Che

Enciclopedia Dantesca (1970)

che (cong. e pron.)

Aldo Duro

La presenza in D. di questa voce grammaticale supera le 12.000 occorrenze, se nel calcolo si includono il Fiore e il Detto. La sua stessa altissima frequenza toglie ogni interesse a un esame distribuzionale fra le varie opere, che potrebbe tuttavia riuscire istruttivo per singoli aspetti del ‛ ché ' (per esempio, il ‛ che ' causale e interrogativo), così come non sarebbe priva di utilità e d'interesse un'analisi comparativa delle frequenze e dei valori di che ' relativo o interrogativo in rapporto a ‛ quale ', o di ‛ ché ' in rapporto a ‛ perché '. In D., gli usi e le accezioni del ‛ che ', nelle sue varie realizzazioni grammaticali e sintattiche, coincidono per la massima parte con quelli del suo tempo, e, più genericamente, con quelli che si fisseranno poi stabilmente nella lingua; non mancano tuttavia usi peculiari alla sua poesia e alla sua prosa, che si rivelano soprattutto in alcuni sintagmi e stilemi caratterizzanti, propri di tutta la produzione dantesca o di singole opere. Naturalmente, la nostra attenzione sarà rivolta piuttosto alle peculiarità che alle situazioni normali, e, dovendosi ridurre al minimo la documentazione, con sacrificio di luoghi anche notissimi, l'esemplificazione di un uso sarà tanto più esauriente quanto più rara è la sua frequenza e la sua generalizzazione nella lingua comune.

Le ragioni della grammatica e della lessicografia tradizionale esigerebbero una trattazione distinta dei vari ‛ che ' sotto lemmi diversi: ‛ che ' congiunzione, ‛ che ' pronome relativo (e indefinito relativo); ‛ che ' pronome (e aggettivo) interrogativo; ‛ ché ' accentato, con valore di congiunzione causale e interrogativa. Ma una divisione così netta non ci pare possibile, per più motivi: prima, perché in molti casi gli stessi editori e interpreti delle opere di D. sono in disaccordo tra loro, o indecisi per sé stessi, circa la funzione o il significato da attribuire alla parola in determinati luoghi, sicché un'edizione legge ‛ che ' dove un'altra ha preferito ‛ ché ', e un commento sente relativo il ‛ che ' qualificato in un altro come congiunzione, o viceversa; poi, perché le categorie di cui la grammatica tradizionale dispone per la classificazione del ‛ che ' (come di tante altre voci grammaticali, e persino lessicali) sono insufficienti o inadatte, e negli stessi dizionari alcuni valori, tutt'altro che trascurabili, di questo tipo lessicale sono o ignorati o accennati di sfuggita e superficialmente. La difficoltà di una soddisfacente sistemazione grammaticale e sintattica del ‛ che ' proviene soprattutto dalle ricchissime e svariate possibilità che esso ha come legame sintattico, superiori a quelle di qualsiasi altro pronome o congiunzione. Erede, com'è, foneticamente e semanticamente, di una molteplicità di etimi latini che sono in esso confluiti (qui, quid, quod, quia, quam), si avverte in più casi l'arbitrarietà di una distinzione tra funzioni che probabilmente si sono sommate e sono perciò compresenti; d'altra parte, sarebbe estremamente difficile impostare una trattazione del ‛ che ' su basi puramente semantiche.

Nei raggruppamenti che seguiranno, non è stato possibile rinunciare a una suddivisione nelle categorie tradizionali, che risponde pur sempre a esigenze pratiche di trattazione e di consultazione; ma, col riunire cinque sottogruppi sotto un lemma unico, abbiamo voluto rendere meno rigida la categorizzazione e nello stesso tempo consentirci di premettere alcune considerazioni generali comuni a due o più gruppi.

1. Le frequenze più alte sono a carico del pronome relativo e della congiunzione. La sintassi di D. non soffre, in genere, lunghe serie di che ', dell'uno o dell'altro tipo; la prosa tuttavia è, in questo, meno controllata della poesia, specialmente nel Convivio, dove è dato d'incontrare un periodo come il seguente, nel quale si succedono ben dieci ‛ che ' tra congiunzioni e relativi: Ultimamente conchiude, e dice che, per quello che dinanzi detto è (cioè che le vertudi sono frutto di nobilitade, e che Dio questa metta ne l'anima che ben siede), che ad alquanti, cioè a quelli che hanno intelletto, che sono pochi, è manifesto che nobilitade umana non sia altro che seme di felicilade ' (IV XX 9).

2. Sotto l'aspetto fonetico, è da rilevare la coesistenza di ‛ ched ' accanto a ‛ che ' congiunzione, e di ‛ chéd ' accanto ‛ a ché '. La -d è etimologica (latino quid), ma la sua presenza risponde a ragioni di eufonia. Più interessante è però la sua distribuzione: nella Commedia manca sia ‛ ched ' sia ‛ chéd '; nella Vita Nuova un solo ched (XII 17), nessun ‛ ched '; nelle Rime due ched (LXVIII 40 e XC 42), altri tre ‛ ched ' e un ‛ chéd ' nelle Rime dubbie; un solo ched nel Convivio (I XII 13) e nessun ‛ chéd '. Ma nel Fiore i ‛ ched ' sono ben 120, e 34 sono i ‛ chéd '.

Interessa la fonetica anche la possibilità che la congiunzione ‛ che ' ha in D., come negli altri scrittori del suo tempo (ma è un fatto di lingua parlata, non solo scritta), di assorbire in sé l'articolo ‛ i ' seguente; per esempio, in , Pg XI 140 ma poco tempo andrà, che' tuoi vicini...; e cfr. If XIII 69, XIV 44, Pg VI 57, Pd XVII 86, XXI 108; non se ne hanno esempi, per lo meno nelle edizioni da noi seguite, per la Vita Nuova, le Rime, il Convivio.

3. Una trattazione dell'uso del ‛ che ' non potrebbe dirsi esauriente se non considerasse anche i casi nei quali l'unione sintattica di due proposizioni che di solito sono legate mediante la congiunzione o il pronome ‛ che ' avviene invece asindeticamente, dando così a un orecchio moderno l'impressione di un'ellissi, di un'omissione. Questo tipo sintattico, così frequente negli scrittori toscani delle origini e anche più tardi (quanto suggestivo è, per esempio, l'uso che ne fa Dino Compagni nel suo nervoso e stringatissimo periodare), è in D. estremamente raro, anche se una più attenta lettura delle sue opere, fatta espressamente a questo scopo, potrebbe rilevare casi più numerosi di quanti abbiamo scoperto casualmente noi. Nella Vita Nuova, le due ricorrenze di temendo non (XIV 4) e temo forte non (XXXVI 4 8) sono costruzioni alla latina e non esempi di omissione del ‛ che ' . Di omissione si può più propriamente parlare per i quattro casi riscontrati in Rime (XL 8 imagina l'amica oppinione / significasse il don; XLIV 10 Amico..., sacci ben chi ama / se non è amato, lo maggior dol porta), e Rime dubbie (XI 8 quando ven per avventura vi miro; XXIV 7 l'altro, ha di me ver lui par signoraggio, / vol...); e per i tre passi del Convivio, II VI 1 a quelli ch'io mostrai sono li movitori del cielo di Venere; III XV 10 conoscere di Dio e di certe altre cose quello esse sono; IV Le dolci rime 96 Onde convien da l'altra vegna l'una. Meno sicuri i soli tre casi offerti dalla Commedia; in If VI 107-108, infatti, Ritorna a tua scienza, che vuol, quanto la cosa è più perfetta, / più senta il bene, l'omissione di ‛ che ' dopo vuol è favorita non solo dall'immediata vicinanza del precedente che relativo, ma anche dalla costruzione latina del verbo volo; in XXVIII 86 la terra che tal è qui meco / vorrebbe di vedere esser digiuno (dove ci si aspetterebbe un ‛ che ' relativo fra tal ed è), la lezione della '21 qui riprodotta non è accolta dal Petrocchi, che legge invece che tale qui meco, risolvendo in un'unica relativa tutto ciò che segue a terra; in Pd XII 121, infine, Ben dico, chi cercasse foglio a foglio / nostro volume, ancor troveria carta..., il periodo ipotetico che comincia da chi cercasse può essere anche considerato indipendente da Ben dico, se a quest'affermazione si attribuisce un valore parentetico.

Più facilmente rilevabile è l'omissione del ‛ che ' in locuzioni congiuntive che di norma lo richiedono, quali ‛ ancor che ', ‛ ancora che ' (Cv II I 6 una scrittura... ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale; e If VIII 39 i' ti conosco, ancor sie lordo tutto); ‛ avvegna che ' (Cv II I 7 avvegna essere vero secondo la lettera sia manifesto); ‛ non che ' (Pd IV 30 Moisè, Samuel, e quel Giovanni / che prender vuoli, io dico, non Maria); ‛ secondo che ' (Rime XCIII 12 Secondo detto m'hai ora; e Cv III VIII 11 uno lume apparente di fuori secondo sta dentro); ma soprattutto ‛ poi che ' temporale o causale: Rime XLII 9 Poi piàcevi saper lo mio coraggio; L 16, XCI 26, ecc.; Cv II VI 3, If XXI 52; Pg X 1 Poi fummo dentro ..., 128 poi siete quasi antomata in difetto; Pd II 56, III 27, X 76 Poi, sì cantando, quelli ardenti soli / si fuor girati intorno a noi tre volte. Il Fiore, oltre ad esempi di ‛ po ', ‛ poi ' per ‛ poiché ' (LXX 1, XCVIII 13, CCIV 1), offre ancora ‛ con tutto ' per ‛ con tutto che ': LVI 3 con tutto si guid'e' per tramontana, e CLXXIV 14 con tutto n'aggie tu ben mal mercato.

Fenomeno opposto si può considerare la presenza sovrabbondante della congiunzione ‛ che ' in ‛ quasi che ', ‛ forse che ', per i semplici quasi e ‛ forse ' (Vn III 11 5, Rime XCIII 7, If XXIII 79, Pg IV 99) e nell'unico esempio di ‛ per poco che ' (If XXX 132 Or pur mira, / che per poco che teco non mi risso!); e di ‛ che ' relativo nelle locuzioni ‛ qual che ' per il semplice ‛ quale ' (If XXXI 85 A cigner lui qual che fosse 'l maestro, / non so io dir) e ‛ quanto che ' per il solo ‛ quanto ' (Fiore CXLII 12 quanto che potesse e' sì farebbe).

4. Vanno qui citati alcuni luoghi nei quali il testo lascia dubbiosi sull'esatto valore da attribuire al ‛ che ', né i commentatori riescono a essere di molto aiuto.

In Vn XI 3 Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, si avrà congiunzione o pronome relativo secondo che l'accento si posi con più forza su tal o su mezzo. In XII 5 Che è ciò, segnore, che mi parli con tanta oscuritade?, se si dà a parli il valore di " dici " il secondo ‛ che ' è un relativo, se si intende invece come intransitivo e Che è ciò equivalente a " come mai ", il ‛ che ' sarà da qualificare come congiunzione. In XVIII 3 Altre... mi guardavano, aspettando che io dovessi dire, il valore di ‛ che ' dipende dall'interpretazione del passo: " aspettando ch'io parlassi "?, o " aspettando di sapere che cosa io dovessi dire "?: nel primo caso è congiunzione, nel secondo è pronome interrogativo piuttosto che relativo. Non muta l'interpretazione di XIII 9 14 convenemi chiamar la mia nemica, / madonna la Pietà, che mi difenda, sia che si intenda ‛ che ' come equivalente di un latino quae o di un latino ut; e lo stesso si può dire per Cv IV XXVII 15 Udite, ostinati, che dice Tullio contro a voi nel libro de li Offici, dove che può essere assegnato sia alla categoria del relativo sia a quella dell'interrogativo (ma il parallelo col latino farebbe propendere per un quod relativo). In XXV 7 si come vedemo ne le vergini e... ne li adolescenti, che tanto sono pudici, che ...tutti si dipingono ne la faccia di palido o di rosso colore, il primo che è con tutta probabilità un pronome relativo, ma potrebbe essere inteso anche come congiunzione dichiarativa, se unito direttamente a vedemo. La secolare questione se nel verso che non lasciò già mai persona viva (If I 27) il che sia soggetto o oggetto, va dibattuta sul piano dell'esegesi dantesca (cfr. A. Pagliaro, Nuovi saggi, pp. 249-264) e perciò non se ne parla qui; ha invece rilevanza lessicale il dubbio se, in Pd I 102 li occhi drizzò ver' me con quel sembiante / che madre fa sovra figlio deliro, il relativo che sia complemento oggetto di ‛ fare sembiante ', o sia da intendere equivalente a " con cui " o " come ", considerando fa verbo vicario. Per If XXII 36 li arruncigliò le 'mpegolate chiome / e trassel sù, che mi parve una lontra, e XXVI 37 vide 'l carro d'Elia al dipartire, / quando i cavalli al cielo erti levorsi, / che nol potea si con li occhi seguire, il dubbio fra pronome relativo e congiunzione consecutiva andrà risolto a favore della congiunzione; mentre per XXVIII 113 vidi cosa ch'io avrei paura, / sanza più prova, di contarla solo, la scelta fra le due categorie dipende dalla funzione che si attribuisce al pronome ‛ la ' di contarla: se pleonastico, che è relativo (" cosa la quale "), se di valore pieno, è congiunzione (" cosa tale che "). Sarà ancora l'interpretazione a decidere fra pronome relativo e congiunzione, in Fiore CXX 3 s'i' non avea che mia vita ir passando / potesse, frase che ci sembra dover significare " se non avevo modo di potere " piuttosto che " se non avessi avuto altri mezzi con cui ". È l'editore, infine, che risolve per l'una o l'altra attribuzione, in Pd XXII 36 io ti farò risposta / pur al pensier, da che si ti riguarde: la '21 e altri, non mettendo virgola dopo pensier, intendono da che " dal quale "; Petrocchi invece, con l'interpunzione da noi riprodotta, interpreta da che come " dacché ", " dal momento che ".

5. Tra i casi che suscitano maggiori perplessità sono: quelli in cui la funzione più o meno chiaramente esplicativa del ‛ che ' lascia incerti tra l'assegnazione al relativo o alla congiunzione (per es., in Cv II VI 10 non ostante che essa [stella] ci sia lontana... centosessanta sette volte tanto quanto è, e più, al mezzo de la terra, che ci ha di spazio tremilia dugento cinquanta miglia, dove il che, che ha tutta l'apparenza di congiunzione, può essere inteso pronome relativo qualora che ci si interpreti come " in cui ", " per arrivare al quale "); quelli in cui l'implicito valore causale, sia pur attenuato, induce il dubbio se invece di che relativo non debba leggersi ché (per es., in Vn XII 8 Queste parole fa che siano quasi un mezzo, sì che tu non parli a lei immediatamente, che non è degno, per l'ultima proposizione; o in Cv III I 3 lo multiplicato incendio pur vuole di fuori mostrarsi, che stare ascoso è impossibile).

Più numerosi ancora i casi nei quali la compresenza nel ‛ che ' di più funzioni, dichiarativa o esplicativa o aggiuntiva (coordinante dunque più che subordinante) e insieme causale, fonte di disaccordo fra gli stessi editori che preferiscono chi la lezione ‛ che ' chi la lezione ‛ ché ', ha suggerito l'introduzione di una categoria grammaticale nuova, la congiunzione relativa o congiunzione modale (si veda, soprattutto, A. Pagliaro, Nuovi saggi, pp. 256-257, e Altri saggi, pp. 197-201). Agli esempi che saranno citati più avanti, trattando della congiunzione causale ‛ che ', aggiungiamo qui: Rime XCI 105 digli ch'è folle chi non si rimove / per tema di vergogna da follia; / che que' la teme c'ha del mal paura, / perché, fuggendo l'un, l'altro assicura, dove il che della '21 (in che que' la teme), interpretato da Porena-Pazzaglia congiunzione dichiarativa coordinata al precedente che, è da Contini accentato, ché. Tra aggiuntivo e causale in CI 9 Similemente questa nova donna / si sta gelata come neve a l'ombra; / che non la move, se non come petra, / il dolce tempo, così stampato nella '21, ma ché sia in Contini sia in Porena-Pazzaglia (e potrebbe addirittura intendersi ‛ che ' relativo, con ‛ la ' determinativo pleonastico; la stessa alternativa si propone per LXXXIV 5 andatevene a lei, che la sapete). Per If III 134 La terra lagrimosa diede vento, / che balenò una luce vermiglia, il Petrocchi, contro la maggior parte degl'interpreti, che hanno sempre giudicato il che relativo, e contro il Magalotti che lo voleva causale, lo intende congiunzione modale, accogliendo la tesi del Pagliaro il quale parafrasa (Altri saggi, p. 201): " la terra improvvisamente fu scossa, intanto che balenò una luce vermiglia ", e commenta (ibid.): " il rapporto espresso da che è modale in senso vasto, e comporta anche una relazione temporale di immediatezza e quasi di contemporaneità ".

Le ora accennate difficoltà si aggravano quando si debba stabilire se il ch' delle edizioni sia da intendere apocope di ‛ che ' o di ‛ ché '; di fronte a casi in cui l'integrazione con l'accento è sicura (If I 90, III 42, VIII 39, XVII 83, XXI 62, XXVI 73, 74, XXVII 118, Pg IV 10, X 91, XVI 114, ecc.), altri ve ne sono (If VIII 122, XXI 129, XXIII 110, ecc.) per i quali non è ingiustificato il dubbio. A più interpretazioni si presta Cv III IX 15 fui esperto di questo l'anno medesimo ... che per affaticare lo viso molto, a studio di leggere, in tanto debilitai li spiriti visivi che le stelle mi pareano tutte d'alcuno albore ombrate, dove il primo che può essere sentito come esplicativo (riferito a questo, che assumerebbe in tal caso funzione prolettica), come temporale (di " quando ") o anche causale (di " perché ", " per il fatto che ").

Dopo avere così proposto i problemi di carattere generale, che interessano il ‛ che ' nella sua indistinta omografia e polisemia, passiamo all'esame analitico delle singole funzioni, seguendo gli schemi della grammatica tradizionale e in un ordine che per necessità di trattazione non può essere rigidamente alfabetico.

Per tutta la parte sintattica connessa con l'uso del ‛ che ', congiunzione e pronome, rimandiamo alla trattazione grammaticale sul volgare di D. in Appendice.

I. Che (cong.). - 1. Con valore dichiarativo (quando non sia puramente enunciativa, come in Cv IV XXIV 4 Avemo dunque che la gioventute nel quarantacinquesimo anno si compie), la congiunzione può introdurre proposizioni oggettive e soggettive, o esercitare una meno definita funzione esplicativa. Introduce frasi oggettive:

1.1. In dipendenza da verbi che significano ‛ dire ', ‛ affermare ', ‛ giurare ', ‛ informare ' e simili, o da locuzioni equivalenti:

Vn XIX 2 Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per se stessa mossa; If V 7 Dico che quando l'anima mal nata / li vien dinanzi, tutta si confessa; XIII 74 vi giuro che già mai non ruppi fede / al mio segnor (cfr. anche Fiore CLI 8 costor si hanno saramento / ch'i' non uscirò lor mai di tra mano); Pg IX 132 facciovi accorti / che di fuor torna chi 'n dietro si guata. In Fiore LXV 3 lodando sua maniera e sua fazzone, / e che di senno passa Salamone, la dipendenza da lodando di un doppio complemento oggetto prima e poi di un'oggettiva, induce a presupporre un ‛ dille ' o ‛ dicendole ' davanti a che; è certamente sottinteso il verbo ‛ rispondo ' davanti a che, in Rime dubbie XXVI 11 E s' tu mi dici: " come 'l sai? ", che 'l sento (v. anche Barbi, Problemi I 248-249).

1.2. Con verbi e locuzioni esprimenti percezione, apprendimento, cognizione, come ‛ vedere ', ‛ udire ', ‛ intendere ', ‛ accorgersi ', ‛ sapere ':

Mira c'ha fatto petto de le spalle (If XX 37); potesti da Piccarda udire / che l'affezion del vel Costanza tenne (Pd IV 98); conobbi ch'era la donna de la salute (Vn III 4); Intesi ch'a così fatto tormento / enno dannati i peccator carnali (If V 37); Siete voi accorti / che quel di retro move ciò ch'el tocca? (XII 81; cfr. anche Pg X 124); In prima è da sapere che l'uomo è composto d'anima e di corpo (Cv IV XXI 2); sappi che non son torri, ma giganti (If XXXI 31).

Luoghi interessanti: per la prolessi del soggetto, Dico anche di lui [Amore] che ridea, e anche che parlava (Vn XXV 2); Visto aggio scritto e odilo cantare / d'Amor, che 'nfiamma ciascun suo servente (Rime dubbie XIX 2; in Vn XXIII 12 altre donne... s'accorsero di me, che io piangea, sintatticamente di me può considerarsi prolessi, ma in realtà si ha doppia reggenza: " s'accorsero di me, cioè s'accorsero che io piangea "); per la coordinazione di che a un precedente come, entrambi dichiarativi, Pd V 125 Io veggio ben sì come tu t'annidi / nel proprio lume, e che de li occhi il traggi (cfr. anche Vn XLI 6, Fiore XI 7, mentre in Rime XC 60 non s'accorge ancor com'ella piace, / né quant'io l'amo forte, / né che ne li occhi porta la mia pace, da s'accorge dipendono tre coordinate, interrogative dirette le prime due, dichiarativa la terza).

Ai casi ora esaminati, con verbo all'indicativo, vanno aggiunti altri che richiedono, per posizione sintattica o per significato, il congiuntivo.

Normale è l'uso del congiuntivo in protasi: E che ciò sia, per due apertissime ragioni vedere si può (Cv IV IV 13); Che per l'effetto de' suo' mai pensieri, / fidandomi di lui, io fossi preso / e poscia morto, dir non è mestieri (If XXXIII 16); quando un fatto è enunciato in forma d'ipotesi o di possibilità: ma se sapesse, o ch'ell'avesse inteso / ... gittil per la scala (Fiore CLXVII 14); e più specificatamente dopo verbi e locuzioni che significano ‛ sperare ', ‛ temere ', ‛ sospettare ', ‛ ritenere ', ‛ credere ' e ‛ far credere ', ‛ dubitare ', ‛ negare ': Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via (Pg III 34); temo che la venuta non sia folle (If II 35; e cfr. Rime LXI 13 Allor, temendo non che senta Amore, / prendo vergogna, dove, piuttosto che un'inversione non che per che non, sarà da vedere, col Contini, la costruzione negativa latina ‛ temere non ', senz'altra congiunzione, cui si sovrapponga la positiva ‛ temere che '); Forse / tu non pensavi ch'io Plico fossi! (If XXVII 123); non si creda / che Dio trasmuti l'armi per suoi gigli! (Pd VI 111); fa ragion ch'io ti sia sempre allato (XXX 145); nullo dubita che l'appetito razionale non sia più nobile (Cv IV XXII 10); El par che tu mi neghi, / o luce mia, espresso in alcun testo / che decreto del cielo orazion pieghi (Pg VI 30); sembianti fa che sie forte crucciato (Fiore LV 7); cfr. Rime LXX 3, Fiore XXVII 2, CLXXI 11. Al duplice valore dichiarativo e causale è dovuto il congiuntivo, in Pd XII 120 il loglio / si lagnerà che l'arca li sia tolta, mentre in Cv I VIII 5 li savi dicono che la faccia del dono dee essere simigliante a quella del ricevitore, cioè a dire che si convegna con lui, il congiuntivo è dovuto a slittamento del ‛ che ' enunciativo in ‛ che ' volitivo (con una connotazione consecutiva), favorito dalla presenza, già nella prima frase, dell'idea di volizione nel verbo dee.

2. Come nelle frasi oggettive, così nelle soggettive introdotte da ‛ che ', l'uso dell'indicativo o del congiuntivo non è condizionato tanto dal contenuto semantico del verbo (o della locuzione verbale) della sopraordinata quanto dal carattere di realtà effettuale o, al contrario, di possibilità, di ipotesi, di desiderio, o addirittura di impossibilità del contenuto dell'oggettiva stessa.

2.1. In relazione con verbo impersonale o predicato nominale: appare manifestamente ch'ella fue la prima ora de le nove ultime ore de la notte (Vn III 8); è falsissimo che ' nobile' vegna da ' conoscere' (Cv IV XVI 6); volgersi a lei per altro aspetto / è impossibil che mai si consenta (Pd XXXIII 102). Ricorre con frequenza lo stilema d'apertura ' vero è che ', sempre con l'indicativo: If IV 7 Vero è che 'n su la proda mi trovai / de la valle d'abisso; e cfr. Vn XXIII 8, Rime dubbie III 5 7, Pg III 136, Pd I 127; mentre alla corrispondente formula negativa segue il congiuntivo: Cv III VII 9 rispondo che non è vero che parlino né che abbiano reggimenti.

2.2. Tra i verbi che più spesso introducono una proposizione soggettiva, oltre a ' essere ' (Cv III XV 7 può qui alcuno forte dubitare come ciò sia, che la sapienza possa fare l'uomo beato, dove si può intendere che esplicativo di ciò, oppure il ciò semplicemente prolettico, come è senza dubbio in IV II 4; esempi degli stilemi com'è che... s'elli è che... ', ‛ esser non puote che... ' si hanno in Pg XXVI 22, If XXIII 31, Pd II 85, XI 126 esser non puote / che per diversi salti non si spanda), sono quelli che significano " avvenire ": Uno giorno avvenne che questa gentilissima sedea in parte... (Vn V 1); Quando fia ch'io ti riveggia? (Pg XXIV 75); Se mai continga che 'l poema sacro / ... vinca la crudeltà che fuor mi serra (Pd XXV 1); com'elli'ncontra / ch'una rana rimane e l'altra spiccia (If XXII 33), Con i medesimi verbi, ‛ che ' può assumere valore consecutivo o illativo: da ineffabile caritate vegnono questi doni ... quindi è che chiamati sono doni di Spirito Santo (Cv IV XXI 11); E quinci nasce che là dovunque questo amore splende, tutti gli altri amori si fanno oscuri e quasi spenti (III XIV 7); Quinci addivien ch'Esaù si diparte / per seme da Iacòb (Pd VIII 130). Altro frequente stilema, sempre con l'indicativo, se non fosse che, più spesso in protasi: Vn XXII 4 e se non fosse ch'io attendea audire anche di lei... io mi sarei nascoso; If XIX 100 E se non fosse ch'ancor lo mi vieta / la reverenza de le somme chiavi; XXIV 34; Pg XI 90 e ancor non sarei qui, se non fosse / che, possendo peccar, mi volsi a Dio; anche con ‛ fosse ' sottaciuto: E se non che de gli occhi miei 'l bel segno / per lontananza m'è tolto dal viso /... lieve mi conterei ciò che m'è grave (Rime CIV 81).

Sempre col congiuntivo, dopo ‛ parere ': e par che sia una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare (Vn XXVI 6 7; poi anche 7 12 e par che de la sua labbia si mova); Questi parea che contra me venisse / con la test'alta e con rabbiosa fame, / sì che parea che l'aere ne tremesse (If I 46 e 48); o in dipendenza da verbi e predicati nominali che affermino un'opportunità, una necessità, o esprimano un desiderio, per cui la frase subordinata non è solo enunciativa ma anche ottativa o volitiva: If III 15 ogne viltà convien che qui sia morta; III 93 più lieve legno convien che ti porti; XXXII 98, 99 El converrà che tu ti nomi, / o che capel qui sù non ti rimagna (i due che non hanno peraltro lo stesso valore, e il secondo potrebbe anche non essere retto da converrà); Bene è che santa termine si doglia / chi... (Pd XV 10); di provedenza è buon ch'io m'armi (XVII 109, e cfr. If XII 27); Degno è che, dov'è l'un, l'altro s'induca (Pd XII 34); non c'è mestier lusinghe: / bastisi ben che per lei mi richegge (Pg I 93); Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga! (If IX 9; cfr. anche Fiore CLXVI 13).

Come le oggettive, anche le soggettive hanno in protasi il congiuntivo: Che li poete abbiano così parlato come detto è, appare per Virgilio (Vn XXV 9); Che lo latino non sia conoscente del volgare e de' suoi amici, così si pruova (Cv I VI 6).

3. È esplicativa la congiunzione ‛ che ' quando spiega o amplia un precedente enunciato: m'apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco (Vn III 3); Vedete come conchiudendo vado: / che non dee creder quella / cui par bene esser bella, / esser amata da questi cotali (Rime CVI 138); quello Schifo si ha sempre in usanza / ch'al cominciar si mostra acerbo e duro (Fiore XI 11); e nello sviluppo di ragionamenti: da due macule mondare intendo primieramente questa esposizione... L'una è, che parlare alcuno di se medesimo pare non licito; l'altra è, che parlare in esponendo troppo a fondo pare non ragionevole (Cv I II 2). Con movimento diverso, e in funzione quasi modale: come i Roman... / hanno a passar la gente modo colto, / che da l'un lato tutti hanno la fronte / verso 'l castello e vanno a Santo Pietro, / da l'altra sponda vanno verso 'l monte (If XVIII 31). Va in particolare considerata esplicativa la congiunzione quando sviluppi un antecedente ‛ questo ', ‛ ciò ', ‛ tale ' , ‛ cotale ', ‛ in tanto ', o faccia parte delle locuzioni correlative ‛ (non) altro... se non che ': E muovemi questa ragione: che ottimamente naturato fue lo nostro salvatore Cristo (Cv IV XXII 10); Appresso ciò, che io dissi questo sonetto, mi mosse una volontade (Vn XVI 1), dove si può attribuire alla congiunzione che anche valore temporale, qualora si consideri ciò come prolettico; O Capaneo, in ciò che non s'ammorza / la tua superbia, se' tu più punito (If XIV 63), e qui il che, esplicativo in sé stesso, è parte di una locuzione che nel suo insieme ha valore causale; Insieme si rispuosero a tai norme, / che 'l serpente la coda in forca fesse, / e 'l feruto ristrinse insieme l'orme (XXV 104); Cotal vantaggio ha questa Tolomea, / che spesse volte l'anima ci cade / innanzi ch'Atropòs mossa le dea (XXXIII 125); in tanto differente, / che questa è in via e quella è già a riva (Pg XXV 54); e che altro è da voi a l'idolatre, / se non ch'elli uno, e voi ne orate cento ? (If XIX 114); si vedano inoltre, per la correlazione ‛ non altro... se non che ', CV II XV 7, Fiore CLI 11.

4. Valore affine a quello esplicativo ha il cosiddetto ‛ che ' di ripresa, non cioè subordinante ma coordinante e aggiuntivo, che si ha, per esempio, in alcuni passaggi logici propri della Vita Nuova: III 13 Questo sonetto si divide in due parti; che ne la prima parte saluto e domando risponsione, ne la seconda ... (inoltre VII 7, XIX 18 e 20, XXII 8, ecc.), e meno spesso nel Convivio: IV III 4 questa prima parte si divide in due: che ne la prima si pongono le oppinioni altrui, ne la seconda si ripruovano quelle; ma anche in altri movimenti sintattici e con accezioni diverse: quando Cristo salio lo monte per transfigurarsi, che de li dodici Apostoli menò seco li tre (Cv II I 5); Vo' mi parete due ingannatori: / andate fuor di casa, che 'n aperto / vi dico... (Fiore CXXXIV 13, e cfr. CLXI 7); Addio, ched i' mi torno, / e fine amante torno (Detto 161). Stilema di particolare intensità ed efficacia, è ‛ che se ', nel quale la congiunzione ‛ che ' è ora esemplificativa ora illativa, con i valori cioè di " infatti ", " cosicché ", e simili, per lo più in principio di periodo o di frase: Lo latino conosce lo volgare in genere, ma non distinto: che se esso lo conoscesse distinto, tutti li volgari conoscerebbe (Cv I VI 7); Che se 'l conte Ugolino aveva voce... (lf XXXIII 85); Se dài presenti, fa che vaglian poco; / che s'e' ti dona Lucca, dagli Barga (Fiore CLVI 13); cfr. Rime CVI 141, Cv II VIII 10, XIII 9.

Assomma le accezioni di " perché " e di " infatti ", già prossimo perciò al ‛ ché ' causale, ma con implicito sempre il valore esplicativo e aggiuntivo, in Fiore CXCVII 4 Sopra me lascia la cura / di questo fatto; non aver paura, / ched io il saprò ben andar celando (e cfr. CI 3, CCV 5); incerto il valore esplicativo o causale, in Rime L 43 che sol per voi servir la vita bramo, dal Contini infatti accentato ché;senz'altro causale, " dal momento che ", in If XXX 81 ma che mi vai, c'ho le membra legate?; Pg I 48 o è mutato in ciel novo consiglio, / che, dannati, venite a le mie grotte?; e 73 Tu 'l sai, che non ti fu per lei amara / in Utica la morte (lezione della '21, ma in Petrocchi ché, più decisamente causale); " in quanto ", in Pd XXI 48 ond'io, / contra 'l disio, fo ben ch'io non dimando; " per il fatto che ", in Fiore CCIV 12 i' avea troppo fallato, / ... ched i' pensava d'imbolarle il fiore; " perché ", in Rime LXXXIII 47 vanno spiacenti, / contenti che da lunga sian mirati, dove ‛ che sian ' equivale piuttosto al moderno ‛ di essere '. Non v'ha dubbio sul valore causale del ‛ che ' correlativo di ‛ però ' e di ‛ per ciò ': Rime CIV 105 Però nol fan che non san quel che sono; Pd XVII 139 Però ti son mostrate in queste rote, / nel monte e ne la valle dolorosa / pur l'anime... di fama note, / che l'animo di quel ch'ode, non posa / né ferma fede... (ma la '21, accentando ché l'animo, ne fa una causale staccata dall'iniziale ‛ però ', che rimane quindi complemento a sé); Cv IV XVI 1; Fiore LXXXIX 8 (per le locuzioni unite ‛ però che ', ‛ per ciò che ', si veda più avanti); e in particolari stilemi, come Oh me lassa! ch'io non son possente... (Cv III Amor che ne la mente 7; ma in Rime LXXIII 13 Piange la madre... / dicendo: " Lassa, che per fichi secchi / messa l'avre' 'n casa del conte Guido! ", si tratterà piuttosto di un ‛ che ' coordinante aggiuntivo: " lassa ! e pensare che... "); o in frasi interrogative che hanno la speditezza del linguaggio familiare: onde venite che 'l vostro colore / par divenuto de pietà simile? (Vn XXII 9 3); Morte, che fai? che fai, fera Fortuna, / che non solvete quel che non si spende? (Rime CVI 91, per il ‛ che ' con cui comincia il secondo verso); Che hai che pur inver' la terra guati? (Pg XIX 52; cfr. XV 120).

Oltre ai pochi già segnalati, molti altri sono i passi, soprattutto nella Commedia, per i quali gli editori e gl'interpreti sono incerti tra le grafie che e ché, o, dove il dubbio non verta sulla grafia, tra l'attribuzione del ‛ che ' alla categoria della congiunzione e l'inserzione nella categoria del pronome relativo.

L'ipotesi, sostenuta soprattutto dal Pagliaro (Nuovi saggi e Altri saggi, cit., poi Ulisse) che in molti di tali luoghi si tratti di una congiunzione relativa esprimente un dato modale (oppure spaziale o temporale) è certamente da accogliere; così per If VIII 64 Quivi il lasciammo, che più non ne narro; 111 m'abbandona / lo dolce padre, e io rimagno in forse / che si e no nel capo mi tenciona; XXI 39 Mettetel sotto, ch'i' torno per anche / a quella terra (dove ch'i' andrà inteso " mentre io " o simili, e quindi come dato temporale); XXI 117 gite con lor, che non saranno rei (ma la vicinanza di lor fa propendere per una classificazione del ‛ che ' come pron. relativo); XXV 3 Togli, Dio, ch'a te le squadro!; XXX 132 Or pur mira, / che per poco che teco non mi risso! (ma la '21 legge ch'è per poco); Pd IX 51 tal signoreggia e va con la testa alta, / che già per lui carpir si fa la ragna. Vicinissimo a ‛ ché ' è, invece, If XI 112 Ma seguimi oramai che 'l gir mi piace; mentre in Pg XX 117 Crasso, / dilci, che 'l sai: di che sapore è l'oro?, si può giustamente essere incerti se interpretare il primo che come congiunzione causale " giacché ", " poiché ", " infatti ", o come relativo riferito a un ‛ tu ' implicito nel precedente dilci. Ma sosteniamo la funzione sintattica di congiunzione relativa (e non di pronome con ripresa pleonastica del dimostrativo ‛ li ' o ‛ gli ') del secondo che in Cv IV XIII 11 Ben lo sanno li miseri mercatanti che per lo mondo vanno, che le foglie che 'l vento fa menare, li fa tremare, e in Fiore CVII 3 veggo ignudi que' truanti / su' monti del litame star tremando, / che freddo e fame gli va si accorando.

Tra le congiunzioni di ripresa s'inserisce lo stilema caratteristico di D. della Commedia ‛ or va che... ': Or va, ch'un sol volere è d'ambedue (If II 139); Or va; che 'l sol non si ritorca / sette volte... (Pg VIII 133); " Or va ", diss'el; " che quei che più n'ha colpa, / vegg'io a coda d'una bestia tratto... " (XXIV 82); più prossimo a ‛ ché ', e comunque sciolto dal consueto modulo (in quanto manca ‛ or '), If XXIV 60 Va, ch'i' son forte e ardito.

Congiunzione modale è certo nella locuzione ‛ che non ': Quandunque l'una d'este chiavi falla, / che non si volga dritta per la toppa (Pg IX 122), " falla in quanto non si volge, col non volgersi ". Ma il più delle volte al valore modale si sovrappone quello consecutivo, col senso di " senza ", " senza che ", o " per modo che non ", con l'indicativo (If IX 90 Venne a la porta e con una verghetta / l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno, e XXV 16 El si fuggì che non parlò più verbo), ma più spesso col congiuntivo, in dipendenza da frase negativa: nessun la si può recare a mente, / che non sospiri in dolcezza d'amore (Vn XXVI 13 14, dove peraltro il che potrebbe anche essere considerato un pronome correlato a nessun); Io non la vidi tante volte ancora / ch'io non trovasse in lei nova bellezza (Rime XCI 72); Io non posso fuggir, ch'ella non vegna / ne l'imagine mia (CXVI 16); parlare d'alcuno non si può che il parladore non lodi o non biasimi quelli di cui elli parla (Cv I II 3; cfr. II 7, VIII 10); e più lo 'ngegno affreno... / perché non corra che virtù nol guidi (If XXVI 22); non rimaner che tu non mi favelle! (Pg XXIII 54). Ci si aspetterebbe il congiuntivo anche in Pd XVI 21 la mente mia... di sé fa letizia / perché può sostener che non si spezza, ma qui si ha un'accezione leggermente diversa per il duplice valore semantico attribuibile a sostener. Diverse ancora le accezioni in Cv IV XXV 9 Nullo atto è laido, che non sia laido quello nominare, e If IX 60 elli stessi / mi volse, e non si tenne alle mie mani, / che con le sue ancor non mi chiudessi.

5. Rari gli esempi di ‛ che ' congiunzione concessiva: Vn XV 1 che avrestù da rispondere, ponendo che tu avessi libera ciascuna tua vertude... ? (ma il rapporto concessivo è espresso dall'intera locuzione ponendo che); Cv III V 19 questo luogo... sempre ha lo die iguale con la notte, o di qua o di là che 'l sole li vada; e con costretto insolito: Pg XXV 16 Non lasciò, per l'andar che fosse ratto, / lo dolce padre mio, ma disse, " per ratto che fosse, per quanto ratto fosse l'andare " (ma sarebbe giustificata anche un'interpretazione causale: " per il fatto che l'andare fosse ratto ").

6. Come equivalente del latino ut, nelle sue varie accezioni:

6.1. In dipendenza da verbi e locuzioni che significano ‛ piacere ', ‛ concedere ', ‛ permettere ', e quindi con valore permissivo: se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero... (Vn XLII 2); piaciuto fosse al dispensatore de l'universo che la cagione de la mia scusa mai non fosse stata! (Cv I III 3); Allor gli piacque, non per voglia mia, / che di cinque saette mi piagasse (Fiore I 8); Maestro, or mi concedi / ch'i' sappia quali sono (If III 73); Diletti miei, or sofferite in pace / che vostra spene sia... (Vn XIX 8 25).

6.2. Con significato volitivo o iussivo, in unione col verbo ‛ volere ' o con altri verbi contenenti un'espressione di volontà: Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io / fossimo presi per incantamento (Rime LII 1); Tu vuo' ch'io rinovelli / disperato dolor (If XXXIII 4); Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola giovanissima (Vn II 8); comandò che l'amassero a fede (Pd XI 114); accennolle che venisse a proda (If XVII 5); Soavemente disse ch'io posasse (Pg II 85); Per Bel-Sembiante e per Dolze-Riguardo / mi mandò la piacente ch'i' andasse (Fiore XIX 2); lo Schifo era fatto sì codardo / che non mi bisognava ch'i' 'l dottasse (XIX 6); quindi anche con verbi di preghiera: siate pregata, / qual uom la canterà, / che li facciate onore (Rime LVI 24); maestro, assai ten priego / e ripriego... / che non mi facci de l'attender niego (If XXVI 66); Io vi scongiuro che non l'ascoltiate (Rime LXXXV 5); richero voi... / che non v'aggrevi di mandarmi a dire (Rime dubbie XXIV 13). Frequente la dipendenza da locuzioni nominali: è tuo voler che più si spieghi / di nostra condizion (Pg I 57); Tu dubbi, e hai voler che si ricerna... (Pd XI 22); Quando Iddio... poneva legge a l'acque che non passassero li suoi confini (Cv III XV 16); segno fu ch'i' dovessi posarmi (Pd VI 27); è uopo che ben si distingua (XI 27); egli è ben dritto ch'a vostra domanda / i' faccia grazia (Fiore XV 2; cfr. anche CCIV 13); miser bando / che ciascun sì si vada apparecchiando / a me soccorrere (CCVI 5); e con tutta una serie di coordinate: Non fu nostra intenzion ch'a destra mano / d'i' nostri successor parte sedesse, / parte da l'altra del popol cristiano; / né che le chiavi... / divenisser signaculo in vessillo / ... né ch'io fossi figura di sigillo / a privilegi venduti

e mendaci (Pd XXVII 46, 47, 52).

6.3. Con valore ottativo o esortativo, in frasi indipendenti: che benedetto sia lo Segnore (Vn XXVI 2); Va, che Dio ti benedica (Fiore LXII 6); A Gelosia, che mal fuoco l'arda, / fa 'l somigliante (LII 5); Dunque potete voi farlo venire, / ma ched e' si contegna come saggio, / che non pensasse a far nessun ardire (CXCVII 10 e 11: dove all'esortazione del secondo verso è subordinata, nel terzo, una frase modale che spiega in che cosa consiste il contenersi da saggio). Valore insieme volitivo e ottativo ha il sintagma ‛ se non che ' (corrispondente al latino nisi ut): non domandan se non che tu mi guati (Rime dubbie XVII 11); e non attende se non che la natura umana li apparecchi la terra a seminare (Cv IV XXI 12). Dipendente da un verbo di volontà o di esortazione sottinteso si può considerare, in Fiore CXCV 7, Ched i' sia di donar ben procacciante? / I' n'ho assai per farne belle spese, " dovrei io essere tanto bramosa di danari da fare di tutto pur di procurarmeli? Ma ne ho abbastanza per, ecc. ".

6.4. Con valore più chiaramente finale, dopo verbi o locuzioni nominali: " Alcun compenso ", / dissi lui, " trova che 'l tempo non passi / perduto " (If XI 14); fu tra l'altre la mia vita eletta / per dare essemplo altrui, ch'uom non si metta / in rischio di mirar la sua figura (Rime LXXXIX 7); E ciò dee essere potentissimo argomento che in noi l'uno e l'altro sia (Cv II VIII 16). In più casi, però, pur essendo indubbio il rapporto finale espresso dal ‛ che ', si può essere incerti se classificarlo come congiunzione o come pronome relativo: Vn XXI 7 chiamando le donne che m'aiutino onorare costei; XXIII 11 chiamando la Morte che venisse a me; XXXII 4 chiamo li fedeli d'Amore che m'intendano.

7. Numerose le occorrenze della congiunzione ‛ che ' in funzione consecutiva, sia da sola, sia, più spesso, correlata ad avverbi e aggettivi. Per un'ordinata rassegna dei casi particolari, non si può prescindere da considerazioni sintattiche:

7.1. Con verbo all'indicativo. In correlazione con ‛ tanto ' avverbio, sia che questo modifichi un verbo (If I 36 anzi 'mpediva tanto il mio cammino, / ch'i' fui per ritornar più volte vòlto), sia che modifichi, come più spesso avviene, un aggettivo: Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand'ella altrui saluta, / ch'ogne lingua deven tremando muta (Vn XXVI 5 3); Tant'è amara che poco è più morte (If I 7); o correlato a ‛ tanto ' aggettivo: venne in tanta grazia de le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei (Vn XXVI 1). Trovano qui luogo le correlazioni ‛ a tanto ... che ' e ‛ in tanto... che ': Io venni a tanto per la vista di questa donna, che li miei occhi si cominciano a dilettare troppo di vederla (Vn XXXVII 1); il cor feriste in tanto / di grave colpo, ch'io non batto vena (Rime dubbie XV 2). Non meno ricca la documentazione di ‛ sì... che ', con ‛ sì ' unito a un verbo: Vn XIX 10 40, XXII 3, Rime CXI 11, Cv IV XXV 9; If VI 59 Ciacco, il tuo affanno / mi pesa sì, ch'a lagrimar mi 'nvita; Pg XX 75; a un aggettivo: Vn XXVI 7 10 Mostrasi sì piacente a chi la mira, / che dà per li occhi una dolcezza al core; Rime CIII 49, Cv III VII 6, due volte; If XXVI 2 Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande / che per mare e per terra batti l'ali; a un altro avverbio: Vn II 4 lo spirito de la vita... cominciò a tremare si fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; XIX 6 10, XXII 14 6; Pg II 114 cominciò elli allor sì dolcemente, / che la dolcezza ancor dentro mi suona. In correlazione con l'aggettivo ‛ tale ' o con la sinonima locuzione ‛ sì fatto ': le Piche misere sentiro / lo colpo tal, che disperar perdono (Pg I 12); e sì fatto divento, / che da le genti vergogna mi parte (Vn XXXI 14 53); e Bëatrice, sospirosa e pia, / quelle ascoltava sì fatta, che poco / più a la croce si cambiò Maria (Pg XXXIII 5): in quest'ultimo esempio, al valore consecutivo del che si sovrappone quello comparativo.

Quando ‛ che ' segue immediatamente all'avverbio formando le locuzioni ‛ tanto che ', ‛ sì che ', ‛ tale che ' o ‛ tal che ', il rapporto consecutivo sfuma in quello illativo: molto stava pensoso, e con dolorosi pensamenti, tanto che mi faceano parere de fore una vista di terribile sbigottimento (Vn XXXV 1); le cose congiunte comunicano naturalmente intra sé le loro qualitadi, in tanto che talvolta... (Cv IV I 2); E nominollami per nome, sì che io la conobbi bene (Vn IX 6); Nevato è sì, che tutto cuopre la neve e rende una figura in ogni parte, sì che d'alcuno sentiero vestigio non si vede (Cv IV VII 6), dov'è da rilevare la sequenza delle due consecutive, una subordinata all'altra, ma anche il diverso valore dei due sì che, reso evidente nella stampa dalla diversa resa grafica, l'uno separato da virgola nel mezzo, l'altro unito; ripresi via per la piaggia diserta, / sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso (If I 30); donna mi chiamò beata e bella, / tal che di comandare io la richiesi (II 54). In quest'ultimo esempio, tal conserva il suo valore autonomo di aggettivo, che riprende e riassume, intensificandoli, gli aggettivi precedenti (così come in Pg VI 102); ma altrove ‛ tale ' e ‛ che ' si fondono strettamente in un'unica locuzione illativa: Rime LXVII 62 la mia persona pargola sostenne / una passion nova, / tal ch'io rimasi di paura pieno; lo stesso valore ha, in molti casi, ‛ sì che ' (che corrisponde pertanto alla congiunzione ‛ sicché ' in grafia unita) e il raro ‛ ond'è che ': Fiore CLXI 10, in principio di periodo, Ond'è ched i figliuo', ched ella avea / di lui, gli mise a morte.

Come elemento formante di altre locuzioni consecutive: ond'io pover dimoro, / in guisa che di dir mi ven dottanza (Vn VII 5 16); le cose defettive possono aver li loro difetti per modo, che ne la prima faccia non paiono (Cv IV XII 2); Così cominciando ad errare la mia fantasia, venni a quello ch'io non sapea ove io mi fosse (Vn XXIII 5); t'ha condotto a tale / ch'ogne vivanda magni sanza sale (Fiore XXXVII 7).

Altre volte è il solo ‛ che ' a introdurre la proposizione consecutiva, acquistando un significato pregnante di " tanto che ", come in Vn XXIII 26 70; Pg IV 40 Lo sommo er'alto che vincea la vista; Cv II Voi che 'ntendendo 22 'l cor ne trema che di fuori appare (questa la lezione Busnelli-Vandelli; ma l'edizione Simonelli ha virgola dopo trema, dando così luogo a un contesto nel quale che può essere interpretato come pronome relativo con valore neutro, " ciò che ", se pure non si voglia riconoscere in questo che un aretinismo per ‛ co ', ‛ come ', la cui presenza nel Convivio è da Busnelli-Vandelli supposta per altri luoghi, come si dirà più avanti, in fondo alla trattazione di ‛ che ' pronome relativo); " tale che ", in Vn XXIII 5 le stelle si mostravano di colore ch'elle mi faceano giudicare che piangessero; XXXVI 4 8, XXXIX 9 5; " al punto che ", in Rime LXX 13 Guardate bene s'i' son consumato, / ch'ogni mio spinto comincia a fuggire; " a questo ", in If XXIV 40 lo sito di ciascuna valle porta / che l'una costa surge e l'altra scende (ma qui il che può anche intendersi come esplicativo). Con valore semantico autonomo, difficilmente traducibile in altre espressioni equivalenti: Che cosa è l'uomo, che tu, Dio, lo visiti? (Cv IV XIX 7).

7.2. Con verbo al condizionale: sì forte guizzavan le giunte, / che spezzate averien ritorte e strambe (If XIX 27); E' si distende in circular figura, / in tanto che la sua circunferenza / sarebbe al sol troppo larga cintura (Pd XXX 104).

7.3. Con verbo al congiuntivo, il ‛ che ' si trova in correlazione con ‛ tanto ', come in Pd XXXIII 71 fa la lingua mia tanto possente, / ch'una favilla sol de la tua gloria / possa lasciare a la futura gente, o unito ad esso nella locuzione ‛ tanto che ' (equivalente, talora, del latino quoad): Pg XXVIII 84 i' venni presta / ad ogne tua question tanto che basti. In Vn XII 15 44 Gentil ballata mia, quando ti piace, / movi in quel punto che tu n'aggie onore, l'espressione inconsueta ‛ in quel punto che ' sarà da interpretare " nel momento giusto, così da... ". Si ha il congiuntivo anche dopo una negazione, nelle formule ‛ non... sì... che ', ‛ non sì... che ', ‛ non sì che ': e temo che non sia già sì smarrito, / ch'io mi sia tardi al soccorso levata (If II 65); acque nitide e tranquille, / non sì profonde che i fondi sien persi (Pd III 12); non sì che paura non mi desse / la vista che m'apparve d'un leone (If I 44); e ‛ non... che ': Vn XIII 5 la donna per cui Amore ti stringe così, non è come l'altre donne, che leggeramente si muova del suo cuore (dove che può anche classificarsi pronome,. pur conservando sempre valore consecutivo); XXXVI 5 10, Rime LXXV 13.

Dipendente da verbi o locuzioni che esprimono impedimento: Cv IV XIV 3 ragione... la quale toglie via che villano uomo mai possa esser gentile (ma in II Voi che 'ntendendo 39 E non mi valse ch'io ne fossi accorta / che non mirasser tal, ch'io ne son morta, il verbo impediendi va sottinteso, e tutta insieme la frase è brachilogica: " il fatto che io me ne fossi accorta non mi valse [a impedire] che gli occhi del poeta] mirassero tale [la Donna gentile], in conseguenza di che io [anima] ne sono morta "); Vn XXXVI 5 10 Eo non posso tener li occhi distrutti / che non reguardin voi spesse fiate; Fiore CCXX 7 non fia nessun che si difenda / ch'ella de la persona no gli affenda; CCXXXII 8 Gelosia... dagli amanti vuole il fior guardare; / ma pure 'l mio non sepp'ella murare, / ched i' non vi trovasse alcuna entrata (dove il verbo impediendi è semanticamente implicito in ‛ murare ', " chiudere o difendere con mura ").

In più luoghi, la funzione del ‛ che ' è insieme consecutiva e finale: Pd V 81 uomini siate, e non pecore matte, / sì che 'l Giudeo di voi tra voi non ridal; XVII 12 perché t'ausi / a dir la sete, sì che l'uom ti mesca; così, quand'è unito a ‛ fare ': If XV 69 dai lor costumi fa che tu ti forbi; Pg Il 28 Fa, fa che le ginocchia cali; o a ‛ guardare ', con negazione: If XIV 73 guarda che non metti, / ancor, li piedi ne la rena arsiccia; Pg XVI 15 Guarda che da me tu non sia mozzo; e in altri casi nei quali ‛ che ' non fa parte di un ben determinato stilema: Pg XVIII 103 Ratto, ratto, che 'l tempo non si perda / per poco amor; e cfr. Rime dubbie XV 4, Fiore LXXVI 10, CXXXVI 5.

8. Con valore temporale, ‛ che ' ha in D. fondamentalmente due significati:

a) " quando ", " quand'ecco che ", " ed ecco che ": Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto (Vn III 7); Di poco era di me la carne nuda, / ch'ella mi fece intrar dentr' a quel muro (If IX 26); Ma non cinquanta volte fia raccesa / la faccia de la donna..., / che tu saprai quanto quell'arte pesa (X 81); poco tempo andrà, che' tuoi vicini / faranno sì... (Pg XI 140); Non era ancor molto lontan da l'orto, / ch'el cominciò a far sentir la terra / de la sua gran virtute alcun conforto (Pd XI 56); in Fiore XLVI 2 Quando Ragion fu assa' dibattuta / e ch'ella fece capo al su' sermone, è da notare la coordinazione di che al precedente Quando, o a un ‛ che ' facilmente sottintendibile dopo Quando; lo stesso valore ha in correlazione con ‛ allora ' (più spesso nella forma unita ‛ allor che ' o ‛ allora che ', di cui si dirà più avanti): la nostra anima... allora opera bene che 'l corpo è bene per le sue parti ordinato e disposto (Cv IV XXV 11); Allor foss'egli stato in Normandia / ... che sì gli piacque dir ribalderia!, Fiore XLVIII 14.

b) " da quando ": Oi nobile intelletto, / oggi fa l'anno che nel ciel salisti (Vn XXXIV 11 14); ler... / mille dugento con sessanta sei / anni compié che qui la via fu rotta (If XXI 114); Quant'è che tu venisti / a piè del monte per le lontane acque? (Pg VIII 56); anche nelle locuzioni, oggi non più in uso, ‛ pezza ' o ‛ gran pezza ha che ' (" è già molto tempo che "), solo presenti nel Fiore LXXXVII 7, CXXXIII 9, CXXXV 9, e ‛ non ha guari che ', anch'essa presente soltanto nel Fiore LXX 12 E' non ha guari ch'i' ne son venuto; CXL 3, CCXVI 5.

Diversa accezione ha nella locuzione ‛ ora che ' , ‛ or che ', prossima a " dopo che ", ma con sovrapposto un valore causale più o meno avvertito: Ora ch'è mostrato come e perché nasce amore... procedere si conviene (Cv II VIII 1); Or che di là dal mal fiume dimora, / più muover non mi può (Pg I 88).

9. In correlazione con ‛ più ' , meno ' e altri comparativi, introduce complementi di paragone o proposizioni comparative, articolandosi variamente.

9.1. Può istituire un rapporto fra due sostantivi: La sua bellezza ha più vertù che petra (Rime CI 19); fra un sostantivo qualificato da un attributo e un altro sostantivo: mostrando un'oca bianca più che burro (If XVII 63); umile e alta più che creatura (Pd XXXIII 2): esempi, i due ultimi, nei quali va rilevata, come fatto stilistico più che sintattico, la posizione dell'avverbio posposto all'aggettivo; ad un scaleo vie men che li altri eretto (Pg XV 36); fra due qualità: L'acqua era buia assai più che persa (If VII 103); o, in senso assoluto, per stabilire una gradazione rispetto a una qualità: in forma più che umana (Rime LVIII 5); O peggio che morti (Cv III XV 17); avendo forse per l'udite parole speranza di me oltre che degna (Vn XX 1), dove oltre che non differisce per significato da " più che ". Materia del confronto può essere un verbo o una locuzione equivalente: Lucevan li occhi suoi più che la stella (If Il 55); ciò mi tormenta più che questo letto (X 78); Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno (XXXIII 75); molte volte taglia / più e meglio una che le cinque spade (Pd XVI 72); questi cotali meno participano del nome del filosofo che alcuna altra gente (Cv III XI 11; cfr. anche IV XVIII 6 l'una vale quello che l'altra e più, dove che ha duplice funzione, di pronome relativo in unione con quello, e di congiunzione in quanto correlato a più); nulla cosa sta più bene in donna che cortesia (II X 7); oppure un predicato nominale: Asdente, lo calzolaio da Parma, sarebbe più nobile che alcuno suo cittadino (Cv IV XVI 6). La comparazione può essere, infine, rispetto a un tempo o a un luogo indicati mediante preposizioni o avverbi: dopo 'l pasto ha più fame che pria (If I 99); più innanzi alquanto che là dov'io stava (Pg XIII 98).

9.2. Come congiunzione subordinativa, può introdurre proposizioni con verbo all'indicativo: Rime LXXXIV 8 unquemai / più che noi siamo non ci vederete (più che equivale a " in maggior numero di quanto "); Cv IV XVII 6, due volte; lf XVII 112. Frequente l'accoppiamento con la negazione, ‛ che non ', traducibile nell'italiano moderno con " di quanto, di quello che ": per tre cagioni la presenza fa la persona di meno valore ch'ella non è (Cv I IV 2); Se' savio; intendi me' ch' i' non ragiono (If II 36); io traeva la parola tronca / forse a peggior sentenzia che non tenne (IX 15); molto / più che non credi son le tombe carche (v. 129); La bocca e 'l naso e 'l mento / ha più belli, e non mento, / ch'unque non ebbe Alena (Detto 197). Con verbo al condizionale: Vn VII 1 assai me ne disconfortai, più che io medesimo non avrei creduto dinanzi; al congiuntivo, solo nel Fiore (CXX 8 Megli ' amo stare davante adorando / ched i' a lavorar m'affaticasse, e CCXII 12); all'infinito, con maggiore ricchezza di esempi: If II 81 più non t' è uo' ch'aprirmi il tuo talento; V 122 Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria; XI 93 non men che saver, dubbiar m'aggrata; e inoltre Cv I II 4, III I 11, IV V 16 maggiormente di te parlare non si può che tacere (ci si aspetterebbe ‛ che col tacere '); e, raro, col gerundio: If VIII 21 più non ci avrai che sol passando il loto. Speciali locuzioni, formate con ‛ più ': vie più bella ora / che mai (Rime LXVII 48); Allor temett'io più che mai la morte (If XXXI 109); lo più che padre mi dicea (Pg XXIII 4); voi mi levate sì, ch'i' son più ch'io (Pd XVI 18); più ch'i' posso il metto da l'un canto (Fiore CVI 11); e, con superlativo relativo, el più ch'i' posso lor fuggo davanti (cvll 5); ma 'l pagamento il più che può lo tarda (LII 8); altre, formate con ‛ meno ': in men che non balena (If XXII 24); Quiv'era men che notte e men che giorno (XXXI 10); Men che dramma / di sangue m'è rimaso che non tremi (Pg XXX 46); men che di rose e più che vi vĩole / colore aprendo (XXXII 58).

9.3. Una comparazione viene anche istituita mediante la correlazione di ‛ che ' con ‛ altro ' aggettivo o pronome, e con ‛ altrimenti ', in gruppi sintattici nei quali ‛ altro che ' equivale in genere a " diverso da ", e ‛ altrimenti che ' a " diversamente che ", " diversamente da ": Vn XXV 6 coloro che rimano sopra altra matera che amorosa; If XXVI 38 nol potea sì con li occhi seguire, / ch' el vedesse altro che la fiamma sola, / sì come nuvoletta, in sù salire; Pd IV 56 forse sua sentenza è d'altra guisa / che la voce non suona; Cv II 14 li teologi questo senso prendono altrimenti che li poeti; If XXI 49 qui si nuota altrimenti che nel Serchio! (ma in Vn VII 7 con altro intenedimento che l'estreme parti del sonetto non mostrano, si rimane incerti se considerare che congiunzione o pronome relativo, potendosi facilmente sottintendere davanti a questo le parole ‛ di quello ' o ‛ da quello '). Spesso ‛ altro ' e ‛ altrimenti ' sono preceduti da negazione: Cv IV VIII 11 reverenza non è altro che confessione di debita subiezione; Pg II 33 remo non vuol, né altro velo / che l'ali sue; XI 100 Non è il mondan romore altro ch'un fiato / di vento; XXVIII 57 non altrimenti / che vergine che li occhi onesti avvalli. Un esempio con ‛ altri ', in Rime XCI 65 Altri ch'Amor non mi potea far tale (solo Amore poteva, ecc.); e uno in cui ‛ più che ' equivale per significato ad " altro che ": Vn XIV 5 fuoro sì distrutti li miei spiriti... che non ne rimasero in vita più che li spiriti del viso.

9.4. Seguito dalla congiunzione ‛ se ', dà luogo a proposizioni comparative ipotetiche: Cv I II 9; Pg IV 111 mostra sé più negligente / che se pigrizia fosse sua serocchia; XI 104 Che voce avrai tu più, se vecchia scindi / da te la carne, che se fossi morto / anzi... Pur non essendo questo il luogo, vanno qui menzionati alcuni passi del Fiore nei quali il ‛ che ', coordinato a un precedente se ', mutua da questo il valore ipotetico: LXVI 2 Se tu hai altra amica procacciata, / o ver che tu la guardi a procacciare; CLXVII 13 ma se sapesse, o ch' ell' avesse inteso...; CLXXVIII 2.

9.5. Ha invece la funzione d'introdurre proposizioni concessive ipotetiche nelle locuzioni ‛ ecco che ', ‛ eziandio che ', con il significato di " ammettiamo che ", " anche se ", in Vn XV 1 Ecco che tu fossi domandato da lei: che avrestù da rispondere...?, e Cv IV XXVII 8 porterò io lo mio consiglio e darollo eziandio che non mi sia chesto.

10. Interessa l'uso più che la semantica della congiunzione ‛ che ' la possibilità che essa ha di essere ripetuta all'inizio della proposizione subordinata, quando la prima enunciazione di questa sia stata in qualche modo interrotta; ciò avviene più spesso nella prosa ragionata del Convivio: I VII 11 nessuno dubita, che s'elle comandassero a voce, che questo non fosse lo loro comandamento; III VIII 6 è da sapere che in qualunque parte l'anima più adopera del suo officio, che a quella più fissamente intende ad adornare; IV XII 11, XV 2, ecc.; ma se ne hanno esempi anche in altre opere: Pd XIX 28, 30 Ben so io che, se 'n cielo altro reame / la divina giustizia fa suo specchio, / che 'l vostro non l'apprende con velame.

Diverso è il caso in cui la coordinazione di due proposizioni dipendenti, la prima delle quali sia introdotta da una locuzione composta con ‛ che ', avviene mediante la ripresa del solo ‛ che ', come in Cv IV III 3 nullo si maravigli se per molte divisioni si procede, con ciò sia cosa che grande e alta opera sia... e che lungo convegna essere lo trattato e sottile, e in If VI 5 e 6 come ch'io mi mova / e ch'io mi volga.

11. In una rassegna analitica dei valori e degli usi della congiunzione ‛ che ' non si può omettere di accennare, sia pure brevemente, alle numerose locuzioni subordinative cui essa dà luogo unendosi con altre voci grammaticali per costituire unità sintagmatiche capaci di esprimere ben definiti rapporti sintattici.

Di tali locuzioni (nelle quali è spesso riconoscibile la particolare funzione del ‛ che ', specie quando riproduca il latino quam o quod), alcune sono così strettamente fuse da ridurre al minimo l'autonomia semantica dei singoli componenti, al punto che si stabilizzerà poi per esse nell'uso la fusione anche grafica; per es., ‛ acciò che ' o ‛ a ciò che ', da D. usata per esprimere relazione non solo finale ma anche causale; ‛ allor(a) che ', congiunzione temporale; ‛ ancor(a) che ', concessiva, " per quanto ", " sebbene "; ‛ anzi che ', temporale, con ‛ anzi ' nel significato di " prima ", ma anche comparativa, equivalente a " piuttosto che ", " invece che " (nel secondo caso, i due elementi della locuzione si trovano più spesso distanti, come in Pg XX 27 0 buon Fabrizio, / con povertà volesti anzi virtute / che gran ricchezza posseder con vizio); ‛ avvegna che ', concessiva, di solito usata con il congiuntivo e raramente con l'indicativo; ‛ ben che ', con 3 esempi in Pd II 103, XIX 61, XX 72, che integrano la documentazione del benché di Cv IV Le dolci rime 37, e VII 2; ‛ con ciò sia cosa che ' e ‛ con ciò fosse cosa che ' causale; ‛ da che ', ora temporale " da quando " o, più spesso, " dopo che ", ora causale " dal momento che "; ‛ da poi che ', più raro; ‛ davanti che ' " prima di ", con un solo esempio; ‛ fin che ', con accezioni diverse: " fino a tanto che ", " per tutto il tempo che ", " fino al momento in cui " (un unico ‛ sin che ', in Detto 12); ‛ fuor che ' eccettuativo, con un unico esempio, nella variante fuori che, in Cv III XIV 8; ‛ imperò che ', attestato nel solo Convivio, passim; ‛ per ciò che ', causale ( e con lo stesso valore semantico, l'unico esempio di per quello che, in Vn XXVIII 2 non è convenevole a me trattare di ciò, per quello che, trattando, converrebbe essere me laudatore di me medesimo); ‛ però che ', più spesso causale con il significato di " poiché " (o, se coordinante, " e infatti "), talora finale col valore di " affinché ", " al fine di "; ‛ poi che ', temporale " dopo che ", " da quando ", e causale " per il fatto che "; ‛ pur che ' con accezioni varie, " a patto che ", " solo che ", " basta che ", " non appena che "; ‛ se non che ', con valore variamente eccettuativo o aggiuntivo .o avversativo, in funzione differente dunque dagli usi già considerati parlando del ‛ che ' esplicativo, dove il sintagma ‛ se non che ' era di solito correlato a un precedente ‛ non altro '. Non congiunzione, ma avverbio, col significato di " quasi ", presso che di Cv IV XVI 8 e Pg XII 122. Non del tutto persuasiva la grafia divisa per che invece di perché, con valore causale o esplicativo, in Cv II XIV 5 e IV II 12, iniziale di periodo, e nel significato di " per quanto " o " purché ", in Fiore CIV 13 e CXXI 10.

Altre locuzioni, pur costituendo unità sintagmatiche con funzioni ben determinate, sono abitualmente scritte con grafia divisa anche nell'uso moderno. Sono presenti in D.: ‛ a guisa che ', ‛ appresso che ', ‛ avanti che ', ‛ con tutto che ' concessiva, ‛ incontamente che ', ‛ infin(o) che ', ‛ insin che ', ‛ infino a tanto che ', ‛ innanzi che ', ‛ mai ' o ‛ ma ' che ' (con sfumature semantiche notevoli: " più che ", " altro o altrimenti che ", " se non che ", " ben piuttosto ", e, nel Fiore, " purché ", " solo che ", " basta che "), ‛ mentre che ', ‛ non ostante che ', ‛ poscia che ' temporale e causale, ‛ posto che ' concessiva ipotetica, ‛ pria che ' e ‛ prima che ', ‛ ratto che ' (" non appena ", " subito che ") in If III 102, ‛ salvo che ' eccettuativa, ‛ sanza che ' di Pg XII 48 e Fiore CXX 4, CXXXIX 14, ‛ sempre che ' di Cv III V 17, in cui si fondono le due accezioni di " se " e " purché ", l'unico ‛ per tal che ' di Rime LXVI 13 con valore finale di " affinché ", ‛ tanto che ' non con valore consecutivo (come negli esempi già analizzati) ma temporale di " finché ", " fintantoché ", ' tosto che ', e la concessiva ‛ tutto che ', " quantunque ", " per quanto ". Di tutto questo gruppo, la trattazione analitica viene fatta sotto l'esponente più significativo (si veda pertanto Appresso; Guisa; ecc.).

Un cenno a parte richiede la locuzione ‛ non che ', la quale si trova usata con differente valore semantico e funzione sintattica a seconda della minore o maggiore autonomia del ‛ che ' rispetto al primo componente. Così, mentre è congiunzione aggiuntiva nelle accezioni " oltre che ", " e inoltre ", " non solo non ", " per non dire di ", e simili (di Cv III XV 12, If V 45, XXVI 9, Pg XXXII 114, Pd XXIV 27), per le quali l'uso moderno preferisce la grafia unita ‛ nonché ', compie ben diversa funzione quando si trova in correlazione con ‛ ma ': quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma elli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che... (Vn XI 3); non che la divina natura sia divisa e comunicata in quelle, ma da quelle è participata (Cv III II 5); Non che da sé sian queste cose acerbe; / ma è difetto da la parte tua (Pd XXX 79), esempi nei quali la negazione va di volta in volta interpretata come se sottintendesse un verbo dicendi (" non dico ", o " non è da dire, da credere, da pensare che... ") reggente una proposizione oggettiva; e quando è usata con valore esclusivo, come in Pg XXXI 99 ‛ Asperges me ' sì dolcemente udissi, / che nol so rimembrar, non ch'io lo scriva, e in Fiore XV 7. In If XIII 104 i due elementi della locuzione sono divisi dall'inserzione di però: Come l'altre verrem per nostre spoglie, / ma non però ch'alcuna sen rivesta.

Meno accentuata è la differenza tra gli usi di ‛ sì che ' già analizzati e la funzione illativa o conclusiva (" cosicché ", " in conseguenza di che ") con cui la locuzione è adoperata in altri casi, per es. in Pg XI 96 Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è scura, dei quali si tratterà alla voce SICCHE'.

Anche della locuzione ‛ secondo che ' va fatto qui cenno, non tanto per la pluralità delle sue accezioni (" a seconda che ", " a seconda di come ": If V 6 giudica e manda secondo ch'avvinghia; " stando a quanto ", " così come ": Vn XL 2 Li quali peregrini andavano, secondo che mi parve, molto pensosi; Cv II I 4 prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato; " in relazione al fatto che ", e simili), quanto perché in molti casi ‛ che ' equivale a " quello che ", " ciò che ", ed è quindi un pronome relativo, anche se nel suo insieme la locuzione funga, come negli esempi ora citati, da congiunzione comparativa (cfr. Vn XXXIV 2 secondo che me fu detto poi; Cv II XIV 14 secondo che dice Tommaso sopra lo secondo de l'Etica; If XII 54 secondo ch'avea detto la mia scorta).

Va qui collocato, da ultimo, un gruppo di locuzioni formate dall'unione di ‛ che ' con gli avverbi ‛ come ', ‛ u ' ‛ donde ' ‛ quanto ', ‛ quando '. ‛ Come che ' è ora avverbio relativo indefinito con valore modale, " comunque ", " in qualunque modo " (equivalendo perciò il ‛ che ' al latino -cumque, italiano -unque: De li occhi suoi, come ch'ella li mova, / escono spirti d'amore infiammati, Vn XIX 12 51), ora congiunzione concessiva, con il significato di " quantunque ", " per quanto ", " nonostante che ": tenendo l'altra sotto gravi pesi, / come che di ciò pianga o che n' aonti (If VI 72). Equivale a -unque anche in u' che, " dovunque " (If VII 120 come l'occhio ti dice, u' che s'aggira), e in donde che, " da qualunque parte " (Rime XLIV 2 donde che mova chi con meco parla). Diverso è il valore di ‛ che ' nel sintagma quanto che, sinonimo di " per quanto " piuttosto che del concessivo " quantunque " (Cv III VI 2, IV XXVI 6, XII 10 - dove quanto che accolte riprende variandolo il quantunque collette di XI 3 e XII 1 -; Fiore CLXXIV 6); e in quando che sia, locuzione avverbiale che colloca un fatto eventuale in un tempo imprecisato del futuro: If I 120 perché speran di venire / quando che sia a le beare genti; e cfr. Pg XXVI 54.

II. Ché (cong.). - E' la grafia comunemente adottata per indicare la congiunzione ‛ che ' adoperata, nell'uso antico e letterario, con il significato di " perché " interrogativo e causale. Come avverbio interrogativo è rarissimo in D., le cui opere ne offrono soltanto quattro esempi, tutti in poesia: uno nella Vita Nuova (XXXIII 5 6 Anima mia, ché non ten vai ?), e tre nella Commedia: If II 104 Beatrice, loda di Dio vera, / ché non soccorri quei che t'amò tanto... ?; XXV 10 Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi / d'incenerarti... ?; e Pg XIV 112 0 Bretinoro, ché non fuggi via...?

Molto più numerosi gli esempi dell'uso come congiunzione causale, con oltre 800 occorrenze complessive nelle varie opere. Ma tale cifra è soggetta a oscillazioni da edizione a edizione, e da interprete a interprete, per due diversi motivi. Anzitutto, va ricordato che l'accentazione del ‛ che ' è una consuetudine, non confortata dalla tradizione manoscritta, instauratasi per distinguere graficamente un particolare valore semantico e una particolare funzione sintattica della congiunzione ‛ che ' dagli altri suoi molteplici usi; ora, se in molti luoghi l'editore non ha dubbi sulla natura causale del rapporto espresso dalla congiunzione, e quindi sull'adozione della grafia accentata, in numerosi altri gli è difficile separare nettamente il valore causale subordinante, traducibile con " perché ", da quello esplicativo causale coordinante risolvibile in un " e infatti ", o da quello modale; di qui la diversità delle soluzioni accolte, caso per caso, dai vari editori. In secondo luogo, si ha molto spesso la forma apocopata ch' la quale, se non suscita dubbi all'editore, pone l'interprete nella necessità di scegliere tra l'integrazione in ‛ che ' e quella in ‛ ché '; e la scelta non sempre è facile o convincente. Il numero approssimativo di occorrenze sopra indicato non tiene perciò conto delle forme apocopate.

La semantica del ‛ ché ' è più limitata di quella del ‛ perché ', non potendo avere altro valore che causale o esplicativo causale (manca delle funzioni finale e concessiva). Con riguardo alla posizione sintattica nel periodo, la proposizione introdotta da ‛ ché ' non si trova mai in protasi, non può cioè precedere la proposizione cui è subordinata (in quella posizione nella quale ‛ perché ' è spesso sostituito da ‛ poiché '); è invece frequente il ‛ ché ' in apertura di periodo, e frequentissimo in principio di verso.

Tra gli esempi di sicura interpretazione, nei quali la congiunzione, anche in grafia apocopata, esprime certamente un rapporto causale, citiamo: dissi ‛ peregrini ' secondo la larga significazione del vocabulo; ché peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto (Vn XL 6); Temer si dee di sole quelle cose... / de l'altre no, ché non son paurose (If II 90); né lo profondo inferno li riceve, / ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli (III 42); vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede; / ch'altra potenza è quella... (Pg IV 10); se non mi credi, pon mente a la spiga, / ch'ogn'erba si conosce per lo seme (XVI 114); ché non fa scienza, / sanza lo ritenere, avere inteso (Pd V 41); chi d'esso loco fa parole, / non dica Ascesi, ché direbbe corto (XI 53); e inoltre Vn XXXVIII 4, Rime LXII 13, Cv II VI 1, IV XXVI 12, If VIII 122, Pd XXVII 20, ecc. In posizione iniziale di verso: Sola Pietà nostra parte difende, / ché parla Dio, che di madonna intende (Vn XIX 8 23); e dàlle per lo cor d'una saetta; / ché bell'onor s'acquista in far vendetta (Rime CIII 83); Vegna ver' noi la pace del tuo regno, / ché noi ad essa non potem da noi (Pg XI 8); Se tu lo sfidi o batti, e' griderà, / chéd egli è di natura di mastino (Fiore LXIX 10); Servi donne ed onora, / ché via troppo d'onor ha chi vi mette sua 'ntenta (Detto 444); ecc. In principio di periodo: Cv I VIII 3 Ché dare a uno e giovare a uno è bene; ma dare a molti e giovare a molti è pronto bene; III 15, IV XXIII 5. Si segnalano inoltre alcuni passi nei quali si ha una successione, nello stesso periodo, di due, e anche tre, ché, subordinati l'uno all'altro: Rispondo che non fia quella obedienza, ma transgressione: ché se lo re comanda una via e lo servo ne comanda un'altra, non è da obedire lo servo; ché sarebbe disobedire lo re (Cv IV XXIV 13); Ché pur convien ch'i' soccorra Durante, / chéd i' gli vo' tener sua promessione, / ché troppo l'ho trovato fin amante (Fiore LXXXII 9, 10 e 11).

Non pochi sono i luoghi nei quali la grafia ‛ ché ' adottata nelle edizioni di D. da noi seguite induce perplessità, in quanto esprime relazioni che sono (o potrebbero essere) espresse anche dalla congiunzione ‛ che ': Vieni, ché 'l cor te chiede (Vn XXIII 27 79); Andiam, ché la via lunga ne sospigne (If IV 22); Però ti sta, ché tu se' ben punito (XIX 97); Dio sia con voi, ché più non vegno vosco (Pg XVI 141); or ascoltate, / chéd i' si vi dirò la veritate (Fiore LXXXVIII 3). Per Cv III XV 17 aprite li occhi vostri e mirate: che, innanzi che voi foste, ella fu amatrice di voi, sembra doversi preferire la lezione che di Busnelli-Vandelli alla lezione ché della '21 e dell'edizione Simonelli. Più difficile è invece prendere posizione per If I 3 mi ritrovai per una selva oscura, / chéla diritta via era smarrita: di questo verso, il Petrocchi (ad l.)difende l'interpretazione causale, in opposizione al Pagliaro (Altri saggi, pp. 197-199) che sostiene l'interpretazione modale " nella condizione di chi ".

Analoghe perplessità suscitano parecchi luoghi che contengono la forma ch' apocopata: Insegnatemi gir, ch'io son mandata / a quella di cui laude so' adornata (Vn XIX 13 62); aiutami da lei, famoso saggio, / ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi (If I 90); monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo (XVII 83); deh, sanza scorta andianci soli, / se tu sa' ir; ch i' per me non la cheggio (XXI 129); Ma va via, Tosco, omai; ch'or mi diletta / troppo di pianger (Pg XIV 124); Fiore LIX 9, Detto 296, ecc., nei quali luoghi tuttavia non pare poter esser negato il valore causale della congiunzione, anche se attenuato e spesso coesistente con una funzione esplicativa: funzione che diremmo rilevante in If XXI 39 Mettetel sotto, ch'i' torno per anche / a quella terra (cfr. anche XXIII 110), e XXIV 60 Va, ch'i' son forte e ardito, dove peraltro ci sembra preferibile l'integrazione in che a quella in ché. Di natura diversa è il dubbio che sorge per il passo del Convivio (II Voi che 'ntendendo 3) udite il ragionar ch'è nel mio core, / ch'io nol so dire altrui, si mi par novo, dove sarebbe pur difendibile un'interpretazione del secondo che come pronome relativo (coordinato al primo), ripreso pleonasticamente dal dimostrativo incluso in nol.

III. Che (pron. relat.). - La ricchezza con cui ricorre nelle opere di D. il pronome relativo ‛ che ' (circa 5600 occorrenze) è anche maggiore di quella del ‛ che ' congiunzione; di contro, piuttosto bassa è la frequenza del pronome relativo del tipo ‛ il quale ', che non supera complessivamente le 900 occorrenze.

1. In funzione di soggetto: Deh peregrini che pensosi andate (Vn XL 9 1); l'essilio che m'è dato, onor mi legno (Rime CIV 76); la piaga de la fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata (Cv I III 4); gli animai che sono in terra (If II 2); l'amor che move il sole e l'altre stelle (Pd XXXIII 145); e in frasi di valore più chiaramente attribuitivo o appositivo: Donne ch'avete intelletto d'amore (Vn XIX 4 1); le genti dolorose / c'hanno perduto il ben de l'intelletto (If III 18); Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude, / cangiar colore (v. 100); Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende / ...Amor, ch'a nullo amato amar perdona (V 100 e 103, dove il parallelismo sintattico e ritmico sottolinea la rispondenza concettuale dei due aforismi); un color bruno / che non è nero ancora e 'l bianco more (XXV 66).

L'antecedente è spesso un pronome personale: E io ch'avea d'error la testa cinta, / dissi (If III 31); ricorditi di me, che son la Pia (Pg V 133); E tu che se' costì, anima viva (If III 88; con ‛ tu ' non espresso: Pg XI 1 O Padre nostro, che ne' cieli stai; e con efficace contrapposizione della seconda persona alla prima: XXVI 16 e 18 0 tu che vai, non per esser più tardo, / ma forse reverente, a li altri dopo, / rispondi a me che 'n sete e 'n foco ardo); noi che tignemmo il mondo di sanguigno (If V 90); Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate (III 9); temendo no 'l più star crucciasse / lui che di poco star m'avea 'mmonito (XVII 77); essi medesmi che m'avean pregato (Pg XXVI 50); o un pronome dimostrativo: questi, che mai da me non fia diviso (If V 135); Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga (XX 46); quelli che muoion ne l'ira di Dio (III 122; e riferito a un ‛ quello ' sottinteso: Cv IV I 1 Amore... è che congiunge e unisce l'amante con la persona amata); Ma fu' io solo... / colui che la difesi a viso aperto (If X 93); L'altra è colei che s'ancise amorosa (V 61); Io era tra color che son sospesi (II 52); o un pronome indefinito: un ch'avea perduti ambo li orecchi / per la freddura (XXXII 52); con la forza di tal che testè piaggia (VI 69); omicide e ciascun che mal fiere (XI 37); o, infine, ‛ chi ' interrogativo: Ma dimmi chi tu se' che 'n sì dolente / loco se' messo (VI 46); Chi fosti, che per tante punte / soffi con sangue doloroso sermo? (XIII 137); fece la mia voglia tanto pronta / di riguardar chi era che parlava (Pg XVII 50). Un costrutto di particolare efficacia stilistica è quello nel quale la frase da cui la relativa dipende ha il verbo ‛ essere ' col significato di " esservi " e per soggetto un pronome indefinito, che può essere anche sottinteso: Sono che per gittar via loro avere / credon.... / E altri son che... (Rime LXXXIII 20 e 39); Molti sono che amano più d'essere tenuti maestri che d'essere (Cv I XI 11); Altri filosofi furono, che videro e credettero... (IV VI 11; e cfr. I VI 3, tre volte).

Con valore neutro, oltre ai casi in cui ha per antecedente un pronome dimostrativo (come in If III 96 vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole; in Vn XXI 4 12 Quel ch'ella par quando un poco sorride, / non si pò dicer né tenere a mente) o un indefinito (Pd I 55 Molto è licito là, che qui non lece / a le nostre virtù), ‛ che ' può includere in sé anche il dimostrativo, col senso quindi di " ciò che " (Rime LXII 8 'l mal d'Amor non è pesante il sesto / ver ch'è dolce lo ben, " al confronto di ciò che "; Cv II Voi che 'ntendendo 52 ecco l'ancella tua; fa che ti piace), o di " alcuna cosa che " (If IV 151 E vegno in parte ove non è che luca).

Con funzione coordinativa più che subordinativa, ha l'ufficio di riprendere un sostantivo, o un intero precedente enunciato, con il significato di " ed egli ", " ed essa ", " e ciò ": Rime LXVII 83 Qui giugnerà... la bella figura...; / che sarà donna sopra tutte noi; Cv III XII 12 filosofia è uno amoroso uso di sapienza, lo quale massimamente è in Dio...; che non può essere altrove, se non in quanto da esso procede; IV XX 6 del subietto dove questo divino dono discende: ch'è bene divino dono; Pg XXIV 60 le vostre penne / di retro al dittator sen vanno strette, / che de le nostre certo non avvenne; Pd IX 36 ma lietamente a me medesma indulgo / la cagion di mia sorte, e non mi noia; / che parria forse forte al vostro vulgo e in posizione parentetica: Cv II I 14 se li altri sensi dal litterale sono meno intesi - che sono, sì come manifestamente pare -... (" e lo sono ", " e realmente sono meno intesi "). Spesso la ripresa ha un'accezione più o meno accentuatamente avversativa, di " ma ", " eppure ", " e tuttavia ", " mentre invece ", e simili: ora pare che vogliate dimenticarlo per questa donna che vi mira; che non mira voi, se non in quanto (Vn XXXVII 2: " ma essa non mira voi, se non... "); e' se ne va sì dolente, ch'Amore / lo mira con pietà, che 'l manda via (Rime LXVI 4: " persino Amore, che pure lo manda via, lo mira con pietà "); Platone, de li beni temporali non curando, la reale dignitade mise a non calere, che figlio di re fue (Cv III XIV 8: " eppure egli fu figlio di re "); e disïar vedeste sanza frutto / tai che sarebbe lor disio quetato, / ch'etternalmente è dato lor per lutto (Pg III 42); Tale, balbuziendo ancor, digiuna, / che poi divora, con la lingua sciolta, / qualunque cibo per qualunque luna; / e tal, balbuziendo, ama e ascolta / la madre sua, che, con loquela intera, / disïa poi di vederla sepolta (Pd XXVII 131 e 134). Tra il pronome relativo e il suo antecedente D. spesso interpone il predicato della sopraordinata, soprattutto quando voglia dare più forte rilievo al soggetto con la collocazione in principio di frase: If II 72 amor mi mosse, che mi fa parlare; VII 46 Questi fuor cherci, che non han coperchio / piloso al capo; Cv II XIII 10 certi vocabuli, certe declinazioni, certe construzioni sono in uso che già non furono (cfr. anche VIII 15, IV XIV 14); o quando voglia accentuare il valore avversativo della relativa: I I 17 certi costumi sono idonei e laudabili ad una etade che sono sconci e biasimevoli ad altra.

Quando l'antecedente è un complemento oggetto che dipende da un verbo di percezione o cognizione (soprattutto ‛ vedere '), si ha una relativa attributiva o modale il cui contenuto semantico potrebbe essere espresso, anche se con minore efficacia, da una proposizione dichiarativa, col solo spostamento del ‛ che ' davanti all'antecedente; così, in Rime LXXII 8 guardai e vidi Amore, che venia / vestito di novo d'un drappo nero (" guardai e vidi che Amore... "); If II 107 non vedi tu la morte che 'l combatte...?; e analogamente X 32 Vedi là Farinata che s'è dritto; XVII 79 Trova' il duca mio ch'era salito / già su la groppa del fiero animale. In più casi, tuttavia, è difficile non sentire il gruppo " antecedente + che soggetto di proposizione relativa " come un'inversione della posizione " che congiunzione + soggetto di proposizione dichiarativa ", per prolessi del soggetto della dipendente che muta di conseguenza la natura del ‛ che ' da congiunzione a pronome relativo; esemplifichiamo: Vn XXII 10 12 Io veggio li occhi vostri c'hanno pianto, traducibile in " Io veggio che li occhi vostri hanno pianto "; XXIII 6 paventando assai, imaginai alcuno amico che mi venisse a dire, " imaginai che alcuno amico... "; Rime LVI 14 allor dirò la donna mia / che port'in testa i miei sospire (bisogna però tener conto della nota di Contini, ad l.: " La donna mia nel testo dell'edizione nazionale sarà soggetto prolettico di port(a), ma i manoscritti dopo dirò hanno a "); Rime dubbie XV 10 Vedete, donna, s'io porto dolore, / e la mia voce ch'è fatta sottile, dov'è da rilevare la duplice dipendenza da Vedete di un'interrogativa indiretta (che però, semanticamente, è un'oggettiva) e di un complemento oggetto seguito da una relativa (che in realtà è una seconda oggettiva modificata sintatticamente per prolessi di la mia voce e conseguente passaggio di ‛ che ' da congiunzione a relativo); cfr. anche Pd XII 18 e fanno qui la gente esser presaga... / del mondo che già mai più non s'allaga (cioè: " che il mondo già mai più non s'allaga "), e Fiore CXLVIII 7 i' non dotterei nessun lettore / che di ciò mi facesse desinore (per " non dotterei che nessun lettore ", ecc.).

2. In funzione di complemento oggetto: per desiderio di pianger ch'elli hanno (Vn XXXVI 5 11); Per una ghirlandetta / ch'io vidi, mi farà / sospirare ogni fiore (Rime LVI 2); portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertade (Cv I III 5); A seder ci ponemmo ivi ambedui / vòlti a levante ond'eravam saliti, / che suole a riguardar giovare altrui (Pg IV 54, che andrà interpretato, come proponeva il Barbi [Problemi I 221] seguito anche dal Petrocchi: " levante ... riguardare il quale suol essere utile "); per la coordinazione di ' che ' soggetto e ‛ che ' oggetto, citiamo Cv II V 8 la prima gerarchia, cioè quella che è prima per nobilitade e che ultima noi annoveriamo. I gruppi ‛ ciò che ' e ' quel che ' con ‛ che ' oggetto sono più frequenti che con ‛ che ' soggetto: If XII 81 quel di retro move ciò ch'el tocca; XIII 105 non è giusto aver ciò ch'om si toglie; V 94 Di quel che udire e che parlar vi piace, / noi udiremo e parleremo a voi; Pg XXIII 13 0 dolce padre, che è quel ch'i' odo? Casi notevoli sono: per l'inversione di quello che viene considerato il normale ordine delle parole, If XVI 3 simile a quel che l'arnie fanno rombo; per l'interpretazione, Rime CIV 28 Come Amor prima per la rotta gonna / la vide in parte che il tacere è bello, e If IV 104 parlando cose che 'l tacere è bello, nei quali due esempi la funzione del che è indubbiamente di pronome relativo oggetto, e non di congiunzione consecutiva, solo che si pensi all'uso trecentesco di premettere l'articolo all'infinito sostantivato anche in alcuni casi in cui l'uso moderno lo rigetterebbe (cfr. Contini, nota a Rime LXXV 6, e Barbi, Vita Nuova, p. 51); per l'assorbimento del predicato nel pronome relativo, che assume allora una' funzione quasi vicaria, Cv IV V 9 oh stoltissime e vilissime bestiuole che... volete sapere, filando e zappando, ciò che Iddio [sottint. sa], che con tanta prudenza hae ordinato! (ci riferiamo al che della frase ciò che Iddio).

3. Compie l'ufficio di predicato nominale tutte le volte che ha come antecedente il predicato nominale della proposizione reggente; così in Rime CVI 157 prima a lei manifesta / quel che tu se'; in Cv II Voi che 'ntendendo 5 gentili creature che voi sete; in If XXIV 125 Vita bestia/ mi piacque e non umana, / sì come a mul ch'i' fui; in Pd V 132 ond'ella fessi / lucente più assai di quel ch'ell'era; e nel particolare stilema esemplificato da Fiore Lvii2 o vecchia ch'ella sia o giovanzella, e CXXIV 3 e 5 credente ched e' sia o consolato, / ...o prete ched e' sia o chericello.

4. Sotto l'aspetto più propriamente sintattico, importa rilevare la possibilità che ha il relativo ‛ che ' di ripetersi in serie coordinata, riferita allo stesso antecedente: If XIII 58 e 59 Io son colui che tenni ambo le chiavi / del cor di Federigo, e che le volsi... (cfr. anche Vn XIII 6, If XXXI 115 e 119); o ad antecedenti diversi: Cv II XIII 8 A l'ottava spera, cioè a la stellata, risponde la scienza naturale, che Fisica si chiama, e la prima scienza, che si chiama Metafisica; ... ed al cielo quieto risponde la scienza divina, che è Teologia appellata. Talora però la coordinazione non significa identità di funzione e perfetto parallelismo sintattico; così, per es., in If XIV 97 e 98 Una montagna v'è che già fu lieta / d'acqua e di fronde, che si chiamò Ida, in cui si coordinano due relative, una attributiva, l'altra appositiva; o in XXXI 102 Tu vedrai Anteo / presso di qui che parla ed è disciolto, / che ne porrà nel fondo d'ogne reo, dove la seconda relativa si unisce direttamente alla proposizione principale quasi ignorando l'attributiva precedente; o, ancora, in Cv IV V 9 oh stoltissime e vilissime bestiuole che a guisa d'uomo voi pascete, che presummete contra nostra fede parlare, e Pd XII 90 per colui che siede, che traligna, in cui la seconda relativa acquista un valore debolmente causale.

Si ha un unico antecedente grammaticale, ma da scomporre in due antecedenti logici, in Pd III 87 ell'è quel mar al qual tutto si move / ciò ch'ella cria o che natura face; due proposizioni relative, ma introdotte da un pronome unico che non si ripete, in XXIV 111 la buona pianta / che fu già vite e ora è fatta pruno, e XXX 141 simili fatti v'ha al fantolino / che muor per fame e caccia via la balia; due coordinate, ciascuna con antecedente diverso (anche quando sia formalmente identico) e in opposizione tra loro, in If XV 123 Poi si rivolse ... e parve di costoro / quelli che vince, non colui che perde; in Pd IV 49 e 50 Quel che Timeo de l'anime argomenta / non è simile a ciò che qui si vede; 73 e 74 Se violenza è quando quel che pate / niente conferisce a quel che sforza, / non fuor quest'alme per essa scusate. Altre volte, la serie non si succede per coordinazione ma per subordinazione: Cv IV XXVII 7 sì come la rosa, che non pur a quelli che va a lei per lo suo odore rende quello; Pd VI 82 Ma ciò che 'l segno che parlar mi face / fatto avea prima; e Pg XXVIII 121 e 122 L'acqua che vedi non surge di vena / che ristori vapor che gel converta.

5. Come soggetto, più raramente come oggetto, può introdurre proposizioni complementari, dei seguenti tipi:

modale: If II 102 Lucia... / si mosse, e venne al loco dov'i' era, /che mi sedea con l'antica Rachele;

causale (o che comunque includa anche una lieve connotazione causale): Cv I I 13 a li loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni di più alto sedere (" in quanto essi non sono degni ", oppure " e perciò non sono degni "); IV X 5 Poi dico similemente lui errare, che puose de la nobilitade falso subietto; Pg IV 114 Or va tu sù, che se' valente!; in particolare, dopo complementi di esclamazione: Cv IV XXVII 13 Ahi malestrui e malnati, che disertate vedove e pupilli, che rapite a li men possenti, che furate e occupate l'altrui ragioni; Pg XXVI 73 Beato te, che de le nostre marche / ... per morir meglio, esperienza imbarche!; tra causale e ipotetico si può considerare in Cv I V 11 Onde dicemo uomo virtuoso che vive in vita contemplativa o attiva... dicemo del cavallo virtuoso che corre forte e molto... dicemo una spada virtuosa che ben taglia le dure cose, e in If VII 69 questa fortuna... / che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?;

finale: Rime L 13 piacciavi di mandar vostra salute, / che sia conforto de la sua virtute; If XXI 74 traggasi avante l'un di voi che m'oda; Pd XI 36 due principi ordinò in suo favore, / che quinci e quindi le fosser per guida;

consecutivo: If XIII 21 vederai / cose che torrien fede al mio sermone; XIX 21 e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni; e in dipendenza da frase negativa: quale è stata la mia vita ... / lingua non è che dicer lo sapesse (Vn XXXI 15 62); nulla pena avrà ched ella senta (Rime LXVIII 40); Non trovo scudo ch'ella non mi spezzi / né loco che dal suo viso m'asconda (CIII 14 e 15); tra consecutivo e finale: cominciai a pensare lo modo ch'io tenesse (Vn XIX 1); giù t'acquatta / dopo uno scheggio, ch'alcun schermo t'aia (If XXI 60);

concessivo, in ben determinati stilemi formati dalla successione per' + sostantivo + ‛ che ' + congiuntivo, come in Cv III IV 7 non dovemo lodare l'uomo per biltade che abbia da sua nativitade ne lo suo corpo; IV XIV 3 toglie via [" impedisce ", " vieta "] che villano uomo mai possa esser gentile per opera che faccia; Fiore CLXXXII 11 per don ched e' facesse di su' avere (e cfr. LXXXIII 9, XCIII 13, CXC 7); Detto 479 né per servir che faccia / nol guarda dritto in faccia; e più concisamente, senza la preposizione ‛ per ': If VII 5 poder ch'elti abbia, / non ci torrà lo scender questa roccia; restrittivo o limitativo, nel raro stilema documentato in Fiore CXCVII 13 Figliuola mia, e' non fece anche oltraggio / in nessun luogo, ch'i' udisse dire.

6. Ai casi già citati di proposizioni relative complementari con verbo al congiuntivo, numerosi altri si possono aggiungere, nei quali il congiuntivo è soprattutto richiesto dalla forma negativa della proposizione reggente: Rime CIII 8 non esce di faretra / saetta che già mai la colga ignuda; Cv II VII 12 non è da guardare ne li occhi di questa donna per persona che tema angoscia di sospiri; If VI 24 non avea membro che tenesse fermo; VIII 47 bontà non è che sua memoria fregi; Pg XXX 47 Men che dramma / di sangue m'è rimaso che non tremi; Pd XXIII 69 non è pareggio da picciola barca / ... né da nocchier ch'a sé medesmo parca (e cfr. Vn XXXI 9 11, If XIII 23, Pg XXIII 51, XXVIII 122, Pd X 148, Fiore CCXI 8, ecc.).

Lo stesso stilema che si è esemplificato come concessivo si ritrova con valore causale, in Rime XXIII 10 La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia / no l'addovien per omor ch'abbia vecchi / ma per difetto...; in Pg XX 41 Io ti dirò, non per conforto / ch'io attenda di là, ma perché...; e Fiore CLXXIII 3 dì come gli ti se' tutta data, / ma non per cosa che t'aggia donata; un altro stilema, che sarà poi frequente nell'uso per escludere in modo assoluto una possibilità, è attestato in Fiore CLIII 10 Ma e' non dottan guari mia minaccia / né non fan forza di cosa ch'i' dica; CLXXXIII 11 no gli piace vivanda ch'egli abbia; CCXVI 14 no Ile varrà già guardia che vi sia.

Il congiuntivo si trova anche in relative incluse in un'interrogazione: If IV 50 uscicci mai alcuno, o per suo merto / o per altrui, che poi fosse beato ?; XXII 65 de li altri rii / conosci tu alcun che sia latino / sotto la pece?; o dipendenti da verbi che significhino ‛ credere ', ‛ parere ', come nel noto passo di If XIII 27 Cred'io ch'ei credette ch'io credesse / che tante voci uscisser, tra quei bronchi, / da gente che per noi si nascondesse (quello che a noi interessa è l'ultimo che), e in Pd XV 16 pare stella che tramuti loco; in dipendenza da frase ipotetica: se le mie parole esser dien seme / che frutti infamia al traditor ch'i' rodo (If XXXIII 8); s'a voi piace / cosa ch'io possa, spiriti ben nati, / voi dite, e io farò (Pg V 60); se ode squilla di lontano / che paia il giorno pianger (VIII 6); o comunque quando si enuncia un fatto come ipotesi: E qui imaginiamo un'altra cittade, che abbia nome Lucia (Cv III V 11); per nulla offension che mi sia fatta, / non temer tu (If XXX 61); per amor di cosa che non duri / etternalmente (Pd XV 11); e cfr. Cv IV II 8, VII 2, XII 15; o, infine, quando il pronome abbia come antecedente un superlativo relativo: Cv IV VIII 1 Lo più bello ramo che de la radice razionale consurga si è la discrezione; Fiore LXIII 4 ell'è la migliore / dadi gittante, che tu mai trovassi (e cfr. CLXXXVII 10 E se la donna non v'ha dilettanza, / si s'infinga in tutte guise che sia, " in tutti i modi possibili ").

7. Frequenza molto alta ha il ‛ che ' correlato a un sostantivo che funge da termine di comparazione, come si rileva da questa serie di esempi, scelti tra i più noti: Attento si fermò com'uom ch'ascolta (If IX 4); nere cagne, bramose e correnti / come veltri ch'uscisser di catena (XIII 126); sta come torre ferma, che non crolla / già mai la cima (Pg V 14); anziché ‛ come ', per introdurre la comparazione si ha, meno spesso, quasi' o a guisa che', ‛ in guisa che ': si mosse / quasi torrente ch'alta vena preme (Pd XII 99); cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia (Vn II 3); giudicar si puote effetto / sovra degno suggetto, / in guisa ched è 'l sol segno di foco (Rime XC 42). Ai precedenti sintagmi si affiancano, con numerose occorrenze, gli avvii comparativi ‛ come quei che ', ‛ come colui che ', ‛ qual è colui che ': Pd XX 91 Fai come quei che la cosa per nome / apprende ben; XXIII 49 e 50 Io era come quei che si risente / di visïone oblita e che s'ingegna / indarno di ridurlasi a la mente; XIV 126 a me venia " Resurgi " e " Vinci " / come a colui che non intende e ode (e ancora XVIX 103, XXII 25, XXIII 14, esempi limitati tutti, come si vede, al Paradiso). Più varia è la distribuzione dei medesimi sintagmi come introduttivi di proposizione causale (Rime XCI 21 sanno lo cammin, sì come quelli / che già vi son passati; Cv II XIII 30 è sanza ogni difetto, sì come quella che da perfettissimo e regolatissimo principio viene; e cfr. If XII 53, Fiore CXXXV 14, CX 8), mentre con valore modale sono presenti solo nelle Rime (CIII 63 e fare 'l volentier sì come quelli / che ne' biondi capelli / ...metterei mano; XC 73, CXVII 4).

Riferito a un nome o a un pronome, nello schema delle correlazioni ‛ come... così (o sì) ', e ‛ quale... tale ', che rimarrà tradizionale nelle similitudini letterarie: If 122 E come quei che con lena affannata...; Pg XXIV 70, XXV 10, Pd V 91, XIV 52, XXIII 121 E come fantolin che 'nver' la mamma / tende le braccia; XXXIII 58 Qual è colüi che sognando vede / ... cotal son io; con analoga funzione il raro ‛ quasi... che ': XXXI 43 E quasi peregrin che si ricrea / nel tempio del suo voto... / menava io li occhi per li gradi.

Quando la similitudine si presenti con carattere d'ipotesi, si può avere anche il verbo al congiuntivo: If XIII 40 Come d'un stizzo verde ch'arso sia / da l'un de' capi (ma si passa poi all'indicativo: che da l'altro geme / e cigola per vento che va via); ciò avviene più spesso se la comparazione non precede la proposizione principale, come negli esempi già veduti, ma la segue: di fuor trasse / la lingua, come bue che 'l naso lecchi (If XVII 75); anche quando, invece di ‛ come ', siano altri elementi lessicali a introdurre la comparazione: volsesi... verso me, non altrimenti / che vergine che li occhi onesti avvalli (Pg XXVIII 57); nube... lucida, spessa, solida e pulita, / quasi adamante che lo sol ferisse (Pd II 33); L'altra letizia... mi si fece in vista / qual fin balasso in che lo sol percuota (XX 69); Ed ecco intorno, di chiarezza pari, / nascere un lustro... / per guisa d'orizzonte che rischiari (XIV 69).

Ben maggiore rilievo stilistico ha, in D., la ripresa, all'interno della similitudine, del ‛ che ', pronome relativo come categoria grammaticale, ma con funzione assai prossima alla congiunzione modale di cui s'è a suo luogo parlato (negli esempi che seguono, è il secondo che quello che a noi interessa): Cv IV XII 15 E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede che sia l'albergo... così l'anima nostra; If XIII 114 similemente a colui che venire / sente 'l porco e la caccia a la sua posta, / ch'ode le bestie, e le frasche stormire; XIX 49 Io stava come 'l frate che confessa / io perfido assessin, che, poi ch'è fitto, / richiama lui; Pg I 120 Noi andavam per lo solingo piano / com'om che torna a la perduta strada, / che 'nfino ad essa li pare ire in vano (sintassi riecheggiata in II 12 Noi eravam lunghesso mare ancora, / come gente che pensa a suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora); XXII 68 Facesti come quei che va di notte, / che porta il lume dietro e sé non giova; cfr. inoltre If XVI 136, XXI 28, XXIV 115, XXX 137, Pg VII 12, XXXI 105.

8. Molto riccamente esemplificato è l'uso di ‛ che ' col valore di " cui ", dopo preposizione (relativamente bassa, invece, la statistica del ‛ cui ', che non supera, complessivamente, le 350 occorrenze, parecchie delle quali nelle peculiari funzioni di complemento oggetto o di aggettivo possessivo).

8.1. Con la preposizione ‛ a ', e con riferimento ora a un sostantivo determinato - come in Cv III VIII 21 lo fine a che fatta fue tanta biltade, in Pd XXX 133 quel gran seggio a che tu li occhi tieni, e in Rime LXVIII 28 la gio' del dolce viso, / a che niente par lo paradiso (dove a che è traducibile con " in confronto della quale ") - ora a un pronome neutro indeterminato (Cv I V 11 Ciascuna cosa è virtuosa in sua natura che fa quello a che ella è ordinata), o addirittura a un ‛ cosa ' sottinteso (Pg XXXI 24 lo bene / di là dal qual non è a che s'aspiri), o con valore olofrastico (a che equivalente a " alla qual cosa ", come in XII 136 a che guardando, il mio duca sorrise).

8.2. Con la preposizione ‛ di ', in più ampia serie di usi e di accezioni: questa fortuna di che tu mi tocche (If VII 68); nettare è questo di che ciascun dice (Pg XXVIII 144); le novelle fronde / di che si vede Europa rivestire (Pd XII 48); e con valore neutro (" della qual cosa "): quivi mi misi a far baratteria, / di ch'io rendo ragione in questo caldo (If XXII 54); La ragione di che puote essere ed è... (Cv I I 1); Di che accorgendosi Ercule, a la fine prese lui (III III 8); nelle accezioni " da cui ", " con cui ": l'alpestre rocce, Po, di che tu labi (Pd VI 51); La casa di che nacque il vostro fleto (XVI 136); tu mi se' intra le man caduto / per le saette di ch'i' t'ho feruto (Fiore II 7). Con significato strumentale, si ha anche un esempio della locuzione ‛ lo di che ' sostantivata: Cv III IV 9 la fantasia nol puote aiutare, ché non ha lo di che, non ha i mezzi necessari, non ne ha la capacità. Altre volte, e con questa funzione è soprattutto presente nel Fiore, ' di che' è nel suo insieme una locuzione congiuntiva di valore illativo, " per cui ", " cosicché ", " a causa o in conseguenza di che ": Lo Navarrese ben suo tempo colse; / fermò le piante a terra, e in un punto / saltò e dal proposto lor si sciolse. / Di che ciascun di colpa fu compunto (If XXII 124); Bellaccoglienza... gli fu nascosa, / de ch'egli ha avuto il cuor molto distretto (Fiore CXXXVIII 8; e cfr. X 3, CIX 11, CLXXVI 8).

8.3. Con altre preposizioni: se quella con ch'io parlo non si secca (If XXXII 139); 'l punto / de l'universo in su che Dite siede (XI 65); lo subietto sopra che la forma dee stare (Cv II I 10). Particolarmente abbondante l'esemplificazione di ' in che ', determinato nel genere e nel numero, oppure con valore genericamente neutro, e con frequenza che va progressivamente crescendo negli ultimi canti del Paradiso; ci limitiamo agli esempi più noti: libito fé licito in sua legge, / per tòrre il biasmo in che era condotta (If V 57); le belle membra in ch'io / rinchiusa fui (Pg XXXI 50); La maggior valle in che l'acqua si spanda (Pd IX 82); Benigna volontade, in che si liqua / sempre l'amor (XV 1); dentro a questo lume / in ch'io ti parlo (v. 53); 0 fronda mia in che io compiacemmi (v. 88); per ambage, in che la gente folle / già s'inviscava (XVII 31); e con valore neutro: Come l'augello ... per veder li aspetti disiati / e per trovar lo cibo onde li pasca, / in che gravi labor li sono aggrati (Pd XXIII 6; e cfr. Cv II I 5, IV XI 3).

8.4. Anche più ricca numericamente la presenza del sintagma ‛ per che ', con due funzioni ben distinte:

a) di normale complemento, ora esprimente un rapporto causale, soprattutto correlato a ‛ cagione ', ‛ ragione ' (come in Cv III XV 10 questa è la ragione per che li Santi non hanno tra loro invidia, e If VI 63 dimmi la cagione / per che l'ha tanta discordia assalita) o ad altro sostantivo (XXVI 61 Piangevisi entro l'arte per che, morta, / Deïdamìa ancor si duol d'Achille; XXXIII 30 al monte / per che i Pisan veder Lucca non ponno, " a cagione del quale ") o al pronome neutro ‛ quello ' (Cv I IV 11 questo è quello per che ciascuno profeta è meno onorato ne la sua patria), ora con valore strumentale (Pg VII 38 alcuno indizio / dà noi per che venir possiam più tosto; a meno che si voglia supporre ‛ per che ' grafia divisa invece di ‛ perché ' finale);

b) di congiunzione illativa, o consequenziale, equivalente a " per cui ", " cosicché ", " e perciò ", " e per questo ", " ed è per questo che ". Con questo secondo uso, il sintagma è molto ben documentato, specialmente nella Commedia, frequente come inizio di verso o di periodo, e per lo più seguito da pronome personale (soprattutto di prima persona, ‛ per ch'io ', più rari ‛ per ch'ei ', ‛ perch'elli ', ‛ perch'ella ', o con altro soggetto): Cv I XIII 11 puotesi vedere questo pane… essere sufficientemente purgato da le macule e da l'essere di biado; pur che tempo è d'intendere ministrare le vivande; IV XXVII 3 come Aristotile dice, l'uomo è animale civile, per che a lui si richiede non pur a sé ma altrui essere utile; If II 117 li occhi lucenti lagrimando volse, / per che mi fece del venir più presto; III 12 Queste parole di colore oscuro / vid'ïo scritte al sommo d'una porta; / per ch'io: " Maestro, il senso lor m'è duro " (e ancora III 24, XIII 24, Pg V 90, Pd III 17, ecc.).

9. Grande varietà ha l'uso di ‛ che ' riferito a un sostantivo denotante nozione temporale (come ‛ tempo ', ‛ anno ', ‛ giorno ' o ‛ dì ', ‛ ora ' e simili), con un valore che, seppur traducibile per lo più nell'equazione " in cui ", " nel quale " (che s'appoggia all'autorità stessa di D. che scrive [Rime CIV 13]: Tempo fu già nel quale, / secondo il lor parlar, furon dilette), non elimina del tutto l'equivalenza con " quando ", e con essa la possibilità di classificare il ‛ che ' congiunzione temporale.

Citiamo, dei moltissimi esempi, i più significativi: Nel tempo che lunone era crucciata (If XXX 1); Temp'era già che l'aere s'annerava (Pg VIII 49); presso al tempo che tutto 'l ciel volle / redur lo mondo a suo modo sereno (Pd VI 55); e con altri sostantivi: l'anno medesimo che nacque questa canzone (Cv III IX 15); ad etade / ch'era sicuro il quaderno e la doga (Pg XII 105); Lo giorno che costei nel mondo venne (Rime LXVII 57); Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti e 'ntenerisce il core / lo dì c'han detto ai dolci amici addio (Pg VIII 3: per noi, complemento di tempo è lo dì, nel terzo verso della terzina, intendendo invece l'ora e che soggetti, com'è soggetto che nel verso seguente e che lo novo peregrin d'amore / punge; il Pagliaro [Altri saggi, p. 197] intende, invece, lo dì come soggetto, per cui tutti e tre i che sarebbero complementi di tempo); Da quel dì che fu detto ‛ Ave ' (Pd XVI 34); Oh quante notti furono, che li occhi de l'altre persone chiusi dormendo si posavano, che li miei ne lo abitaculo del mio amore fisamente miravano! (Cv III I 3: sicuramente pronome con valore temporale è uno dei due che, non importa se il primo o il secondo; l'altro si può considerare congiunzione con valore di " mentre "); l'ora s'appressava / che 'l cibo ne solëta essere addotto (If XXXIII 44); e cominciò da l'ora / che Pallante morì per darli regno (Pd VI 36); tant'era pien di sonno a quel punto / che la verace via abbandonai (If I 12); nel primo punto che di te mi dolve (II 51); tutta morta / fia nostra conoscenza da quel punto / che del futuro fia chiusa la porta (X 108). Con gli stessi sostantivi, sembra prevalere in altri casi il valore di congiunzione: Ma più è 'l tempo già che i piè mi cossi / e ch'i' son stato così sottosopra (If XIX 79 e 80); star li convien da questa ripa in fore, / per ognun tempo ch'elli è stato, trenta, / in sua presunzïon (Pg III 139); E questo modo credo che lor basti / per tutto il tempo che '1 foto li abbruscia (XXV 137); per trecento anni e oltre, in fino al fine / che i tre a' tre pugnar per lui ancora (Pd VI 39); quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi (Vn III 2); falle adornare di soave armonia, ne la quale io sarò tutte le volte che farà mestiere (XII 8; e cfr. Cv III III 7, Rime LXVIII 16).

10. Equivalente a " in cui " si può anche considerare in alcuni sintagmi modali, quali ‛ a quel modo che ' (o ‛ di quel modo che ', ‛ in quel modo che '), ‛ nella guisa che ': due ombre... correvan di quel modo / che 'l porco quando del porcil si schiude (If XXX 27); a quel modo / ch'e' ditta dentro vo significando (Pg XXIV 54); e così chiusa chiusa mi rispuose / nel modo che 'l seguente canto canta (Pd V 139); ciascuna pensi, quando dona, / che doni nella guisa c'ho parlato (Fiore CXCI 10). Si può inserire in questo gruppo, ma con valore locativo, anche Pg IX 74 eravamo in parte / che là dove pareami prima rotto, / …vidi una porta; permane invece l'incertezza tra pronome relativo e congiunzione, per Fiore CC 6 pregando Iddio che mi conduca 'nparte / ch'i ' de mia malattia fosse sanato. Traducibile in " di cui ", sia pure con accezioni varie, è il ‛ che ' degli esempi che seguono: Rime LXVIII 36 partirassi col tormentar ch'è degna; LXXXV 4 a voi verrà, se non è giunto ancora, / un che direte: " Questi è nostro frate "; Pd I 27 coronarmi de le foglie / che la materia e tu mi farai degno. " Da cui " più che " di cui " sarà la spiegazione di If XXVI 48 Dentro dai fuochi son li spirti; / catun si fascia di quel [foco] ch'elli è inceso; " con cui " il che di Cv I XI 20 con quella misura che l'uomo misura se medesimo, misura le sue cose; " per cui ", " per la quale ", in Rime CXVII 1 Per quella via che la bellezza corre (cioè attraverso gli occhi). E " per cui " sarà da intendere il pronome tutte le volte che ha come antecedente ‛ cagione ', ‛ ragione ', o si trova in sintagmi equivalenti: Ma dimmi la cagion che non ti guardi / de lo scender qua giuso (If II 82); qui non si canta / per quel che Bëatrice non ha riso (Pd XXI 63: " per lo stesso motivo per cui ").

11. Sono limitati alla poesia alcuni esempi di quel tipo di anacoluto, frequente nella lingua antica e nella lingua parlata di tutti i secoli, che si produce quando la funzione sintattica adempiuta dal pronome relativo viene successivamente ripresa, nella medesima frase, da un pronome dimostrativo o da altro pronome o avverbio; così in If V 69 più di mille / ombre mostrommi e nominommi a dito , / ch'amor di nostra vita dipartille; e con più forte anacoluto: VIII 130 e già di qua da lei discende l'erta... / tal che per lui ne fia la terra aperta (" un angelo dal quale... "); XV 36 se piace a costui che vo seco (" col quale vo "); Pg III 41 e disïar vedeste sanza frutto / tai che sarebbe lor disio quetato (" tali il cui desiderio... "); e Rime dubbie XIV 11 io veggio in quella parte la salute, / che lo 'ntelletto mio non vi pò gire, dove che andrà spiegato " alla quale [salute] ". Costrutti di questo genere sono possibili soprattutto per la già accennata polivalenza del ‛ che ', il quale in qualche caso può fungere da pronome e congiunzione insieme; questo avviene più spesso quando il valore sintattico della frase è, o può essere sentito, consecutivo, come in Vn XXVI 7 11 dà per li occhi una dolcezza al core, / che 'ntender no la può chi no la prova, e, per la prosa, XLI 6 lo mio penero sale ne la qualitade di costei in grado che lo mio intelletto no lo puote comprendere, e Cv III III 13 li miei pensieri, di costei ragionando, molte fiate voleano cose conchiudere di lei che io non le potea intendere.

Un anacoluto diverso, ma che ha la medesima spiegazione, è costituito dalla presenza, nella medesima frase, di un duplice soggetto, ‛ che ' e ‛ ciascuno ', in relazione tale che il vero soggetto è l'indefinito ‛ ciascuno ', e ‛ che ' acquista il significato di un complemento partitivo: If I 117 vedrai li antichi spiriti dolenti, / ch'a la seconda morte ciascun grida, e Fiore XXI 7 Malabocca... svegliò Gelosia / e Castità, che ciascuna dormia (i due ‛ che ' si potrebbero però qualificare come congiunzioni relative esprimenti una situazione modale); ancora diverso è il caso di Cv IV XVI 6 se ciò fosse, ... Asdente, lo calzolaio da Parma, sarebbe più nobile che alcuno suo cittadino; e Albuino de la Scala sarebbe più nobile che Guido da Castello di Reggio: che ciascuna di queste cose è falsissima, dove l'ultimo che ha valore avversativo (" mentre invece "), e il complemento partitivo è esplicitamente contenuto in di queste cose.

12. Va considerato a parte il relativo ‛ che ' quando si unisce al pronome (o aggettivo) ‛ quale ' per dare luogo a un pronome nuovo, che la grammatica tradizionale classifica come relativo indefinito, equivalente per significato a " chiunque ": feron li occhi a qual che allor la guati (Vn XIX 12 53); la riviera del sangue in la qual bolle / qual che per vïolenza in altrui noccia (If XII 48); né sì alti né sì grossi, / qual che si fosse, lo maestro félli (XV 12); e col verbo all'indicativo: O qual che se'... se puoi, fa motto (XIX 46). Con lo stesso significato, ma in funzione di predicato nominale: " Miserere di me ", gridai a lui, / " qual che tu sii, od ombra od omo certo ! " (I 66); e cfr. Rime XLII 1, CXI 13.

La stessa locuzione pronominale può essere usata come aggettivo, con il significato di " qualunque ", " qualsiasi ", in funzione ora di attributo (a l'annunzio di dogliosi danni / si turba il viso di colui ch'ascolta, / da qual che parte il periglio l'assanni, Pg XIV 69); ora di predicato nominale: Ma qual ch'io sia la mia donna il si vede (Vn XXXI 16 69); Io son servente, e quando penso a cui, / qual ch'ella sia, di tutto son contento (Rime XCI 44); la imagine per sola fama generata sempre è più ampia, quale che essa sia, che non è la cosa imaginata nel vero stato (Cv I III 11); o lume pregno / di gran virtù, dal quale io riconosco / tutto, qual che si sia, il mio ingegno (Pd XXII 114).

Come pronome neutro, " qualsiasi cosa ": piacciavi di restar qui meco alquanto, / e qual che sia di lei, nol mi celate (Vn XXII 10 11).

13. Raddoppiato, forma il relativo indefinito ‛ che che ', dagli editori di D. sempre scritto in grafia divisa, anch'esso traducibile con " qualsiasi cosa ": Pg XXV 5 come fa l'uom che non s'affigge / ma vassi a la via sua, che che li appaia, unico esempio nelle opere di sicura attribuzione, mentre se ne hanno più esempi nel Fiore: XLII 8, LXXII 8, e CII 14 Altr'or si fa noviiza, altr'or professa; / ma che che faccia, non pensa ch'a male. Meno certa è l'interpretazione di Fiore CXXIV 13 ma che che duol tu senti, nol dirai, dov'è possibile o intendere ‛ che che ' come aggettivo (" qualunque dolore "), o attribuirgli funzione di congiunzione concessiva, come pare interpretare nel suo commento il Petronio, che così parafrasa (dando al tu valore indeterminato): " per quanto si abbiano a male dei miei rimproveri, non ne parlano ".

14. Per sola necessità di compiutezza, facciamo qui cenno di un'ipotesi affacciata, sia pure con molta circospezione, da Busnelli-Vandelli a proposito di alcuni passi del Convivio nei quali il ‛ che ', anziché pronome relativo in funzione di complemento oggetto ripreso pleonasticamente da un dimostrativo (I IX 10 darà lo volgare dono non dimandato, che non l'averebbe dato lo latino; ma cfr. anche VI 6 Né lo comento latino avrebbe avuta la conoscenza di queste cose, che l'ha 'l volgare medesimo), o in funzione di predicato nominale (IX 6 non sarebbe lo latino stato datore d'utile dono, che sarà lo volgare), potrebbe essere un aretinismo per ‛ co ', cioè " come "; ma l'ipotesi, proposta in forma dubitativa in nota a I IX 6, è dagli stessi interpreti riconosciuta poco probabile in nota a IX 10, e scartata addirittura, pur dopo averla proposta, in nota a II I 14 se li altri sensi dal litterale sono meno intesi - che sono..., dov'è detto: " Il che dopo ‛ intesi ' ... si potrebbe ritenere un aretinismo del copista, da correggersi in come... ma la frase che sono si deve, come si può, intendere nel senso di ‛ quali sono ' o ‛ [il] che sono ', quod sunt, cioè ‛ realmente sono meno intesi gli altri sensi ', e non c'è bisogno di supporre corrotta la lezione de' mss. ".

IV. Che (pron. e agg. interr.). - Si comprende in questo gruppo anche l'uso di ‛ che ' come aggettivo esclamativo (come pronome esclamativo non è attestato in Dante).

1. Il pronome interrogativo, che può avere funzione di soggetto, oggetto, predicato e complemento indiretto, sempre di genere neutro (" quale cosa "), ha esempi in tutte le opere, a eccezione del Detto, ma non con tutte le funzioni in ciascuna di esse: nelle Rime e nel Fiore, per esempio, non si trova mai come complemento preceduto da preposizione; nel Convivio è presente solo come predicato; inoltre, la Vita Nuova, le Rime e il Fiore ne documentano l'uso soltanto in proposizioni interrogative indirette, ossia subordinate, e mai in interrogazioni dirette. Citiamo gli esempi più noti e più interessanti.

1.1. In interrogazioni dirette. Come soggetto: If II 121 Dunque: che è? perché, perché restai... ?; Pg V 12 che ti fa ciò che quivi si pispiglia? Più frequente come oggetto: If VIII 8 Questo che dice? e che risponde / quell'altro foco?; X 31 Volgiti! che fai? / Vedi là Farinata; XXXIII 51 Tu guardi sì, padre! che hai?; Pg XXIII 97 O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica?; ecc. Va sottolineato il particolare stilema ‛ che hai che...? ', nel quale la frase interrogativa è seguita da esplicativa causale introdotta dalla congiunzione ‛ che ': Pg XV 120 Che hai che non ti puoi tenere, / ma se' venuto... ?; XIX 52 Che hai che pur inver' la terra guati? Come predicato: che è ridere se non una corruscazione de la dilettazione de l'anima...? (Cv III 11); Maestro, che è quel ch'i' odo? (If III 32; e cfr. Pg XXIII 13 0 dolce padre, che è quel ch'i' odo?); che son li segni bui / di questo corpo... ? (Pd 11 49). In complementi con preposizione: a che e come concedette amore / che conosceste i dubbiosi disiri? (If V 119); e se non piangi, di che pianger suoli? (XXXIII 42).

1.2. In interrogative subordinate si hanno, come nelle domande dirette, esempi per le varie funzioni sintattiche (con maggior numero di occorrenze per il complemento oggetto). Come soggetto: rassicurandomi le salutai, e domandai che piacesse loro (Vn XVIII 2); Già era in ammirar che sì li affama (Pg XXIII 37); Però mi dì, per Dio, che sì vi sfoglia (v. 58). Come oggetto: vorrei dire, e non so ch'io mi dica (Vn XIII 9 10); mi domandò che io avesse (XIV 7); Di mezzo agosto la truovi infreddata; / or sappi che de' far d'ogni altro mese! (Rime LXXIII 6); prima si vuol vedere che per questo solo vocabulo ‛ cielo ' io voglio dire (Cv II XIII 1); Sù, Currado! / vieni a veder che Dio per grazia volse (Pg VIII 66); Se non hai che donar, fa gran promessa (Fiore LIII 1). La discussa interpretazione di Pd XI 138 e vedra' il corregger che argomenta / " U' ben s'impingua, se non si vaneggia ", è risolta nell'edizione Petrocchi con la collocazione dell'accento su corrègger, che non consente altra classificazione del che se non come interrogativo; in If III 129 se Caron di te si lagna, / ben puoi sapere omai che 'l suo dir suona, e Pg XXVIII 48 tanto ch'io possa intender che tu canti, si può essere incerti se intendere che come pronome relativo (" ciò che "), o come interrogativo (" quale cosa "), che a noi pare più probabile. Interrogativo giudichiamo il che di Pd VI 40 E sai ch'el fé dal mal de le Sabine / al dolor di Lucrezia, perché così ci sembra esigere il significato complessivo del verso, anche se il confronto col verso che apre la terzina successiva, Sai quel ch'el fé..., ha indotto vari interpreti a classificarlo come relativo con quel sottinteso (si noti, poi, che anche nel v. 37 Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora, il che è una congiunzione dichiarativa, sicché il parallelismo dell'avvio delle tre terzine è solo parziale); va rilevato inoltre che è questo l'unico esempio in D. di ‛ che ' interrogativo apocopato.

Pronome interrogativo, ma con il senso piuttosto di " come " che di " che cosa " propendiamo a ritenere il che di Vn II 1 la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare, in accordo col Barbi che così parafrasa: " fu da molti chiamata Beatrice i quali non sapevano che si chiamare, che nome proferire per indicar lei ", anche se non rifiuta del tutto un'altra interpretazione (che " se non ", " altrimenti che "), fondata sulla lezione sì chiamare: " molti, vedendo la beatitudine che largiva l'aspetto di quella donna, la chiamavano Beatrice, e non sapevano che sì chiamare, cioè non sapevano indursi a chiamarla con altro nome, tanto le era appropriato quello di Beatrice! ".

Esempi notevoli del sintagma ‛ non sapere che ' si registrano nella Commedia: Pg II 23 Poi d'ogne lato ad esso m'appario / un non sapeva che bianco; X 114, XXIV 107 Vidi gente sott'esso arar le mani / e gridar non so che verso le fronde, e Pd III 59 Ne' mirabili aspetti / vostri risplende non so che divino. Predicato nominale è in Rime dubbie XXIX 1 Molti volendo dir che fosse Amore / disser parole assai, in Cv III II 2 è da vedere chi è questo ragionatore, e che è questo loco nel quale dico esso ragionare, e IV VIII 11 a mostrare me non essere inreverente a la maiestade de lo Imperio, prima è da vedere che è ‛ reverenza '. È complemento indiretto in Vn III 13 ne la prima parte saluto e domando risponsione, ne la seconda significo a che si dee rispondere; XIII 10 ne la terza [parte] dico in che tutti pare che s'accordino; XXIII 14 mi domandavano di che io avesse avuto paura; Cv IV Le dolci rime 79 dicer voglio… da che vene; Pg XXVI 88 Or sai nostri atti e di che fummo rei.

2. Anche l'aggettivo interrogativo può introdurre domande dirette e indirette; non ha però interesse la distinzione delle funzioni sintattiche, dato che tali funzioni esso le compie solo in unione con il sostantivo cui è riferito.

2.1. In interrogazioni dirette: che gent'è che par nel duol sì vinta? (If III 33); " Maestro mio ", diss'io, " che via faremo? " (Pg IV 36); Che voce avrai tu più... / pria che passin mill'anni? (XI 103); e con preposizioni: A che fine ami tu questa donna...? (Vn XVIII 3); Crasso, / dilci... di che sapore è l'oro ? (Pg XX 117).

2.2. In interrogazioni indirette: Tu non dimandi / che spiriti son questi che tu vedi? (If IV 32); or mi dimostra / che gente è questa (VII 38); domanda che colpa qua giù 'l pinse (XXIV 128). Maggior frequenza che nelle domande dirette ha l'uso con preposizione; con ‛ a ': Vn XXIII 31 dicendo a che ora mi chiamaro, le ringrazio chiusamente; con ‛ di ': Cv IV XXV 12 l'ordine debito de le nostre membra a rende uno piacere non so di che armonia mirabile (e cfr. If XXIX 106); con ‛ in ': Vn XX 7 ne la prima [parte] dico in che suggetto sia questa potenzia (v. anche Fiore LXXXIII 2, CLXIII 7); con ‛ per ': Cv III VI 1, IV XVI 4, If XXXIII 10 Io non so chi tu se' né per che modo / venuto se' qua giù; con ‛ tra ': Vn XXVI 14 ne la prima [parte] dico tra che gente questa donna più mirabile parca. Tra le locuzioni, si segnala non so che', di Pg XXIV 37 El mormorava; e non so che " Gentucca " / sentiv'io là....

2.3. Si unisce a ‛ cosa ', solo nel Convivio, dando luogo a un pronome interrogativo neutro composto, con lo stesso significato del semplice ‛ che ': IV Le dolci rime 79 dicer voglio ormai, sì com'io sento, / che cosa è gentilezza; XIII 2 desidero di sapere che cosa e com'è ciascuno di questi principii; XIX 7 Che cosa è l'uomo, che tu, Dio, lo visiti? Un esempio è offerto anche dalla Commedia: Pg XXIX 21 nel mio pensier dicea: ‛ Che cosa è questa? ', dove però il Che conserva più pieno il suo valore aggettivale di " quale ", e il pronome neutro non appare ancora lessicalizzato, come mostra, del resto, la possibilità che la locuzione stessa ha di essere usata al plurale: Che cose son queste? (Pd XX 82).

3. Con la semantica e la funzione di aggettivo esclamativo, in frasi sintatticamente indipendenti:

Ahimè, che piaghe vidi ne' lor membri (If XVI 10); O Nïobè, con che occhi dolenti / vedea io te segnata in su la strada (Pg XII 37); o buon principio, / a che vil fine convien che tu caschi! (Pd XXVII 60: qui che può significare sia " quale ", se riferito all'intera espressione vil fine, sia " quanto ", se riferito avverbialmente al solo aggettivo vil); di che stupor dovea esser compiuto! (XXXI 40). Un solo esempio in frase dipendente, e con l'accezione mensurale di " quanti ", in Fiore CXVIII 1 Vedete che danari hanno usorieri, / siniscalchi e provosti e piatitori!