CHERUBINO da Spoleto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CHERUBINO da Spoleto (da Negroponte)

Roberto Rusconi

La sua data di nascita viene tradizionalmente fissata nel 1414 nell'isola greca di Negroponte, l'odierna Eubea, che era allora sotto il dominio veneziano.

L'ascrizione di C. alla famiglia Capoferri di Spoleto, non suffragata da alcuna fonte documentaria, è dovuta all'erudito seicentesco L. Jacobilli (Vite de' santi e beati dell'Umbria..., II, Foligno, 1656, pp. 80-83; Bibliotheca Umbra..., ibid. 1658, pp. 87 s.), la cui narrazione, come quella di tutti gli agiografi e storiografi francescani successivi, ricalca il racconto di Marco da Lisbona, Delle croniche de' frati minori del serafico p. s. Francesco, III, Venezia 1612, pp. 214 s., e di L. Wadding Annales minorum, XIV, pp. 426-431(entrambi questi autori rinviano a Mariano da Firenze, Fasciculus chronicarum, V, cap. 48, un testo risalente al primo quarto del sec. XVI, andato perduto, che si rifaceva ad una legenda contemporanea, opera di una persona vicina a C. nei suoi ultimi anni di vita).

C. è detto da Spoleto per avere soggiornato a lungo nel convento di S. Paolo di quella città (o forse per esservi stato incorporato nell'Ordine francescano): in un autografo egli si dice da "Euriponte" (Cenci, 1971, p. 640 n. 1), ma nei documenti questa denominazione appare per l'ultima volta nell'anno 1454 (Sensi, pp. 160-65).

La distinzione di tre personaggi, C. da Spoleto, C. da Firenze e C. da Siena, risale a L. Wadding (Scriptores Ordinis minorum..., Romae, 1906, p. 62), secondo cui C. da Firenze sarebbe l'autore delle due Regole e C. da Siena dei Sermones quadragesimales ecc. La sua opinione venne corretta da H. Sbaralea (Supplementum ad Scriptores Ordinis minorum..., Romae 1908, I, pp. 202 ss.) che tolse a C. da Spoleto la paternità di qualsiasi scritto, assegnò a C. da Firenze alcuni sermoni e soprattutto cercò di attribuire definitivamente le due Regole a C. da Siena; l'argomento decisivo addotto era un codice della Regola di vita matrimoniale, già appartenuto all'abate Antonio Maria Salvini (1653-1729), in cui si sarebbe letto: "Fr. Cherubinus Senen.". Secondo G. Manuzzi (Vocabolario della lingua italiana..., Firenze 1863, IV, p. 881) si tratterebbe del cod. 1411 della Bibl. Riccardiana di Firenze, il cui explicit attribuisce però la Regola a C. da Spoleto (Lopez, 1912, p. 359). Inoltre, quando codici ed edizioni incunabole fanno menzione dell'autore delle Regole, indicano sempre e solo C. da Spoleto: forse altro era il codice del Salvini e comunque C. da Siena ne era solo l'eventuale possessore.

Sulle orme dello Sbaralea i repertori bibliografici e gli editori ottocenteschi registrano tutte le opere di C. da Spoleto attribuendole erroneamente a C. da Siena. I repertori biografici dopo lo studio di Faloci Pulignani (1889, pp. 142-145) correttamente si riferiscono invece solo a C. da Spoleto: A. Teetaert, Spolète,Chérubin de, in Dictionnaire de théologie catholique, XIV, Paris 1941, coll. 2549 s.; R. Piergrossi, Chérubin de Spolète, in Dictionnaire de spiritualité,ascetique et mystique, II, Paris 1953, coll. 824s.; R. Toso d'Arenzano, C. da S., beato, in Bibliotheca Sanctorum, III, Roma 1963, coll. 1194 s.

Quanto a C. da Firenze, gli si deve attribuire un Confessionario, Venezia 1526 (M. Sander, Le livre à figures italien depuis 1467 jusqu'à 1530, I, Milano 1924, nn. 1919-1920). Nel catalogo a stampa settecentesco della Bibl. Casanatense di Roma è registrato un Confessionario, 1517, attribuito a C. da Spoleto: ogni riscontro è impossibile in quanto l'opera risulta dispersa.

Secondo il racconto utilizzato dal Wadding, C. nell'isola di Eubea studiò filosofia e teologia dal dodicesimo al sedicesimo anno di età, sotto la direzione di un anonimo minorita, maestro in teologia. Venuto in Italia presso parenti spoletini, nel 1432 (Jacobilli) entrò nell'Ordine francescano, proseguendo gli studi, specie di diritto canonico, fino a divenire un predicatore dal tratto più erudito ed elegante che popolare: per questo motivo venne fatto oggetto di aspri rimproveri da parte di frate Giovanni Buonvisi da Lucca ed indotto ad abbandonare le citazioni di poeti e filosofi per predicare con semplicità allo scopo di convertire i suoi ascoltatori.

Malgrado l'impostazione chiaramente agiografica del racconto, l'annotazione che C. abbia compendiato i sermoni di s. Bernardino da Siena e li abbia predicati, prima di cominciare a comporne di propri, corrisponde al normale tirocinio dei predicatori dell'osservanza francescana alla metà del sec. XV. Per valutare la formazione di C. però sarebbe assai interessante lo studio di un suo codice "di lavoro", forse risalente ai primi anni di vita religiosa, in cui sono raccolti, accanto a numerosi sermoni anonimi, altri attribuiti a Roberto Caracciolo da Lecce, s. Vincenzo Ferreri, s. Giacomo della Marca, Antonio da Bitonto, e annotazioni autografe di prediche che C. tenne a Gaeta (Cenci, 1971, p. 640 n.).

La sua attività di predicazione itinerante, come ci è nota tra 1441 e 1484, non esce in genere dai limiti della Toscana e dell'Umbria, con alcune puntate in Emilia Romagna. A parte una sporadica comparsa a Siena, ove il 18 sett. 1441 predicò sulla piazza del Campo la concordia tra la Repubblica e il papa (Fecini, p. 853), nel momento in cui il duca di Milano, Filippo Maria, si stava avviando alla pace con la lega antiviscontea, particolarmente documentata appare la sua presenza in Umbria tra 1452 e 1458: al centro della sua attività lo sforzo di ottenere una riforma degli statuti comunali allo scopo di mettere le magistrature cittadine in condizione di reprimere i vizi morali più diffusi e dannosi.

Nel 1452 predica ad Assisi e ottiene che vi si riformino gli statuti comunali: ma se l'8 giugno vengono eletti gli ufficiali incaricati di far osservare le norme suntuarie relative all'abbigliamento femminile, già nel gennaio 1453 se ne propone l'attenuazione o addirittura la cassazione (Cenci, 1975 pp. 625, 627). Il 14 apr. 1454 a Foligno, ove con ogni probabilità ha predicato la quaresima, nel corso della sua predica al popolo, tenuta nella piazza del Comune, C. presenta la nuova edizione degli statuti suntuari (Sensi, pp. 160-65). Nell'agosto-settembre 1456 predica di nuovo ad Assisi e vi ottiene che la chiesa di S. Donato, allora adibita a carcere, venga riparata e restituita alla sua funzione cultuale: questa sua richiesta si inserisce all'interno delle costanti esortazioni che rivolge agli Assisani perché mantengano la concordia civica. Ottiene anche che vengano proibite le celebrazioni carnascialesche, che ad Assisi si protraevano ben dopo l'inizio della quaresima (Cenci, 1975, pp. 640 ss.).

Il 12 maggio 1457 è incaricato da Callisto III di cooperare con Antonio da Montefalco nella predicazione della crociata nel ducato di Spoleto e nei territori finitimi e viene munito di lettere patenti perché non venga molestato (Bullarium franciscanum, II, nn. 305 s.), specie per quanto riguarda l'esazione della decima a favore della crociata, malgrado le resistenze del clero e delle confraternite (ibid., n. 307). In conseguenza di esse il 24 agosto viene autorizzato, unitamente al governatore di Perugia, Bartolomeo Vitelleschi vescovo di Corneto, ad assolvere il clero di Foligno, che si era rifiutato di pagarle, purché il debito venga composto: analogo compito gli è assegnato nei confronti del clero di Città di Castello il 22 ottobre (ibid., nn. 361, 389: nel testo di quest'ultima bolla per evidente errore è detto C. da Perugia). È confermato nel suo incarico il 5 sett. 1457 (ibid., n. 367): insieme con l'esazione della decima C. provvede alla raccolta di elemosine a favore della crociata, rilasciando agli offerenti le indulgenze previste (Nessi, 1961, p. 249: biglietto di indulgenza del 22 febbr. 1458).

Particolarmente intensa risulta la sua azione a Perugia negli anni 1457-58. Si rivolge ai magistrati cittadini ed ottiene che il 22 apr. 1457 si distribuiscano cinquanta corbe di grano del Comune ai poveri vergognosi della città; analoga richiesta, a favore anche delle monache dell'osservanza francescana, viene approvata il 3 maggio 1458. Altre distribuzioni sollecita ed ottiene l'8 e 25 maggio 1458 (Fantozzi, pp. 334 s.; Maiarelli-Nicolini, pp. 95, 241 s.). Il 28 dic. 1457 viene incorporato nella Confraternita di S. Girolamo, cui il 1º genn. 1458 concede ottanta giorni di indulgenza per i confratelli che recitino l'ufficio mariano oppure la corona francescana mariana (Nessi, 1976, pp. 85, 98, 108).

I contemporanei gli attribuiscono l'iniziativa di aver chiesto al pontefice cento giorni di indulgenza a favore di chi recitava questa corona: B. Busti, Mariale, Lugduni 1515, f. 384ra; Bernardino da Feltre, Sermoni, a cura di C. Varischi, II, Milano 1964, p. 293. Il Wadding (XIV, pp. 157 s.; cfr. Pietro Angelo di Giovanni, p. 337; Tabarelli, p. 70) parla di cinquanta giorni per chi recitava l'Angelus. C. appare il divulgatore di una pratica di devozione che risalirebbe a Giovanni Buonvisi (Bracaloni, pp. 268 s.; Id., La "Corona B. Mariae Virginis"..., in Studi franc., XXVIII [1931], p. 31).

Maggiore credito C. acquista presso i magistrati perugini dopo la sua predicazione del maggio 1458, nel corso della quale, il 4 maggio, viene tenuta una processione, con la partecipazione del governatore pontificio, dei magistrati cittadini delle confraternite (Antonio dei Veghi, p. 34; al giorno 5 la pone Pietro Angelo di Giovanni, pp. 336 s.). Dietro sua sollecitazione il 30 maggio viene nominata una commissione incaricata di riformare gli statuti cittadini. Ancora alla sua iniziativa va forse ricondotto il provvedimento del Consiglio generale delle arti del 18 e 19 giugno, noto come "lex aurea", con cui si stabilisce che vengano creati un avvocato, un procuratore ed un notaio dei poveri e dei carcerati del Comune (Maiarelli-Nicolini, pp. 95 s., 242 s.).

Negli anni immediatamente successivi si perdono tracce di una sua attività pubblica. Èpossibile ritenere che C. si sia dedicato allo studio ed alla redazione delle proprie opere: infatti la prima copia manoscritta nota della Regola di vita spirituale è stata terminata di scrivere il 1º luglio 1464 (Faloci Pulignani, 1889, pp. 142 ss.).

Negli ultimi venti anni di vita l'attività di predicatore di C. appare particolarmente intensa. Nel 1464 forse predica alla congregazione generale degli osservanti in Assisi (Cenci, 1971, p. 640), nel 1465 alle esequie del card. L. Albret a Roma, nel 1466 la quaresima in S. Croce a Firenze (Tosti, p. 408; Sbaralea, pp. 202 s.) ed in agosto predica a Perugia. Il suo ingresso nel novero dei predicatori più rinomati del tempo è sancito da un lato dalla richiesta che la Signoria senese indirizza il 4 giugno 1469 al ministro generale ed al capitolo degli osservanti per richiedere che C. o Antonio da Vercelli o Pietro da Napoli vengano inviati a Siena a predicare la quaresima (Bulletti, p. 53: per evidente errore del cancelliere è detto C. da Napoli); dall'altro dalla nomina a predicatore apostolico da parte di Sisto IV il 19 nov. 1473 (Bull. franc., III, n. 520), con cui viene in pratica sottratto al controllo dei suoi superiori ed autorizzato a predicare liberamente in Italia e fuori. In questi anni C. si sposta a predicare da una località all'altra: predica ad Assisi nel marzo 1471, la quaresima a Bologna nel 1472, forse a Mantova nel 1473, a Siena nel 1474, ancora ad Assisi nel maggio-giugno e agosto dello stesso anno, forse a Foligno nel 1475, a Prato nel 1476, dove promuove l'istituzione del Monte di pietà.

Il Monte dei poveri di Prato, il cui statuto risale al 1º ott. 1476, è l'unico istituto la cui fondazione può essere connessa con la predicazione di Cherubino. Esso apparteneva a quella categoria di Monti che richiedevano un modico interesse per il prestito, per volontà di C. stesso (cfr. G. Benini, Il Monte di Pietà, in Calendario Pratese 1848, Prato 1847, pp. 98-114; G. Giani, Saggio di una storia del Monte Pio del Comune di Prato, in Arch. stor. pratese, VII[1927], pp. 91-147; Cenci, 1967, p. 112). Nella disputa che a partire dal 1484 oppone i sostenitori del mutuo ad interesse a quelli del mutuo gratuito da parte dei Monti, Bernardino da Feltre si richiama ripetutamente all'autorità di C., cui viene attribuita l'origine della opinione di ritenere lecito un modico interesse per coprire le spese di gestione. Secondo il domenicano N. Bariano, autore di un duro libello ostile a questa istituzione (Tractatus de monte impietatis, Cremona 1496) Bernardino dichiarava pubblicamente che la liceità dell'interesse preteso dai Monti era confermata da una rivelazione di Cristo a C.: il tenore di questa rivelazione è confermato da Bernardino Busti, Defensorium Montis Pietatis, Milano 1497 (cfr. Meneghin, 1974, pp. 370 ss.).

C. predica la quaresima a Siena (1477 e 1478), ad Assisi (inizio 1479, se non l'avvento del 1478), la quaresima a Perugia (1479 e 1480), di nuovo ad Assisi (ag. 1480). A Siena il 19 nov. 1480 predica contro i Turchi e quando Sisto IV proclama la crociata l'8 apr. 1481, in seguito ai fatti di Otranto, C. la bandisce a Ferrara, dove sta predicando la quaresima (Zambotti, pp. 87, 89), ed a Firenze (febbraio 1482) (Cenci, 1967, p. 100).

Il 4 febbr. 1482 C. riceve una lettera di Feo Belcari, sulla controversia relativa alla immacolata concezione della Vergine, che a Firenze era stata riaccesa nel 1481 dal domenicano Vincenzo Bandelli da Castelnuovo, uno dei più accesi polemisti avversi a questa credenza propagandata dai francescani, il quale proprio in quell'anno aveva pubblicato a Bologna un Tractatus de puritate et praerogativa Salvatoris nostri Iesu Christi. C. gli risponde dopo dieci giorni, con una breve lettera in cui lo esorta a non avere dubbi di coscienza, per avere sostenuto questa dottrina in alcuni versi, e ribadisce, con sobrietà, come nei suoi sermoni latini, gli argomenti tradizionali della scuola teologica che prendeva le mosse da Giovanni Duns Scoto (Piana, 1954, pp. 450-56; Zafarana, pp. 1098-1100). Nel dicembre 1482 C. predica l'avvento a Ferrara. Il cronista ferrarese Zambotti ha lasciato alcune annotazioni su queste prediche (pp. 122, 123) che, se da un lato confermano il costante uso degli artifici più teatrali della tecnica predicatoria del tempo, dall'altro evidenziano l'indiscusso carattere politico della predicazione di C. in quella circostanza. Infatti C., alla fine della predica dell'8 dic. 1482, tenuta nella cattedrale, si rivolge al crocefisso, pregandolo di intervenire a togliere di mezzo peste, guerra e carestia e induce tutto il popolo alle lacrime ed a gridare tre volte misericordia. C. allora promette che Dio esaudirà le loro preghiere se faranno penitenza e si confesseranno. Cinque giorni dopo, il 13 dicembre, per incarico del duca Ercolo I annuncia solennemente al popolo dal pulpito che è stata finalmente conclusa la guerra di Ferrara, che opponeva il papa e Venezia agli Estensi, e che quindi non si deve più temere un'invasione da parte delle truppe veneziane. C. e il popolo si inginocchiano gridando: "Laudato sia Dio".

Nel maggio 1483 C. forse è a Prato e comunque, già in preda all'infermità che lo porterà alla morte, secondo il Wadding (XIV, p. 426) trascorre gran parte del 1483 a Perugia, nel convento di S. Paolo in Monte, predicando nella cattedrale solo nei giorni festivi. Egli predica l'avvento del 1483 a Pistoia, dove promuove l'istituzione della Compagnia del Corpus Domini, la quaresima del 1484 a Parma, da dove passando per Bologna e Fiorenzuola raggiunge Firenze, per poi recarsi alla Verna per partecipare al capitolo generale degli osservanti: vi viene eletto definitore e vi predica il 4 giugno 1484.

C. aveva già predicato al capitolo generale degli osservanti forse nel 1464 e sicuramente nel 1478 (Sevesi, 1936, p. 49). Nel 1484, secondo i biografi di Bernardino da Feltre, nel momento in cui C. è considerato il primo predicatore dell'Ordine ed è designato a pronunciare la prima predica al capitolo generale, vi rinuncia a favore di Bernardino (B. Guslino, Vita del b. Bernardino da Feltre - Prima edizione integrale, a cura di A. Ghinato, in Le Venezie francescane, XXVI[1959], pp. 34 s.): siamo all'interno di uno schema agiografico, con cui si vuole indicare una sorta di successione tra i due predicatori (per l'influenza di C. su Bernardino, cfr. l'edizione dei Sermoni,ad Indicem).

Inviato a predicare a Firenze dal vicario generale degli osservanti, Angelo da Chivasso, C. presagendo vicino il momento della morte si incammina verso Assisi, per lucrarvi l'indulgenza della Porziuncola, passando per Arezzo, Castiglion Fiorentino, Cortona, dove predica per tre giorni e per l'ultima volta, Perugia: ad Assisi si spegne il 4 ag. 1484 e viene sepolto in S. Maria degli Angeli, accanto a Giovanni Buonvisi da Lucca presso la cappella di S. Francesco, dove giace tuttora. Secondo il Wadding (XIV, pp. 429 s.) i Perugini, dopo aver progettato di impadronirsi di C. in fin di vita, avrebbero tentato con la forza di trasferirne il corpo a Perugia. Le magistrature assisane a due riprese, nel settembre e nel novembre 1485, deliberarono la traslazione del suo corpo a S. Damiano, che non venne mai effettuata, malgrado l'autorizzazione ottenuta dal cardinale protettore dell'Ordine, Giuliano Della Rovere, il 5 dic. 1485 (Cenci, 1975, pp. 808, 810; Wadding, XIV, p. 430).

L'anonima legenda cui mediatamente risale il racconto che il Wadding fa degli ultimi anni di vita di C. lo rappresenta mentre opera guarigioni e prodigi. Assai significativo sul piano, del formarsi di una tradizione agiografica appare il fatto che il vicario generale degli osservanti, Angelo Carletti da Chivasso, che aveva assistito al trapasso di C., ne abbia portato l'abito nel convento di S. Salvatore di Firenze (cfr. Pulinari, p. 235) per soddisfare alla devozione di Lorenzo de' Medici nei suoi confronti: Lorenzo guarì allora da una grave malattia ed inviò al suo sepolcro un ex voto argenteo che ne riproduceva le fattezze. Della guarigione miracolosa del Magnifico ad opera di C. predica già nel 1485 Pietro Arrivabene da Canneto (Cenci, 1969, p. 181; cfr. Wadding, XIV, pp. 430 s.). Il titolo di beato è attribuito ufficialmente a C. solo da Arthurus a Monasterio, Martyrologium franciscanum, Parisiis 1653, pp. 352 s., sulla scorta del racconto del Wadding.

Il ritratto di C. offerto dal racconto del Wadding (XIV, p. 427) ricalca i tratti caratteristici del predicatore popolare francescano osservante alla metà del sec. XV, il quale cerca di ricalcare le orme di s. Bernardino da Siena: vuoi per il tipo di predicazione, vuoi per le devozioni proposte alla pietà laicale, alla Vergine, a s. Giuseppe e in particolare all'eucaristia.

Come molti predicatori francescani della sua generazione C. accentua il carattere didattico-catechetico della sua predicazione: nell'edizione veneziana dei Sermones quadragesimales appare evidente l'articolazione interna in brevi cicli tematici, in modo da formare dei piccoli trattati su singoli argomenti spirituali, dogmatici, morali. Allo stesso tempo i tractatus che gli vengono attribuiti nei codici altro non sono che raccolte tematiche di due, tre, quattro sermoni. Agli orientamenti della predicazione in volgare nella seconda metà del '400 lo accosta anche la presenza nel suo quaresimale di sermones ad status, indirizzati cioè alle varie categorie sociali, poveri e ricchi, donne, giovani, persone coniugate, cittadini.

Questo orientamento didattico-catechetico, o meglio precettistico, della attività di predicatore di C. costituisce il retroterra della redazione della Regola di vita matrimoniale e della Regola di Vita spirituale, i due manualetti ascetici cui la stampa assicurò nella seconda metà del secolo la più ampia diffusione tra il laicato devoto. Tenuto conto della loro destinazione, esse vennero redatte da C. in volgare ed attingendo le argomentazioni direttamente dalla Scrittura, più che non dalla letteratura teologica scolastica. Nel complesso, però, le fonti, l'ispirazione, il modo di argomentare delle due Regole trovano piena corrispondenza con gli orientamenti di fondo della predicazione francescana osservante quattrocentesca, in un approccio che racchiude la vita spirituale del laicato devoto italiano tra pulpito e confessionale, all'interno di un programma etico-didascalico che C. ricollega esplicitamente alla predicazione (cfr. P. Nardini, La famiglia cristiana nel pensiero di s. Bernardino, in Bull. di studi bernardiniani, X [1944-50], p. 41). Il carattere metodico, quasi contabile, della spiritualità che viene proposta nella Regola di vita spirituale ha indotto a collegare C. agli indirizzi della "devotio moderna" (Petrocchi, pp. 42 s.): in verità il suo approccio appare piuttosto in profonda sintonia con la visione mercantile-borghese dell'esistenza, come risulta soprattutto dalla Regola di vita matrimoniale.

Il giudizio sulla eloquenza oratoria di C. è fermo al Galletti, il quale, sulla scorta dei rimproveri di Giovanni Buonvisi riportati dal Wadding, la giudica modesta (pp. 261 ss.). Anche nel caso di C., come per gli altri predicatori coevi, occorre tenere conto dell'indubbio scarto esistente tra le prediche pronunciate in lingua volgare ed i sermoni redatti in lingua latina ad uso del predicatore, dalla struttura rigidamente articolata secondo i canoni fissati dalle artes praedicandi einfarciti di auctoritates scritturistiche, teologiche e filosofiche. Più complessa la questione posta dall'essere i suoi sermoni redatti in una forma mescidata di latino e volgare: di fronte ad un giudizio assai sfumato di Galletti, che li ritiene redatti in questo modo per il loro carattere di compendio ad uso del predicatore (pp. 265 ss.), si pone l'orientamento di chi ritiene C. uno dei più rappresentativi predicatori maccheronici della seconda metà del 1400, accanto al francescano osservante Bernardino Tomitano da Feltre e ai domenicani Gabriele Bruni da Barletta e Valeriano da Soncino: opinione avanzata da R. Garzia e sostenuta con forza da L. Lazzerini, secondo cui i sermoni di C. sono stati deliberatamente scritti in forma ibrida, in una mescidanza organica di forme latine e volgari (p. 236).

Opere: La Regola di vita spirituale e la Regola di vita matrimoniale sono state stampate ventuno volte, unite o separate, tra 1477 e 1500. (Gesamtkatalog der Wiegendrucke, nn. 6593-6613; Indice generale degli incunaboli delleBiblioteche d'Italia, nn. 2725-2743: in entrambi i casi registrate sotto C. da Siena) ed almeno dodici volte nel secolo XVI - ma praticamente solo la prima: cfr., [M. Faloci Pulignani], Il beato C. daS., in Miscellanea franc., VI (1897), p. 160; S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari Roma 1895-96, II, pp. 191 s. Dopo edizioni parziali in pubblicazioni per nozze tra 1852 e 1861, la ristampa integrale ne è stata data con il titolo: Regole della vita spirituale, a cura F. Zambrini, Imola 1878, e Regole della vita matrimoniale, a cura di F. Zambrini-C. Negroni, Bologna 1888, in entrambi i casi attribuendole a C. da Siena.

Della Regola di vita matrimoniale si conosce un solo manoscritto, posteriore all'editio princeps (Lopez, 1912, p. 359), mentre numerosi sono quelli della Regola di vita spirituale (Lopez, 1912, p. 359; 1913, p. 749; Mazzatinti, XI, p. 243; Cenci, 1971, p. 921 e n., Delcorno, p. 81), il più importante dei quali resta il codice 131 della Biblioteca comunale di Foligno (Faloci Pulignani, 1889, pp. 142 ss.): in questo manoscritto dopo la Regola sono state trascritte due opere anonime, una intitolata Il monte dell'orazione (ff. 57-132), di cui è possibile ipotizzare una attribuzione a C. solo basandosi su un rinvio ad essa contenuto nella Regola e sulla circolazione di questo scritto tra le clarisse messinesi, in stretto contatto con le consorelle folignati (Fantozzi, p. 334; M. Catalano, La leggenda della beata Eustochia da Messina. Testo volgare del sec. XV, Messina 1950, pp. 135 ss.; F. Terrizzi, Il "Libro della Passione" scritto dalla beata Eustochia Calafato clarissa messinese(1434-1485), Messina 1975, pp. 34 s.); l'altra intitolata Dell'amore giusto et ordinato (ff. 133-49), di attribuzione ancor più dubbia.

L'unica edizione a stampa di sermoni di C. è posteriore di quasi venti anni alla sua morte. I Sermones quadragesimales de moribus christianis vennero stampati per i tipi di Giorgio Arrivabene a Venezia il 20 ott. 1502; secondo Galletti (p. 262) fra'Serafino da Mantova avrebbe raccolto ed ordinato in un sermonario organico, disponendoli secondo il calendario liturgico dalla domenica di settuagesima all'ottava di Pasqua, novantuno sermoni altrimenti dispersi. Questa ipotesi andrebbe verificata confrontando l'edizione veneziana con il cod. R. 110 dell'Arch. di Stato dell'Aquila, che conterrebbe un esemplare manoscritto dell'intero quaresimale (Cenci, 1971, pp. 58, 60 s.). Il corpus dei sermoni autentici di C. deve comunque essere ancora fissato. Essi si ritrovano di frequente dispersi nelle collezioni manoscritte della seconda metà del sec. XV: nella Bibl. univ. di Padova (Cenci, 1969, passim; Doucet, pp. 185 s.), nella Bibl. naz. di Napoli (Cenci, 1971, pp. 218 n. 123, 280 n. 148, 344 n. 183, 639 ss. n. 390, 648 ss. n. 391, 704 ss. n. 399, 748 ss. n. 423, 763 ss. n. 425), nella Bibl. Riccardiana di Firenze (Lopez, 1909, p. 124), presso il collegio S. Antonio di Roma (Spätling, p. 394) e presso la Biblioteca del Pontifical Institute of Mediaeval Studies di Toronto, Canadà (Faye-Bond, p. 533). Anche i numerosi trattati che i codici attribuiscono a C. non sono altro che cicli tematici di sermoni: Tractatus de oboedientia e Tractatus de temptationibus pro personis religiosis et devotis, nel cod. 443, ff. 127r-135v e 136r-146v, della Bibl. com. di Assisi (Mazzatinti, IV, p. 93; Sevesi, 1932, p. 378); Tractatus de cura filiorum, nel cod. 43, ff. 220v-232r, della Bibl. com. di Terni; un altro esemplare, seguito da un Tractatus de honore parentum, è nel cod. VIII. AA-30, ff. 79ra-87vb, della Bibl. naz. di Napoli (Cenci, 1971, pp. 771 ss.).Quanto al Tractatus de re publica, conservato anonimo nel cod. 60 dell'Arch. di Stato dell'Aquila, gli argomenti addotti per attribuirlo a C. non appaiono definitivi (Cenci, 1971, pp. 60 s., 770). È erronea invece l'attribuzione a C. di un Tractatus de fide, nel cod. 517-519 della Bibl. com. di Verona (Biadego, p. 5), in quanto si tratta della trascrizione dei primi sei sermoni del quaresimale a stampa. Infine il trattato sul terz'ordine francescano assegnatogli da Wadding, Scriptores, p. 362 e da Sbaralea, Supplementum, p. 204, sulla scorta di un accenno di Mariano da Firenze, p. 126, è forse da identificarsi con un altro dei suoi sermoni (cfr. Cenci, 1971, p. 344).

Nelle raccolte miscellanee del sec. XV è possibile inoltre rintracciare sommari, exempla ed aneddoti tratti dalla predicazione di C. (Tosti, p. 408; Sbaralea, I, pp. 202 s.; Mazzatinti, XII, p. 48; Ricordanze di Marco di Francesco Lanaiolo, cod. I.V. 31, ff. 126 ss., della Bibl. com. di Siena); consigli per una buona confessione, a lui attribuiti (Lopez, 1910, p. 748);una Exortatione ad conforto d'una persona inferma et a chi fosse percosso d'alcuna tribolatione, all'origine forse una lettera indirizzata ad una persona devota (Gentile, p. 17); una Disputatione se Nostra Donna fu concietta col pecchato originale o senza, in realtà la lettera di C. a Feo Belcari del 14 febbraio 1482(edita da Zafarana, pp. 1098 ss.; Piana, 1954, pp. 455 s.). Una lettera in volgare di C. alla Signoria senese del 30 ott. 1482 è stata pubblicata da Piana (1954, pp. 79 s.), mentre una sua sottoscrizione in latino è riportata alla fine di Antonio Bettini, Liber de preordinatione vitae et mortis humanae, Romae c. 1480 (Ind. gen. d. incunaboli..., n. 710).

Altri scritti in volgare di C.tratti dalle sue opere sono stati editi da Melchior Sessa a Venezia il 7 febbr. 1505: Conforto spirituale de' caminanti a porto di salute,Regola del viver nel stato virginale e contemplativo; Regola e modo del vivere nel stato viduale; Versi devotissimi de l'anima inamorata in miser Iesu Christo (Piergrossi, coll. 824 s.; Sander, n. 1921).

Una attribuzione a C. delle composizioni poetiche latine conservate nel cod. Z 102 sup. della Bibl. Ambrosiana di Milano (Kristeller, p. 345) è stata proposta da Stanislao da Campagnola (p. 295).

Avanzata senza prove sufficienti è l'attribuzione a C. di un volgarizzamento delle favole di Esopo e di sentenze morali (Sbaralea, p. 204). Parimenti il Fiore di virtù è stato accostato a C. solo perché una xilografia utilizzata per illustrarne un'edizione appare anche in una stampa veneziana della Regola di vita spirituale (Sander, p. 477).

Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Fondo Franc. I, Registrum Vicariatus Generalis Fr. Marci a Bononia ab anno 1464, ff. 41v. 44v, 45r, 64r, 69r, 88r (in realtà in esso sono compresi anche atti di Pietro da Napoli e Angelo da Chivasso, fino al 1487); T. Fecini, Cronaca senese, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XV, 6, a cura di A. Lisini, p. 853; B. Zambotti, Diario ferrarese dall'anno 1476 sinoal 1504,ibid., XXIV, 7, a cura di G. Pardi, pp. 87, 89, 122 s.; Bullarium franciscanum, n. s., a cura di J. M. Pou y Martì, ad Claras Aquas 1939-1949, II, nn. 305 ss., 361, 367, 389; III, nn. 208, 520, 1240; Archivio di Stato di Lucca, Regesti, V, Il carteggio degli Anziani(1473-1492), a cura di E. Lazzareschi, Pescia 1943, nn. 720, 723, 804, 826, 1017; App., nn. 116, 169; C. Cenci, Docum. di vita assisana, II, 1449-1530, Grottaferrata 1975, pp. 625, 627, 640-642, 716, 741, 768, 778, 799, 808, 810; A. dei Veghi, Diario..., in Cronache della città di Perugia, a cura di A. Fabretti, II, Torino 1888, p. 34; O. Scalvanti, Cronica perug. ined. di Pietro Angelo di Giovanni..., in Boll. d. Deputazione di storia patria per l'Umbria, IV (1898), pp. 336 s.; Marianus a Florentia, Compendium Chronicarum Fratrum Minorum, in Arch. franc. hist., IV (1911), pp. 126, 325, 328; D. Pulinari, Cronache dei frati minori della provincia di Toscana..., a cura di S. Mencherini, Arezzo 1913, pp. 235, 478; G. Oddi, La Franceschina. Testo volgare umbro del secolo XV, a cura di N. Cavanna, I, Firenze 1931, p. 256; Agostino da Stroncone. L'Umbria serafica, in Misc. franc., V(1890), p. 162; L. Wadding, Annales Minorum, XIII, ad Claras Aquas 1932, p. 225; XIV, ibid. 1933, pp. 108, 157 s., 426-431. Gli studi moderni su C. - nei quali si trovano spesso edizioni di documenti - iniziano con M. Faloci Pulignani, Fra' C. scrittore francescano minore osservante del sec. XV, in Misc. franc., IV (1889), pp. 142-145; L. Gentile, Icodici Palatini descritti, I, Roma 1889, p. 17; G. Biadego, Ballata di fra' Jacopone, Verona 1889, p. 5; A. Lopez, Descriptio codicumfranciscanorum Bibliothecae Riccardianae Florentinae, in Arch. franc. hist., II(1909), p. 124; III (1910), p. 748; V (1912), p. 359; VI (1913), p. 749; S. Tosti, Descriptio codicum franciscanorum Bibliothecae Riccardiane Florentinae,ibid., IX (1916), p. 408; A. Fantozzi, Docum. intorno alla b. Cecilia Coppoli clarissa(1426-1500),ibid., XIX (1926), pp. 334 ss.; R. Garzia, I sermoni maccheronici del Quattrocento, Bologna 1928, p. 18 n. 4; L. Bracaloni, Origine,evoluz. ed affermaz. della corona francescana mariana, in Studi franc., XXIX (1932), pp. 268-270; P. M. Sevesi, Un sermone ined. del b. Michele Carcano su s. Bernardino da Siena, in Coll. franc., II (1932), p. 378; V. Doucet, De operibus manuscriptis fr. Petri Ioannis Olivi in Bibliotheca Universitatis Patavinae asservatis, in Arch. franc. hist., XXVIII(1935), pp. 185 s.; P. M. Sevesi, Il b. Francesco Trivulzio da Milano dell'Ordine dei frati minori, in Studi franc., XXXIII (1936), p. 49; A. Galletti, L'eloquenza. Dalle origini al sec. XVI, Milano 1938, pp. 261-266; E. Bulletti, La Repubblica di Siena e il b. Marco Fantuzzi da Bologna, in Studi franc., XLVI (1949), pp. 52 s.; C. Piana, Lettera ined. di s. Bernardino da Siena..., in Arch. franc. hist., XLVII (1954), pp. 79 s.; Id., Una crisi spirituale di Feo Belcari per l'Immacolata Concezione e una lettera ined. di C. da S. (1482),ibid., pp. 450-456; L. Spätling, Tractatus pro canonizatione divi Bonaventurae a fr. Anthonio de Vercellis conscriptus,ibid., XLVII (1955), p. 394; S. Nessi, Invent. dei codici e delle pergamene..., in Archivi. Arch. d'Italia e Rass. intern. d. archivi, s. 2, XXVIII (1961), p. 249 n. 201; M. Petrocchi, Una "Devotio moderna" nel Quattrocento italiano..., Firenze 1961, pp. 42 s.; S. Maiarelli-U. Ricolini, Il Monte dei poveri di Perugia..., Perugia 1962, pp. 16, 95 s., 137 s., 215, 241-243; C. U. 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Lazzerini, "Per latinos grossos...". Studio sui sermoni mescidati, in Studi di filol. ital., XXIX (1971), pp. 236, 266, 276 s.; M. Sensi, Predicazione itinerante a Foligno nel sec. XV, in Picenum seraphicum, X(1973), pp. 160-165, 183, 186; V. Meneghin, Bernardino da Feltre e i Monti di pietà, Vicenza 1974, pp. 370 ss.; Pedro de Alcántara Martínez, Teologia josefina en la predicación franciscana del siglo XV, in Estudios josefinos, XXIX (1975), p. 193 n. 5; R. Rusconi, La tradizione manoscritta delle opere degli Spirituali..., in Picenum seraphicum, XII (1975), p. 68; Stanislao da Campagnola, Influssi umanistici sul francescanesimo umbro, in L'umanesimo umbro. Atti del IX Convegno di studi umbri, Perugia 1977, pp. 289-92, 295; C. Tabarelli, Documentaz. notarile perugina sul convento di Monteripido nei secc. XIV e XV, Perugia 1977, ad Indicem; C. Delcorno, Per l'ediz. delle "Vite dei santi padri" del Cavalca..., in Lettere ital., XXX(1978), p. 81; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 331, 345.

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