Chetonemia

Dizionario di Medicina (2010)

chetonemia


Il tasso ematico (anche acetonemia) dei corpi chetonici: acido acetacetico, acido β-idrossibutirrico, acetone. Questi composti, sintetizzati nel fegato a partire dall’acetilcoenzima A proveniente dalla ossidazione degli acidi grassi, dal metabolismo delle proteine e degli zuccheri e infine da una deviazione del metabolismo del piruvato che non viene innescato nel ciclo dell’acido citrico, vengono utilizzati in numerosi tessuti (a esclusione di quello epatico) per produrre energia. Quando la velocità di sintesi dei corpi chetonici aumenta, superando la capacità di utilizzazione dei tessuti, in particolar modo in seguito a digiuno prolungato, insufficiente apporto glicidico, cattiva utilizzazione del glucosio (diabete), si ha accumulo di corpi chetonici nel sangue. L’iperchetonemia dapprima è compensata da una aumentata escrezione urinaria dei corpi chetonici e da eliminazione dell’acetone, volatile, attraverso l’aria alveolare. Se il processo non viene arrestato, si hanno gravi alterazioni dell’equilibrio acido-base (acidosi), fino ad arrivare al coma acidotico. Le manifestazioni cliniche dapprima appaiono di entità molto modeste: astenia, malessere generale, eccessiva sensazione di sete. Mano a mano che si procede verso l’acidosi, questi sintomi si aggravano, insorge vomito, l’alito si fa chiaramente acetonico, si ha disidratazione e si ha accumulo di CO2 nel sangue con manifestazioni di iperpnea.