Cattolicesimo liberale

Dizionario di Storia (2010)

cattolicesimo liberale


Movimento politico della prima metà del sec. 19°, diffuso in Belgio, Francia e soprattutto Italia. Teorizzò la conciliabilità della dottrina cattolica con i principi liberali della separazione tra Stato e Chiesa, delle fondamentali libertà civili e di un ordinamento politico basato su un sistema di rappresentanza ristretto, nel quadro di uno Stato comunque ispirato ai valori del cristianesimo. Si contrappose al cattolicesimo intransigente, fautore di uno stretto vincolo tra Stato e Chiesa e di un regime politico assolutista, ma anche, con V. Gioberti, al cattolicesimo sociale favorevole a regimi democratici basati sul suffragio universale. Il c.l. italiano sostenne inoltre la conciliabilità della religione cristiana con il principio di unità e indipendenza della patria, richiamandosi all’età precomunale e comunale, quando il papato avrebbe svolto in Italia una funzione di difesa nazionale. Principali esponenti furono Alessandro Manzoni, Cesare Balbo e soprattutto Vincenzo Gioberti, autore del Primato morale e civile degli italiani (1843), che propose un progetto politico definito «neoguelfismo», nel quale Italia e papato avrebbero organicamente convissuto nell’ambito di una confederazione degli Stati della penisola presieduta dal pontefice. Il neoguelfismo non assunse mai la forma di un partito, presentandosi invece come movimento di opinione pubblica, in polemica contro il settarismo dei partiti. L’avvento di Pio IX (1846) sembrò sul punto di realizzare il programma neoguelfo, che tuttavia si scontrò con l’impossibilità di conciliare l’universalismo della Chiesa con il principio di nazionalità italiano e le conseguenze politiche della sua attuazione (guerra contro l’Austria, laicizzazione dello Stato romano, parlamentarismo).

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