Causa

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

causa

Stefano De Luca

La ragione per cui si verifica un fenomeno

Ogni forma di conoscenza ‒ che riguardi il mondo naturale o quello umano ‒ nasce da una semplice domanda: perché si verifica o si è verificato un certo fenomeno? In altre parole: qual è la sua causa? Anche se oggi gli scienziati e i filosofi usano il concetto di causa con molta cautela ‒ rispetto a come lo usavano Aristotele o Newton ‒ esso rimane nondimeno l'origine e il fine di tutte le loro ricerche

Le quattro cause di Aristotele

Aristotele fu il primo filosofo a identificare la conoscenza scientifica con la conoscenza delle cause. Il filosofo greco precisò altresì che il concetto di causa può essere inteso in vari modi. Anzitutto, la causa di una cosa è il materiale di cui quella cosa è fatta: nel caso di una statua, tale causa materiale sarà il marmo. Ma causa della statua sarà anche l'idea che ha guidato l'artista nel dare al marmo una forma determinata: questa è la causa formale. Per raggiungere quella forma, tuttavia, non basta l'idea; occorre anche un'azione o causa efficiente, che consiste nello scalpellare il marmo. Da ultimo, l'artista avrà realizzato la statua per un fine, che potrà essere la gloria, il denaro o il bisogno di esprimersi: questa è la causa finale. Secondo Aristotele, ogni cosa è quello che è per l'azione congiunta di queste quattro cause.

La causa nella fisica classica di Galilei e Newton

I padri della scienza moderna ritengono invece che la conoscenza scientifica non abbia nulla da dire né sull'essenza o forma dei fenomeni, né sul loro fine: le essenze sono infatti qualcosa di misterioso, che va al di là dell'esperienza, mentre i fini o scopi sono una caratteristica tipicamente umana, che è errato attribuire alla natura. Scopo della scienza, per esempio, non è individuare l'essenza o il fine delle maree, ma le forze che le producono. Delle quattro cause aristoteliche rimane quindi in piedi soltanto la causa efficiente. Essa gioca un ruolo cruciale nella fisica classica: Galilei e Newton sono infatti convinti che nella natura nulla accada per caso, ma ogni evento sia determinato da una causa precisa (determinismo), che la scienza ha il compito di scoprire. Tali relazioni causali assumono la forma di leggi: esse sono infatti il rapporto costante e univoco tra due fenomeni. Costante, nel senso che dato un fenomeno, segue necessariamente anche l'altro (per esempio, se portiamo l'acqua a 100 °C, essa inizierà a bollire); univoco, nel senso che il rapporto causale ha un'unica direzione (è la temperatura di 100 °C che causa l'evaporazione e non viceversa).

Dalla critica di Hume alla fisica quantistica

La critica più efficace al concetto di causa è stata formulata, paradossalmente, da un filosofo del Settecento che ammirava Newton: lo scozzese David Hume (1711-76). Costui, applicando il metodo newtoniano secondo cui ogni conoscenza deve basarsi sull'esperienza, arrivò alla conclusione che anche il concetto di causa efficiente non resiste a un'analisi accurata. L'esperienza, infatti, ci presenta soltanto la successione di fenomeni, ma non ci dice nulla sulla necessità di tale successione. Il fatto che per migliaia di volte abbiamo visto il sole sorgere al mattino non ci garantisce che ciò accadrà anche domani: in altre parole, l'esperienza riguarda sempre il passato e da essa non possiamo ricavare nulla di certo sul futuro. L'esperienza ci permette al massimo di fare previsioni probabili, non necessarie. Secondo Hume noi vediamo soltanto fenomeni che si susseguono nel tempo, ma l'abitudine a questa successione temporale ci spinge a credere che si tratti di una connessione causale: trasformiamo il 'dopo ciò' in 'a causa di ciò'. Alla critica di Hume cercò di rispondere Kant, sostenendo che il concetto di causa non deriva dall'esperienza, ma è una categoria mentale universale, con la quale gli uomini ordinano i dati dell'esperienza. Tuttavia la fisica quantistica del 20° secolo è più vicina a Hume che a Newton o Kant: essa ha infatti scoperto che il modello deterministico della fisica classica non rende conto dei fenomeni microscopici. La fisica quantistica ha quindi adottato un modello probabilistico, secondo cui date certe condizioni (cause) che rendono possibile il verificarsi di un fenomeno (effetto), possiamo determinare soltanto la probabilità con cui quel fenomeno si verificherà.

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