CASSA

Enciclopedia Italiana (1931)

CASSA (dal lat. capsa; fr. caisse; sp. caja; ted. Kiste, Kasse; ingl. case, cash)

Filippo TAMBRONI
Anna Maria RATTI
Attilio Donato GIANNINI
Giulio TAMAGNINI
Leonardo SEVERI
Carlo DRAGHI Giuseppe DE CAPITANI D'ARZAGO Guido BONOLIS

Col nome di capsa i Latini designavano in genere una scatola per chiudervi gioielli, profumi, vestiti, oggetti da toletta, frutta; ma in particolare quella scatola o cassetta cilindrica, portatile, nella quale si riponevano carte e libri.

Nella figura annessa, tratta da una pittura pompeiana, vediamo una capsa aperta contenente rotoli (volumina), alla quale sono attaccate le corregge con cui il possessore o il servo, per ciò appunto chiamato capsarius, la portava sospesa al braccio o alla spalla. Con essa andavano a scuola i ragazzi; di essa si servivano gli avvocati, gli scrittori, i pedagoghi; nei loro viaggi, come ci informano fra gli altri Catullo e Orazio, poeti e studiosi non mancavano di portar seco, custoditi nelle capsae, i loro libri prediletti. Da un passo di Plinio (Nat. Hist., XVI, 43), apprendiamo che le capsae erano fatte di assicelle sottili e flessibili, di legno di faggio. Il che non esclude che vi fossero anche capsae d'avorio, di bronzo e d'argento; ma queste servivano in modo speciale a contenere quegli oggetti da toletta, che facevano parte del cosiddetto mundus muliebris (v. cista). Nei bagni pubblici e nelle terme, gli abiti dei bagnanti erano riposti entro capsae, ed era detto capsarius lo schiavo che li aveva in consegna. Si pensa infine che entro capsae fossero custoditi i registri dell'esercito, se in alcune iscrizioni si fa menzione di capsarii come di militari che godevano dell'immunità a causa delle loro funzioni.

Robuste casse rettangolari di ferro, destinate a chiudere i tesori della famiglia, e collocate ordinariamente nell'atrio, si sono rinvenute in alcune case di Pompei.

Economia. - Con tale voce viene designato in un'azienda l'ammontare complessivo delle monete d'oro e d'argento, dei biglietti di stato e di banca, e delle monete estere di proprietà dell'azienda. Nelle imprese bancarie la voce cassa ha un significato più lato, in quanto in essa si sogliono comprendere, oltre al danaro nelle varie specie ora elencate, anche quelle attività suscettibili d'immediata realizzazione e cioè vaglia cambiarî degli istituti di emissione, cedole scadute di rendite di stato, d'obbligazioni e d'azioni, vaglia postali, chèques a vista, effetti cambiarî in scadenza e conti correnti disponibili presso altri istituti. L'insieme di queste attività forma ciò che si chiama la situazione di cassa, la quale deve considerarsi distinta dalla situazione finanziaria, che è la risultante della situazione di cassa e dei debiti e crediti a breve scadenza.

Il termine cassa è poi adoperato in senso generico per designare alcuni speciali istituti di credito. I principali di essi sono trattati qui sotto. Per la cassa di ammortamento v. debito pubblico.

Cassa depositi e prestiti.

La Cassa depositi e prestiti è un istituto, tipicamente italiano, che adempie alle funzioni d'una grande banca di stato, pur non avendo una sua circolazione fiduciaria vera e propria. Fu creata dalla legge 17 maggio 1863, n. 1270, che ne determinò l'esistenza presso la Direzione generale del debito pubblico, alla dipendenza del Ministero delle finanze. È in parte foggiata sull'esempio della Cassa francese dei depositi e delle consegne giudiziarie e ha il compito di raccogliere il piccolo risparmio attraverso le casse di risparmio postali e le rimesse degli emigrati; di garantire i depositi volontarî e quelli giudiziarî, amministrativi e legali, e d'investire, poi, per metà, in titoli di stato o garantiti dallo stato, e, per il resto, in mutui agli enti locali per opere di pubblica utilità, i vistosi capitali così raccolti. Una parte degli utili della cassa deve essere versata annualmente al Tesoro dello stato.

Col tempo, accresciutasi notevolmente l'importanza della Cassa, sia per l'aumentata mole dei depositi, sia per la sua potente azione sul credito nazionale, il ministro Luzzatti, con r. decr. 15 maggio 1898, n. 161, la eresse in direzione generale autonoma annettendole anche la gestione autonoma del credito comunale e provinciale, con facoltà di emettere speciali cartelle, allo scopo di redimere da onerosi debiti le finanze locali. Nel 1910, con legge 13 luglio, n. 431, la direzione generale della Cassa depositi e prestiti, fu elevata ad amministrazione generale, avente alla sua dipendenza due direzioni generali, l'una della Cassa vera e propria, e l'altra degli istituti di previdenza; con i r. decreti 12 novembre 1921, n. 1615 e 25 febbraio 1923, n. 539, le due direzioni generali furono di nuovo riunite in una sola, e l'amministrazione generale abolita.

La Cassa depositi e prestiti è posta sotto la guarentigia dello stato alla dipendenza del ministro delle Finanze, ma ha un bilancio proprio, distinto da quello dello stato; è sottoposta inoltre al controllo d'una commissione di vigilanza; il controllo finanziario è esercitato dalla Corte dei conti. In provincia la cassa è coadiuvata dalle intendenze di finanza che hanno una sezione speciale per il servizio dei depositi.

Dalla Cassa depositi e prestiti dipendono anche: la sezione autonoma di credito comunale e provinciale; il servizio di cassa e di custodia dei valori della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali; la gestione delle pensioni e sussidî al personale delle ferrovie dello stato; la gestione della Cassa d'ammortamento del debito estero; la gestione di varî istituti di previdenza; altre minori ge3tioni come quella delle affrancazioni e del prestito della Croce rossa italiana.

Il servizio dei depositi. - I depositi, sia volontarî sia obbligatorî, si effettuano presso le Intendenze di finanza (per la provincia di Roma, presso la direzione generale della Cassa). Per le operazioni di restituzione, voltura e cancellazione di vincoli su depositi eccedenti le lire 30 mila, è necessaria l'autorizzazione della direzione generale. La Cassa può ricevere in deposito: denaro, titoli del debito pubblico dello stato, obbligazioni di comuni, provincie e pubblici stabilimenti, buoni del tesoro, azioni e obbligazioni di società anonime e in accomandita, cartelle di credito comunale e provinciale. Per i depositi in numerario la Cassa corrisponde, dal trentunesimo giorno dopo il versamento, se la somma depositata raggiunge o supera le L. 200, un interesse determinato annualmente dal ministro delle Finanze secondo la natura dei depositi: per i depositi in titoli (i quali rappresentano un onere per l'amministrazione, che deve curarne la custodia e provvedere al pagamento degl'interessi e ad altre formalità), i depositanti sono tenuti a corrispondere una tassa detta di custodia. I depositi tutti possono formare oggetto di pignoramento, sequestro o altro impedimento (tranne il semplice atto di diffida) da notificarsi all'ufficio depositario; atti che hanno l'efficacia di sospendere senz'altro qualsiasi operazione sui depositi stessi e che vengono risoluti o per revoca o per rinunzia o per sentenza passata in giudicato. Gl'interessi dei depositi in numerario si prescrivono in cinque anni, se non reclamati; quelli dei depositi in effetti pubblici in trenta; si ha poi la prescrizione sia degl'interessi sia del capitale dei depositi quando gli interessi, liberamente esigibili, e il capitale, libero da ogni vincolo, non siano stati riscossi o reclamati entro i termini predetti.

La polizza emessa dall'intendenza di finanza o dalla direzione generale all'atto della consegna dei titoli o del versamento del denaro, ha lo scopo di servire di prova dell'avvenuto deposito e deve per questo contenere tutti i dati necessarî a individuarlo, ma la sua esistenza in mano del depositante o di altri non costituisce né prova né presunzione che il deposito sia tuttora vigente; essa non è un titolo nel senso commerciale della parola e, in caso di smarrimento, distruzione e trafugamento, si può sempre ottenere un certificato che attesti l'esistenza del deposito. Ne consegue che le operazioni sui depositi, specie per quanto si riferisce alla proprietà, devono essere eseguite nelle forme prescritte dal codice civile.

Su richiesta del depositante e col consenso dell'autorità competente è consentita la pluralità dei vincoli su depositi cauzionali, l'estensione di vincolo per cauzione, la riunione o divisione dei depositi, ecc. I depositi, infine, vengono restituiti dalla Cassa, se volontarî, su semplice domanda del depositante, se obbligatorî, solo in seguito a provvedimento dell'autorità giudiziaria o amministrativa competente o per consenso di tutti gli interessati o quando consti che sia cessato lo scopo del deposito.

Il servizio dei prestiti. - La Cassa impiega i suoi capitali disponibili in rendita pubblica, in anticipazioni allo stato, in conto corrente fruttifero con lo stato stesso e principalmente in prestiti a provincie, comuni, consorzî e altre istituzioni previste da leggi speciali per scopi determinati. La costituzione dei rapporti fra la cassa e gli enti mutuatarî non ha luogo con la stipulazione d'un contratto, ma viene definita mediante un atto di concessione governativa, soggetto alla relativa tassa; così il mutuatario assume con atto unilaterale tutti gli obblighi prescritti dagli ordinamenti della Cassa, e la Cassa, con l'atto di concessione, costituisce il diritto del mutuatario al conseguimento delle somme nelle prescritte formalità e in base agli atti deliberativi del mutuatario stesso. Il saggio d'interesse in base al quale i mutui sono concessi è determinato ogni anno dal ministro delle Finanze, e per molti prestiti (ad esempio per edifici scolastici, scuole industriali, costruzioni popolari ed economiche, acquedotti, opere d'igiene, ecc.), lo stato concorre nel pagamento degl'interessi sui mutui. Il periodo massimo per il quale i mutui possono essere concessi è di 35 anni e l'ammortamento può avvenire o mediante annualità costanti comprensive degl'interessi e del rimborso del capitale, il che è la forma più comune, o mediante annualità decrescenti comprensive di rimborso del capitale in somma costante e degl'interessi degressivi. La garanzia normale dei mutui è costituita dalle delegazioni sulla sovrimposta fondiaria comunale e provinciale e sulle tasse consorziali, cioè da atti formali coi quali i debitori delegati (esattori, ricevitori provinciali) assumono gli obblighi degli enti mutuatarî verso la Cassa (cfr. art. 1271 cod. civ.).

Oltre ai mutui in danaro la Cassa può, a mezzo della gestione speciale, denominata Sezione autonoma di credito comunale e provinciale, effettuare mutui mediante emissione di cartelle per riscatto di debiti contratti dagli enti mutuatarî in qualunque epoca e per l'esecuzione di opere pubbliche determinate, sempre quando si tratti d'importanti operazioni speciali di mutui per somme eccedenti le disponibilità normali della Cassa e per le quali sia necessario il concorso delle disponibilità di altri istituti di credito.

Gestione della Cassa depositi e prestiti. - Complessivamente nell'anno 1928 vennero ricevuti dalla direzione generale e dalle intendenze di finanza 44.613 depositi in numerario per un capitale di oltre 161 milioni di lire; e 215.414 depositi in effetti pubblici per un capitale di 629 milioni. Al 31 dicembre 1928 erano vigenti 399.895 depositi in numerario per un capitale di 548 milioni di cui 208.884, con un capitale di 521 milioni, fruttiferi al saggio medio d'interesse netto del 2,12% circa. Alla stessa data i depositi in effetti pubblici vigenti erano 810.753 e ammontavano a un capitale di 3080 milioni, per i quali i depositanti erano tenuti a pagare alla Cassa una tassa media di custodia di lire 2, fino al limite di 30.000 lire di capitale, e di lire 3, per i depositi d'importo superiore.

I mutui concessi a comuni e provincie nell'anno 1928 furono 885 per un importo di 420 milioni. In complesso dal 1876 a tutto il 1928 la Cassa ha concesso prestiti per oltre 7 miliardi e 600 milioni. Il capitale investito in prestiti che fruttò interessi nell'anno 1928 ammonta a 4546 milioni, e gl'interessi stessi in base a un saggio medio del 4,20%, raggiunsero i 191 milioni. Le anticipazioni di fondi concesse nel 1928 ad amministrazioni dello stato e istituite dallo stato ammontarono a 63 milioni e il credito della Cassa per queste operazioni raggiunse al 31 dicembre 1928 milioni 1610. Il capitale. nominale della rendita consolidata e altri effetti pubblici di proprietà della Cassa ammontava al 31 dicembre 1928 a 4550 milioni e dava una rendita di oltre 209 milioni. Le somme momentaneamente disponibili e versate al saggio fisso del 5% al conto corrente fruttifero col tesoro ammontavano al 31 dicembre 1928 a 1483 milioni. Il credito della Cassa per partecipazioni al Consorzio di credito per le opere pubbliche, all'Istituto di credito per le imprese di pubblica utilita e al Consorzio per sovvenzioni su valori industriali, ammontava complessivamente al 31 dicembre 1928 a 115 milioni. Le spese d'amministrazione dal 1876 al 1928 ammontarono a 50 milioni con una media annua ai 955.000 lire. Le risultanze finali dell'esercizio per l'anno 1928 sono:

Tale utile netto viene ripartito, come per legge: 1/10 al fondo di riserva, 1/10 alla Cassa di colonizzazione per l'Agro romano e 8/10 al Tesoro dello stato. Le attività patrimoniali dei fondi di riserva ammontavano complessivamente, alla fine del 1928, a 969 milioni, investiti per la maggior parte in titoli di rendita (922 milioni).

Gestione del risparmio. - I depositi ricevuti nell'anno 1928 nelle casse postali di risparmio, sia su libretti nominativi, sia su libretti al portatore, ammontarono complessivamente a 2312 milioni, e i depositi vigenti nelle casse stesse alla fine dello stesso anno raggiungevano gli 8762 milioni.

Gl'interessi liquidati per l'anno 1928 raggiunsero in totale i 290 milioni. L'ammontare dei depositi giudiziali effettuati presso gli uffici postali nell'anno 1928 fu di 84 milioni e l'ammontare di quelli vigenti alla fine dello stesso anno 100 milioni. Furono emessi nel 1927 buoni postali fruttiferi del risparmio per 1237 milioni di lire circa, così che il credito dei portatori di tali buoni raggiungeva, alla fine dell'anno, 1950 milioni in conto capitale, di cui 67 milioni in conto interessi maturati e non riscossi. L'ammontare dei capitali delle casse postali di risparmio affidati alla Cassa depositi e prestiti, era al 31 dicembre di oltre 10.750 milioni. Il frutto lordo di questi capitali, amministrati dalla Cassa, è stato nell'anno 1928 di circa 452 milioni.

Le risultanze finali della gestione del risparmio dànno per il 1928 un'entrata di 385 e una spesa di 374 milioni con un utile netto di 11 milioni circa, che venne ripartito, come per legge: 8/10 al fondo di riserva, 2/10 al tesoro. Alla fine del 1928 il fondo di riserva ascendeva a 290 milioni. Aggiungendo agli 11 milioni di utile netto del risparmio ordinario l'utile dei depositi giudiziarî e del risparmio in buoni postali in milioni 2,5, si hanno complessivamente 13,5 milioni di utili nel 1928.

Casse di risparmio.

Mentre nel Medioevo speciali istituzioni (Monti di pietà) si proponevano di procacciare il credito alle classi meno abbienti, nessun ente e nessuna persona esercitava fino a poco più d'un secolo fa, come funzione principale e specifica, la raccolta e l'impiego fruttifero di piccoli depositi in denaro. Si attribuisce al francese Hugues Delestre il merito d'avere, per il primo, fatta presente, nel 1611, la necessità d'offrire agli operai la possibilità di collocare al sicuro e con profitto i loro piccoli risparmî; in Inghilterra Daniel Defoe, l'autore del Robinson Crusoè, espose la stessa idea; ma fu soltanto alla fine del sec. XVIII che il diffondersi dell'economia monetaria e delle idee filantropiche dell'illuminismo fece maturare l'idea precisa delle attuali casse di risparmio e la portò a principî d'attuazione, ad Amburgo nel 1778, in Oldemburg nel 1786, a Berna nel 1787, mentre uomini come Mirabeau, Malthus, Bentham, ne propugnavano la fondazione. Nel 1810 un pastore scozzese, il reverendo Henry Duncan, aprì nel villaggio di Ruthwell la prima cassa di risparmio (fr. caisse d'épargne; sp. caja de ahorros; ted. Sparkasse; ingl. savings bank), che non facesse dipendere la propria esistenza e possibilità di sviluppo da aiuti di terzi, ma soltanto dall'afflusso e dall'impiego dei depositi. Inoltre, il Duncan iniziò un'intensa opera di propaganda per diffondere l'istituzione. Il bisogno di questa era allora sentito da tutti coloro che desideravano alleviare la grande miseria che le guerre avevano lasciato nelle classi meno abbienti, e perciò casse di risparmio sorsero presto in tutti i paesi, nel 1816 a Boston e a Philadelphia, nel 1818 a Parigi e a Vienna, nel 1819 a Sydney, nel 1838 a Madrid.

Spagna. - Le casse di risparmio sono sorte in Spagna con spiccato carattere d'istituti di beneficenza. Investono nei Monti di pietà, ai quali sono spesso connesse, ma anche in titoli pubblici, in mutui ipotecarî e talvolta personali, in anticipi sugli stipendî, mutui a provincie e municipî, a casse rurali e a sindacati, ecc., in titoli di credito agricolo. Presentano una grande varietà di forme, anche per la varia origine. Parecchie svolgono una provvida attività nel campo delle assicurazioni sociali. Sono 136, riunite in 9 associazioni regionali e, dal 1927, anche in un'associazione nazionale; i depositanti sono circa 1.600.000, e i depositi circa 1500 milioni di pesetas. Accanto alle casse di risparmio, funziona dal 1909 una Caja de Ahorro Postal, sul tipo di quelle degli altri paesi; ha 1060 filiali, quasi 900.000 depositanti e 220 milioni di pesetas di depositi.

Francia. - Il governo francese s'interessò presto alle casse di risparmio, sorte per iniziativa privata e le favorì con le leggi del 1829 e 1835 che stabilivano e regolavano il passaggio dei fondi al Tesoro dello stato, del quale, attraverso le casse, i depositanti diventavano creditori. Gravemente colpite durante la rivoluzione del 1848, esse ripresero poi il loro sviluppo che non fu arrestato dalla fondazione avvenuta nel 1881 della cassa di risparmio postale (nel 1927: 7.602.000 depositanti per 6 miliardi e mezzo di franchi). I fondi che raccolgono, li passano alla Caisse des dépôts et consignations ricevendone un interesse su cui trattengono da 0,25 a 0,50% per coprire le spese d'amministrazione e formare un piccolo capitale. Sono 686 (con 1890 succursali), raggruppate in Conférences régionales che fanno capo a una Conférence générale. I depositanti sono oltre 9 milioni e i depositi quasi 15 miliardi di franchi.

Belgio. - Accanto a piccole casse senza importanza, esiste in Belgio la Caisse générale d'épargne et de retraite de Belgique, creata nel 1865, istituzione autonoma, ma sotto la stretta vigilanza del governo che ne risponde al parlamento. I suoi investimenti sono diretti soprattutto al credito agrario e all'edilizia. Svolge una grandissima attività specialmente nel campo del risparmio scolastico. Depositanti circa 4.250.000 per oltre 3500 milioni di franchi.

Olanda. - Le casse di risparmio iurono promosse soprattutto dalle "Società del bene pubblico". Non sottostanno a nessuna legislazione speciale: ebbero sviluppo tranquillo, mantenendo carattere arcaico fino a questi ultimi tempi, in cui le casse maggiori cominciarono a organizzarsi modernamente con ottimi risultati. Sono 300 circa, quasi tutte riunite in un'associazione nazionale. Oltre 807.000 depositanti per quasi 307 milioni di fiorini. Accanto alle casse libere esiste una cassa postale con 1449 uffici, oltre due milioni di libretti per circa 321 milioni di fiorini.

Gran Bretagna. - Le casse di risparmio sono regolate da una legge del 1817 dove è stabilito che i depositi vengano passati allo stato il quale s'impegna a corrispondere su di essi un interesse e se ne rende garante. Ricevettero poi una sicura base giuridica dalla legge del 1863. Oltre alla sezione di depositi a risparmio hanno generalmente una sezione che investe in titoli le somme che un depositante vuole affidarle, quando abbia superato il limite di depositi a risparmio consentito dalla legge, e un'altra sezione che cura l'acquisto, la custodia, il trasferimento e la vendita di titoli dello stato per conto dei clienti. Sono 140 casse, riunite in un'associazione nazionale, con oltre 150 milioni di sterline (nelle tre sezioni) e svolgono una grande attività nelle scuole. Dal 1859 esiste in Gran Bretagna anche una cassa postale con 284 milioni di sterline appartenenti a oltre 10 milioni di depositanti (nel 1927).

Norvegia. - Le casse di risparmio ebbero un rapidissimo sviluppo sotto l'egida d'una legislazione rigida e completa. La loro attività è molto varia e si avvicina a quella delle banche. Sono 605, riunite in un'associazione nazionale e hanno una loro banca centrale per azioni; depositi per 1934 milioni di corone.

Svezia. - La prima legge sulle casse di risparmio fu promulgata nel 1875, cioè 50 anni dopo che esse già funzionavano in buon numero. Hanno carattere puramente locale e sebbene strettamente controllate, sono autonome. Sono quasi 50, riunite in un'associazione nazionale, con oltre 2.700.000 libretti per 2706 milioni di corone. Dal 1884 funziona anche una cassa postale con quasi 206 milioni di corone su circa 846.000 libretti.

Danimarca. - Salvo le più antiche, situate nelle grandi città, hanno carattere locale e prevalentemente rurale. Sono regolate da una legge speciale e dai proprî statuti che devono conformarsi a uno statuto tipo approvato dal governo. Sono 531, riunite in 4 associazioni regionali e in una centrale; quasi 2 miliardi di corone di depositi su oltre 1.800.000 libretti.

Finlandia. - Le casse di risparmio si svilupparono liberamente fin dalla fine del secolo scorso, quando cominciarono a essere sottoposte a leggi speciali e a controllo. Compiono operazioni soprattutto di carattere agrario. Sono 470 con un'associazione nazionale e una loro banca centrale; hanno depositi per oltre 3 miliardi di marchi finlandesi. Esiste anche una cassa postale con circa 198 milioni di marchi di depositi.

Russia. - Le casse di risparmio sviluppatesi verso la fine del secolo scorso e al principio di questo col favore del governo zarista, furono liquidate dopo la rivoluzione. Nel 1922 però il nuovo governo iniziò la creazione d'un vasto sistema di cassa di risparmio, sotto la sorveglianza del commissariato delle finanze e amministrate da una direzione centrale. Sono quasi 15.000 casse con circa 2.800.000 libretti per 209 milioni di rubli.

Germania. - Promosse da associazioni patriottiche e di beneficenza o da principi nella seconda metà del sec. XIX, le casse di risparmio della Germania sorsero per opera principalmente di comuni e governi statali. Il loro sviluppo si accentuò negli ultimi decennî del secolo scorso anche per la minacciata istituzione della cassa postale. Nel 1909 ampliarono il loro campo d'azione. Una spinta a nuove operazioni fu data dal periodo bellico e dalle susseguenti crisi monetarie. Fortemente collegate regionalmente e in un'associazione centrale con annesso istituto di credito e di compensazione, hanno organizzato un ampio mercato per il credito comunale e un perfetto sistema di pagamento e riscossione per mezzo di trasferimenti. Sebbene regolate da legislazione diversa nei vari stati, presentano nella loro struttura grande uniformità che va accentuandosi con l'adozione d'un comune statuto modello. Sono 3236 con 11.550 uffici, 7 milioni di depositanti e 4670 milioni di marchi di depositi a risparmio.

Austria. - In Austria le casse di risparmio sorsero dapprima, a imitazione della prima cassa di Vienna, come emanazione di gruppi di cittadini benefici, ma nella seconda metà del secolo scorso e in questo furono istituite anche da comuni e da distretti; ampliarono di mano in mano, e più rapidamente durante e dopo la guerra mondiale, il loro campo d'azione, anche a mezzo di loro banche cooperative. Duramente colpite dalla crisi economica susseguente alla guerra e dalla perdita di gran parte del territorio vanno ora riassestandosi anche per opera della loro associazione. Sono 200 con 990 milioni di scellini austriaci di depositi. Dal 1881 funziona accanto alle casse di risparmio ordinarie una cassa postale (259.000 scellini nel 1925).

Cecoslovacchia. - La legge attuale, ispirata ai principî del regolamento austriaco, dà nella Cecoslovacchia facoltà soltanto ad autorità locali di fondare casse di risparmio. Queste investono soprattutto in mutui ipotecarî, in acquisti di titoli pubblici, mutui a comuni e operazioni cambiarie. Svolgono una grande attività nel campo edilizio. Sono riunite in due associazioni, una delle casse cecoslovacche, l'altra delle casse tedesche, ciascuna delle quali ha fondato la propria banca centrale. A queste organizzazioni volontarie sovrasta una federazione obbligatoria; sono 374 casse con 15 miliardi e mezzo di corone di depositi.

Polonia. - Subito dopo aver acquistato la propria indipendenza, la Polonia iniziò l'unificazione delle casse di risparmio delle regioni appartenenti prima alla Germania, alla Russia e all'Austria, adottando londamentalmente il tipo delle casse comunali, sotto la vigilanza governativa. Le crisi monetarie economiche ne ritardarono lo sviluppo che ora prende andamento normale anche per opera di un'associazione centrale; sono 252 casse con 174 milioni di zloti. Anche in Polonia esiste e va ora sviluppandosi una cassa di risparmio postale (333 milioni di zloti).

Svizzera. - nella Svizzera le casse di risparmio andarono presto trasformandosi in banche, cosicché le vere casse di risparmio sono ora pochissime (importante soltanto quella di Ginevra). Sono sviluppatissime, invece, le piccole associazioni di risparmiatori, le casse di risparmio scolastiche, quelle delle fabbriche, quelle cooperative che fanno capo però anche a banche ordinarie.

Stati Uniti D'America. - Negli Stati Uniti le casse di risparmio ebbero rapido sviluppo ma quasi esclusivamente negli stati orientali. Sono regolate da leggi diverse da stato a stato, le quali però presentano fra loro una grande uniformità. Sono sottoposte a una severa vigilanza e a grande restrizione negl'investimenti; organizzano servizî varî a vantaggio del pubblico. Investono soprattutto in mutui ipotecarî, in titoli pubblici e principalmente municipali, in titoli ferroviarî, telefoni, linee tramviarie e simili. In sei stati hanno costituito altrettante associazioni e, inoltre, una associazione nazionale con sede a New York. Sono 603 con 11.250.000 depositanti per 8050 milioni di dollari. Dal 1911 funziona anche una cassa postale con 150 milioni di depositi di 412.000 depositanti.

Australia. - La fondazione di casse, iniziatasi nell'Australia fin dal 1819, ha creato, accanto a qualche minore cassa indipendente, un sistema semplice ed efficace di 4 grandi casse statali e d'una cassa feierale che estende la sua attività su tutto il territorio. Svolgono un'intensissima attività per la raccolta dei depositi e attiva è l'opera nel campo scolastico e industriale. Investono per lo più in titoli pubblici, in mutui ad enti pubblici per opere di pubblica utilità e in mutui ipotecarî a breve scadenza. Favoriscono molto l'agricoltura e l'edilizia. Il 67% della popolazione ha depositi presso le casse di risparmio, per un totale di quasi 205 milioni di steiline.

Italia. - In Italia si ebbero nel 1822 le prime casse di risparmio (Padova, Rovigo, Castelfranco Veneto, Udine, Monselice, Venezia), unite a Monti di pietà. Il 1 luglio 1823, per opera della Commissione centrale di beneficenza, istituita nel 1816 per promuovere opere atte a sollevare le classi meno agiate dalle miserie del dopoguerra napoleonico, si aprì in Milano la Cassa di risparmio delle provincie lombarde. Nel 1827 sorse la Cassa di risparmio di Torino, nel 1829 quella di Firenze, nel 1830 quelle di S. Miniato e di Prato, nel 1831 quelle di Pistoia e di Siena, quest'ultima presso il Monte dei Paschi, costituito nel 1472. Presto ne seguì l'esempio lo Stato della Chiesa: Roma nel 1836 e Bologna nel 1837. Lucca e Carrara ebbero le loro casse di risparmio nel 1843, Parma nel 1860 e nello stesso anno Napoli (la cui cassa venne poi assorbita dal Banco di Napoli) e la Sicilia (Palermo). Nel 1830 si contavano complessivamente in Italia 9 casse di risparmio, 25 nel 1840, 60 nel 1850, 91 nel 1860, 136 nel 1870. Nel 1875 per opera di Quintino Sella s'istituirono in Italia le casse di risparmio postali che però non arrestarono lo sviluppo delle casse ordinarie. Queste salivano a 183 nel 1880, 196 nel 1890, ed erano 184 nel 19oo, 188 nel 1910, 203 alla vigilia delle disposizioni di legge che, come vedremo, ne ridussero il numero.

Diverse furono le origini di queste casse di risparmio, e precisamente: nell'Italia Settentrionale (dove promotori furono spesso i Monti di pietà) e nell'Italia Meridionale (per trasformazione dei Monti frumentarî) furono fondate soprattutto da corpi morali, o col loro concorso; nell'Italia Centrale, principalmente da associazioni di persone. Una sola cassa deriva la propria esistenza da una legge speciale ed è la cassa di risparmio del Banco di Sicilia. La diversa origine si riflette nella diversità di costituzione e di funzionamento. Le casse fondate da enti morali sono rette da un consiglio d'amministrazione, nominato per regola dall'ente fondatore, quelle invece fondate da privati riuniti in associazioni hanno 2 specie di organi amministrativi e cioè: l'assemblea dei soci che delibera su tutte le materie di carattere generale e fondamentale, e il consiglio d'amministrazione, eletto dall'assemblea stessa per curare l'esecuzione dei suoi mandati e amministrare direttamente la cassa. Le casse, poi, istituite col duplice concorso di enti morali e di privati, hanno generalmente un'assemblea che provvede all'elezione d'una parte del consiglio d'amministrazione, mentre alla nomina dei rimanenti membri di questo provvede l'ente fondatore o, in via eccezionale, un altro ente. Una speciale struttura amministrativa ha la Cassa di risparmio delle provincie lombarde, dove la commissione centrale di beneficenza composta d'un presidente e d'un vice presidente di nomina regia, e di 15 commissarî eletti dai rettorati provinciali della regione e dal podestà di Milano, nomina nel proprio seno un comitato esecutivo che è il vero amministratore.

Legislazione. - Il primo atto legislativo concernente le casse di risparmio è costituito dalla legge sarda del 31 dicembre 1851. In questa e nella successiva legislazione del regno sardo le casse di risparmio erano considerate come opere pie, ma questo concetto era inconciliabile con la natura di molte casse del nuovo regno d'Italia. Dopo molte incertezze le casse di risparmio italiane ebbero finalmente la loro carta fondamentale nella legge del 15 luglio 1888 (col regolamento 21 gennaio 1897). Essa sottomette la fondazione di nuovi istituti all'autorizzazione governativa, previo esame dell'atto costitutivo e dello statuto che deve essere conforme alla legge e contenere le norme riguardanti i depositi, i rimborsi, il modo d'impiego del capitale e l'erogazione degli utili netti annuali. Prescrive un minimo fondo di dotazione di L. 3000 (che venne elevato dalle recenti leggi a un milione); vieta agli amministratori di ricevere utili, compensi o indennità (salvo medaglie di presenza); stabilisce norme generali per i depositi a risparmio o no, per i versamenti, per i rimborsi e per i libretti. Limita la facoltà di acquistare stabili, ma lascia una grande libertä negl'investimenti, prescrivendo soltanto che debbano essere conformi agli statuti e che in questi debba essere stabilita la proporzione massima dei mutui e dei conti correnti con ipoteche e mutui ai corpi morali. I 7/10 si devono destinare alla formazione di una massa di rispetto, fino che questa abbia raggiunto almeno 1/10 dell'ammontare dei depositi, mentre il restante può essere assegnato a opere di beneficenza o di pubblica utilità, o anche a incremento dell'istituto fondatore.

Il Ministero dell'economia nazionale ha la vigilanza sulle casse di risparmio e la esercita, sia con l'esame dei bilanci e delle situazioni semestrali, sia mediante ispezioni. Le sanzioni che lo stesso ministero può prendere, quando risulti violazione delle leggi e dello statuto o altre irre golarità o perdite nelle operazioni, vanno dall'annullamento delle deliberazioni allo scioglimento del consiglio d'amministrazione e persino alla liquidazione dell'istituto. Sono inoltre stabilite delle pene pecuniarie a carico degli amministratori, del direttore, dei sindaci e dei liquidatori, nel caso di determinate inosservanze della legge e dello statuto.

Dopo la guerra, nel movimento generale di riforne nel campo del credito, soprattutto a tutela del risparmio duramente provato nelle disavventure bancarie di quel fortunoso periodo, anche la legge riguardante le casse di risparmio, che pur superarono intatte la prova, subì rilevanti modificazioni, principalmente per effetto del r. decr. legge 10 febbraio 1927. Suo concetto fondamentale è quello di eliminare organismi la cui scarsa utilità fosse dimostrata dallo stentato sviluppo pur dopo molti anni di vita, facendo sorgere e sviluppare istituti capaci di vita sicura e proficua, anche rafforzandoli e coordinandoli mediante opportuni raggruppamenti. I provvedimenti all'uopo adottati dal decreto in parola sono di due specie, cioè di fusione e di federazione; con la prima un istituto o parecchi istituti cessano di vivere e sono assorbiti da uno maggiore, del quale diventano filiali; con la seconda gl'istituti continuano tutti la loro esistenza e la loro attività, coordinandole però fra loro. Per le casse di risparmio che avevano al 30 giugno 1926 (o, se nuove, dopo cinque anni di vita) un ammontare di depositi fiduciarî (risparmio, conto corrente, ecc.) inferiore a 5 milioni di lire, il decreto rende obbligatoria la fusione con la cassa di risparmio del capoluogo della provincia o con altra cassa di risparmio (o Monte di pietà di prima categoria) della provincia o di provincie limitrofe, di cui diventano filiali; quando, invece, l'ammontare dei depositi sia superiore ai 5 ma inferiore ai 10 milioni di lire, la fusione è in facoltà del Ministero dell'economia nazionale di concerto con quello delle finanze.

Di unirsi in federazioni è fatto obbligo alle casse di risparmio (e Monti di pietà di prima categoria) esistenti in una provincia e può esser fatto obbligo anche a casse di risparmio (e Monti di pietà di prima categoria) di provincie limitrofe. Scopo di queste iederazioni è di tutelare il risparmio, di limitare la zona degl'istituti federati, coordinarne l'azione e sostenerli in tutte le loro contingenze. Le federazioni sono enti autonomi e separati dai singoli istituti federati i quali, s'intende, mantengono la propria personalità giuridica. I consigli d'amministrazione dei singoli istituti federati conservano l'amministrazione dei medesimi, la nomina e la disciplina del personale, la gestione dei depositi e degl'impieghi, ma con le modalità e limitazioni che saranno fissate dallo statuto federale. La federazione è amministrata da un consiglio i cui membri sono nominati secondo minuziose disposizioni del decreto dai consigli d'amministrazione degl'istituti federati. Lo statuto della federazione deve essere approvato con le stesse modalità che vigono per l'approvazione degli statuti delle casse di risparmio. Ogni federazione deve costituire un fondo di garanzia comune, il quale però continua a essere amministrato dai singoli istituti.

Altre notevoli modificazioni il decreto legge del febbraio 1927 introduce nell'ordinamento delle casse di risparmio al fine di metterlo in armonia con le norme legislative a tutela del risparmio. Così la nuova legislazione ha fatto dipendere la costituzione delle nuove casse di risparmio non più dal parere del Consiglio di stato, ma da quello dell'istituto d'emissione, previo concerto col Ministero delle finanze; ha elevato al minimo d'un milione il primo fondo di dotazione delle nuove casse di risparmio; ha confermato, precisandolo e completandolo, il principio adottato per gl'istituti ordinarî di credito e cioè che non possono aprire sedi secondarie, filiali, succursali, agenzie e simili, senza autorizzazione del Ministero dell'economia nazionale, di concerto con quello delle finanze, sentito l'istituto d'emissione; ha reso possibile un più pronto intervento dell'autorità tutoria; i sindaci, dei quali nelle disposizioni precedentemente vigenti si faceva appena cenno come di organi facoltativi, sono stati resi obbligatori; limiti rigorosi sono stati posti alle concessioni del fido. Due nuove disposizioni estendono con prudenza e misura l'attività delle casse di risparmio nel campo degl'investimenti immobiliari e in quello dell'amministrazione di patrimonî privati.

Un anno dopo la promulgazione di questo decreto, 92 casse su 203 sono state assorbite, così che oggi abbiamo: nell'Italia settentrionale 38 casse (invece di 57); nella centrale 68 (invece di 127); nella meridionale e in Sicilia 6 (invece di 19); e cioè in tutto 112 casse (invece di 203). Quattro federazioni regionali (Venezie, Toscana, Lazio, Abruzzi) e cinque provinciali (Ancona, Ascoli, Macerata, Pesaro, Terni) sono sorte; si sta preparando la costituzione delle federazioni del Piemonte, della Liguria, dell'Emilia, della Romagna: la Lombardia non avrà federazioni perché la Cassa di risparmio delle provincie lombarde opera in quasi tutta la regione. Nel Mezzogiorno molto probabilmente non si avranno federazioni, perché salvo la Cassa di risparmio di Andria e quella di Cosenza le ȧltre verranno assorbite. In Sardegna non esistono casse di risparmio; in Sicilia vi sono la potente Cassa di risparmio Vittorio Emanuele e quella del Banco di Sicilia, entrambe con sede a Palermo. Qualche cassa fra le più progredite, come quella delle provincie lombarde, si prepara ad agire nel campo delle amministrazioni private, apertole dalla legge.

Operazioni. - Il denaro affluisce alle casse di risparmio soprattutto sotto forma di depositi a risparmio; ma non mancano casse (circa la metà di quelle esistenti in Italia) che accettano anche depositi in conto corrente, né quelle (poche) che emettono buoni fruttiferi a scadenza fissa. Secondo la natura dei depositi, l'ammontare di questi al 31 dicembre 1927 si può così ripartire (in milioni di lire): depositi a risparmio 11.887,2; depositi su buoni fruttiferi 590,0; depositi in conto corrente 1.429,3, in totale 13.906,5. A volte, per sopperire a transitorî bisogni di disponibilità, le casse si procurano fondi anche aprendo conti correnti passivi, ricevendo anticipazioni su titoli, coi riporti passivi e riscontando il proprio portafoglio; l'importo di tali mezzi sussidiarî scompare però di fronte alla massa imponente dei depositi. Infatti avevamo nel 1927 (in milioni di lire):

La libertà che la legge italiana lascia alle casse per quanto concerne gl'investimenti, pur trovando restrizioni nei loro statuti e regolamenti e nelle loro tradizioni di prudenza, permette mille forme di attività utile agl'istituti e ai risparmiatori, nonché all'economia nazionale, a differenza di quanto avviene in altri paesi, sotto l'impero di leggi restrittive. Comune a tutte le casse di risparmio è l'investimento in titoli di credito, emessi e garantiti dallo stato, e le operazioni su di essi. Quasi tutte le casse di risparmio però (nel 1926, 181 su 189) investono anche e operano in altri titoli di credito di provata solidità. Dai bilanci delle casse di risparmio al 31 dicembre 1927 rileviamo che gl'investimenti in titoli di credito da parte delle casse, ammontavano complessivamente a lire 5.135.092.000. I titoli in riporto attivo a lire 313.716.000 e le anticipazioni su titoli a lire 697.083.000. Vanno acquistando sempre maggiore importanza fra le operazioni delle casse di risparmio le aperture di crediti in conto corrente e le anticipazioni su garanzia, s'intende, di titoli di credito, di crediti solidi, di cambiali, ecc., operazioni che nel 1926 erano esercitate da ben 125 casse su 189 e che rappresentavano al 31 dicembre 1927 un ammontare di lire 697.083.000. Caratteristica delle casse di risparmio del nostro paese è il largo posto che esse fanno alle operazioni su cambiali (nel 1926, 184 casse su 189), sia sotto forma di prestiti su cambiali, sia sotto forma di risconti o d'incassi. S'intende che il portafoglio delle casse di risparmio, ricco al 31 dicembre 1927 di ben 2.581.325.000 lire di effetti, non accoglie che cambiali corrispondenti a veri investimenti fruttiferi da parte dei sovvenuti, e che rechino 3 o almeno 2 firme solidissime del ceto industriale, commerciale o agricolo.

Una delle grandi benemerenze acquisite dalle casse nostre nel mercato nazionale del credito, accanto all'acquisto dei titoli pubblici, è data dai mutui ipotecarî, dai quali rifuggono gli altri istituti di credito, non dediti esclusivamente al credito immobiliare. Nel 1926, su 187 casse di risparmio ben 185 davano mutui contro ipoteche, e in questa forma di investimento le casse di risparmio al 31 dicembre 1927 avevano impegnato 1.876.780.000 di lire. Anche dei mutui chirografarî è larghissima la frequenza presso le casse di risparmio (168 istituti su 189) che, però, concludono i loro mutui chirografarî raramente con privati e quasi esclusivamente con corpi morali, mantenendosi generalmente fra il 15 e il 20% del totale degl'investimenti. Al 31 dicembre 1927 l'ammontare dei mutui chirografarî da parte delle casse di risparmio italiane era di 3.016.026.000 di lire.

Trascurando le operazioni meno diffuse, come le anticipazioni su crediti liquidi documentati verso pubbliche amministrazioni o privati, sconti di canoni di fitti e simili (nel 1926 venivano effettuate da 85 Casse su 189), prestiti su pegno di oggetti preziosi, oltreché di merci e simili (nel 1926, 78 su 189), prestiti contro cessione del quinto degli stipendî e dei salarî degli impiegati e salariati, dipendenti dallo stato e da enti pubblici (nel 1926, 46 su 189), importa rintracciare nell'attività che svolgono le nostre casse di risparmio quanta parte di essa sia rivolta a vantaggio di fattori fondamentali della vita economica e cioè quali operazioni le nostre istituzioni compiano a favore dell'edilizia popolare e della cooperazione, dell'industria, del commercio e specialmente dell'agricoltura. Già prima che l'attenzione del potere legislativo si fosse rivolta ai danni sociali della crisi degli alloggi, parecchie casse di risparmio avevano accolto nei loro statuti le operazioni di credito per l'edilizia popolare. In seguito divennero più numerose le casse (oltre una settantina), che, specie nell'Italia settentrionale e centrale, assecondate e sospinte da nuove numerose disposizioni di legge e late interpretazioni di queste, rivolsero la loro attenzione al credito edilizio, accordando sovvenzioni alle società cooperative che costruiscono per i proprî soci, ai comuni, agli enti locali, agl'istituti autonomi edilizî, alle società di beneficenza e mutuo soccorso che si propongono di costruire case popolari o economiche.

Oltre all'interessamento dimostrato verso la cooperazione con varie forme d'erogazione, speciale nell'Italia Settentrionale e Centrale, le casse di risparmio hanno favorito il movimento cooperativo con la larga partecipazione al finanziamento dell'Istituto nazionale di credito per la cooperazione, istituito con r. decr.. 15 agosto 1915, senza contare l'acquisto di obbligazioni emesse dall'istituto e il largo risconto del suo portafoglio.

Mentre la partecipazione delle casse allo sviluppo del commercio e dell'industria non è direttamente rilevabile, prendendo soprattutto la forma di sconto d'effetti e di warrants, quella all'agricoltura, poiché va adattando sempre meglio le forme ai bisogni di questa, assume anche aspetti e organi particolari. Si può ben dire che fin dai loro inizî, pur fra l'incertezza dei legislatori, le casse di risparmio italiane dànno mezzi e opera all'agricoltura (nel 1926, 188 casse su 189) e principalmente la Cassa di risparmio di Bologna, il Monte dei Paschi, la Cassa di risparmio del Banco di Napoli e quella del Banco di Sicilia, la Cassa di risparmio di Roma, quella della Marca Trevigiana e infine la Cassa di risparmio delle provincie lombarde, che nel 1924 istituì una speciale sezione per il credito agrario allo scopo di compiere tutte le operazioni d'esercizio e di miglioramento contemplate nel testo unico delle leggi e dei decreti sul credito agrario 9 aprile 1922 (in 3 anni operazioni per quasi 450 milloni di lire). Importanti sono le sovvenzioni accordate dalle casse di risparmio agli agricoltori delle provincie venete sgombrate dal nemico, e molte hanno concorso a formare la sezione di credito fondiario ed agrario presso l'Istituto federale di credito per il risorgimento delle Venezie. Anche la sezione di credito fondiario e agrario istituita presso l'Istituto nazionale di credito per la cooperazione ebbe largo concorso da parte delle casse. Queste, infine, dopo aver elaborato un proprio piano per dotare l'Italia d'una organizzazione nazionale capace di promuovere il rinnovamento agricolo, furono pronte a dare opera e capitali all'applicazione dell'altro progetto sancito dal decr. legge 19 luglio 1927, contribuendo con 27.500.000 lire alla costituzione dell'Istituto federale di credito agrario per la Toscana; con 24.300.000 lire alla costituzione dell'Istituto federale di credito agrario per il Piemonte; con 100 milioni a quella per la Lombardia; con 12.100.000 lire a quella per l'Emilia e la Romagna e infine con 85 milioni a quella del Consorzio nazionale.

Né va dimenticata fra le benemerenze delle casse italiane l'attività da esse svolta in materia annonaria e dei consumi, concedendo ai comuni i prestiti di favore per l'acquisto di cereali presso i consorzî granarî provinciali di nuova istituzione, aprendo crediti in conto corrente a enti autonomi di consumo e cooperative di consumo per la provvista e distribuzione dei generi alimentari.

Largamente parteciparono all'istituzione del Consorzio di credito per le opere pubbliche, sorto nel 1919 per concedere mutui per l'esecuzione d'opere pubbliche.

I provvedimenti emanati per gl'invalidi e mutilati di guerra e per i combattenti, nonché i provvedimenti per le Venezie (sovvenzioni ai profughi e per la restaurazione delle terre liberate e redente) trovarono pure il loro validissimo appoggio nelle casse di risparmio.

Così pure l'Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità, ente autonomo di credito immobiliare, ebbe le casse di risparmio fra i sottoscrittori più cospicui del capitale iniziale.

Con slancio hanno sempre risposto agli appelli loro rivolti quando si tiattava di soccorrere i danneggiati da pubbliche calamità, con speciali concessioni di mutui ipotecarî, in forza di leggi dettate dalle necessità del momento; caratteristica delle nostre casse di risparmio, come manifestazione genuina dello spirito filantropico da cui esse trassero la loro origine, è poi l'esercizio oculato e perseverante della beneficenza.

Se gl'istituti di cultura e d'educazione trovano largo appoggio finanziario presso le casse di risparmio italiane, vi è una funzione educativa cui queste attendono anche direttamente, perché direttamente connessa ai loro scopi e al loro funzionamento, cioè l'educazione al risparmio, si svolga essa nelle scuole, o prenda la forma generica di propaganda, con conferenze, manifesti, opuscoli, circolari, proiezioni, films e ogni altro mezzo che la tecnica pubblicitaria oggi suggerisce.

Trattanento fiscale. - L'assenza d'ogni scopo di speculazione dalla loro azione e il fatto che le falcidie portate dal fisco al loro patrimonio e ai loro redditi diminuiscono le garanzie dei depositanti e le possibilità di beneficenza e d'opere di pubblica utilità, non ha creato in Italia, dal punto di vista fiscale, una situazione privilegiata per le casse di risparmio. Salvo qualche agevolazione in materia di tasse di bollo e registro, esse soggiaciono a tutte le imposte e tasse, vigenti per gli altri enti, sul patrimonio, sul reddito e sulle operazioni, a favore dell'erario e degli enti autarchici e cioè: tassa camerale, tassa di patente, tassa di manomorta, imposta straordinaria sul patrimonio, imposta terreni e fabbricati e imposta sui redditi di ricchezza mobile (anche sugl'interessi che pagano ai depositanti).

Associazione delle casse di risparmio italiane. - Anche in Italia i dirigenti delle casse di risparmio sentirono presto il bisogno d'uno scambio d'idee e d'una collaborazione, principalmente in occasione di provvedimenti legislativi, e perciò nel II Congresso (Torino 1911) costituirono l'associazione, con sede in Roma, che raccolse subito 150 delle 184 casse allora esistenti e contribuì largamente al loro sviluppo con l'assistenza nel campo legale, finanziario e fiscale, con la partecipazione all'opera legislativa, con l'organizzazione dei due fattivi congressi di Trieste nel 1922 e di Palermo nel 1927 e con la pubblicazione d'un periodico mensile dal titolo: Rivista delle casse di risparmio. Spesso assolse anche una funzione finanziaria, partecipando in nome e per conto delle casse, a emissione di buoni fruttiferi e di prestiti nazionali, specialmente durante la guerra.

Istituto di credito delle casse di risparmio italiane. - Per iniziativa dell'associazione sorse nel 1921 l'Istituto di credito delle casse di risparmio italiane, ente morale. Le casse che vi partecipavano erano 146 al 31 dicembre 1926 (capitale dell'istituto 72.310.000 lire); ma si ridussero a 114 entro il 1927 e diminuirono poi ancora per effetto delle fusioni di cui si è detto più innanzi. Diminuzione di numero, non di potenza (capitale al 31 dicembre 1927, L. 72.430.000). L'istituto ha sede in Roma, ma può aprire sedi secondarie là dove non operino già casse di risparmio e può nominare proprî rappresentanti. Gli scopi dell'istituto sono principalmente due: 1) collegare l'azione delle casse di risparmio nei rapporti reciproci derivanti dalle loro funzioni; 2) provvedere a quanto si richiede per il loro efficace concorso nelle operazioni reclamate dalle condizioni finanziarie ed economiche del paese.

Nel raggiungimento del primo scopo, l'azione dell'istituto si è svolta soprattutto col servizio assegni che ha preso rapidamente grande sviluppo. Ogni cassa che partecipa al servizio, deposita presso l'istituto un ammontare di titoli equivalenti all'importo degli assegni per i quali ritiene di dover trarre sull'istituto. Questi assegni circolano ovunque, essendo pagabili presso qualsiasi cassa di risparmio. Nel 1927 ne furono emessi 1.402.042 per L. 4.440.455.457; ne erano in circolazione al 31 dicembre 1927 per lire 75.011.035. Sviluppatissimo è pure il servizio incassi effetti (179.073 per lire 340.982.307). Al secondo scopo risponde l'azione che l'istituto svolge quale ente autonomo, curando principalmente le sovvenzioni dirette e gli sconti cambiarî, i mutui in conto corrente, l'acquisto di titoli, le anticipazioni sui titoli e sopra delegazi mi sulla sovrimposta e sui contributi consorziali, rilasciate da comuni, provincie e consorzî, e le sovvenzioni per l'esecuzione di opere pubbliche, bonifiche, ferrovie, ecc. L'utile netto dell'esercizio 1927 ha ammontato a L. 4.228.623; così che fu possibile assegnare alle casse di risparmio partecipanti il 5% sulle loro quote e passare oltre 600.000 lire al fondo di riserva, il quale ora ascende a L. 2.138.399.

Istituto internazionale del risparmio. - Con l'ampliarsi dell'ambiente economico, per effetto dello sviluppo dei mezzi di trasporto, della maggior mobilità delle persone e dell'estendersi delle relazioni, commerciali o no, le casse d'ogni paese sentirono il bisogno di scambiare idee ed esperienze e d'organizzare forme di collaborazione, non soltanto fra loro, ma anche con le casse straniere. A questi intenti, per deliberazione presa nel I Congresso internazionale delle casse di risparmio, tenuto a Milano nel 1924, come coronamento della celebrazione del primo centenario della Cassa di risparmio delle provincie lombarde (1823), sorse nel 1925 l'Istituto internazionale del risparmio. La sede dell'istituto è per statuto in Italia, a Milano, e vi appartengono attualmente oltre 5000 casse di risparmio di 28 paesi. Esso pubblica una rivista mensile in un'edizione francese L'épargne du Monde e in un'edizione inglese World Thrift; è in attiva. corrispondenza con le casse di risparmio di tutto il mondo, compie per esse e per le loro associazioni e in collaborazione con queste, indagini su ogni problema d'interesse generale e particolare per il risparmio e le casse di risparmio, alla soluzione del quale sia necessario e utile l'esame di dati riflettenti varî paesi. V. anche risparmio.

Bibl.: Per le casse estere: Periodici suindicati dell'Istituto internazionale del risparmio; quelli delle Associazioni di casse di risparmio dei varî paesi, presso l'Istituto internazionale del risparmio, Milano; Atti dei congressi nazionali delle casse di risparmio, Milano. Inoltre: A. Cormont, Les caisses d'épargne de France, Parigi 1922; Municipal Savings Banks, Report of the Committee appointed to consider whether it is desirable to permit a further extension of Municipal Savings Banks, H. M. Stationery Office, Londra 1928; T. Henderson, Trustee Savings Banks. The case for disinterested public service, Glasgow 1928; W. H. Kniffin, The Savings Bank and its practical Work, 4ª edizione, New York 1928; H. Höpker, Die deutschen, Sparkassen, ihre Entwicklung und ihre Bedeutung, Berlino 1924; R. Stern, Der Sparkassendienst, Ein Handbuch für den Sparkassenbeamten und denjenigen der sich dem Sparkassendienst zuwenden will, voll. 2, Berlino 1923; H. Jursch, Zehn Jahre deutsche Kommunal-Giroorganisation, Berlino 1926; W. Hetzer, Der Wiederaufbau der deutschen Sparkassen nach dem Währhungsverfall, Berlino 1926; C. von Wegner, Entwicklung und Organisation der deutschen Sparkassen und des kommunalen Giroverkehrs, Berlino 1925; L. Simon, Das neue Sparkassenrecht, Kommentar zu Mustersatzung der Sparkassen vom 26 Juli 1927, Berlino 1928.

Per le casse italiane: Atti ufficiali del 1° Congresso internazionale del risparmio, Milano 1925; Atti del I Congresso delle casse di risparmio, Firenze 1886; Atti del II Congresso delle casse di risparmio, Torino 1911; Atti del III Congresso delle csse di risparmio, Trieste 1922; Atti del IV Congresso delle casse di risparmio, Palermo 1927; Rivista delle casse di risparmio, organo dell'Associazione fra le casse di risparmio italiane, Roma; V. Rossi, Gli investimenti delle casse ordinarie di risparmio, in Annali del credito e della previdenza, s. 2ª, XXIX (Roma 1926); L. Paolini, Manuale per le casse di risparmio ordinarie, 2ª ed., Bologna 1907; F. Lami, Le casse di risparmio nel credito e nell'economia nazionale, Firenze 1924; W. Poli, Le casse di risparmio, 2ª ed., Brescia 1926; V. Sinagra, La natura giuridica delle casse di risparmio, Roma 1926; G. Vendettuoli, Le casse di risparmio, 2ª ed., Torino 1927.

Cassa di risparmio postale. - Diffusesi, sul finire del '700 e nella prima metà dell '800, le casse di risparmio ordinarie in quasi tutti i paesi civili, sorse in Inghilterra l'idea di utilizzare per la raccolta del piccolo risparmio l'organizzazione amministrativa esistente per il servizio postale, allo scopo di rendere più facile a tutti i cittadini, e specialmente ai più modesti, il deposito delle loro economie in una cassa che fosse a portata di mano anche nei più piccoli centri, e che offrisse la massima garanzia di sicurezza. Il sistema, escogitato nel 1860 da un certo Sykes, impiegato della cassa di risparmio di Huddersfield, e attuato nel 1861, auspice il Gladstone, fu accolto, in un trentennio, da quasi tutti gli stati.

In Italia il primo progetto per l'istituzione delle casse di risparmio postali fu presentato da Quintino Sella il 10 marzo 1870, e quindi riprodotto il 9 dicembre dello stesso anno. Le linee essenziali dell'ordinamento, quali risultano dalla legge istitutiva 27 maggio 1875, n. 2779, dalle numerose disposizioni successive che hanno integrato e modificato la prima (non completamente trasfuse negli articoli 25 a 35 del libro secondo, parte prima, del testo unico 2 gennaio 1913, n. 453, sull'amministrazione della Cassa dei depositi e prestiti), e dal regolamento 11 giugno 1903, n. 394 sono le seguenti. Gli uffici postali del regno e delle colonie, e quelli italiani all'estero, espressamente autorizzati dal governo, agiscono come succursali d'una cassa di risparmio centrale sotto la guarentigia dello stato e compenetrata nella Cassa depositi e prestiti (v. sotto). A favore d'ogni persona (anche minorenne, se non vi si oppongano i genitori o il tutore), nel cui nome si versano delle somme, l'ufficio postale apre un conto corrente, rilasciando un libretto con l'indicazione delle somme versate, di quelle restituite e degl'interessi maturati. Sono accettate come danaro le cedole scadute di rendita consolidata al portatore o mista; può pure essere affidata all'amministrazione postale la riscossione e l'iscrizione sul ìibretto delle rendite, anche se vincolate ad usufrutto, di certificati nominativi del debito pubblico a qualunque persona intestati. Il deposito mediante francobolli, prima autorizzato, è stato abolito poi. Il Ministero può autorizzare alcuni uffici ad emettere anche libretti al portatore. Oltre ai depositi volontarî le casse raccolgono i depositi giudiziarî, dovendosi presso le stesse eseguire tutti i depositi in danaro che, secondo le norme vigenti. in materia civile e penale, si possono fare presso le cancellerie giudiziarie; solo i depositi per concorrere agl'incanti possono farsi anche nelle mani dei cancellieri, i quali, però, devono versare all'ufficio postale le somme ricevute nel giorno stesso o al più tardi nel successivo (r. decr. 10 marzo 1910, n. 149).

Ciascun versamento non può essere inferiore a lire cinque, tranne che non si tratti di depositi giudiziarî o corrispondenti a rate d'interessi su certificati di rendita nominativa, né può superare le lire mille; i versamenti fatti nell'anno civile in cui è emesso il libretto, non possono superare le lire mille; negli anni successivi questo limite può essere sorpassato, ma la fruttificazione non procede oltre le lire duemila (art. 1 del r. decr. 24 dicembre 1922, n. 1677). Sulle somme versate è corrisposto un interesse, la cui ragione è determinata annualmente, o anche semestralmente, dal ministro delle Finanze. Alla fine dell'anno l'interesse maturato si aggiunge al capitale versato e diventa fruttifero. Ma le somme versate in eccedenza alle lire ventimila (cinquantamila per i depositi provenienti dall'estero) non producono interessi, salvo alcune eccezioni. I depositi giudiziarî sono infruttiferi. È obbligatoria la presentazione annuale (biennale per gl'Italiani residenti all'estero) dei libretti; altrimenti l'amministrazione è liberata da ogni responsabilità nel caso di errori o di frodi.

I rimborsi sono fatti anche da un ufficio postale diverso da quello presso il quale fu eseguito il versamento, e anche a favore dei minori, al più tardi entro dieci giorni dalla domanda per somme non eccedenti le lire cento, entro un periodo di tempo via via più lungo per somme maggiori. Per i libretti al portatore i rimborsi sono eseguiti a vista per qualunque somma.

Il libretto, tranne che non si tratti di depositi giudiziarî, non è soggetto a sequestro, pignoramento o vincolo, né sono ammesse opposizioni al rimborso, tranne i casi di controversia sui diritti a succedere. Il credito risultante dal libretto si prescrive col decorso del termine di uno, di cinque o di trent'anni, a seconda della specie e dell'importo del credito, dal primo giorno dell'anno successivo all'ultimo versamento, o domanda di rimborso, o presentazione del libretto. Per l'incremento del risparmio postale si concedono premî ai ricevitori che più si siano distinti nell'esplicazione della loro attività, e ai depositanti che al 31 dicembre di ciascun anno abbiano un credito non inferiore alle lire 2000. Gli utili netti della gestione delle casse di risparmio postale sono variamente ripartiti tra il fondo di riserva, la Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai, e il Tesoro dello stato. L'on. Sella, nella già ricordata relazione, notava che "le nuove casse postali susciteranno per sé stesse una clientela nuova; una clientela che non può, o non sa profittare delle casse attuali". Difatti, di pari passo col progresso delle casse ordinarie è proceduto quello delle casse postali; l'ammontare dei depositi dal 1876 al luglio del 1928 superava i 47 miliardi, di fronte a circa 41 miliardi e mezzo di rimborsi; negli ultimi anni, però, ragioni di varia natura hanno determinato una certa contrazione del risparmio postale.

Bibl.: P. Clementini, Sui servizî della cassa depositi e prestiti e casse di risparmio postali, voll. 2, Torino 1891; Q. Sella, Sulle casse postali di risparmio, in Nuova antologia, agosto 1880 e giugno 1881.

Casse rurali. - Le casse rurali sono società aventi lo scopo di migliorare, mediante operazioni di credito, le condizioni materiali e morali dei loro membri, quasi sempre piccoli agricoltori, e di favorire il risparmio. Esse assumono generalmente la forma giuridica di società cooperative in nome collettivo e soltanto in via eccezionale quella di società anonime cooperative. Nelle legislazioni estere, essendo disciplinate da disposizioni speciali, prendono denominazioni e configurazioni diverse. In Italia le casse rurali, cui non potrebbe essere negato carattere di società commerciali, sono regolate dalle norme concernenti le società in nome collettivo e dagli articoli 219-228 del codice di commercio. Sono, altresì, applicabili alle medesime l'art. 177 dello stesso codice, la legge 2 luglio 1907, n. 526, il r. decr. legge 21 maggio 1916, n. 672, il r. decr. legge 29 luglio 1927, n. 1509, la legge 3 aprile 1926, n. 563, e il r. decr. 1 luglio 1926, n. 1130.

La prima cassa rurale, prototipo d'ogni altra, sorse nel 1849 nella Prussia Renana, per opera del borgomastro tedesco Federico Raffeisen, e si chiamò "Società di assistenza di Flammersfeld per il sostegno dei contadini poveri". Però questo istituto incominciò ad essere noto nel 1870, e soltanto dopo il 1880 fu imitato da altri paesi. In Italia, infatti, la prima cassa rurale fu fondata da Leone Wollemborg a Loreggia, in provincia di Padova, nel 1883. Dopo dieci anni, nel 1893, essendosi fatto promotore di tale specie di società il sac. Luigi Cerutti, che fu seguito dagli elementi più attivi del clero italiano, le casse rurali si moltiplicarono in gran numero tanto che, nel 1897, ascendevano a oltre 750. Questa loro straordinaria espansione ebbe le sue cause, oltreché nell'accennato apostolato del clero e nell'indole famigliare propria di questi organismi, anche nelle vicende attraversate in quel momento dall'agricoltura italiana che, rilevandosi da una crisi notevole, era bisognosa di capitali liquidi.

Le casse rurali, qualunque possano essere i nomi chc assumono e le norme giuridiche che le regolano, devono contenere nei proprî statuti alcuni principî fondamentali, che da soli bastano a caratterizzarle, e la cui osservanza è per esse necessaria. Tali sono: 1) La responsabilità illimitata e solidale dei soci. Sebbene infatti la cassa rurale per costituirsi giuridicamente debba avere un capitale sociale, sia pure modesto, nondimeno essa poggia, come su pietra angolare, sulla responsabilità illimitata e solidale di tutti i suoi soci, che diventano così i garanti delle operazioni sociali passive. Siccome destinatarî dei prestiti sono i soci stessi, si potrebbe dire che tutti i soci prestano fideiussione a ciascuno e ciascuno a tutti. Questa forma di garanzia assoluta è stata chiamata da alcuni la spina dorsale delle casse rurali e da altri è stata fatta oggetto di severe critiche e additata addirittura come pericolosa; tuttavia sta di fatto che senza di essa le casse rurali non potrebbero essere in grado di funzionare perché solo insufficientemente potrebbero rispondere verso i loro creditori per gl'impegni assunti. L'onere che deriva da tale principio viene però temperato dai criterî che seguono; 2) La circoscrizione territoriale ristretta, in modo che sia possibile ai soci di conoscersi direttamente l'un l'altro. Oltre poi che dall'opportunità di limitare il più possibile il rischio dei prestiti nei riguardi dei soci fra loro, la ristrettezza della circoscrizione territoriale è resa necessaria anche dalla valutazione che delle garanzie sociali può essere fatta dai terzi mutuanti della società. Essendo essa composta di persone che isolatamente prese usufruirebbero di scarse possibilità di credito, è chiaro che la somma delle loro garanzie non può andare disgiunta da criterî di giudizio personali che possono formularsi soltanto fra vicini; 3) L'onestà e la moralità dei consociati, requisito, in verità, comune a tutte le società, ma che per i motivi sopra esposti acquista una particolare importanza in materia di casse rurali; 4) La larghezza di facoltà dell'assemblea generale. A questa, secondo gli statuti tipo delle casse rurali, spetta a) di fissare ogni anno la somma totale massima dei prestiti passivi, che la presidenza può contrarre in nome e per conto della società; b) di fissare il massimo del credito, che la stessa può concedere a un socio; c) di fissare il saggio d'interesse da pagarsi dai soci sui prestiti loro concessi. Questo triplice ordine di facoltà, riservate all'assemblea generale, qualora bene usato, si risolve nella più efficace guarentigia della responsabilità solidale e illimitata dei soci, responsabilità che, naturalmente, acquista la sua concretezza soltanto di fronte agl'impegni contratti dalla cassa stessa, nella quale, a loro volta, gli amministratori dovranno essere gelosi di costituire un equilibrio costante fra disponibilità e fabbisogno sociale. Con grande cautela, del pari, dovrà essere stabilita la misura dei fidi da accordare a ciascun socio in modo da rendere conseguibile lo scopo del prestito, ma da non esporre nello stesso tempo il socio a un debito sproporzionato alla sua potenzialità economica. Non meno delicato si presenta il criterio concernente la fissazione del limite del saggio d'interesse attivo della cassa rurale, che sarebbe errore determinare non tenendo conto da una parte di quanto alla cassa rurale costa l'acquisto del denaro e dall'altra del saggio corrente di mercato; 5) La vigilanza sull'uso dei prestiti, che si concreta nell'obbligo imposto al socio, che richieda un prestito, di presentare al consiglio di amministrazione una domanda dalla quale risultino lo scopo, l'importo, la durata e, quando ne sia il caso, la garenzia del prestito; 6) L'indivisibilità del capitale sociale, dato che l'esiguità del capitale sociale delle casse rurali non permette di parlare di dividendi, e impone invece la formazione d'una riserva. Gli statuti tipo dispongono infatti che gli utili netti devono essere devoluti al fondo di riserva finché questo non sia aumentato talmente da essere sufficiente ai bisogni della società, e che, in caso di scioglimento della società, il patrimonio sociale deve essere depositato presso un istituto, riconosciuto come sicuro per il denaro pupillare, ove rimarrà intangibile finché sorga nel comune una nuova società di credito in nome collettivo, alla quale sarà consegnato; 7) La semplicità di congegni amministrativi. Organi sociali sono: l'assemblea generale dei soci, che si riunisce di regola una volta l'anno; il consiglio d'amministrazione, che si riunisce almeno una volta al mese; la commissione di sindacato composta d'un capo sindaco, di due sindaci effettivi e due supplenti; e gl'impiegati che spesso si riducono a un cassiere e a un contabile, eletti dall'assemblea.

Dopo la guerra, anche le casse rurali risentirono dell'inflazione: aumento notevole dei depositi e diminuita richiesta dei prestiti, e per questo deviando in qualche caso dai principî loro fondamentali effettuarono, non senza rischio, operazioni d'investimento non sempre consone alla loro natura. Oggi, però, tornano ad inalvearsi entro i limiti della loro attività tradizionale.

Le casse rurali, data la loro limitata circoscrizione territoriale e il loro carattere quasi patriarcale, richiedono una particolare assistenza tecnica ed economica, che viene svolta a loro favore da uffici provinciali e nazionali, di solito a base federativa. Così anche in Italia, come negli altri paesi, le casse rurali cattoliche ıfurono aderenti, fino al 1926, alla Federazione italiana delle casse rurali, e quelle non confessionali dipesero dalla Federazione nazionale delle casse rurali. Pubblicata, però, la legge 3 aprile 1926, n. 563, sull'ordinamento corporativo dello stato, anche le casse rurali diedero vita a uno speciale organismo sindacale, e cioè all'Associazione nazionale delle casse rurali agrarie e enti ausiliarî che fa parte della Confederazione generale bancaria fascista.

I dati statistici relativi alle casse rurali sarebbero, secondo le indagini di K. Ihrig, i seguenti: le cooperative di credito disseminate nei 28 paesi di cui si hanno notizie sono 95.000, delle quali 67.000 in Europa e le altre 28.000in Argentina, Brasile, India, Giappone e Stati Uniti. Di tutte queste, 80.000 sono cooperative rurali di credito o casse rurali e le rimanenti 15.000 hanno carattere urbano. I soci delle prime si possono calcolare in 8-9 milioni e delle seconde in circa 3 milioni. Per quanto concerne l'Italia, secondo elementi raccolti dall'Associazione nazionale, le casse rurali da essa rappresentate, al 31 dicembre 1928, erano 2292, delle quali 2189 associate. Esse risultano così distribuite: Abruzzo e Molise 28, Basilicata 4, Calabria 138, Campania 43, Emilia 238, Lazio 102, Liguria 14, Lombardia 220, Marche 102, Piemonte 83, Puglie 22, Sardegna 91, Sicilia 184, Toscana 166, Umbria 13, Veneto 304, Venezia Giulia 203, Venezia Tridentina 336. I depositi presso le casse rurali assommavano alla stessa data a 1214 milioni di lire. Del portafoglio attivo non si hanno notizie precise perché i dati comunicati dall'Associazione nazionale si riferiscono solo al portafoglio complessivo delle casse rurali e agrarie che consisteva, al 31 dicembre 1928, in 761 milioni.

Bibl.: G. Acerbo, Storia ed ordinamento del credito agrario nei diversi paesi, Piacenza 1929; G. Berrini, Il concorso delle casse rurali di prestito nello sviluppo nell'esercizio del credito agricolo, Cuneo 1896; G. Brol, Le casse rurali, Parma 1883; S. Bruno, I monti frumentari. Le casse rurali di prestiti, Torino 1922; L. Cerutti, Le casse rurali cattoliche di depositi e prestiti ossia l'organizzazione cristiana di credito, in Rassegna sociale, Genova 1894; M. Fovel, Il credito agrario in Italia, Bologna 1909; G. Micheli, Le casse rurali italiane. Note storiche, statistiche, con appendice sulle banche cattoliche italiane, Parma 1898; Rovigatti, Cassa rurale, Roma 1921; G. Tamagnini, Considerazioni sulla natura economica delle casse rurali, in Finanza cooperativa, Roma 1928; id., Elem. econom. ed extra econ. nella coop. di credito, in Finanza cooperativa, Roma 1928; id., Gli investimenti in rapporto ai depositi nelle casse rurali, ivi 1928; G. Valenti, Cooperazione rurale, Firenze 1902; L. Wollemborg, La prima cassa coop. di prest. sec. il sist. Raiffeisen in It., Padova 1883; id., Les caisses rurales italiennes, Mentone 1890.

Cassa scolastica.

Casse scolastiche sono sorte in Italia nel 1920 e negli anni seguenti per iniziativa del ministro dell'Istruzione B. Croce, presso i regi istituti medî d'istruzione. I capi d'istituto erano stati invitati dal ministro (circolare 9 novembre 1920, n. 73) a dar vita a queste istituzioni e a raccogliere fondi al fine di dotarle d'un capitale. Così dal 1920 al 1930 (il ministro Gentile curò in modo particolare il diffondersi e lo svilupparsi delle casse) si crearono ed eressero in ente morale oltre mille casse scolastiche con un capitale complessivo di circa 23 milioni di lire costituito principalmente da titoli nominativi di rendita pubblica e consolidato. La costituzione e il funzionamento di ciascuna cassa sono stabiliti dal proprio statuto, il quale generalmente riproduce con scarse e poco notevoli varianti uno statuto modello proposto dal ministero. Dal 1924, poi, un regolamento generale (r. decr. 30 aprile 1924, n. 965) disciplina questi nuovi enti e li inserisce nel quadro delle istituzioni scolastiche sottoponendoli, anche, alla tutela della Giunta per l'istruzione media che siede presso ogni Provveditorato agli studî. I fondi, come s'è detto, furono raccolti per sottoscrizione volontaria in modi varî più o meno ingegnosi, ma tutti fruttiferi se ora ogni scuola ha la sua cassa e ogni cassa ha un capitale le cui rendite le permettono di assolvere i suoi compiti. Era stato fissato come minimo per il riconoscimento in ente morale un capitale di 10.000 lire ma oggi la consistenza media delle casse è superiore alle 23 mila lire.

Scopo della cassa è l'assistenza; essa cioè, ha l'obbligo di sussidiare gli alunni dell'istituto bisognosi e meritevoli. Ma accanto a questo scopo la cassa può proporsi ogni iniziativa che sia di giovamento alla scuola e ai suoi alunni: come ad es., premî e incoraggiamenti agli alunni aventi singolare attitudine a particolari studî, viaggi collettivi d'istruzione, corsi gratuiti di lingue straniere, concerti musicali, acquisto di materiale scientifico e didattico quando non bastino le dotazioni concesse all'uopo annualmente dal ministero. Notevole l'istituzione, attuata col comune concorso delle casse d'una foresteria per studenti aperta in Roma nel 1927 per ospitare le comitive di alunni di scuole medie in viaggio d'istruzione alla capitale sotto la guida dei proprî superiori.

Per gli studenti universitarî, compiti analoghi alle casse scolastiche hanno le opere un versitarie (v. università).

Bibl.: Ministero P. I., Notizie sulle Casse scol. dei RR. istituti medî d'istruz., in Boll. Uff. 1928, p. II, n. 37, Roma; G. Fatini, Le "Casse scolastiche" negli istituti medî, in Annali dell'istruzione media 1927, q. 2°, p. 142-163; id., Appunti statistici sulle casse scolast. degli istituti medî, ivi 1929, q. 2°, p. 180-194. Per la Foresteria: B[runo] V[ignola], La Foresteria, ivi 1927. q. 2°.

Cassa ecclesiastica.

Si indica con questo nome un ente che fu istituito con legge 29 maggio 1855 nel Regno di Sardegna (che ordinò la soppressione degli ordini religiosi e di alcuni capitoli e benefizî) con struttura e fini analoghi a quelli che furono più tardi propri del Fondo per il culto; e cioè per amministrare con autonomia i beni degli enti ecclesiastici soppressi, beni che lo stato volle in un primo tempo mantenuti e destinati a fini ecclesiastici e di pubblica utilità. Alla Cassa venivano applicati i beni degli enti aboliti e l'amministrazione di essa doveva prenderne possesso. Però, ove i canonicati e i benefizî fossero stati di patronato laicale o misto, la proprietà dei beni passava ai patroni laicali, spettando alla cassa i beni del patrono ecclesiastico, e al patrono, alla cessazione dell'usufrutto degl'investiti, una somma uguale al terzo dei beni devoluti.

La Cassa costituiva un ufficio centrale, con esistenza distinta e indipendente dalle finanze dello stato, e con amministrazione propria, affidata al direttore generale del debito pubblico, col concorso d'un consiglio speciale, e sotto l'alta ispezione d'una commissione di sorveglianza. Le rendite della Cassa erano costituite innanzi tutto dai frutti dei beni degli enti aboliti, a essa devoluti, fatta eccezione per quelli dei canonicati e benefizî, dei quali spettava agl'investiti l'usufrutto per tutta la vita; in secondo luogo dagl'interessi delle somme eventualmente versate dai patroni laicali; infine da un annuo contributo detto quota di concorso, stabilito a favore della Cassa e a carico degli enti ecclesiastici conservati. Queste entrate dovevano servire al pagamento delle pensioni concesse ai membri degli ordini religiosi non più riconosciuti; al pagamento degli assegni ai canonici e agl'investiti dei benefici soppressi; alle spese di ufficiatura delle chiese degli ex-conventi e delle ex-collegiate, rimaste aperte al culto; al soddisfacimento delle passività e dei pesi gravanti sui patrimonî ricevuti; all'adempimento degli obblighi derivanti dalle pie fondazioni connesse con gli enti soppressi. Gli avanzi dovevano essere applicati solo a usi ecclesiastici: cioè al miglioramento delle condizioni dei parroci, e più particolarmente al pagamento delle congrue e dei supplementi di congrua già dovuti dallo stato; e al pagamento delle somme necessarie al clero di Sardegna in seguito all'abolizione delle decime.

Coi vari decreti luogotenenziali e commissariali che nel 1860-61 soppressero le corporazioni religiose e altri enti ecclesiastici nelle Marche, nell'Umbria e nelle provincie napoletane, i corrispondenti patrimonî furono essi pure devoluti alla Cassa ecclesiastica dello stato; ma con qualche differenza, non essendo stata fatta la soppressione con criterî uniformi.

La legge 21 agosto 1862, seguita dal regolamento 25 settembre stesso anno, per evitare i pericoli d'un soverchio accentramento di stabili, ordinò che gl'immobili di proprietà della Cassa passassero al demanio dello stato, con l'obbligo per questo di iscrivere, a favore della Cassa, sul Gran Libro del debito pubblico, una rendita 5% corrispondente al valore dei beni ceduti. La legge 7 luglio 1866, che estese a tutto il regno la soppressione delle corporazioni religiose, e riformò l'amministrazione del patrimonio ecclesiastico, abolì la Cassa ecclesiastica e ne trasferì le attribuzioni a un nuovo ente detto Fondo per il culto; ma le amministrazioni di Torino e di Napoli dell'antica istituzione furono costituite in sezioni temporanee di quella nuova, per il disbrigo degli affari in corso e per ultimare alcune operazioni di sistemazione definitiva.

Bibl.: C. Calisse, Diritto ecclesiastico, 3ª ed., Firenze 1899, pp. 234-238; L. Siciliano-Villanueva, Fondo pel culto, in Enciclopedia giuridica italiana, I, nn. 1-6.

Casse, d'ammortamento: v. debito pubblico.

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