AMBROSIANA, CHIESA

Enciclopedia Italiana (1929)

AMBROSIANA, CHIESA

Giovanni Galbiati

. La Chiesa milanese ripete il proprio nome dal grande vescovo S. Ambrogio, estendendone tuttavia il significato alle età precedenti: cosicché per "Chiesa ambrosiana" si può intendere la vita e il funzionamento ecclesiastico di Milano e diocesi dai primi tempi del cristianesimo fino all'età nostra. In questo vasto spazio di tempo si succedettero e mutarono i regimi politici, cioè il municipio romano, il regno langobardo, il comune, il ducato, infine il dominio francese e l'austriaco; la Chiesa, invece, avendo posto con rapido successo salde radici nella città e nella regione circostante, mentre ancora fioriva l'antico municipio, più non abbandonò né città né regione, essendo divenuta compagna necessaria e inseparabile ad entrambe, e spesso anzi protagonista nelle vicende della vasta contrada, fino ai giorni nostri. La posizione geografica della regione lombarda, la sua importanza politica di prim'ordine, il sovrapporsi, durante i secoli, di diverse stirpi e culture, la partecipazione stessa, continua e attiva, della Chiesa alla vita pubblica, per cui essa poté intrecciare la propria storia con quella del popolo milanese, hanno dato alla chiesa ambrosiana tale sviluppo da farla assurgere ad altissimo posto fra le chiese e provineie ecclesiastiche in Italia.

Compresa da principio nel breve ambito della città, la circoscrizione ecclesiastica milanese si estese ben presto a tutta la regione bagnata dal Ticino e dall'Adda, avendo a settentrione la diocesi di Como e confinando verso sud con la diocesi di Pavia. Milano ebbe, fin dai primissimi tempi, autorità metropolitana su altre città e regioni, anche lontane: già nel sec. III, S. Anatalone reggeva contemporaneamente le sedi di Milano e di Brescia; si hanno prove della giurisdizione esercitata da S. Ambrogio su Verona, Vercelli, Aquileia e su città più remote; sotto il regno di Teodorico, la chiesa milanese possiede grandi tenute in Sicilia, andate poi perdute nel sec. IX per la conquista saracena; dall'epoca del vescovo Onorato (560-571) fino alla metà del sec. VII, ossia all'avvento di Giovanni Bono (641-669), i vescovi milanesi dirigono la loro Chiesa da Genova, dove essa poteva dirsi come trapiantata. Più tardi, anche il Canton Ticino s'aggiunse alla giurisdizione ecclesiastica di Milano per rimanere sotto gli arcivescovi milanesi fino al 1888.

Lo sviluppo della Chiesa milanese è dovuto specialmente all'opera dei suoi arcivescovi (veramente Tommaso, che governò la sede di Milano dal 755 al 783, fu il primo a sottoscriversi come arcivescovo, mentre gli altri si erano fin allora chiamati semplicemente vescovi): una serie veramente illustre e ricca di 138 nomi, di cui 36 iscritti fra i santi. Essi seppero quasi tutti congiungere mirabilmente una prudenza politica singolare con lo schietto ardore religioso. La tradizione e la storia pongono in cima al catalogo dei vescovi ed arcivescovi milanesi, dopo S. Barnaba, che fu già compagno di S. Paolo e che sarebbe stato il primo ad introdurre il cristianesimo a Milano, il greco Anatalone, discepolo di S. Barnaba. Viene poi la figura immortale di Ambrogio, il santo eponimo della Chiesa milanese, il quale, di là dai confini della propria diocesi; aveva una provincia che si estendeva tanto quanto la diocesi d'Italia secondo la divisione di Costantino, così da comprendere Liguria, Venezia, Emilia, le due Rezie, le Alpi Cozie e parte della Toscana. Una provincia, dunque, estesa da Ravenna a Coira, Augusta, Ratisbona; da Aquileia a Torino, Nizza, Genova: immensa estensione venutasi poi mano a mano restringendo, per la costituzione successiva delle metropoli di Aquileia, di Ravenna, di Genova, di Torino e Vercelli. S. Simpliciano, S. Eusebio, S. Eustorgio, Ansperto, i due Landolfo, i tre Arnolfo, Ariberto d'Intimiano, S. Galdino, sono nomi la cui importauza si fa sentire in tutto l'alto Medioevo. Umanista è il Filargo, in sul principio del sec. XV e, parimente, dotto umanista è Francesco Piccolpasso, di cui la Biblioteca Ambrosiana conserva una collezione di manoscritti. Nel sec. XVI, si erge la figura di S. Carlo Borromeo, sotto il cui governo la chiesa milanese raggiunge il massimo splendore, per molteplicità d'iniziative, per opere compiute, per nuovi indirizzi ed impulsi dati alla chiesa milanese stessa, e, di riflesso, a tutta la cristianità. Alla fine del sec. XVI e al principio del XVII appartiene il cugino di S. Carlo, Federico Borromeo, nobile figura di arcivescovo e di letterato, fondatore della Biblioteca Ambrosiana. Ricordiamo, dopo, gli Archinti, il Monti, il Litta, specialmente il Pozzobonello, che diede la nuova edizione del Messale ambrosiano; il Caprara, grande amico di Napoleone; il Gaisruck, uno degli ultimi arcivescovi sotto la dominazione austriaca; il Ballerini, vissuto fra le difficoltà dell'ultimo decennio di formazione dello stato italiano; il cardinal Ferrari; il cardinal Ratti, divenuto papa Pio XI; il cardinale Tosi. Presentemente la Chiesa milanese è sede metropolitica, che ha sotto di sé otto diocesi suffraganee: Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia.

Un fatto che ha dato alla Chiesa milanese la sua propria caratteristica è l'uso del rito ambrosiano, con la conseguente adozione della liturgia ambrosiana. Quantunque S. Ambrogio avesse introdotto, nel complesso delle cerimonie del divino servizio, alcune innovazioni, non è da riputarsi tuttavia istitutore del rito e della liturgia ambrosiana, che nacquero, non d'un tratto, ma per una lenta e progressiva differenziazione dal rito comune del mondo latino. S'intende per rito ambrosiano l'assieme delle sacre funzioni e relative regole, nelle quali e con le quali si esercita ed esplica pubblicamente il culto divino, in quanto sono particolari a quella Chiesa e diverse dagli altri riti, segnatamente dal romano. Molteplici sono le particolarità e differenze. Alcune, facili ad avvertirsi: come, per citar solo le principali, il non rivolgersi del celebrante al popolo durante la messa; il battesimo per immersione invece che per infusione; una maggiore varietà d'inni e cantici con proprie modulazioni (canto fermo ambrosiano); l'Avvento di sei settimane invece che di quattro; la Quaresima di quattro giorni più breve, ecc. Altre poi ve ne sono, meno avvertite dalla generalità, ma non per questo meno importanti, anzi assai più; il testo biblico dei Salmi, qual era prima delle cure portatevi da S. Gerolamo, la disposizione alquanto diversa delle parti, siano segrete o pubbliche, della messa o dell'uffizio, la differenza di dicitura occorrente nelle parti stesse. Sebbene essenzialmente romano per origine, il rito ambrosiano ha tuttavia alcune peculiari caratteristiche costituite da elementi derivati, con molta probabilità, da riti orientali, fino dai tempi di Aussenzio e di S. Ambrogio: elementi che non riuscirono, tuttavia, a nascondere l'aspetto genuinamente latino del rito ambrosiano. La differenza di esso poi dal romano divenne più palese, dopo le riforme introdotte nel romano da Gregorio Magno, cominciandosi appunto dal sec. VII a parlare di rito specificamente ambrosiano. Nonostante parecchi tentativi (secoli IX e XI) fatti contro di esso, nonostante il tramonto definitivo di altri riti, durante i secoli, il rito ambrosiano si mantenne saldo fino ai giorni nostri. Ebbe approvazioni ufficiali, nel 1145 da Eugenio III, e nel 1153 da Anastasio IV. Strenui difensori, sebbene non sempre fortunati, ebbe in S. Carlo Borromeo, in Federico Borromeo, negli arcivescovi Monti e Pozzobonello. L'ultimo importante avvenimento nella storia del rito ambrosiano è la pubblicazione, tipica, del Messale ambrosiano, nel 1902, per opera di Antonio Ceriani, il cui lungo lavoro di preparazione venne reso di pubblica ragione da Achille Ratti (papa Pio XI), nel 1913.

Il rito ambrosiano fu in uso nei primi tempi non solo nella diocesi, ma in quasi tutta la provincia ecclesiastica milanese. Presentemente, esso è seguito nella diocesi, salvo che nelle pievi di Monza, Treviglio, Trezzo e Chignolo Po (quest'ultima incorporata alla diocesi di Pavia nel 1926), e in alcune parrocchie isolate, Civate, Varenna e Sesto Calende. Esso vige anche in talune pievi della diocesi di Novara (Valle Cannobina, che dà sul Lago Maggiore), di Bergamo (Calolzio, Santa Brigida, Valle Caprina e Val Taleggio) e di Lugano (Tre Valli, Valle Capriasca e Pieve di Brissago), che già appartenevano alla diocesi milanese.

La Chiesa ambrosiana ha pure un ordine o congregazione religiosa propria, per soli sacerdoti, denominata dei Santi Ambrogio e Carlo, e fondata da S. Carlo nel 1578. Ad essa è specialmente affidata la cura dell'educazione e istruzione nei seminarî e collegi arcivescovili, che sono tuttora numerosi e fiorenti. La Chiesa milanese conta presentemente circa 2300 sacerdoti, ai quali sono affidati la cura delle anime e l'insegnamento. Le parrocchie sommano a 800 circa; ma tale numero tuttavia subisce mutazioni per soppressione frequente di vecchie comunità parrocchiali, o per erezione di nuove. La Chiesa, che ha istituzioni di beneficenza e asili d'ogni genere, nonché le più svariate associazioni di azione religiosa, possiede pure insigni monumenti d'arte, templi famosi per bellezza artistica, o celebri per antichità: S. Ambrogio, culla del cristianesimo in Milano e luogo d'incoronazione d'imperatori tedeschi; S. Giovanni Battista, con la corona ferrea, in Monza; S. Vincenzo in Prato, S. Eustorgio, S. Lorenzo, la Basilica Porziana (oggi S. Vittore al corpo), il Duomo, S. Maria delle Grazie (col Cenacolo vinciano) in Milano; S. Maria del Monte, sopra Varese.

Bibl.: Vastissima è la letteratura storica riguardante la chiesa milanese o ambrosiana. Il Corpus inscriptionum latinarum, i Monumenta Germaniae historica, il Codex diplomaticus Longobardiae, i Rerum italicarum scriptores e le Antiquitates italicae del Muratori, gli Acta Sanctorum hanno ad ogni passo riferimenti, brevi o estesi, alla Chiesa milanese e allo sviluppo di essa in tutte le sue ramificazioni. Le note opere del Lattuada, del Giulini e di Angelo Fumagalli trattano esclusivamente di Milano e della Chiesa milanese, come il Frisi tratta di Monza. Citiamo la grande Collezione Monti o Della Croce, esistente, manoscritta, nella biblioteca Ambrosiana con documenti che abbracciano gli anni dal 658 al 1408; B. Oltrocchi, Historia ligustica, romana, gothica, longobardica, ecclesiae mediolanesis ab obitu S. Ambrosii ad finem schismatis aquileiensis cum corollario super Liutprandi tempora, Milano 1795; G. A. Sassi, Archiepiscoporum mediolanensium series historico-chronologica, Milano 1765; B. Catena, Chiese e riti di Milano, in C. Cantù, Milano ed il suo territorio, Milano 1844; A. Ratti, La Chiesa ambrosiana, conferenza, Milano 1897; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. La Lombardia; I, Milano, Firenze 1913; P. Mazzuchelli, Osservazioni intorno al saggio stor. crit. sopra il rito ambr., Milano 1828; G. A. Irico, De ambrosianae liturgiae origine, antiquitate et nomine (1764), inedito nella biblioteca Ambrosiana; A. Ceriani, Notitia liturgiae ambrosianae ante saeculum XI medium, Milano 1895; id., Prefazione ai Monumenta veteris liturgiae ambrosianae, di M. Magistretti, Milano 1897, I; Sacramentario di Biasca, antiphonarium et lectionarium ambrosianum saec. IX-X, in Monumenta sacra et profana ex codicibus praesertim bibliothecae ambrosianae, Milano 1861 segg.; VIII (rimasto incompiuto); M. Magistretti, La liturgia della chiesa di Milano nel secolo IV, Milano 1899; id., Monumenta veteris liturgiae ambrosianae, III, MIlano 1897-1905; id., Della nuova edizione tipica del messale ambrosiano, Milano 1902; id., Beroldus sive ecclesiae ambrosianae kalendarium et ordines saec. XII, Milano 1894; Cagin, Antiphonarium ambrosianum du Musée britannique, in Paléographie musicale, Solesmes, V-VI, 1896-1900; G. Mercati, Ordo ambrosianus ad consecr. ecclesiam et altare, in Studi e testi, Roma 1902; J. M. Neale, The Ambrosian Liturgy, in Essay on Liturgiology, Londra 1867; Bishop, The Ambrosian Breviary, in Church. Q., Oct. 1886; Lejay, Rit ambrosien, in Dictionnaire d'archéologie chrétienne, Parigi 1904; Missale ambrosianum, editio typica (A. Ceriani), Milano 1902; Missale ambrosianum duplex, edizione A. Ceriani, A. Ratti e M. Magistretti, Milano 1913.

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