CATONE il Censore

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

CATONE il Censore (M. Porcius Cato)

A. Longo

Di questo personaggio della storia di Roma (234-149 a. C.) nato a Tuscolo, questore nel 204, pretore nel 198, console nel 195, censore nel 184, leggendario fin dai suoi tempi per il rigore e l'attaccamento ai prisci mores, non ci mancano aneddoti adatti a metterne in luce il carattere tenace ed aggressivo e lo spirito scontroso e tagliente. Abbiamo di lui anche notizie di carattere fisionomico: aveva capelli rossi e Orazio (Carm., ii, 15, ii) lo chiama intonsus. Plutarco ci dice inoltre (Cato maior, 19, 4) che i Romani gli avevano eretta una statua nel tempio della Salute e da Valerio Massimo (viii, 15, 2) sappiamo dell'esistenza di un ritratto nella Curia.

È facile supporre (ed oltre tutto non ce ne mancano le testimonianze letterarie) che in ogni epoca della Repubblica e dell'Impero i Romani non cessarono di nutrire ammirazione per lui. A C. non dovette mancare l'onore di numerose immagini (ispirate sia alla statua di lui che era nel tempio della Salute sia, come preferisce il Bernoulli, alla maschera mortuaria), ma finora nessuna delle proposte identificazioni ha basi sicure. Il Bernoulli escluse già dall'esame i busti virili con barbe grecizzanti: non è da escludere che la glittica, adeguandosi alle tendenze artistiche dominanti, abbia compiuto anch'essa quella idealizzazione che di C. fa, per esempio, Cicerone nel De senectute.

Riferendo l'aggettivo oraziano intonsus alla capigliatura, lo Schmidt ha tentato di identificare il Censore in una testa, comunemente chiamata Silla, che si trova a Monaco (Furttwängler, n. 309).

Uno dei più noti presunti ritratti di C. è quello del Museo Capitolino (S. Jones, p. 240, Filos. n. 52) che ci mostra un uomo dal volto largo e severo, dalla fronte rugosa e dalla bocca corrucciata, senza peraltro alcuna traccia dell'energia catoniana. Per la storia della cultura va ricordata l'antica denominazione di Porcia e C. data al gruppo marmoreo funerario del Museo Pio Clementino, in realtà coppia anonima di sposi anziani di età tardo-repubblicana.

Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., I, Stoccarda 1882, p. 63; E. Schmidt, Römerbildnisse vom Ausgang der Republik, Berlino 1944, p. 14; B. Schweitzer, Die Bildniskunst der römischen Republik, Lipsia 1948, p. 113, nota 3.