Cefalea

Dizionario di Medicina (2010)

cefalea

Nadia Canu

Classificazione delle cefalee

La classificazione della Headache International Society distingue le cefalee in primitive o essenziali (92%) e secondarie (8%).

Le cefalee primitive

Queste cefalee sono divise in tre tipi principali: l’emicrania, la cefalea a grappolo e la cefalea di tipo tensivo. L’emicrania colpisce fino al 10% della popolazione adulta, in prevalenza donne prima dei 30 anni, spesso con familiarità. Non è ancora chiaro se l’emicrania sia legata a fenomeni vasomotori o abbia un’origine nervosa. Si distinguono due tipi di emicrania: senz’aura (85% dei casi) e con aura (10÷15%). L’emicrania senz’aura è caratterizzata da attacchi frequenti che possono durare da 4 ore a tre giorni. Di solito colpiscono una metà del capo, il dolore è pulsante e aumenta con l’attività e gli sforzi fisici. Può associarsi a nausea, vomito, fotofobia e fonofobia. Può essere scatenata da ovulazione, mestruazioni e alcol. L’emicrania con aura si preannuncia con sintomi transitori (macchie scure, lampi scintillanti, immagini distorte, vomito, fotofobia, fonofobia, formicolii e crampi) che si manifestano da 5 a 20 minuti prima dell’attacco e durano per circa un’ora. La cefalea a grappolo, meno comune, colpisce soprattutto i maschi oltre i 40 anni. La locuzione si riferisce al raggruppamento degli attacchi, che si presentano ravvicinati nel tempo. Insorge rapidamente e raggiunge la massima intensità entro 20 minuti. Il dolore è solitamente localizzato intorno a un occhio, oppure a una tempia; è intenso, lacerante, pulsante e viene descritto come «una punta di trapano incandescente». L’attacco dura in genere da 30 a 40 minuti e si ripete più volte al giorno. Il dolore compare tipicamente la notte e dopo pranzo. Si ipotizza che la precisione circadiana nella distribuzione degli attacchi sia dovuta a una disfunzione dei ritmi dell’ipotalamo. Gli attacchi possono durare settimane o mesi per poi scomparire anche per anni (cefalee episodiche). L’assenza di un periodo di remissione di almeno un anno o brevi remissioni inferiori a 14 giorni e la resistenza ai farmaci caratterizzano le forme croniche. I farmaci comunemente usati sono i vasocostrittori come i derivati dell’ergotamina, il sumatripan (un antiserotoninergico), gli analgesici e gli antiemetici. La cefalea di tipo tensivo è la forma più comune: può essere episodica o cronica, è causata dalla contrazione dei muscoli del collo. Colpisce generalmente le persone sedentarie. È da imputarsi a stress, tensione o stato ansioso ed è caratterizzata da dolore costante, il classico ‘cerchio alla testa’, che aumenta se si fa pressione sui muscoli tesi. Attività fisica leggera, maggiore cura dell’ambiente di lavoro e corretta postura possono essere di aiuto.

Le cefalee secondarie

Queste cefalee sono scatenate da cause diverse e possono essere sintomo di un’altra malattia. La cefalea post-traumatica può manifestarsi al momento del trauma (incidente stradale, caduta, infortunio sul lavoro, ecc.) o entro due settimane. È sempre in relazione con il trauma ed è in genere riferita alla zona colpita; a volte può essere bilaterale. È continua, gravativa o compressiva, può associarsi a vomito e aggravarsi con la tosse, gli starnuti e il piegamento. Può durare anche 4 mesi e accompagnarsi a confusione, disturbi della memoria, insonnia e vertigini. La cefalea del pugile, dovuta a continui traumatismi del capo, è una forma particolare di cefalea traumatica con le caratteristiche dell’emicrania. Le emorragie cerebrali possono esordire con una cefalea (da patologie cerebrovascolari) le cui caratteristiche variano a seconda del tipo di emorragia. Nell’ematoma intracerebrale, la cefalea è improvvisa, intensa, unilaterale, seguita da nausea e ipertensione arteriosa con o senza alterazioni dello stato di coscienza. Nell’emorragia subaracnoidea, in genere per rottura di un aneurisma, la cefalea è esplosiva, intensa e localizzata alla base del collo, con irradiazioni alla spalla e rigidità nucale cui si associano spesso nausea e vomito. Nell’ematoma subdurale, conseguenza di un trauma cranico grave, la cefalea è progressiva, si instaura nell’arco di giorni o settimane e può unirsi ad alterazioni dello stato di coscienza. Nella dissecazione dell’arteria carotide interna compare, nella sede della lesione, una cefalea a grappolo con dolore continuo a insorgenza improvvisa. Si hanno anche miosi, ptosi e paralisi dei nervi oculari dal lato della lesione. Nei pazienti ipertesi è presente una cefalea persistente (da ipertensione arteriosa), soprattutto nelle prime ore del mattino, diffusa e concentrata nella zona occipitale. Nelle ipertensioni lievi o moderate si può avere cefalea di tipo tensivo. Durante le crisi ipertensive la cefalea è pulsante, bilaterale e recede con la normalizzazione della pressione. L’ipoglicemia (da eccessiva somministrazione di insulina, alcolismo, infezioni, assunzione di salicilati o digiuno prolungato) causa una cefalea (da ipoglicemia o da digiuno) bilaterale frontale di lieve intensità, che regredisce con l’assunzione di cibo. La cefalea da rinosinusite è causata dall’infiammazione dei seni nasali e paranasali, è frontale con dolore riferito alla zona del seno interessato. Dolori facciali sono presenti in patologie del cranio, collo, occhio, orecchio, denti, bocca e di altre strutture facciali o craniche. Rientrano nelle cefalee secondarie anche quelle dovute ad assunzione o sospensione di sostanze esogene come caffè, alcol, droghe, oppure ormonali come la pillola anticoncezionale, quelle associate a patologia endocranica non vascolare (tumori endocranici, ipotensione o ipertensione del liquor, malattie infiammatorie), quelle associate a infezioni, disturbi dell’omeostasi, somatizzazioni e disturbi psicotici. Le cefalee secondarie sono diagnosticabili attraverso visita clinica e indagini strumentali mirate a individuare la causa: elettroencefalogramma, radiografie, TAC, RMN, ecografie dei vasi sanguigni, esami del sangue.

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