CEFALONIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

Vedi CEFALONIA dell'anno: 1959 - 1973 - 1994

CEFALONIA (Κεϕαλληνία; in antico anche Κεϕαλονία, dorico Κεϕαλλά; Cephallenĭa)

D. Levi

La maggiore delle isole Ionie all'ingresso del Golfo di Patrasso, che la fronteggia nella sua parte nord-orientale. Il nome attuale compare per la prima volta in Erodoto (ix, 28); Omero la chiama Σάμος (Il., ii, 634; Od., iv, 571) o Σάμη (Od., i, 246), dalla sua maggiore città.

L'isola è stata abitata da tempi assai remoti; resti di stazioni neolitiche, probabilmente del 3° millennio a. C., con numerose tombe rotonde ed ellissoidali, sono state rinvenute a S dell'antica Krane, nelle località di Alafona e Riza; un'altra necropoli preistorica più tarda, che fu iniziata nella prima metà del 2° millennio a. C., è quella di Canchelisses, che presenta tombe del tipo a cassetta, contenenti anche oggetti di bronzo. Entrambe queste stazioni esistettero anche nell'epoca micenea, ma i ritrovamenti più importanti per la civiltà micenea nell'isola si sono avuti nelle tombe a cupola scavate nella roccia, presso Livathò (Mazaracata).

In epoca storica esistevano nell'isola quattro città, ciascuna autonoma e indipendente, col proprio territorio e una propria zecca; infatti la conformazione naturale di C., con le tre profonde insenature dei golfi di Livadi, di Myrto e di Samos, che la suddividono quasi in tre penisole staccate, disposte in senso longitudinale, con l'aspro dorsale montuoso, che attraversa pure longitudinalmente, proprio nel mezzo, la sezione centrale dell'isola, ha permesso solo uno scarso contatto fra le città, che non sono mai riuscite a riunirsi durevolmente; il che spiega come la maggiore delle isole Ionie non abbia avuto parte decisiva in nessuno degli avvenimenti della storia ellenica. Il lato orientale di C. era diviso fra le città di Same e di Pronni, che avevano eretto presso i confini dei proprî territorî una serie di luoghi fortificati. Same o Samos, in ottima posizione dominante il golfo omonimo, occupava il versante della duplice collina, che sovrasta il villaggio moderno di tal nome. Verso S, la valida fortificazione della località κάστρο ᾿ς τὴ ῾Ράχι rappresenta il confine col territorio di Pronni (Πρωννοί o Πρῶννοι). I più estesi ed interessanti tra tutti i ruderi dell'isola sono però quelli di Krane (Κράνη o Κράνα, talora chiamata anche col demotico Κράνιοι, Kranî), la città che dominava tutto il territorio ad O del dorsale longitudinale dell'isola, e presso la quale si sono rinvenute le più antiche abitazioni. Si conservano tratti di due cinte di Krane, la più stretta delle quali scende fin quasi alla laguna di Cùtavo, la parte più occidentale della baia di Argostoli, racchiudendo l'acropoli sull'attuale altura di Pezùles, mentre la più vasta si estende da questa altura verso S-O, interrotta ogni tanto da forti bastioni quadrati, abbracciando uno spazio di quasi 150 ettari; lo spessore di tali mura raggiunge i m 3,50, con due accurate facce di costruzione poligonale, e uno strato intermedio di riempimento; nella regione sono sparsi tratti di mura, che si ergono in qualche punto all'altezza di circa 3 m, resti di torri o di porte. Già al tempo di Tolomeo, Krane era stata abbandonata e la popolazione si era trasferita probabilmente nel punto della capitale medievale di S. Giorgio (Argostoli). La quarta città dell'isola, Pale (Πάλη), giaceva su una collinetta che scendeva con dolce declivio verso il mare e ripidamente verso la terra ferma, a mezzo km a N dell'odierna Lixuri, per la costruzione della quale sono state saccheggiate quasi completamente le antiche rovine. Una città chiamata C., nominata da Tolomeo (iii, 13, 9), probabilmente non è mai esistita, mentre nel Medioevo "città di Cefallenia" era chiamato il forte S. Giorgio. Gli abitanti di C., di ceppo e parlata dorica, erano al principio della loro storia verosimilmente in stretta relazione con Corcira; secondo il sistema corcirese sono coniate le più antiche monete dell'isola, che risalgono circa al 500 a. C.

È ricordata una sola colonia cefalonita, Astaco, sulla costa dell'Acarnania; solo nel 456 una flotta ateniese, sotto Tolmide, costrinse le quattro città dell'isola a passare dalla parte di Atene; essendo queste di nuovo alleate degli Ateniesi all'inizio della guerra del Peloponneso, nel 431 i Corinzî sbarcarono presso Krane; i Cefaloniti prestarono aiuto al generale ateniese Demostene nel 426, e inviarono opliti nella spedizione di Sicilia nel 413. Una nuova alleanza delle città di C. con Atene sotto Cabria, nel 375, dovette essere effimera, poiché, due anni dopo, il generale ateniese Ificrate compì una spedizione contro di esse, e, distruttele in parte, le sottomise; nel 371 però erano di nuovo libere. Più tardi, essendo C. dalla parte della Lega Etolica, la sua flotta combatté contro Filippo V di Macedonia (220-217) e poi contro i Romani. Il primo passo per la conquista romana fu la spedizione del console M. Fulvio Nobiliore (189), che, con l'aiuto della Lega Achea, conquistò e distrusse Same dopo un assedio di quattro mesi. Adriano donò tutta l'isola agli Ateniesi, e in quel periodo qualche città dell'isola si chiama "libera e autonoma". Numerose monete mostrano la floridezza delle varie città di C., anche nei tardi tempi imperiali.

Bibl.: E. Livieratos, Altertümer von der Insel Kephallenia (in greco), Erlangen 1880; I. G. Biedermann, Die Insel Kephallenia in Altertum, Monaco 1887; J. Partsch, Kephallenia und Ithaka, Gotha 1890 (trad. greca, Atene 1892); A. E. H. Goekoop, Ithaque la grande, Atene 1908; L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, s. v.; P. Kavvadias, ᾿Ανασκαϕαὶ ἐν Κεϕαλληνία, Atene 1910; id., Προϊστορικὴ ἀρχαιολογία, Atene 1914, p. 355 s. Monete: Brit. Mus. Cat. of Greek Coins, Peloponnesus, p. 77 ss.; B. V. Head, Historia numorum, 2a ed., Oxford 1911, p. 426. Inoltre Arch. Anz., 1932, c. 148; 1943, c. 163; 1935, c. 211; 1939, c. 144; Bull. Corr. Hell., LIX, 1935, p. 264 ss., fig. 22 ss.; 59, 1936, p. 470 ss., figg. 12-15; Sp. Marinatos, in Ephemeris, 1932, p. 1 ss.; 1933, p. 68 ss.; id., in Rivista di Filologia, LXIV, 1936, p. 174 ss.