Chemioautotrofo

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)

Chemioautotrofo

(*)

Batterio autotrofo che non fa fotosintesi ma ricava l’energia necessaria dall’ossidazione di sostanze inorganiche semplici, più raramente da macromolecole organiche complesse. Gli autotrofi fotosintetici (vegetali terrestri, alghe, fitoplancton, cianobatteri) sono organismi capaci di assorbire l’energia elettromagnetica solare e di convertirla in energia di legame chimico. Sono molto più frequenti di quelli chemiosintetici, cosiddetti litotrofi, che ricavano gli elettroni direttamente dagli elementi chimici o dai composti inorganici semplici. Il metabolismo dei chemiolitotrofi si svolge nella completa assenza di luce e di materia organica.

I batteri chemioautotrofi più importanti sono quelli nitrosanti e nitrificanti che, a partire da ione ammonio e ione nitroso, formano rispettivamente nitriti e nitrati. I batteri nitrificanti (che ossidano l’ammoniaca a nitriti e i nitriti a nitrati), i solfobatteri (che ossidano i composti solforati) e gli archeobatteri metanogeni sono i chemiolitotrofi più importanti della biosfera. Il loro metabolismo è indispensabile per il funzionamento continuo dei cicli biogeochimici del carbonio, dell’azoto e dello zolfo. Assai insoliti sono i chemiolitotrofi che vivono in prossimità delle sorgenti idrotermali dei fondali oceanici (con temperature massime dell’acqua di 270÷380 °C), ove danno origine a bizzarri ecosistemi. L’acido solfidrico emesso dalle sorgenti (scoperte per la prima volta nel 1977 vicino alle isole Galápagos) è velenoso per tutti gli organismi superiori, ma i batteri chemioautotrofi litotrofi lo ossidano a solfato in una reazione che rilascia energia utile alla loro crescita e forma la base di piramidi trofiche piuttosto complesse, comprendenti vermi tubicoli giganti, granchi e bivalvi. Le sorgenti abissali consentono inoltre la vita di batteri metanogeni anaerobi, come il Methanococcus jannaschii, il primo archeobatterio di cui, nel 1996, è stato sequenziato completamente il genoma e che presenta una temperatura di crescita ottimale a 85 °C. (*)

Evoluzione. Fossili ed evoluzione

CATEGORIE