Catalano de' Malavolti

Enciclopedia Dantesca (1970)

Catalano de' Malavolti

Ettore Bonora

Denominato anche de' Catalani dal nome di una famiglia derivata da quella dei Malavolti, e più correttamente Catalano di Guido di Madonna Ostia; nacque a Bologna circa il 1210. Di fazione guelfa, tenne la podesteria di ben nove città, cominciando da quella di Milano nel 1241, e nel 1249 ebbe il comando di una parte della fanteria bolognese nella battaglia di Fossalta. Tra i promotori dell'ordine dei frati gaudenti ebbe dai confratelli importanti incarichi, quale l'ufficio di provinciale della Lombardia inferiore e, nel 1268, il compito di definire il capitolo generale dell'ordine tenuto a Reggio. Per tre volte fu collega di Loderingo degli Andalò quale reggitore di Bologna nel 1265 e 1267, di Firenze nel 1266; dopo il 1267, sia per disgusto della vita pubblica sia per traversie familiari si ritirò nel convento di Ronzano, dove morì nel 1285.

D. che lo colloca, insieme con Loderingo, nella sesta bolgia dell'ottavo cerchio (If XXIII 76 ss.), a lui fa esporre la condizione della pena degl'ipocriti, la condotta tenuta da lui e da Loderingo nel periodo di reggenza a Firenze (vv. 104-108), il martirio al quale sono sottoposti Caifas, Anna e gli altri sacerdoti e farisei che consigliarono agli Ebrei di mandare a morte un uomo per la salvezza dell'intero popolo, designando così ipocritamente Gesù come vittima (vv. 115-123). C. inoltre spiega a Virgilio che le indicazioni dategli dai diavoli della quinta bolgia sull'itinerario da seguire sono false, in quanto il ponte che scavalca tutte le bolge è franato sulla sesta, e sottolinea non senza ironia l'ingenuità di Virgilio che si è fidato delle informazioni dei demoni (vv. 133-144). La colpa per la quale il poeta colloca C. e l'altro frate gaudente nella bolgia degli ipocriti è il tradimento del quale ritiene che essi si macchiassero durante il rettorato di Firenze, ed egli fa confessare tale colpa in una forma che risponde all'ambigua personalità del frate: e fummo tali, / ch'ancor si pare intorno dal Gardingo (vv. 107-108). Solo un fiorentino ne avrebbe infatti potuto cogliere a pieno il significato, ché nelle vicinanze del Gardingo (o Guardingo), nel luogo press'a poco in cui venne poi edificato il palazzo della Signoria, sorgevano le case degli Uberti, atterrate dai guelfi nel 1266.

Bibl. - Si veda la bibliografia della voce Andalò, Loderingo, avvertendo che in Gozzadini, Le torri gentilizie di Bologna, le notize su Catalano si leggono a pp. 202-207. Si veda inoltre G. Zaccagnini, Personaggi danteschi a Bologna e in Romagna, in " Atti e Mem. Dputazione St. Patria per le Provincie di Romagna " s. 4 XXIV (1934) 28-34; E. Bonora, Gli ipocriti di Malebolge e altri saggi di letteratura italiana e francese, Milano-Napoli 1953, 3-29.

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