione - ma non potevano risolvere in breve tempo i complessi problemi legati alla secolare struttura sociale ancora dominata da potenti oligarchie. Rimane a Frei il merito di aver tentato di avviare una rivoluzione sociale con mezzi pacifici.

Dopo il tentativo democratico-cristiano, le elezioni del 4 settembre 1969 dimostrarono che il C. era pronto per sperimentare un orientamento socialista. Per la successione di Frei, al quale la costituzione impediva di ripresentarsi, erano in lizza tre candidati: il democratico-cristiano R. Tomic, l'ex presidente J. Alessandri, conservatore, e S. Allende, socialista, appoggiato da sei piccoli partiti di sinistra fra cui il partito comunista cileno, ben organizzato, contrario alla lotta armata, assurto alla guida della Confederazione del lavoro. Il responso delle urne assegnava ad Allende il 36,3% dei voti, ad Alessandri il 34,9% e a Tomic il 27,8%. Il risultato stava a significare che i due terzi degli elettori avevano votato per le riforme sociali. Mancava la maggioranza assoluta, ma il Congresso confermò Allende, grazie all'appoggio unanime dei democratici-cristiani, in cambio di talune garanzie: sopravvivenza dei partiti d'opposizione, libertà di stampa, autonomia sindacale. Il primo presidente socialista liberamente eletto nel continente americano fu insediato il 4 novembre 1970, a capo di un governo di Unità popolare nel quale figuravano tre socialisti, tre comunisti, tre socialisti-radicali e due socialdemocratici.

Fu allora osservato che "la vecchia reazione oligarchica e filoimperialista aveva visto la realizzazione del suo eterno incubo: l'irruzione della classe operaia nei ministeri". Il programma di Allende era noto e s'imperniava sulle nazionalizzazioni, sulla sostituzione del Congresso bicamerale con un'Assemblea del popolo, sulle espropriazioni delle grandi haciendas in favore dì cooperative contadine, oltre alla prevista ripresa dei rapporti con il governo di F. Castro. Il panico si diffuse fra molti possidenti, che fecero incetta di dollari e si trasferirono all'estero; con la fuga di capitali ci fu una fuga di "cervelli" e di tecnici, mentre i raccolti venivano rinviati e si riduceva l'attività edilizia. L'esordio di Allende avvenne in un clima allarmistico e cosparso di difficoltà obiettive che rendevano problematico il suo mandato. La Chiesa si dimostrò propensa ad appoggiare il nuovo governo, il cui programma collimava in parte con le riforme sociali da essa stessa propugnate. Le forze armate, tradizionalmente aliene alla politica, apparivano favorevoli al nuovo regime, specie dopo l'accoglimento di alcune loro rivendicazioni e l'assassinio del generale R. Schneider, capo di stato maggiore dell'esercito, che aveva espresso le sue simpatie per il nuovo regime.

L'esperimento di Allende su ampia base politica fu seguito all'estero con molta attenzione anche se i suoi denigratori lo definirono scetticamente "salsa cilena". Il governo mirava decisamente a porre fine alla secolare miseria dei contadini e a impedire al capitale straniero di continuare a sfruttare le immense ricchezze naturali del paese. Le elezioni amministrative del 4 aprile 1971 riconfermarono la fiducia del popolo in Allende, che ottenne una chiara vittoria. Ma nel successivo mese di giugno fu assassinato l'ex ministro degl'Interni di Frei, E. Pérez Zucovic, odiato dalle sinistre; alle Camere le iniziative di Allende furono condizionate dai voti dei democraticicristiani che ben presto passarono all'opposizione. La coalizione governativa cominciò a vacillare, anche per la pressione dei radicali che reclamavano drastiche soluzioni. Nel mese di novembre soggiornò lungamente nel C. Fidel Castro, che espresse in torrentizi discorsi alle masse la sua solidarietà per Allende. L'opposizione organizzava manifestazioni ostili che prendevano spunto dall'inarrestabile aumento dei prezzi; la Cina popolare, per sopperire ai mancati finanziamenti statunitensi, concedeva ad Allende un prestito (9 febbraio 1972) che gli consentiva di migliorare i salari; l'espropriazione dell'ITT (International Telephon and Telegraph), potente società multinazionale, seguita dall'accusa documentata di aver stanziato un milione di dollari per rovesciare il regime, provocava un grosso scandalo e un'inchiesta da parte del Senato di Washington. Nel frattempo, l'orizzonte economico si oscurava: il prezzo del rame calava; la produzione agricola, a causa dell'affrettata riforma agraria e della siccità, scendeva rapidamente privando le città di rifornimenti; il bestiame, non trovando posto nelle piccole aziende di nuova formazione, veniva quasi tutto macellato. Allende cercò con tutti i mezzi di arginare la marea montante. In politica estera strinse rapporti oltre che con Cina e Cuba, con il Vietnam del Nord, Corea del Nord e con tutti i paesi del blocco sovietico. Si recò in visita nei vicini Perù, Ecuador, Colombia, Messico, Cuba e Argentina dove risolse, con il presidente Lanusse, la vecchia questione del canale Beagle. Si recò quindi a Mosca (6-9 dicembre) in visita ufficiale.

La situazione alimentare del paese si era fatta critica. La rarefazione delle derrate alimentari nei negozi indusse le donne a scendere in piazza per protestare. Alle espropriazioni legali delle terre si aggiunsero quelle illegali, promosse dagli estremisti che ricorsero alla violenza. Un'ondata di scioperi senza precedenti - più o meno strumentalizzati - si abbatté sul paese. Si moltiplicarono le manifestazioni di piazza e gli atti di terrorismo diffusero il panico. Allende per liberarsi dalla morsa dei radicali, in un estremo tentativo di arginare i disordini che minacciavano il caos, ricorse ai militari (3 novembre) inserendoli nella compagine governativa. Al prestigioso generale C. Prats, capo di stato maggiore dell'esercito, fu affidato il ministero dell'Interno mentre ai Lavori pubblici andava il contrammiraglio Ismael Huerta e agli affari minerari il generale dei carabinieri C. Sapúlveda. Il nuovo gabinetto non risultò gradito alle sinistre, che accusarono Allende di tradire il riformismo radicale; ma il presidente poté revocare lo stato di emergenza già decretato e tranquillizzare la piccola e la media borghesia. Il 4 dicembre 1972 Allende, intervenendo alla XXVII sessione dell'Assemblea generale delle NU, pronunciò un vibrante atto d'accusa contro l'imperialismo, che "mediante il brutale soffocamento dell'economia cilena" cercava di rovesciare il suo governo per instaurarvi una dittatura.

Le elezioni del 6 marzo 1973, svoltesi regolarmente nonostante il burrascoso periodo pre-elettorale, rafforzarono sorprendentemente alla Camera e al Senato la posizione di Allende (43,39% dei voti), che tuttavia rimaneva sempre in situazione minoritaria. La democrazia cristiana, alleatasi per l'occasione alle destre, ottenne il 54,7% dei voti con largo contributo di quelli femminili. Le astensioni furono altissime. Le destre, di fronte alla conferma dell'Unità popolare, irrigidirono maggiormente la loro opposizione.

I due maggiori movimenti estremisti extraparlamentari Patria y Libertad, di destra, e MIR (Movimiento de la Izquierda Revolucionaria), di sinistra, continuarono a combattersi senza esclusione di colpi. Un tentativo insurrezionale (28 giugno), capeggiato dal col. R. Souper, fallì per la mancata adesione dell'esercito; provocò anzi manifestazioni di piazza in favore di Allende, che nel frattempo aveva formato un governo di soli civili. Una proposta governativa per stabilire lo stato d'assedio in tutto il paese fu respinta dalle due Camere. Il terrorismo continuava a dilagare: l'addetto militare di Allende, capitano di vascello Araya Marín fu abbattuto da una raffica di mitra (26 luglio). Un ammutinamento di due navi di guerra (8 agosto) nel porto di Valparaiso, soffocato sul nascere, spinse Allende a ricorrere per la seconda volta ai massimi esponenti delle forze armate (al ministero della Difesa il gen. Prats), in un estremo tentativo di fronteggiare una situazione che diventava insostenibile. La Camera approvò (81 voti contro 46) una mozione in cui Allende era accusato di violare la costituzione e di coinvolgere nella sua azione le forze armate. I militari al governo si dimisero e Allende provvide al suo ventiduesimo rimpasto ministeriale (29 agosto), riaprendo il dialogo con la democrazia cristiana alla ricerca di una collaborazione. La situazione del paese, nel frattempo, peggiorò sensibilmente a causa degli scioperi generali. Le misure di emergenza restavano senza effetto e Allende, dinanzi alle irriducibili pressioni, informò (8 settembre) di essere pronto a indire un plebiscito per conoscere la volontà del popolo nei suoi riguardi. Tale possibilità non ebbe il tempo di maturare: un fulmineo colpo di stato rovesciò il governo, che fu assunto da una giunta militare. Il golpe, preparato in tutti i suoi dettagli, colse di sorpresa Allende, che, dal suo tavolo di lavoro, rifiutò di arrendersi. Il bombardamento e l'assalto al palazzo presidenziale posero fine alla vita del presidente della Repubblica e, per la prima volta nella storia del democratico C., segnarono il tramonto delle libertà civili e l'avvento di un regime militare che si affiancava agli altri predominanti in quasi tutto il Sudamerica. Falliva così il tentativo di costruire una nuova società in un paese sopraffatto da drammatici scompensi e sconvolto dalle stesse contraddizioni che travagliano tutta l'America latina.

La giunta che ha assunto in C. le redini del potere, capeggiata dal gen. A. Pinochet Ugarte, allo scopo di "liberare il paese dal giogo marxista", ha imposto un nuovo ordine basato sul terrore: stato d'assedio, corti marziali, giudizi sommari, fucilazioni, arresti in massa, campi di concentramento. I tragici eventi del C. hanno suscitato profondo turbamento e disapprovazione nell'opinione mondiale.

Con un decreto del 27 giugno 1974 il gen. Pinochet ha preso ufficialmente la carica di presidente della Repubblica. Lo stesso decreto ha stabilito che i tre comandanti delle forze armate avrebbero esercitato il potere legislativo. Si rafforzava in tal modo la sensazione che i partiti politici non avrebbero trovato posto nel C., con profonda delusione dei democratici-cristiani, che avevano sperato di poter partecipare alla vita politica nazionale. L'autoritarismo si è quindi accentuato, mentre il governo, nonostante la ripresa degli aiuti statunitensi, non è riuscito ad avviare il paese verso la normalità economica. Una risoluzione dell'ONU (7 novembre 1974) ha chiesto al C. - confermando implicitamente le violazioni in atto - di voler "rispettare i diritti dell'uomo". Anche il Tribunale Russell II, riunitosi a Bruxelles il 18 gennaio 1975, ha condannato il governo del C. per "violazioni gravi, ripetute e sistematiche dei diritti dell'uomo".

Bibl.: K. H. Silvert, Chile, New York 1964; H. Herring, A history of Latin America from the beginning to the present, ivi 1970; R. Campa, Il riformismo rivoluzionario cileno, Padova 1970; R. Debray, Entretiens avec Allende, Milano 1971; A. Labrousse, L'expérience chilienne, Parigi 1972; R. Kaufman, The politics of land reform in Chile 1950-1970, Cambridge, Mass., 1972; O. Duhamel, Chili - Révolution-Légalité, Parigi 1974; S. Ramos, Cile, un episodio della transizione-Tre anni di governo di "Unidad Popular", Bari 1974; A. Uribe, Le livre noir de l'intervention américaine au Chili, Parigi 1974; P. Rieben, Chili - Un an après le coup d'état, Losanna 1974.

Letteratura. - La tradizione del romanzo regionalista e "indianista" rimase per lungo tempo viva, attraverso le opere narrative di J. Marín (1900-1963), che si dedicava al mondo della Patagonia e della Terra del Fuoco, o di R. Maluenda (1885-1963), L. Durand (1895-1954) e M. Brunet (1901-1967), evocatori di una società di contadini, di sottoproletari e di tribù sperdute. Anche il grande E. Barrios (1888-1963) diede il suo contributo a questo tipo di letteratura con Gran Señor y Rajadiablos (1948), romanzo che si svolge nell'Ottocento, quando la figura del "gran signore" aveva un assoluto predominio sulla vita della gente dei campi. Pur rendendosi conto delle storture e delle ingiustizie insite nel sistema patriarcale, Barrios non può fare a meno di mostrare una sua poetica nostalgia per quei vecchi tempi, alla cui descrizione applica tutta la sua minuziosa cura. Naturalmente egli non abbandonò il suo prediletto studio delle psicologie individuali e delle loro contraddizioni, quell'analisi quasi ossessiva che lo ha fatto paragonare a H. James. In Los hombres del hombre (1950) Barrios infatti si addentra nel labirinto della personalità, di cui egli mostra i mille aspetti, in conflitto l'uno contro l'altro, in un gioco di specchi che ha un'acuità e una drammaticità pirandelliane. Alla narrativa sociale rimase invece sempre fedele M. Rojas, nato nel 1896, che, per i suoi inizi di anarchico e di vagabondo, fu definito dalla facile pubblicistica letteraria "il Gor'kij cileno", ma che nel 1951 diede la più alta misura delle sue possibilità di rappresentazione del reale con un capolavoro, Hijo de ladrón, dove un giovane uscito dalle carceri di Valparaiso si aggira per i quartieri poveri della città ricordando la propria difficile infanzia accanto al padre, ladro di professione e sempre alle prese con la polizia. Il protagonista, che si esprime in prima persona, cerca di adattarsi alla norma sociale lavorando in diversi settori; ma alla fine torna in prigione per aver preso parte a una rivolta di miserabili. Uscito nuovamente dal carcere, con un amico pittore e uno soprannominato il "filosofo" parte per la costa in cerca di un lavoro e di una vita più libera. Per la secca perfezione dello stile, per l'assoluta essenzialità delle notazioni, per il modo semplice ma abilissimo con cui memoria e presente s'intrecciano, questo romanzo giustifica l'affermazione di J. Franco, per cui "Rojas è il grande scrittore realista dell'America latina".

Intanto la poetessa G. Mistral conquistava il pubblico internazionale, fino ad ottenere nel 1945 il premio Nobel. L'ultimo libro importante da lei pubblicato prima della morte avvenuta nel 1957 è Lagar (letteralmente: Torchio da uva), del 1954, dove la sua tipica maniera di cantilena infantile o di ballata popolaresca raggiunge una musicalità sovrana, con cadenze di dormiveglia e improvvise grida che destano dal profondo l'immagine di un'umanità povera e martoriata. Ella continuò a vivere fuori delle grandi città, a stretto contatto con la natura e con la gente dei campi. Al contrario, la poesia d'avanguardia presenta caratteri urbani, tra influssi tardivi dell'"ultraismo" argentino e nuovi messaggi giunti dall'Europa, mentre s'impone sempre più la personalità di P. Neruda.

Neruda aveva appoggiato la candidatura di G. Videla, ed era stato eletto senatore per il partito comunista. Ma il nuovo presidente lo privò dell'immunità parlamentare, e il poeta dovette vivere in clandestinità fino al 1949, quando riuscì a passare la frontiera portando seco il manoscritto del Canto general, vasto poema epico sulla formazione morale e sociale dell'America, e specialmente del Chile. Dopo un lungo viaggio per l'URSS e per i paesi dell'Est europeo, lo ritroviamo nello stesso anno al Messico, dove presiede con P. Éluard il congresso degli scrittori di sinistra per la pace. Il Canto general esce in Messico nel 1950 e dà alla sua poesia una nuova dimensione, lontana dal surrealismo iniziale, anzi fondata sul ragionamento che si prolunga dentro le ampie volute della melodia e dell'eloquenza, un poco al modo del grande barocco spagnolo. Nel 1951 è in Italia, e qui l'anno seguente esce in edizione privata la raccolta Los versos del capitán, che contiene alcuni dei suoi più ispirati canti d'amore. Tornato in C., dopo essere stato insignito del premio Stalin per la pace, Neruda riordina le sue opere e pubblica un gran numero di nuovi testi: Las uvas y el viento (1954), Odas elementales (1954), Nuevas odas elementales (1956), Estravagário (1958), Cien sonetos de amor (1960), Cantos cerimoniales (1961), Plenos poderes (1962), Memorial de Isla Negra (1964), Arte de pájaros (1966), e molte altre raccolte poetiche, oltre al dramma Fulgor y muerte de Joaquín Murieta (1967), rappresentato con successo anche in Italia, e al libro di memorie Confeso que hé vivido (1973) uscito nei giorni che videro insieme la morte di Allende, la fine della democrazia cilena e la scomparsa del poeta (anch'egli vincitore del premio Nobel nel 1971).

Questa vasta produzione, che ricorda quella di V. Hugo, è stata da Neruda organizzata e controllata con la sua mente lucidissima di letterato d'antico stampo, assoluto padrone dei suoi mezzi espressivi: naturalmente, non sempre la letteratura diventa poesia e molte sono le pagine che appartengono al dominio del puro esercizio tecnico o della mera propaganda politica. Ma non vi mancano testi del Neruda migliore come le Odi elementari che celebrano i più semplici oggetti dell'uso quotidiano e della vita domestica, o alcuni dei Cento sonetti d'amore che raggiungono un'intensità e una grazia verbale assolutamente fuori del comune, ricongiungendosi però alla tradizione iberica del petrarchismo e del gongorismo.

L'aspetto realistico della poesia di Neruda, portato al livello del più semplice linguaggio colloquiale, si trasforma in cronaca della vita quotidiana nei Poemas y antipoemas di N. Parra (1914), che per certi lati si avvicina anche alla poesia urbana degli Stati Uniti, con la sua mescolanza di solitudine e d'ironia. Elementi affini si ritrovano inizialmente in E. Lihn (1929), che però dà alla sua lirica un tono più decisamente d'avanguardia, attraverso l'utilizzazione del "collage" e di altri mezzi di straniamento, con i quali egli intende esprimere non la vita dell'io - che egli esclude dal dominio poetico - ma il regno delle cose, il mare neutro di oggetti da cui siamo circondati.

Il teatro ha conosciuto un grande sviluppo sul piano dello spettacolo, grazie soprattutto ai gruppi sperimentali sorti dapprima all'interno delle università e poi trasformatisi in teatri ufficiali. Il più notevole drammaturgo rimane L. Heiremans (1928-1966), che alternò visioni realiste della vita cilena con evasioni nel surreale e nel sogno. Attualmente la drammaturgia si vede fortemente limitata dalla presenza di una censura severissima.

Ma è ancora una volta nella prosa narrativa che il C. dà il meglio di sé, con J. Donoso, E. Lafourcade e J. Edwards, che si rifanno a esempi diversi, da Faulkner a Robbe-Grillet, e tuttavia riescono a esprimersi originalmente secondo esperienze tipicamente cilene e formulando un giudizio appenato, talora tragico, sulla realtà del loro paese, intesa più come vita di coscienza che come realtà esterna. El obceho pájaro de la noche (1971) del Donoso è certamente uno dei più singolari romanzi dei nostri giorni, e non solo in C., per la sua sfrenata fantasia fondata però su una profonda comprensione psicologica dell'esistenza interiore dell'uomo e dei legami familiari e sociali, contro i quali si erge la voce disperata della libertà o la barriera invincibile della morte.

Bibl.: A. Melis, Neruda, Firenze 1970; G. Bellini, La letteratura ispanoamericana, Milano-Firenze 1971; J. Franco, Introduzione alla letteratura ispano-americana, Milano 1972.

Arti figurative e Architettura. - L'arte contemporanea cilena presenta aspetti di allineamento alle correnti internazionali, accanto a contributi, specialmente in architettura, nei quali è ricercata una connotazione tipica sud-americana.

L'artista cileno di maggior risonanza intemazionale è R. S. E. Matta, da tempo stabilito in Italia (Tarquinia); altri artisti assai noti di origine cilena lavorano a Parigi, come il pittore e incisore E. Zanartu, l'artista cinetico J. Contreras Brunet, le scultrici M. Col- vin e M. T. Pinto. Personalità interessanti attive nel paese sono M. Carreno (che opera in rapporto all'architettura), J. Balmes (fra i fondatori del gruppo El signo), R. Yrarrazaval, I. Vial, E. Tellez, E. Bonati, E. Barreda, G. Barrios, A. Perrez, C. Bravo. In architettura si segnala la realizzazione dell'unità residenziale Portales (Quinta Normal, Santiago, 1959-61) ad opera degli architetti C. Bresciani, H. Valdés, F. Castillo e C. G. Huibobro, e la costruzione, di E. Duhart (1966), del palazzo delle Nazioni Unite a Santiago. Il palazzo, che nella sua forma chiusa e nella sua torre conica circondata da una scala a spirale si riferisce a modelli precolombiani entro una sintassi fondamentalmente lecorbusierana, fa parte del progettato Parco delle due Americhe, sulle rive del Mapocho.

Tra gli architetti operanti in C. sono da ricordare i Fratelli Martín e Gabriel, autori della chiesa del monastero benedettino di Las Condes (1965), anche questa una costruzione con riferimento a Le Corbusier, interessante pure per l'uso del calcestruzzo, materiale tipico dell'architettura sudamericana, e in cui gli architetti sud-americani hanno raggiunto un'insuperata maestria tecnica, anche in ragione degli alti prezzi che richiederebbero le armature necessarie per tipi diversi di costruzioni. La principale rivista di architettura pubblicata in C. è AUCA, che si stampa a Santiago. Vedi tav. f. t.

Bibl.: M. Ragon, M. Seuphor, l'art abstrait, Parigi 1974, vol. IV, p. 90; F. Bullrich, Orientamenti nuovi sull'Architettura dell'America Latina, Milano 1970, pp. 40-44; 79-83.

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