CASTEL GANDOLFO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

CASTEL GANDOLFO (v. vol. II, p. 408)

H. von Hesberg

Resti di insediamenti e diverse necropoli dell’Età del Ferro forniscono informazioni sul territorio di C.G. in tale periodo, ma nessun elemento conforta l’ipotesi dell’esistenza di una città abbastanza grande, fortificata e punto focale del territorio stesso, che tradizionalmente viene identificata con Alba Longa. La città sarebbe stata distrutta da Tullo Ostilio (Liv., I, 28 ss.; Dio Cass., III, 31 ss.) e, in effetti, dal VI fino al Il sec. a.C. mancano nella zona indicazioni di insediamenti.

La serie di grandi ville sorte nel Il e nel I sec. a.C. attorno al lago di Albano segna una svolta nella storia del sito. Forse proprio in questo periodo vennero realizzati l’emissario, in grado di mantenere a un livello costante l’acqua del bacino, e le murature poligonali destinate al controllo dell’argine. Benché, a causa della conformazione orografica, le ville del periodo repubblicano fossero poste subito a ridosso della riva, esse facevano parte della fitta rete di residenze di campagna che si estendeva tutt’intorno a Roma, lungo la Via Appia e sulle pendici dei Colli Albani. Probabilmente nei pressi di Albano, dalla Via Appia si staccava un diverticolo che conduceva fino alle ville sul lago; che tale strada fosse assai antica è confermato almeno dai resti di un monumento sepolcrale di epoca repubblicana sul pendio tra Albano e Castel Gandolfo. Fra i numerosi resti di ville è anche il «ninfeo dorico», immediatamente ai di sotto di C.G., che forse all’epoca era un triclinio in grotta, con un vasto portico sulla riva SE del lago.

Anche se, stando alle fonti antiche, già dal principato di Tiberio una delle ville faceva parte della proprietà della casa imperiale, soltanto la successiva edificazione di quella di Domiziano costituisce in quest’ambito un ulteriore intervento notevole, in parte ripreso in esame in studi recenti. Con la sua serie di terrazze centrali che si affacciavano sulla Via Appia il complesso si estende sul margine del cratere lacustre a S di C.G.; vi si aggiunge una serie di costruzioni isolate nella zona fra la Via Appia e la riva del; lago. I limiti dell’area antica non si possono determinare con sicurezza: forse giungevano fino all’altezza di C.G. e Albano. Nell’impossibilità di dimostrare l’esistenza di altre tenute in epoche anteriori, si può supporre che la villa sia stata eretta in tempi relativamente brevi durante il periodo del regno dell’imperatore. Fra gli ultimi edifici costruiti fu il teatro, che probabilmente non venne portato mai a termine. Bolli di mattoni di età adrianea attestano restauri posteriori. Settimio Severo procedette probabilmente a una radicale risistemazione della villa e nelle sue immediate vicinanze pose l’accampamento della II legione partica.

La parte centrale del complesso è costituita da una terrazza lunga c.a 550 m, assicurata al pendio con un alto muro di sostegno. Quest’ultimo, che ha origine a N, dal teatro, è interrotto da quattro vani a nicchia riccamente decorati e si conclude nella parte propriamente di abitazione e di rappresentanza della villa. Non sappiamo più, tuttavia, quale fosse il suo aspetto originario, poiché gli antichi edifici sono riconoscibili soltanto da singole parti dei piani superiori, che non sono rimaste interrate. Solo in un punto è stato riportato alla luce un vano a volta assai ampio, destinato probabilmente ad accogliere un sistema di scale che conduceva al di sopra della terrazza; un impianto termale era rivolto presumibilmente a mezzogiorno. La terrazza principale era preceduta da un criptoportico lungo c.a 350 m, aperto sulla Via Appia, che fungeva da vestibolo e all’interno terminava in una grande scalinata dalla quale si accedeva alla terrazza maggiore. Per il momento sfugge la funzione originaria dell’altra terrazza, posta dinanzi a quest’ultima, ma isolata e spesso interpretata come ippodromo.

Attorno al nucleo centrale della villa si disponeva liberamente sul terreno una serie di edifici di dimensioni ridotte, forse in parte collegati da strade, dei quali rimangono svariati resti nella zona. Sulla riva del lago si apriva un porticciolo per la nave dell’imperatore (Plin., Paneg., 82). Poco distante sorgeva una grotta con triclinio, che anche nell’arredo ricorda il modello di Sperlonga. Più a monte era una terrazza con vista sul lago, collegata con un tunnel a quella principale. Sul lato occidentale, verso la Via Appia, era situato un grande edificio con funzione di propileo, ovvero di tipo sacrale. Ad Albano stessa si trovava una grande costruzione a cupola, anch’essa probabilmente da riferire alla villa. Tra gli edifici dovevano estendersi varie zone di verde, dove si svolgevano anche partite di caccia (Suet., Dom., 4, 19). L’approvvigionamento idrico era assicurato alla villa da enormi cisterne, poste ai bordi dei pendii.

L’allestimento e l’arredo della villa erano di gran pregio: lo testimoniano numerosi frammenti architettonici in marmo e in parte anche sculture, pavimenti e decorazioni a crustae di opus sectile. La maggior parte di esse, come altre parti decorative nel teatro, risale all’epoca domizianea e dimostra che gli edifici vennero eretti tutti insieme in un’unica esecuzione. Si può ipotizzare che sotto Domiziano, nei mesi estivi, la villa divenisse la sede ufficiale del governo, con un’importanza che non ebbe mai più in seguito.

Bibl.: Preistoria del territorio di C.: P. G. Gierow, The Iron Age Culture of Latium, II, Lund 1964, p. 284 ss.; P. Chiarucci, Colli Albani. Preistoria e protostoria, in DocAlb, V, 1978, pp/71 s., 193 ss.; L. Crescenzi, E. Tortorici, in AA.VV., Enea nel Lazio (cat.), Roma 1981, p. 18 s.; A. P. Anzidei, A. M. Bietti Sestieri, A. De Santis, Roma e il Lazio dall'età della pietra alla formazione della città, Roma 1985, pp. 195 ss., 221 (con bibl.).

Emissario del lago di Albano: G. Lugli, La tecnica edilizia romana, I, Roma 1957, pp.· 96, 354, fig. 81, tav. XVII, 3.

Ville repubblicane: H. von Hesberg, in Piranesi nei luoghi di Piranesi (cat.), Roma 1979, p. 61; M. Lolli Ghetti, Nota su un intervento di manutenzione nel ninfeo dorico di Castelgandolfo, in Archeologia Laziale IV (QuadAEI, 5), Roma 1981, p. 185 ss.; P. Chiarucci, Rinvenimenti presso il Lago Albano, in Archeologia Laziale V (QuadAEI, 7), Roma 1981, p. 191 ss.

Villa di Domiziano: A. Balland, Une transposition de la grotte de Tibère à Sperlonga: Le Ninfeo Bergamino de Castelgandolfo, in MEFRA, LXXIX, 1967, p. 421 ss.; F. Magi, Il Polifemo di Castelgandolfo, in RendPontAcc, XLI, 1968-69, p. 69 ss.; id., Un nuovo ritratto di Domiziano, ibid., p. 137 ss.; M. Guarducci, Una moneta di Tito nella Villa Pontificia di Castelgandolfo, ibid., XLIV, 1971-72, p. 167 ss.; F. Magi, I marmi del teatro di Domiziano, ibid., XL VI, 1973-74, Ρ· 63 ss.; Κ. D. Licht, Antrum Albanum, in AnalRom, VII, 1974, p. 37 ss.; H. Mielsch, Römische Stuckreliefs (RM, Suppl. XXI), Heidelberg 1975, p. 73 ss.; M. G. Picozzi, Una replica della testa dell'«Atleta Amelung» da Castelgandolfo, in RendPontAcc, XLVIII, 1975-76, p. 95 ss.; W. von Sydow, Archäologische Funde und Grabungen im Bereich der Soprintendenzen Latium und Ostia 1957-1975, in AA, 1976, p. 347 ss.; F. Magi, Omaggio a Venere. Su architrave domizianeo a Castelgandolfo, in RM, LXXXIII, 1976, p. 157-164; L. Crescenzi, La villa di Domiziano a Castelgandolfo, in Archeologia Laziale II (QuadAEI, 3), Roma 1979, p. 99 ss.; H. von Hesberg, Neue Ausgrabungen in Castelgandolfo, in Artis, XXXIII, 1981, 10, p. 24 ss.; id., La scaenae frons del teatro nella Villa di Domiziano a Castelgandolfo, in Archeologia Laziale, IV (QuadAEI, 5), Roma 1981, p. 176 ss.; L. Crescenzi, La villa di Domiziano, a Castelgandolfo, ibid., p. 181 ss.; R. Neudecker, Die Skulpturenausstattüng römischer Villen in Italien, Magonza 1988, p. 139 ss. (con rassegna critica dei rinvenimenti); P. Liverani, L'Antiquarium di Villa Barberini a Castel Gandolfo, Roma 1989.