Cherere

Enciclopedia Dantesca (1970)

cherere (cherire; indic. fut. cheriraggio)

Eugenio Ragni

Forma latineggiante di ‛ chiedere ' (manca la dittongazione di e tonica in sillaba libera e la dissimilazione regressiva di r in d; è metaplasmo, dalla III alla II coniugazione, per calco analogico su ‛ veggio ', ‛ seggio ', ecc.). E arbitrario, come sottolineò il Parodi (in " Bull. " XII [1905] 8-9), dedurre un infinito ‛ chèrere ' (come fece ad es. il Fiammazzo nelle sue Concordanze) dal presente indicativo ‛ chero ', giacché sia in D. che nei testi del Due e Trecento è esclusivamente attestata per l'infinito la forma piana (cfr. i glossari delle Rime della Scuola siciliana, di Guittone, di Chiaro, ecc.), sia nella forma in -ére sia in quella gallicizzante e siculo-guittoniana ‛ cherire '.

Ricorre due volte nelle opere sicuramente dantesche: in Pd III 93 s'un cibo sazia / e d'un altro rimane ancor la gola / ... quel si chere e di quel si ringrazia, e in Vn XIII 8 7 e sol s'accordano in cherer pietate, nel significato di " chiedere " (per avere), " invocare ": significato nel quale è usato inoltre in Rime dubbie XVIII 12 Merzé vi chero a vostra provedenza, e in Fiore CXIII 2 Ver è che ci ha persone ispeziali / che van cherendo lor vita [ciò che è loro necessario per vivere] per Dio.

Più spesso è usato nel significato specifico, topico nella lirica provenzale, di " richiedere d'amore ": così in Rime dubbie XXII 2 Già non m'agenza, Chiaro, il dimandare / ma' che m'agenza amare e non cherere; in XXII 11 perciò in cherir non fermo mia speranza, e XX 12 l'altro [pensiero] mantiene il cherir dubitoso, compare nella forma settentrionale ‛ cherir ', che il Contini propone di correggere in ‛ cherer '. Nel significato di " chiedere ", " interrogare ", ricorre in Rime dubbie XIX 13 Farmi che di battaglie di signore / veng'a ciascun cui d'Amor cheriraggio, ove è da notare la desinenza siciliana del futuro (per una diversa lettura - di battagli' o di sbaldore -, e perciò una diversa interpretazione dei versi, v. A. Pézard, La rotta gonna, pp. 107-111). Nel significato traslato di " pensare " è usato in Fiore XCVI 7 Dunque chi dice che l'anima pera / per roba di color, già ciò non chera. V. anche RICHERERE.