CEGLIE di Bari

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

CEGLIE di Bari

M. Gervasio

Borgata, a 6 km a S di Bari, il cui nome è di origine greca (Κελία; sulle monete: Καιλίνων) e va collegato con la ellenizzazione del luogo, pur non derivandolo dalla fondazione di una vera colonia greca. Strabone (vi, 282) la segnala sulla strada interna da Brindisi a Benevento, dopo Egnatia; nel Liber colon. (p. 262) è ricordato l'ager Caelinus, e una Celia è segnata all'altezza di Bari, 9 miglia prima di Bitonto, sui tardi itinerarî romani. Dall'antica necropoli cegliese derivano non pochi oggetti di oro, di bronzo, di terracotta e una enorme massa di vasellame figurato, che va dai prodotti del più bello stile attico del V sec. a. C. alle sontuose anfore àpule del IV e III sec. a. C. Insieme con Arpi, Ruvo e Canosa, a parte Taranto, C. è la città dell'antica Apulia che, con le monete di bronzo, conia monete di argento nel IV sec. a. C., segno della sua autonomia preromana. Notizie di ritrovamenti di antichità nel suo territorio, si hanno dal principio del sec. XVII, e si susseguono nel corso dei secoli XVIII e XIX. Del patrimonio vascolare, il gruppo più numeroso sembra quello di oltre un migliaio di pezzi un tempo acquistati dal museo di Berlino; seguono quelli dei musei di Bari e di Napoli; qualche pezzo emigrò nel museo di Boston. Tra il corredo di un ricco ipogeo scoperto nel 1900, acquistato dal museo di Taranto, è un grande cratere a volute con Dioniso seduto, opera d'arte di evidente influenza fidiaca-polignotea, stimato per il più bell'esempio della classe dei vasi àpuli atticizzanti. Fin dal 1829, e poi nel 1845 con la pubblicazione di sontuose tavole, il Gerhard aveva visto chiaramente il valore del gruppo dei vasi di C., allineandolo con quelli di Ruvo e di Canosa. Ma in seguito si perse di vista l'intuizione del vecchio maestro, a vantaggio di Taranto e Ruvo. Solo di recente ha preso consistenza l'ipotesi di una fabbrica di ceramiche di Ceglie. A favore di una simile ipotesi, oltre al riconoscimento di certi particolari stilistici, stanno l'emblema di un'anfora raffigurato su una moneta di C., il rinvenimento, nell'abitato di C., di forni di cottura e di cumuli di rottami vascolari e, infine, la presenza di giacimenti di argilla figulina a pochi chilometri dal territorio di Ceglie. La denominazione "gruppo di Ceglie" va sostituita a quella già proposta di "gruppo di Bari". La città di Bari ebbe in antico una ben modesta importanza; assai scarsi sono i ritrovamenti nel suo suburbio; e i molti acquisti di antiquarî sul mercato di Bari provengono dalla limitrofa Ceglie.

In epoca romana, C. fu compresa nella II Regione augustea; da una iscrizione del tempo di Traiano risulta iscritta nella tribù Claudia. Non ebbe alcuna importanza nel Medioevo e dovette essere distrutta tra il VII e l'VIII secolo.

Bibl.: H. Nissen, Italische Landeskunde, Berlino 1902, II, 2, p. 875; E. De Ruggiero, Dizionario epigrafico s. v. Caelia; Miller, Itineraria romana, Stoccarda 1916, c. 376; R. Garrucci, Le monete dell'Italia, Roma 1885, II, p. 117; H. Dressel, König. Mus. zu Berlin, Beschreibung der antiken Münzen, Berlino 1884, pp. 185-190; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 38; E. Gerhard, Apulische Vasenbilder, Berlino 1845; A. Furtwängler, Beschreibung der Vasensammlung in Antiquarium, Berlino 1885, v. indice dei luoghi; id., Griech. Vasenmalerei, tavv. 60, 1 e 149; Not. Scavi, 2893, pp. 73-85 e 1900, pp. 504-511; Jatta, in Mon. Linc., IX, 1899, c. 193-200; XVI, 1906, c. 494-517; Ausonia, III, 1908, p. 57; J. D. Beazley, Greek Vases in Poland, Oxford 1928, p. 73; J. Wuilleumier, in Rev. Arch., 1933, II, p. 3; M. Gervasio, Scavi di C., in Japigia, I, 1930, p. 241; id., Un bronzetto di C., ibid., p. 363.