CERBERO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

CERBERO (Κέρβερος, Cerbĕrus)

G. Sgatti*

Mostro custode dell'Ade, che la pittura vascolare e la tradizione ci hanno tramandato nella figura di cane con più teste. La più antica menzione di C. è in Esiodo (Theog., 311) e non offre, in realtà, una vera e propria descrizione del mostro, in quanto contiene solo la precisazione delle sue πεντήκοντα κεϕαλαί, cinquanta teste.

In Omero non è mai nominato direttamente: vi sono altresì riferimenti a un "Αδου κύων, cane dell'Ade, che deve intendersi senz'altro come C., ma semplicemente in quanto "custode dell'Ade", non come precisazione di una particolare mostruosità, che in origine doveva consistere piuttosto in una forma di serpente a più teste, la quale meglio giustificherebbe il πεντήκοντα κεϕαλαί esiodeo e, in seguito, il C.-serpente di Ecateo milesio.

Tuttavia è evidente la volgarizzazione del κύων, custode, in κύων, cane, attestata per la prima volta dalla pittura vascolare all'inizio del VI sec., in uno sköphos corinzio proveniente da Argo con la rappresentazione di Eracle e Cerbero. Qui la mostruosità della belva è affidata ad una figura di cane ad una testa, con ancora, però, varî serpenti che traggono origine dal suo collo. La pittura vascolare, tuttavia, mostra più frequentemente un C. cane a due o tre teste (a cui si aggiungono, talvolta, una o più teste di serpente: per esempio, una pelìke dalla Magna Grecia, Durand 310). Il Walters raggruppa 36 vasi a figure nere con la rappresentazione di Eracle e C., 6 a figure rosse e 7 di data più tarda: lista più completa, questa, in confronto a quelle date dal Gerhard, dal Conze, e dallo Schneider. I vasi a figure nere e a figure rosse (fra i quali particolarmente notevole un'anfora attribuita ad Andokides, oggi al Louvre: Durand 311), salvo due hydrìai ceretane con un C. a tre teste, lo sköphos argivo e una kölix da Vulci con un C. a una testa, mostrano una belva a due teste, mentre i vasi àpuli più tardi seguono la tradizione, che trova gli esempi più antichi nelle due hydrìai di Caere. Il mito rappresentato è sempre quello di Eracle che, per sua XI fatica deve imprigionare il custode dell'Ade: uniforme è anche il modo di rappresentarlo: alla presenza di Hermes o di Atena, Eracle incatena C. e lo trascina fuori del palazzo dell'Ade, rappresentato, in alcuni vasi, molto schematicamente da alcune colonne. Si discostano da questo schema le due hydrìai ceretane, con la rappresentazione di C. condotto a Euristeo che, spaventato, si nasconde in un pìthos, e i vasi àpuli che mostrano una più complessa visione degli Inferi con Kore e Hades sotto un'edicola e, intorno, i varî personaggi dell'Oltretomba, fra cui Eracle e Cerbero (v. ceretane idrie, tav. a colori).

Oltre a quelli della lista del Walters (v. sotto), si citano i seguenti vasi a figure nere, sempre col mito di Eracle e Cerbero:

1) anfora proveniente dal santuario di Persefone a Locri, ora al museo di Reggio Calabria, della cerchia probabilmente di Exekias;

2) anfora dagli scavi di Paestum, attribuibile forse al Pittore di Nikoxenos;

3) anfora al Louvre, con Iolaos che trascina C., mentre Eracle, senz'armi, avanza verso destra;

4) hydrìa nel Museo delle Arti di Toledo;

5) oinochòe a Parigi, Bibliothèque Nat., in cui C. è catturato da Hermes.

La figura di C. non è soltanto patrimonio della pittura vascolare: essa compare in rilievi, in gruppi statuarî, in rare pitture, in gemme etrusche e in monete. Rilievi: C. a una testa su una metopa da Olimpia e su un'altra metopa del Thesèion (B. Sauer, Das sogenannte Theseion, Lipsia 1899, tav. 16). Inoltre in rilievi di sarcofagi romani, rappresentanti le fatiche di Ercole: v. C. Robert, Sarkophagrel., iii, 31, 113 (Firenze, Uffizî); iii, 33, 120 e iii, 39, 131 (Londra); in un sarcofago a Mantova di C. Giunio Euodo e della moglie Metilia Acte con Alcesti, Admeto e Ercole (Robert, iii, 7, 36); in un'ara nel Campidoglio (Röm. Mitt., 1891, p. 17) e nel rilievo vaticano con Hades, Persefone, Thanatos e una danaide (?) (W. Amelung, Die Skulpturen des Vaticanischen Museums, ii, Berlino 1908, 3, 6). Va notato che nei rilievi dai sarcofagi romani C. mostra generalmente tre teste: la centrale più grande nei confronti delle due laterali. Gruppi statuarî fra i quali non si considerano, come fa invece il Löschke, una statuetta spartana rappresentante un uomo in trono, ai due lati del quale vediamo un cane, poiché nessuna indicazione ci autorizza a considerare l'uomo una divinità infernale e i due cani un C. sdoppiato, cosi come non è stata prima considerata la rappresentazione sopra un sarcofago di Clazomene al British Museum, per ragioni analoghe: anche qui il doppio cane non è senz'altro identificabile con C.; un C. a tre teste, con il corpo attorcigliato da serpenti, compare accanto ad Hades-Serapide in alcuni piccoli gruppi di origine alessandrina. Al C. di questi gruppi ben si accordano alcune statuette di bronzo alessandrine. Si vedano inoltre le seguenti rappresentazioni di C. in statue romane (anche qui sempre a tre teste come nei rilievi):

1) frammento di una statua di Hades trovata a Martres;

2) Vienna: con coda di serpente;

3) con serpente attorcigliato intorno ai colli e a una zampa;

4) Albani: accovacciato;

5) Albani: con coda di serpente;

6) Vaticano;

7) Marsiglia: a due teste;

8) da Paestum (?), Collezione Warocqué, n. 186.

Per le rappresentazioni di C. in pittura, si vedano:

1) il fregio della Tomba François di Vulci;

2) Ercole agli Inferi della Tomba dei Nasoni;

3) dipinto in una tomba di Marissa.

Per le gemme si vedano:

1) un cammeo a Berlino;

2) uno scarabeo etrusco.

Infine la figura di C. compare anche su monete di Cizico, di Pessinunte in Galazia (con Serapide), di Elea, in Epiro, di Cuma e dell'Etruria (Populonia?).

Monumenti considerati. - Sköhos corinzio con Eracle e C.: Arch. Zeit., xvii, 1859, tav. 125; sköphos argivo da Vulci: Jahrbuch, i, 1893, p. 169; hydrìa di Caere: Mon. d. Inst., vi, 36; hydrìai ceretane: S. Reinach, Rép. Vas., i, pp. 108, 167, 258, 401, 455. Vasi a figure nere: 1) G. Procopio, in Arch. Class., iv, 1952, 2, p. 153 ss.; 2) Fasti Arch., vii, 1954, n. 553; 3) E. Pottier, Catal. Mus. du Louvre, Parigi 1922, p. 1279, n. F. 34; P. Roux, in Rev. Arch., xxxi-xxxii, 1948, p. 896 ss.; 4) Art. Digest, 15 maggio 1951, p. 12 ss.; 5) A. Ridder, Catal. des Vases peints de la Bibl. Nat., Parigi 1901, p. 178, n. 269. C. con Hades-Serapide: Journ. Hell. Stud., vi, 1885, p. 291; S. Reinach, Rép. Stat., iv, p. 10, 2; iv, p. 445. Statuette bronzee alessandrine: E. Babelon, Catal. des Bronzes de la Bibl. Nat., Parigi 1895, p. 340. Statue romane: 1) S. Reinach, Rép. Stat., ii, p. 698, 2; 2) ibid., ii, p. 698, 1; 3) ibid., ii, p. 698, 5; 4) ibid., ii, p. 695, 5; 5) ibid., iii, p. 205; 6) ibid., iii, p. 285, 3; 7) ibid., iv, p. 444, 5; 8) ibid., iv, p. 445, 2. Dipinti: 1) F. Messerschmidt, Nekropolen von Vulci, Berlino 1930, p. 122, fig. 86; 2) S. Reinach, Rép. Peint., p. 189, 7; 3) I. P. Peters-U. Thiersch, Painted Tombs of Marissa, Londra 1905, tav. 4. Gemme: 1) A. Furtwängler, in Jahrbuch, iii, 1888, p. 106 ss.; 2) id., Gemmen, tavv. 8-9. Monete: di Cizico: Brit. Mus. Cat., Mysia, p. 31, n. 95; B. V. Head, Historia numorum, 1911, pp. 516 e 525; di Pessinunte: Brit. Mus. Cat., Galatia, p. 21; di Elea: B. V. Head, op. cit., p. 21; di Cuma: Brit. Mus. Cat., Italy, p. 87, n. 11; dell'Etruria: F. Bompois, in Rev. Arch., nuova serie, xxxviii, 1879, p. 20 ss.; B. V. Head, op. cit., pp. 15 e 35.

Bibl.: H. B. Walters, in Journ. Hell. Stud., XVIII, 1898, p. 296 ss.; E. Gerhard, Auserlesene Vasenbilder, Berlino 1846-58, II, p. 157; W. Conze, in Annali d. Inst., XXXI, 1859, p. 398; J. Schneider, Die zwölf Kämpfe des Herakles in der älteren griech. Kunst, Lipsia 1888; P. Hartwig, in Jahrbuch, VIII, 1893, p. 157; G. Nency, in La Parola del Passato, XLI, 1955, p. 150 ss. Per le rappresentazioni di C. nella pittura vascolare v. inoltre F. Brommer, Herakles, Die zwölf Taten des Helden in antiken Kunst und Literatur, 1953; id., Vasenlisten zur griechischen Heldensagen, Marburg-Lahn 1956, p. 51 ss. (v. eracle).