CASSA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

CASSA (IX, p. 315)

Giuseppe DE CAPITANI D'ARZAGO
Giulio TAMAGNINI
A. D. G.

Cassa depositi e prestiti. - Gestione della Cassa depositi e prestiti (p. 316). - Al 31 dicembre 1936 i depositi in numerario esistenti presso la direzione generale della Cassa depositi e prestiti e presso le intendenze di finanza erano 382.861 per un capitale di 639 milioni (di cui 168.899, con un capitale di 616 milioni, fruttiferi al saggio medio di 1,597% circa) e quelli in effetti pubblici erano 878.941 per un capitale di 2583 milioni (la tassa di custodia a carico dei depositanti era per questi del 2% e del 3%, rispettivamente per i depositi inferiori e superiori a L. 30.000; su tutti i depositi in numerario e in titoli superiori a L. 500 è dovuto inoltre un diritto fisso di polizza di L. 5 per una sola volta).

Alla stessa data i mutui concessi a comuni e provincie avevano raggiunto i 10.700 milioni; il capitale investito in prestiti fruttiferi era di 5318 milioni (gl'interessi nel 1930 al tasso medio di 4,13% ammontarono a 219 milioni); il credito della cassa per anticipazioni di fondi concesse ad amministrazioni dello stato e istituite dallo stato era di 2190 milioni; il capitale della rendita consolidata e altri effetti pubblici di proprietà della cassa era di 5387 milioni e dava una rendita di oltre 251 milioni; le somme versate al saggio fisso del 5,25% al conto corrente fruttifero col tesoro ammontavano a 10.281 milioni; il credito della Cassa per partecipazioni al Consorzio per sovvenzioni su valori industriali, al Consorzio di credito per le opere pubbliche, all'Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità, all'Istituto per il credito navale, all'Istituto mobiliare italiano, e all'Istituto per la ricostruzione industriale ammontava complessivamente a 292 milioni di capitale.

L'utile netto, ripartito come per legge, dell'esercizio per il 1936, fu di 17 milioni, essendo di 1060 milioni le entrate e di 1040 le spese, e dedotta dalla differenza la ricchezza mobile. Le attività patrimoniali dei fondi di riserva alla fine del 1936 avevano raggiunto 2023 milioni, di cui 1864 in titoli di rendita.

Gestione del risparmio. - Alla fine del 1936 i depositi presso le casse postali di risparmio, su libretti nominativi e al portatore, ammontavano a 8357 milioni, compresi gl'interessi liquidati per l'anno (223), e quelli giudiziarî presso gli uffici postali a 121; il credito dei portatori di buoni postali fruttiferi era di 13.166 milioni di cui 669 in conto interessi maturati e non riscossi; l'ammontare dei capitali delle casse postali di risparmio affidati alla Cassa era di 22.098 milioni che nell'anno diedero un frutto lordo di 964 milioni.

L'utile netto della gestione del risparmio ordinario per il 1936 (ripartito come per legge: 2/10 al fondo di riserva e 8/10 al Tesoro) è stato di circa 7 milioni, essendo le entrate di 292 e le spese di 285 milioni, cui, per la valutazione dell'utile complessivo dell'annata, vanno aggiunti i 6 milioni di utile dei depositi giudiziarî e del risparmio in buoni postali. Alla fine del 1936 i fondi di riserva ascendevano a 502 milioni.

Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa depositi e prestiti. - Al 31 dicembre 1936 le attività patrimoniali degl'istituti di previdenza amministrati dalla Cassa ammontavano a 4721 milioni, di cui 1729 in titoli di rendita e 1433 in prestiti a comuni e provincie.

Le pensioni e gli assegni corrisposti dalle diverse casse degli istituti medesimi durante l'anno 1936 furono complessivameme di 251 milioni e le spese di amministrazione di 4 milioni circa.

Casse di risparmio (p. 316).

Estero. - La vita delle casse di risparmio si è intensificata nell'ultimo decennio e quasi dappertutto le cifre dei depositi a risparmio presentano un aumento assoluto. Anche i paesi che durante la crisi dal 1929 al 1935 mostrarono una diminuzione dei depositi, come l'Australia, la Nuova Zelanda, il Canada, hanno ripreso la via dell'aumento, cosicché una diminuzione nelle cifre dei depositi per questo periodo non è da rilevare che per i depositi delle casse norvegesi, per la Cassa postale del Canada e per i certificati di risparmio in Gran Bretagna. In alcuni paesi la crisi si è ancora protratta, cosicché l'andamento del risparmio, pur attestando un aumento, presenta delle oscillazioni, come in Estonia, Francia, Lussemburgo, Olanda e Stati Uniti.

Il numero delle casse è rimasto per lo più stazionario: in alcuni paesi è leggermente diminuito per fusioni a scopo di migliore organizzazione, mentre è quasi sempre aumentato quello delle filiali. Da rilevare è in Cecoslovacchia la fondazione della Cassa postale, avvenuta nel 1930, e la fusione dell'Istituto centrale di credito delle casse tedesche con quello cèco. Il numero dei depositanti è cresciuto ovunque, dimostrando quanto sia viva l'idea del risparmio e salda l'istituzione delle casse.

Questa saldezza fu favorita dall'attitudine dei governi che, specialmente in seguito alle esperienze della crisi economica, cercarono di prevenire perdite dei risparmiatori per l'avvenire. Così si possono segnalare quasi dappertutto un intenso lavoro legislativo e l'emanazione di nuove leggi sulle casse di risparmio o rimaneggiamenti di quelle già esistenti. Si sono generalmente resi più severi la vigilanza e il controllo sulle casse e le disposizioni per gli investimenti delle somme depositate: così nel Belgio, in Cecoslovacchia, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Polonia e U.R.S.S. In alcuni paesi furono prescritti e istituiti fondi di garanzia, per poter soccorrere casse pericolanti o assicurare i depositi fino ad un certo limite, come in Cecoslovacchia, in Norvegia, in Svezia e negli Stati Uniti, dove nel 1935 fu resa obbligatoria l'affiliazione alla Federal Deposit Insurance Corporation. Anche per i depositanti svizzeri esiste dal 1934 una garanzia in forma di pegno per le somme non oltrepassanti i 5000 franchi. Una più estesa legislazione bancaria per il controllo dell'attività di tutti gl'istituti di credito, e che comprende perciò anche le casse di risparmio, è da segnalare in molti stati: nel Belgio, 1934-35; in Cecoslovacchia, 1932; in Germania, 1934; in Italia, 1936-37; in Svizzera, 1934; negli Stati Uniti, 1935. In Germania e in Italia gl'istituti bancarî in genere e le casse di risparmio in specie sono stati inseriti nella nuova struttura corporativa.

L'appoggio di gran numero di governi, i quali a loro volta ricevono un ingente afflusso di mezzi finanziarî da parte delle casse di risparmio mediante gl'investimenti di queste in titoli di stato, si risente anche nello sviluppo della propaganda. In questo campo le casse e le loro associazioni svolgono quasi dappertutto un'attività intensa; oltre alle forme, che già nel passato hanno comprovato la loro efficacia, come, ad es., la distribuzione di materiale stampato, periodici, ecc., editi per lo più dalle rispettive associazioni, vengono usati anche i mezzi più moderni, come il cinema educativo e la radio. Quest'ultima ha parte soprattutto nella giornata mondiale del risparmio, che da più di un decennio viene dovunque celebrata il 31 ottobre. Grande sviluppo ha continuato ad avere, favorito anche dai governi, specie nei paesi dell'Europa settentrionale e negli Stati Uniti, il risparmio scolastico.

Italia. - Legislazione. - L'ultimo decennio di vita delle casse di risparmio ordinarie italiane - in seguito alla fondamentale riforma fascista del 1927 - è stato contrassegnato da un opportuno processo di accentramento, mediante il quale il paese è stato dotato d'istituti più potenti e maggiormente atti a soddisfare i compiti e le esigenze dell'economia nazionale.

Il numero delle casse italiane, ormai proporzionatamente meno rilevante che in altri stati, è pertanto diminuito, non già in conseguenza di un periodo di deflazione, ma di precise direttive adottate dal regime nell'organizzazione del sistema creditizio, ispirate a un'inflessibile tutela del risparmio.

Il r. decr. legge 10 febbraio 1927, n. 269, convertito nella legge 29 dicembre 1927, n. 2587, e le disposizioni integrative hanno ricevuto perfezionamento e compendio nel testo unico delle leggi sulle casse di risparmio e sui monti di pietà di prima categoria approvato con r. decr. 25 aprile 1929, n. 967, e nel relativo regolamento di esecuzione del 5 febbraio 1931, n. 225, che a buon diritto possono essere considerati come il codice delle casse di risparmio italiane.

Degne di particolare rilievo sono le disposizioni del testo unico relative alla soppressione delle casse di risparmio che al 30 giugno 1926 amministravano depositi fiduciarî per un ammontare inferiore a cinque milioni di lire, e alla loro fusione d'autorità con altre casse di risparmio o monti di pietà di prima categoria viciniori dei quali sono divenute filiali. La stessa legge rende altresì obbligatorie siffatte fusioni anche per quelle casse e quei monti di prima categoria che entro un quinquennio dalla data d'istituzione non abbiano raggiunto un ammontare minimo di depositi rispettivamente di cinque o di dieci milioni di lire. Le casse o i monti di prima categoria esistenti nella stessa provincia sono raggruppati obbligatoriamente in federazioni e, in date condizioni, possono essere rese obbligatorie federazioni fra casse di risparmio di provincie limitrofe.

Col r. decr. legge 12 marzo 1936, n. 375 (convertito nella legge 7 marzo 1938, n. 141) sulla difesa del risparmio e l'esercizio del credito, inteso a unificare, coordinare e perfezionare le norme regolanti la difesa del risparmio e la funzione creditizia, entro il quadro organico dell'ordinamento corporativo fascista, la vigilanza e la tutela delle casse di risparmio è stata trasferita dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste al nuovo organo statale denominato "Ispettorato per la difesa del risparmio e per l'esercizio del credito". Nel comunicato ufficiale del 3 marzo 1936, che annunciava l'emanazione della riforma creditizia, era rilevato che "tipici organi di raccolta del risparmio popolare rimangono, nella loro struttura consuetudinaria, le casse di risparmio... per le quali nulla è innovato per quanto riguarda la loro posizione giuridica, regolamentare e funzionale". Con le nuove disposizioni, l'istituzione delle casse di risparmio e l'approvazione degli statuti, nonché l'approvazione delle modificazioni statutarie, hanno luogo mediante decreto del Capo del governo, sentito il Comitato dei ministri, in seguito a proposta del capo dell'ispettorato. Le modalità, relativamente alla fusione, anche mediante incorporazione, fra casse di risparmio e monti di pegni sono stabilite dal Comitato dei ministri, sentita l'Associazione nazionale fra le casse di risparmio italiane. Nel caso d'incorporazione, da parte di una cassa di risparmio, di un'altra azienda di credito, dev'essere richiesto il preventivo nulla osta dell'ispettorato, sentita l'Associazione nazionale fra le casse di risparmio italiane.

Soppresso, col r. decr. legge 12 agosto 1937, n. 1757, il divieto per le casse di risparmio di far parte di associazioni sindacali, è stato predisposto l'inquadramento sindacale di questi istituti e, nella sua riunione dell'11 dicembre 1937, il Comitato corporativo centrale ha approvato lo statuto della Federazione nazionale fascista delle casse di risparmio, raggruppante le casse di risparmio, i monti di pegni di prima categoria, l'Istituto di credito delle casse di risparmio e l'Istituto federale delle casse di risparmio delle Venezie.

Al 31 dicembre 1936, le casse di risparmio italiane (escluse quelle di San Marino e della Libia) erano suddivise territorialmerite in 28 casse nell'Italia settentrionale, 60 nella centrale, 4 nella meridionale e cioè ammontavano complessivamente a 92 con 1610 filiali.

Nel corso del 1937, le casse di risparmio riunite di Ronciglione, Sutri, Capranica e Caprarola essendo state, con r. decr. 25 febbraio 1937, n. 318, incorporate nella Cassa di risparmio di Viterbo ed essendo stata autorizzata, con r. decr. 15 marzo 1937, n. 392, l'istituzione della Cassa di risparmio di Littoria da parte dell'Associazione nazionale fra le casse di risparmio italiane, il numero totale delle casse è rimasto invariato.

Le federazioni di casse di risparmio si distinguono, all'inizio del 1938, in otto federazioni regionali (Abruzzo, Emilia, Lazio, Liguria, Piemonte, Toscana, Umbria, Venezie) e in tre provinciali (Ancona, Ascoli Piceno, Pesaro e Urbino).

Operazioni. - Secondo la natura dei depositi, l'ammontare di questi, al 31 dicembre 1936, si può così ripartire (in milioni di lire): depositi a risparmio 17.054,2; depositi su buoni fruttiferi 505,1; depositi in conto corrente 1187,9; in totale 18.747,2. A volte, per sopperire a transitorî bisogni di disponibilità liquide, le casse si procurano fondi attraverso mezzi sussidiarî, quali, sempre al 31 dicembre 1936 (in milioni di lire): conti correnti passivi 143,7; anticipazioni passive su titoli 142,4; riporti passivi e altre sovvenzioni passive 24,8; ossia complessivamente 310,9.

I depositi presso le casse ordinarie erano distribuiti, alla stessa data su 5.705.383 libretti, di cui 5.573.847 per depositi a risparmio, 44.571 per depositi su buoni fruttiferi e 86.965 per depositi in conto corrente.

La notevole massa di disponibilità delle casse di risparmio ordinarie trova principalmente impiego in opere produttive di carattere pubblico e sociale; e precisamente, secondo i dati al 31 dicembre 1936, gl'investimenti più importanti (in milioni di lire) risultavano: titoli dello stato o garantiti dallo stato, cartelle fondiarie e titoli equiparati 8976,2; mutui chirografarî a favore di enti autarchici locali (provincie, comuni, enti morali, consorzî di bonifica, ecc.) 4511,9; mutui ipotecarî a favore della proprietà immobiliare sia rurale sia urbana (in aggiunta alla speciale attività svolta dagl'istituti di credito fondiario) 1651,4; prestiti cambiarî 1128,6; riporti, anticipazioni e conti correnti 553,2. Alla stessa data le attività liquide ascendevano a lire 1596, 9 milioni e offrivano pertanto a questi istituti un grado di disponibilità immediate, sufficiente alle esigenze di un perfetto equilibrio e di una prudente amministrazione.

Le casse di risparmio, sia attraverso il consorzio nazionale e gl'istituti federali, sia direttamente, svolgono una fattiva opera nell'interesse dell'agricoltura nazionale con sovvenzioni agrarie di esercizio e di miglioramento, com'è dimostrato dalle seguenti cifre:

Il credito agrario, oltre alle due tipiche operazioni di miglioramento e di esercizio, interviene efficacemente con altre forme, specie con operazioni di anticipazioni a mite interesse su pegno di prodotti agricoli. Nell'annata agraria 1936 gl'istituti di credito agrario, che sono, sostanzialmente, emanazione delle casse di risparmio, hanno concesso anticipazioni su 15.974.000 quintali di grano per complessive lire 1.744.394.000. Considerevole è il contributo dell'Istituto di credito delle casse di risparmio italiane per le opere di bonifica: i finanziamenti procurati attraverso le casse di risparmio, con fondi di queste, dal 1929 in cui s'iniziano, a tutto l'esercizio 1936, sono rappresentati da una somma complessiva di lire 892.462.000, la quale va ad aggiungersi agli importanti finanziamenti effettuati direttamente da varie casse di risparmio. Per la risoluzione del complesso problema della casa rurale, che costituisce uno degli aspetti della bonifica integrale, le casse di risparmio sono intervenute con lo stanziamento nel 1937 di lire 315.975.000, da concedersi a mutuo in diversi esercizî e al tasso di favore del 4%. Inoltre, nel settore agrario, le casse di risparmio e gestioni annesse caratterizzano la loro azione col risconto del portafoglio a enti intermediarî, con contributi a favore di enti didattici e di divulgazione agraria, con provvidenze a favore della bachicoltura, della maiscoltura, della zootecnia, ecc. Infine va ricordata l'attività di assistenza e di vigilanza esercitata, durante un biennio, per disposizione di legge sulle casse rurali. Le casse di risparmio, erogando, per norma statutaria, tutti i loro utili (tolta la parte destinata ai fondi di riserva a garanzia dei depositanti) in opere benefiche, assecondano potentemente l'attività assistenziale fascista: dalla fondazione a tutto il 1936 le erogazioni ascendono complessivamente a 930 milioni di lire, di cui i due terzi effettuati nei primi quindici anni del regime.

Istituto internazionale del risparmio. - Attualmente 5500 istituzioni appartenenti a 35 stati, ossia la quasi totalità delle vere casse di risparmio, aderiscono a questo ente. In collaborazione con le associazioni nazionali e realizzando i voti da queste approvati, esso ha preparato il secondo congresso internazionale del risparmio tenutosi a Londra dal 7 all'11 ottobre 1929 e il terzo congresso internazionale del risparmio tenutosi a Parigi dal 20 al 25 maggio 1935. Il suo organo mensile, L'Épargne du Monde, esce in tre edizioni: francese, inglese e tedesca.

Bibl.: Per le casse estere: note bibliografiche di carattere generale e particolari ai varî stati fino al 1935 sono contenute in: Institut International de l'Épargne, Les caisses d'épargne dans le monde, Milano 1935, e aggiornate nel suindicato periodico dell'Istituto internazionale del risparmio. Per le casse italiane: la bibliografia è aggiornata nella pubblicazione mensile della Fed. naz. fascista delle casse di risparmio, Rivista delle casse di risparmio.

Cassa di risparmio postale (p. 319). - Le disposiziomi sul risparmio postale, organicamente coordinate, occupano ora il capo quarto del titolo terzo (articoli 129-153) del codice postale e delle telecomunicazioni, approvato col r. decr. 27 febbraio 1936, n. 645. Le modificazioni all'ordinamento anteriore sono poco rilevanti. È consentita l'intestazione del libretto a più persone, a ciascuna delle quali può essere data la facoltà di ottenere rimborsi (art. 132). I depositi ordinati dall'autorità giudiziaria nell'interesse di minori, di incapaci e di assenti e quelli delle provincie, dei comuni e degli istituti di beneficenza o di culto, autorizzati a valersi delle casse postali per il collocamento delle somme eccedenti i bisogni ordinarî, sono fruttiferi senza limite di somma (art. 137 e 147). Le opposizioni ai rimborsi sono ammesse da parte dei rappresentanti legali sui libretti intestati a minorenni o interdetti; dei coeredi nei casi di controversia sui diritti a succedere; di ciascuno degl'intestatarî sui libretti emessi a nome di più persone; dei titolari, i cui libretti si trovino in possesso di altre persone (art. 140). Il credito dei libretti nominativi può essere ceduto con atto pubblico o con scrittura privata autenticata; il libretto può essere dato in pegno; la cessione e il pegno devono essere notificati all'ufficio emittente e all'amministrazione centrale (art. 141). Il credito del depositante si prescrive col decorso di uno, di tre, di cinque o di trent'anni secondo l'importo e la specie del credito (art. 151 modificato col r. decr. legge 10 luglio 1937, n. 1382).

Circa l'ammontare dei depositi alla fine del 1936 v. appresso cassa depositi e prestiti, App.

Casse rurali (p. 320). - Dopo il 1932 le casse rurali hanno avuto una nuova disciplina legislativa, un più razionale inquadramento sindacale, con modificazioni nel loro complesso numerico.

a) Disciplina legislativa. - La legge fondamentale che si riferisce alle casse rurali è quella del 6 giugno 1932, n. 656. Ulteriori norme furono emanate con la legge 25 gennaio 1934, n. 186 e con il decr. legge 17 ottobre 1935, n. 1989. Il r. decr. 17 luglio 1937, n. 1400, si applica anche alle casse rurali in quanto aziende che esercitano il credito e raccolgono risparmio. Dopo un lunghissimo periodo di carenza legislativa, già causa di gravissimi inconvenienti, si è avuta così, in un solo lustro, tale fioritura di disposizioni da rendere necessario un loro coordinamento in un testo unico, che è stato pubblicato con r. decr. 26 agosto 1937, n. 1706. E in quanto compatibili con questo testo unico si applicano alle casse rurali gli articoli 219-228 del cod. di commercio e il r. decr. legge 29 luglio 1927, n. 1509, convertito nella legge 5 luglio 1928, n. 1760, modificato con r. decr. legge 3 febbraio 1936, n. 287. Il regolamento per l'esecuzione del testo unico non è stato ancora approvato.

Secondo il testo unico, la denominazione di cassa rurale e artigiana è obbligatoria (art. 3); possono far parte in qualità di soci delle casse soltanto agricoltori e artigiani (i soci non appartenenti a queste categorie non possono superare il quinto della totalità dei soci); non possono essere costituite nuove casse rurali se i soci non raggiungono almeno il numero di trenta e se non sottoscrivono un'azione oppure una quota di partecipazione non inferiore a L. 100 (art. 4 e 5) e, pertanto, il capitale delle casse di nuova costituzione non può essere inferiore alle lire 30.000 (art. 7); gli statuti, oltre quanto è richiesto dal cod. di comm. per la specie di società di cui le casse assumono la forma, devono contenere norme riguardanti i depositi, il modo d'impiego dei capitali e la destinazione degli utili netti annuali, nonché, per le società a garanzia limitata, la somma fino a concorrenza della quale il socio è responsabile per il pagamento dei debiti sociali (art. 9); sono ammesse operazioni con non soci, ma il loro ammontare non può eccedere il 40% del complessivo importo delle operazioni compiute (art. 15); le casse possono compiere operazioni e avere rapporti di credito soltanto con l'Istituto di emissione e con istituti di credito di diritto pubblico, casse di risparmio e monti di pegni di 1ª categoria nonché con la sezione autonoma di credito per le piccole industrie e l'artigianato (art. 19); devono sempre destinare nove decimi degli utili netti annuali alla formazione e all'aumento delle riserve (art. 20); speciali facoltà, assai estese e importanti, sono concesse ai liquidatori delle casse (articoli 23-25); la vigilanza sulle casse è esercitata dall'ispettorato mediante la nomina diretta in ciascuna cassa di un sindaco effettivo e uno supplente, mediante l'esame della periodica documentazione rimessa dalle aziende e mediante ispezioni (articoli 13,28,29); possono essere fuse e liquidate di autorità qualora ricorrano determinate circostanze (articoli 30, 31, 32, 35).

b) Inquadramento sindacale. - In base alla legge 3 aprile 1926, n. 563, le casse rurali aderiscono e sono legalmente rappresentate dalla Federazione nazionale fascista delle casse rurali, agrarie ed enti ausiliarî, con sede in Roma, che, a sua volta, aderisce alla Confederazione fascista delle aziende di credito e di assicurazione.

La Federazione nazionale, ai sensi dell'art. 4 della citata legge 3 aprile 1926, ha promosso la costituzione di un Ente nazionale delle casse rurali, che ha il compito di costituire nuove casse rurali, di studiare i problemi che ad esse si riferiscono, d'impartire loro indirizzi tecnici e amministrativi, di assisterle in generale. E per il migliore raggiungimento dei suoi scopi l'Ente nazionale istituisce alla periferia enti fascisti di zona.

c) Dati statistici. - Sulle casse rurali mancano dati statistici ufficiali; si posseggono quelli pubblicati da privati e dalla Federazione nazionale. Le casse rurali, in Italia, nel 1931, ascendevano complessivamente a 2527, così ripartite per regione: Piemonte 58, Liguria 18, Lombardia 192, Veneto 824, Emilia 216, Toscana 155, Marche 55, Lazio 91, Umbria 14, Abruzzo 76, Campania 86, Puglie 29, Basilicata 6, Calabria 133, Sicilia 437, Sardegna 97. Dal 1931 in poi molte casse rurali, collegate con banche, risentirono le conseguenze del dissesto di queste, e al principio del 1938 le casse in liquidazione ammontavano a 636, mentre le casse rurali iscritte alla Federazione nazionale, o da essa rappresentate, sono 1891.

Di fronte, peraltro, alle casse rurali in liquidazione bisogna tener conto delle casse comunali (che si distinguono dalle casse rurali perché non hanno veste giuridica di società cooperative), sorte numerose soprattutto in Sardegna e nella Campania. Ne sono state registrate 452. Il totale delle casse rurali e comunali risulta di 2343, cifra non molto inferiore a quella suindicata del 1931.

Si è, invece, sprovvisti di dati sul quantitativo di depositi raccolti dalle casse rurali e sull'importo del loro portafoglio; ma si può, con molta approssimazione, calcolare che i primi superino di poco il miliardo e che il secondo si aggiri sugli ottocento milioni.

Bibl.: A. D'Angelo, Le casse rurali e agrarie. Disciplina giuridica e funzionamento. Associazione tecnico-bancaria italiana, Milano 1933.

Cassa scolastica (p. 321).

L'istituzione si è grandemente diffusa. Si contano oggi nelle scuole medie regie: 536 casse di ginnasî, licei classici e scientifici e istituti magistrali con un patrimonio complessivo di oltre 21.700.000 lire; 331 casse d'istituti tecnici con oltre 9.200.000 lire; 445 casse di scuole secondarie d'avviamento professionale con quasi 10 milioni di lire. Complessivamente, 1312 casse con un patrimonio medio di 31.000 lire ciascuna. Si aggiungano 354 casse di corsi biennali e annuali d'avviamento con il modesto patrimonio complessivo di L. 250.000. Si aggiungano, infine, le casse delle scuole medie pareggiate e parificate con un capitale totale di circa un milione e mezzo. Si può quindi calcolare che l'iniziativa presa dal Ministero della pubblica istruzione nel 1920 ha assicurato alla scuola media una rendita annua di circa due milioni di lire. La tutela di queste istituzioni è affidata, in seguito alla soppressione delle Giunte per l'istruzione media, ai RR. Provveditori agli studî.

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